Dopodiché in questi casi salta sempre fuori quello che snocciola cifre, tabelle, statistiche, analisi costi-benefici, prospetti, budget, preventivi e consuntivi, previsioni e scenari, grafici a torta e istogrammi, tutte quelle cose che vengono bene agli incravattati con Powerpoint, magari li si può anche animare, i dati, mettendoci dentro qualche effetto sonoro gradevole che risuona cerebralmente con i neuroni deputati al consenso e al gradimento, soprattutto se al buffet, dopo, ci sono i salatini caldi e croccanti e i tramezzini appena fatti con la crema tonnata e, certo, anche la classica doppia tinozza alcolico/analcolico dall'improbabile color salmone col mestolo di plastica. Ma fino a che punto in un settore come questo, fortemente tecnico, variegato e ramificato, potete essere certi dell'affidabilità degli scenari? O dell'assoluta validità dei ragionamenti con cui vengono presentati? Chi mai potrà remare (pubblicamente) a favore di polveri sottili, tare genetiche, scorie contaminanti, inceneritori puzzolenti, ossidi di carbonio, diossine scelte, metalli pesanti, cromo, piombo, rifiuti biologici e discendenze mutanti? È sterile disfattismo? Totale mancanza di fiducia nella possibilità di approdare a un qualche tipo di conoscenza? Diffidenza nel sistema? Un sano realismo?
In effetti questo non può (né deve) significare l'adozione di un pensiero qualunquista astensionista. Perché credo che un modo per farsi comunque un'opinione a riguardo ci debba essere. È doveroso, perché è qualcosa che coinvolge tutti, non solo rispetto alla propria vita, ma anche rispetto a quella di almeno una generazione a venire, se non di più. Così, alla fine, il modo davvero conservativo che consente di trovare un'uscita sensata e razionale al labirinto del fabbisogno e della produzione dell'energia, è uno solo. E se ne cominciano a intravedere i contorni facendo innanzitutto un salto mentale individuale che porti ciascun utilizzatore di energia a fare propri i concetti di conservazione e moderazione, abbandonando quelli di intemperanza e crescita. Anche se c'è chi già sostiene (con le cifre) che
il nucleare non è necessario, il nucleare non dovrebbe comunque essere necessario, perché il fabbisogno energetico dovrebbe diminuire, invece che aumentare. È la traduzione in termini energetici di quel concetto di "decrescita" di cui si sente tanto parlare, e con cui le generazioni a venire si troveranno a dover fare i conti. Le risorse sono limitate. Tutte. Anche quelle energetiche. E più una risorsa naturale diventa rara, più diventa preziosa, e il suo prezzo per forza di cose si fa sempre più oneroso sempre nei termini di cui abbiamo parlato
la scorsa volta. Soldi, salute e bellezza.
Se dunque non esiste un mo(n)do ideale che risolva il problema energetico come un miracolo, ma sapendo che qualunque sia il compromesso verso cui ci si dirige si trovano controindicazioni, non è logico allora, la cosa
più logica, cercare di conservare il più possibile soldi, salute e bellezza? Non è quanto di più prezioso abbiamo? E questo, alla luce di tutte le considerazioni che abbiamo fatto, non si traduce forse nell'attività primaria, per certi versi banale, ma per altri versi tutt'altro, che si chiama:
consumare meno? Cosa che non significa solo con l'adozione
adesso di dispositivi a basso consumo, maggior efficienza, eccetera eccetera (non voglio fare qui una lezione sul risparmio energetico, c'è pieno in giro di informazioni a riguardo che si possono reperire facilmente), ma anche come tendenza futura, che si sviluppa attraverso la consapevolezza e la sensibilità , ovvero l'educazione. E potete stare certi che non saranno gli Stati a dirvi di dover fare così, se non quando ci sarà davvero l'acqua alla gola (ma temo che non si trattera di acqua, bensì di qualcosa di molto più denso...). Loro spingeranno sempre verso i concetti di crescita e benessere perché sono quelli che politicamente (elettoralmente) funzionano. Così questa è una rivoluzione che va iniziata dal basso, in autonomia, silenziosamente.
Guarda caso, qualunque strada si imbocchi, come in un labirinto stregato si finisce sempre lì, davanti al vicolo cieco della "decrescita", al fatto che la coperta è corta e se vuoi dare conforto alle spalle, ti ghiaccerai le dita dei piedi. A me dunque alla fine non interessa dirti che cosa è giusto e che cosa non lo è. Non sono abbastanza presuntuoso per farlo. Mi interessa invece provare a darti stimoli di ragionamento, ma con onestà e disincanto. Farlo, insomma, al di fuori dei soliti schemi liofilizzati e preconfezionati dai media, che magari credi i tuoi, ma in realtà sono i loro. Dunque se sei tra quelli che non vogliono il nucleare, sappi che i tuoi figli dovranno
consumare meno. E in quel "consumare" c'è dentro
tutto. Per questo, forse, nel caso sarebbe meglio che cominciassi anche tu a farlo, da subito. Oppure, se preferisci vederla dalla prospettiva opposta, se vuoi continuare a vivere in questo modo, anzi a crescere crescere crescere
sempredipiù come
loro ti dicono che devi fare, sappi che avrai bisogno di energia
sempredipiù e - che venga dal nucleare o da altrove (a meno di miracoli imprevisti che peraltro finora la Natura non ha mai concesso) - di certo ti toccherà pagarla
sempredipiù. E con tutto quello che ciascuna di queste scelte potrà comportare, ad andarsene saranno comunque sempre soldi, salute e bellezza.
/fine[Credits: l'immagine in alto è (c) di Justin Randall, quella in basso è di (c) acartier]