Al di là di tutto il gossip (e di curiosità voyeuristica) con cui per necessità delle circostanze l'insalata nuziale è condita, negli occhi degli inglesi (magari non di tutti, ma senza dubbio di moltissimi) il matrimonio di William e Kate è il sinonimo della continuità di un'essenza storica, è la traduzione in carrozze e confetti del senso di appartenenza a una comunità, il rinnovamento in crema chantilly di un patto identitario con un popolo, che da un lato si riconosce in una guida, e dall'altro in quella guida trova un punto di riferimento di responsabilità, una custodia di valori e il catalizzatore di una coesione sociale.
E benché Will & Kate sembri il titolo di una sit-com, e certi cappellini si possano abbinare con successo solo a delle camicie di forza, quando vedo immagini come quelle di oggi, e contemporaneamente penso all'Italia, capisco molte cose (o mi illudo di farlo). E mi accorgo con stupore che quello che fino a poco fa era un semplice e vago desiderio, senza che io possa farci alcunché, si è trasformato in autentica, livida invidia.
certo, tutto questo è molto più bello e letteralmente regale dei festini ad arcore.
RispondiEliminaperò io della monarchia come istituzione ne faccio anche volentieri a meno...
@Marco: in realtà la mia "invidia" non è relativa alla forma di governo, quanto piuttosto alla possibilità di avere un sentimento di orgoglio comune e condiviso, di essere "popolo", che per gli inglesi può essere tradotto nel simbolo della famiglia reale.
RispondiEliminaQuanto al resto, lo tradurrei in senso dell'onore, di rispetto e di responsabilità di chi sta al governo nei confronti dei suoi elettori/sudditi. Ma non credo sia il caso di fare un paragone con l'Italia, vero?
Per me quello che tu chiami in positivo "custodia di valori" significa, ad esempio, che se il povero William fosse gay (o anche solo innamorato di una lavapiatti negra) dovrebbe lo stesso inscenare questo teatrino ipocrita e stucchevole non solo per i suoi sudditi, ma anche per la beota sudditaglia mentale che in tutto il mondo andrà in televisibilio per questa sciocca e dispendiosa cerimonia che sa di idolatresca autodivinizzazione umana (e che fa il pari con quell'altra pagliacciata romana su cui non aggiungo altro). Io trovo deprimente che nel 2011 l'uomo sia ancora fermo a inginocchiarsi o anche solo commuoversi davanti a queste dinastie ereditarie di Amenophis, Ramsete e Tutankamon...
RispondiEliminaChe poi una monarchia nordica sia un miliardo di volte preferibile alla dittatura dei mafiosi, dei truffatorelli, dei cretini e dei bigotti che sta andando in scena da noi, su questo naturalmente ti seguo, ti quoto, e ti straquoto... :-))
Condivido tutto il pensiero dello Zio. Pensare che 2 miliardi di persone hanno visto sto matrimonio mi fa drizzare tutti i peli del corpo.
RispondiEliminaMa per mars intendi le ottime barrette al cioccolato e caramello?
RispondiEliminaInteressante riflessione, Marziano. Come sempre, del resto.
RispondiEliminaIo dell'evento mi sono bellamente sbattuto la famosa e letterariamente aulica minchia, ma comprendo dove vuoi andare a parare.
Noi siamo troppo impegnati a gustarci tutti insieme Studio aperto per poi incularci vicendevolmente per provare quasi naturalmente una cosa del genere.
Detto ciò, mi associo a Cannibale rispetto all'allergia monarchica e a Zio Scriba rispetto al teatrino che William dovrebbe inscenare comunque. Certo, se si pensa a quanti poveracci fanno lo stesso, viene da pensare che il problema non sia la posizione, quanto la natura umana.
@Zio Scriba e @Inneres Auge: credo si debba fare una distinzione tra la "custodia dei valori", l'"ipocrisia", e l'"immagine" che una casa reale ha l'obbligo di darsi. Lo stesso Carlo che intratteneva una relazione con Camilla (all'epoca donna sposata) fu costretto a sposare Diana ed Edoardo VIII dovette abdicare per sposare la sua amante, senza dover scomodare addirittura Enrico VIII! ;-)
RispondiEliminaDunque capisco cosa intendi, ma le cose di cui parli non riesco a farle rientrare a pieno titolo nel concetto che intendo con "custodia di valori" di un popolo. Un popolo ha sempre bisogno di una guida e nel caso dell'attuale monarchia inglese, per il suo popolo essa incarna un'identità e una garanzia di stabilità e continuità.
