L'informazione non esiste. L'informazione è un miraggio. L'informazione è qualcosa di virtuale che ci fanno credere essere reale, che ci hanno abituati a credere tale, che ci hanno educati a considerare importante, a seguire, a esserne dipendenti. Ci hanno abituato che è cosa buona sapere tutto, ed è cosa più buona saperlo prima, anche se non ci fa vincere niente saperlo prima, anche se questo tutto non ci tocca, non ci importa, non ci serve, non dà alcun valore aggiunto alle nostre vite, perché l'informazione (o almeno la stragrande maggioranza di essa) è un'illusione.
Gli aspetti da considerare sono due, di cui uno in qualche modo discende dall'altro. Innanzitutto l'informazione, anche quella seria, quella esposta con le sopracciglia aggrottate e lo sguardo compito, ha la dolciastra confezione del gossip. La natura sostanzialmente lucrativa dei mezzi di informazione fa privilegiare ciò che vende: il sensazionalismo, il pettegolezzo, lo scoop, lo choc. Dunque le notizie vengono tagliate col filtro del sensazionalismo e del pettegolezzo, mentre lo scoop e lo choc vengono sottolineati anche (soprattutto) quando non sussistono (per esempio il portale Libero.it è maestro in questo, ma anche Repubblica.it non scherza), distorcendo la stessa percezione del lettore rispetto a quale dovrebbe essere una notizia davvero importante e quindi sminuendo il concetto di importanza di un fatto.
Il secondo, e conseguenza del primo, è la disintegrazione totale dei contenuti. Le notizie, specie quelle della cronaca politica, a un'analisi neanche troppo approfondita risultano completamente vuote. Nascondendosi dietro l'alibi della semplicità e del proposito di raggiungere il maggior numero di utenti possibile, l'informazione viene privata di tutti i concetti davvero informativi (difficili?) e viene propinato il suo aspetto più istintivamente attraente: il gossip. Quando viene approvato, o respinto, o proposto un provvedimento (che sia il ddl sul femminicidio o la proposta di abolizione del reato di clandestinità ), nei relativi articoli giornalistici voi non troverete mai la spiegazione di che cosa prevede in dettaglio la legge o il provvedimento, ma troverete solo la diatriba politica, il ping-pong tra le fazioni, l'insulto irritante, il battibecco sterile, la pernacchia umida, senza che venga messa in luce la sostanza, il vero nodo del contendere (se mai ce ne sia davvero uno), senza che venga messo in condizione il pubblico di farsi davvero un'idea e capire. L'opinione dunque che l'informato si fa del provvedimento non è mai nel merito del provvedimento stesso, ma risulta essere di tipo calcistico, legata al tifo per il miglior insulto, per la fazione che suscita la maggior simpatia, per il tono di scherno maggiormente riuscito. È di matrice cabarettistica, insomma.
Qualcuno punta il dito contro il pubblico, giustificando questo modus informandi con il fatto che il concetto stesso di "approfondimento" allontana il grande pubblico, pigro e mediamente ignorante, allo stesso modo - indulgente - con cui la televisione spazzatura giustifica se stessa. Eppure mi chiedo come sarebbe un mondo in cui ci fosse solo informazione seria, obiettiva e circostanziata, un mondo in cui nessuno potesse essere tentato dai profumi inebrianti della merda mediatica, dalle tette inutili, dagli urli e dalle parolacce sputacchiate sui microfoni. Ma purtroppo è come il doping. Se non ci fosse, tutto sarebbe più vero, più leale e tutti sarebbero comunque alla pari. Ma siccome nessuno è immune alla tentazione di voler vincere facile, e nessuno è sicuro che nessun altro lo userà , alla fine diventa necessario che lo usino tutti.
Gli aspetti da considerare sono due, di cui uno in qualche modo discende dall'altro. Innanzitutto l'informazione, anche quella seria, quella esposta con le sopracciglia aggrottate e lo sguardo compito, ha la dolciastra confezione del gossip. La natura sostanzialmente lucrativa dei mezzi di informazione fa privilegiare ciò che vende: il sensazionalismo, il pettegolezzo, lo scoop, lo choc. Dunque le notizie vengono tagliate col filtro del sensazionalismo e del pettegolezzo, mentre lo scoop e lo choc vengono sottolineati anche (soprattutto) quando non sussistono (per esempio il portale Libero.it è maestro in questo, ma anche Repubblica.it non scherza), distorcendo la stessa percezione del lettore rispetto a quale dovrebbe essere una notizia davvero importante e quindi sminuendo il concetto di importanza di un fatto.
Il secondo, e conseguenza del primo, è la disintegrazione totale dei contenuti. Le notizie, specie quelle della cronaca politica, a un'analisi neanche troppo approfondita risultano completamente vuote. Nascondendosi dietro l'alibi della semplicità e del proposito di raggiungere il maggior numero di utenti possibile, l'informazione viene privata di tutti i concetti davvero informativi (difficili?) e viene propinato il suo aspetto più istintivamente attraente: il gossip. Quando viene approvato, o respinto, o proposto un provvedimento (che sia il ddl sul femminicidio o la proposta di abolizione del reato di clandestinità ), nei relativi articoli giornalistici voi non troverete mai la spiegazione di che cosa prevede in dettaglio la legge o il provvedimento, ma troverete solo la diatriba politica, il ping-pong tra le fazioni, l'insulto irritante, il battibecco sterile, la pernacchia umida, senza che venga messa in luce la sostanza, il vero nodo del contendere (se mai ce ne sia davvero uno), senza che venga messo in condizione il pubblico di farsi davvero un'idea e capire. L'opinione dunque che l'informato si fa del provvedimento non è mai nel merito del provvedimento stesso, ma risulta essere di tipo calcistico, legata al tifo per il miglior insulto, per la fazione che suscita la maggior simpatia, per il tono di scherno maggiormente riuscito. È di matrice cabarettistica, insomma.
Qualcuno punta il dito contro il pubblico, giustificando questo modus informandi con il fatto che il concetto stesso di "approfondimento" allontana il grande pubblico, pigro e mediamente ignorante, allo stesso modo - indulgente - con cui la televisione spazzatura giustifica se stessa. Eppure mi chiedo come sarebbe un mondo in cui ci fosse solo informazione seria, obiettiva e circostanziata, un mondo in cui nessuno potesse essere tentato dai profumi inebrianti della merda mediatica, dalle tette inutili, dagli urli e dalle parolacce sputacchiate sui microfoni. Ma purtroppo è come il doping. Se non ci fosse, tutto sarebbe più vero, più leale e tutti sarebbero comunque alla pari. Ma siccome nessuno è immune alla tentazione di voler vincere facile, e nessuno è sicuro che nessun altro lo userà , alla fine diventa necessario che lo usino tutti.