La perfezione non esiste, soprattutto nella "gestione" delle nazioni e dei popoli. Tanto più che l'uomo non è mai esattamente uno stinco di santo, sia egli un monarca, un egoarca, un patriarca o un... primo ministro. E la famiglia reale inglese non è stata immune da critiche anche aspre, come non lo è nessuno. E' solo che, la circostanza del matrimonio di Will & Kate mi pare (anche) la dimostrazione di un sentimento diffuso che, a mio avviso, oltre ad avere a che fare con l'identità nazionale, ha qualcosa a che vedere anche con la speranza (parente stretta di stabilità e continuità).
Del resto come dicevo più sopra a Marco, le mie osservazioni non volevano avere una vera tendenza "politica". Non volevo dire, insomma, meglio la monarchia. Se al Referendum Monarchia-Repubblica del 1948 avesse vinto la prima, oggi in Italia ci sarebbero sul trono personaggi come Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto, che sono a pieno titolo dei perfetti analoghi monarchici dei politici (pseudo)democratici che bazzicano il Parlamento.
La mia era dunque solo una considerazione - lasciami passare il termine - "sentimentale" (in tema con il matrimonio, insomma!) e, se vogliamo, paradossalmente provocatoria, almeno nella misura in cui all'atto pratico un'eventuale monarchia italiana non porterebbe proprio niente di meglio di quello che già c'è.
Quanto ai 2 miliardi di persone che hanno visto la cerimonia, non mi scandalizzano più dei due miliardi che guardano la finale di calcio dei mondiali o di quelli che guarderanno quell'altra cosa del primo maggio. E' un'amplificazione connaturata più ai mezzi di informazione (e alla natura umana degli spettatori) che al messaggio che veicolano.
non invidiare nè la monarchia nè le sfilate di reali....invidiamo la cultura inglese invece!
RispondiElimina@baol: since 1932! (http://marsbar.com/default.aspx)
RispondiElimina@MrJamesFord: grazie Mr. Quanto al resto, è proprio come dici. Gli uomini vivono di teatrini. Per una casa reale sono solo un po' più rigidi, consolidati, obbligatori, sfarzosi...
@Cirano: non è invidia verso la monarchia, è invidia verso il fatto che il sentimento forte che il popolo inglese dimostra di provare verso la monarchia, si traduce in un orgoglio nazionale che per mentalità, storia, tradizioni, cultura, l'Italia non vedrà mai. Che poi tutto questo sia anche un problema culturale, non c'è dubbio, almeno nella misura in cui la cultura di un popolo, contribuisce a forgiarne anche i valori e la mentalità.
RispondiEliminaDiciamo che noi non abbiamo nessuno in cui credere o sperare o che ci faccia sentire uniti.
RispondiEliminaLa tontità di un popolo si misura dal modo in cui ama i propri idoli.
RispondiEliminaLa continuità storica è una sciocchezza.
Quando si "deve" avere per forza in "idolo", allora che siano statuette, dei, Dio o qualsiasi altra religione vuol dire che siamo ancora legati alla mera stupidità da sopravvivenza.
Vuol dire che non si è capito nulla della vita e che si deve per forza rivolgeri a "terzi".
Condivido la riflessione del grande Nicola (Zio Scriba) sul fatto che, comunque, sarebbe sempre meglio questo tipo di monarchia alla mafia camorra etc del sud italia.
Qui in terronia aspettano ancora il re!
E ne trovano sempre tanti pronti a farli fessi ed a rubarsi tutto.
Ma vedo che la cosa si sta globalizzando!
Loro lì nel castello a riempire d'acqua il fossato ed alzare e abbassare il ponte levatoio e noi qui a cercare cibo nei cassonetti sotto ai ponti della tangenziale.
Ciao.
Capisco molte tue (ottime) riflessioni, ma resto dell'idea (e vale per la politica come per la religione) che di "guide" abbiano bisogno non i popoli ma le pecore: in un mondo ideale (lo so, poi io scado nell'utopia) i popoli (evoluti) non abbisognano d'altro che di rappresentanti e di onesti amministratori, perché poi da guida ognuno lo è per se stesso.
RispondiEliminaLa cosa sul calcio l'avevo pensata anch'io: credo che ognuno di noi abbia i suoi inevitabili momenti da beota, e io so benissimo di essere un beota stupidino quando m'infervoro per i ragazzotti miliardari che vestono la maglia dell'Inter. Il punto è: io ho l'autocoscienza e l'autoironia per riconoscere che in quel frangente sono uno stupido beota (forse esserlo ogni tanto è umanamente necessario?). Gli stupidi beoti che hanno seguito la diretta integrale delle nozze l'avranno pure loro, questa coscienza e ironia, o crederanno di aver fatto una cosa sublime e intelligente? :D
Io sottolineerei quello che dice Gianni, io vedo ogni giorno, qui come in altre parti d'Italia, quell'attaccamento a un simbolo, a una persona, e sinceramente non ci trovo nulla di positivo, anzi... spero che più gente possibile cambi idea e si pulisca un po' gli occhiali, come potrei invidiare invece un popolo intero che scambia una corona per sentimento di unità e benessere comune?
RispondiEliminaCome al solito arrivo in ritardo, ma ero preso dalle riprese in diretta del dopo matrimonio, ho letto un pò alla rinfusa i vari commenti (sottolineo che siete dei garndi), non so se essere invidioso dello spirito inglese, però era lecito aspettarsi tali proseliti, è pur sempre un gran bel volano economico avere dei reali da gossippare. L'attaccamento agli idoli, forse è frutto di una pochezza interiore o mancanza di personalità, ma se si cerca un'unione simile nel nostro paese il mondo del calcio ha diverse teste coronate, ma come al solito rispecchiamo la storia con principati, granducati e regni che non mollano la presa.
RispondiEliminasaluti ritardatari...:-)
@Kylie: e questo è un fatto.
RispondiElimina@Gianni: purtroppo non la vedo così semplice. Il concetto in senso lato di "idolo" che sia la coppia William & Kate, Del Piero, Paris Hilton o i Rolling Stones è qualcosa di strettamente legato alla psicologia umana individuale, che trasferisce nell'oggetto di idolatria mancanze, emozioni, ambizioni, identità eccetera. E' un fenomeno complesso, tutt'altro che liquidabile con il termine "tontità".
La "continuità storica" non la vedo una sciocchezza, almeno rispetto al fatto che è una misura di una "speranza" di stabilità. E la stabilità è quello che l'uomo mediamente cerca di perseguire per se stesso.
Certo, va detto che il popolo italiano a tutti questi concetti è totalmente estraneo. E si vede.
@Zio Scriba: è vero quello che dici: c'è bisogno di (onesti) rappresentanti e amministratori, e non di guide. Ma non ci si può illudere che non serva anche un senso di "leadership". Qualcuno in cui in qualche modo riconoscersi. Perché la politica è così in crisi in Italia?
RispondiEliminaCerto, è chiaro che se sei nella merda fino al collo, è facile che invidi coloro che stanno nel fango. ;-)
Quando agli stupidi beoti, penso che si debba considerare la cosa statisticamente. Ci saranno quelli che hanno l'autocoscienza come te quando guardi il calcio, come quelli che hanno guardato le nozze. A pensare tutto nero, si fa più notizia, ma si sbaglia di sicuro.
@petrolio-muso: essere attaccati a un simbolo non lo vedo negativo di per sé. Non implica necessariamente una perdita di autonomia o una concessione alla manipolazione. Dipende che cosa rappresenta il simbolo e che cosa implica avere l'orgoglio per quel simbolo.
RispondiEliminaCome ho detto a Gianni e a Zio Scriba, il popolo italiano a tutti questi concetti è tradizionalmente e completamente estraneo ed è chiaro che se sei nella merda fino al collo, è facile che invidi coloro che stanno nel fango.
E comunque mi fanno molta più paura quelli oggi in piazza San Pietro che quelli l'altro ieri davanti a Buckingham Palace.
@mark: in linea teorica, se volessimo paragonare degli idoli, dovremmo farlo in maniera omologa, ovvero: cantanti con cantanti (Beatles e Pooh), scrittori con scrittori (Agatha Christie e Giorgio Faletti), nobili con nobili (William ed Emanuele Filiberto)... può bastare? ;)
RispondiEliminasai che l'ho pensato anch'io? al di là del fastidioso tam tam mediatico che ho cercato di evitare, invidio quel sentimento di unione e tradizione che noi italiani non proveremo mai. nella loro futilità, questi momenti privati elevati a simbolo di una nazione sono comunque affascinanti. Gli italiani quando è che si sentono davvero uniti? Solo davanti ai mondiali di calcio. E chi non è tifoso, come il sottoscritto, si sente solo un grande marziano.
RispondiElimina@persogiàdisuo: io riesco a sentirmi così ben più spesso che una volta ogni quattro anni. ;-)
RispondiElimina@Zio Scriba, ognuno ha le sue debolezze. Io non ho seguito le nozze perché lavoravo, ma le foto di abiti e cappellini e qualche sequenza saliente in TV me le sono guardate ad occhi sgranati, ben cosciente di essere altrettanto beota (e autosciente in alcuni casi) di chi sbraita davanti alla partita di calcio di questa o quella squadra o di chi guarda (e ascolta!) Sanremo o l'Eurofestival. Poi si torna alle cose serie...
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