La gente è superficiale, la gente non approfondisce, la gente è pigra e presuntuosa e dunque si convince sempre di avere capito tutto alla prima impressione. La gente per lo più costruisce le proprie opinioni di un'esistenza intera solo per sentito dire. Dunque quale può essere il destino di una filosofia, che è anche uno stile di vita, imperniata su una parola chiave come "decrescita"? Come convincere la gente anche a interessarsi a una cosa che se ne va in giro a dire come prima cosa che "meno è meglio" (come nell'ultimo libro di Maurizio Pallante, uno dei maggiori promotori italiani del "decrescita felice " e fondatore dell'omonimo Movimento)?
Crescere è un termine che prima di ogni altra cosa l'istinto associa ai processi biologici e normalmente, se le cose vanno per il verso giusto, a meno dunque di circostanze patologiche, la crescita è quello che sempre ci si auspica. Basti pensare ai bambini che se non crescono è un guaio, ma lo stesso succede ai germogli del grano o ai pulcini o ai vitelli. Dunque, per converso, il termine decrescita evoca qualcosa che non funziona, ovvero che non è desiderabile. Perché dunque farlo diventare il termine di riconoscimento rappresentativo del nuovo mondo che vorremmo? Da un punto di vista memetico non potrà mai funzionare.
Ma c'è anche un'ulteriore svista semantica da considerare, nella quale a mio avviso sono inciampati i vari filosofi e promotori di questo ambizioso programma di rinnovamento sociale globale. Ed è il fatto che se senti la necessità di associare alla "decrescita" un aggettivo positivo come "felice" o "serena", confermi implicitamente la negatività della prima e questo messaggio quasi subliminale, nell' immaginario sempre superficiale e un po' rozzo di chi ascolta, non fa altro che acuire per reazione l'attitudine al rifiuto e in questo modo ad allontanare il destinatario anche solo dalla voglia di fare un tentativo per capire qualcosa di più della visione che vi sta dietro, abortendo così fin dal principio la possibilità che vi possa trovare dentro qualcosa di buono e, magari, condivisibile.
Il secondo, quello intrinseco, è di natura mentale, o se vogliamo psicologica, ma ne parliamo - e, almeno per ora, concludiamo - venerdì (che mercoledì ho in programma un'altra cosa).
/continua
Ho letto tutto senza perdere una virgola ed è un bel ragionamento. Però vorrei far notare che quando si è cresciuti troppo per ingordigia di desideri una cura dimagrante non può far che bene.
RispondiEliminaIl vizio sta alla radice, cioè nell'aver associato la parola positiva "crescita" a qualcosa che invece è saturazione, insostenibilità , inquinamento, schiavismo, sovrappopolazione, follia, disonestà , stupidità , bulimia, obesità funesta...
RispondiEliminaDa anni dico che ogni volta che una persona nomina "Crescita & Sviluppo", se quella persona non sta parlando di bambini o di rullini fotografici essa andrebbe presa semplicemente, a calci...
p.s.
potresti lanciare un concorso per trovare alla Decrescita UN NUOVO NOME!
(però non chiedermi se ne ho uno io: se ce l'avessi, correrei prima a brevettarlo...) :-))))
Come al solito appaio ogni tanto a dirti grazie per i tuoi post.
RispondiEliminaCrescita, sviluppo, non sono quelle parole ad essere sbagliate ma chi le usa in maniera sbagliata...da un lato e dall'altro perché senza crescita, comunque, non si va da nessuna parte.
grande marziano, ce l'hai un nome terrestre tu?
RispondiElimina@Alberto: se fosse proprio come dici non esisterebbe tanta gente sovrappeso. ;-)
RispondiElimina@Zio Scriba: vista la faccenda dalla prospettiva opposta è proprio così. Il problema ancora più alla radice è il concetto di "benessere" che nel secondo dopoguerra, con il boom economico e tutto il resto, è stato associato al possesso della materialità , ovvero è stato "insegnato" affinché fosse così. Il concorso per un nuovo nome a questo tipo di cambiamento è un'idea molto interessante. Magari non un concorso, che non si vincerebbe niente, piuttosto un sondaggio o qualcosa del genere. Ci penserò. ;-)
@Baol: grazie a te dell'attenzione e dell'apprezzamento. Però non condivido quanto dici: è proprio con la crescita che non si andrà da nessuna parte. Non a lungo, per lo meno. Di questo c'è da starne certi. E' una questione di leggi della fisica.
RispondiElimina@Anonimo: uhm, paradossale domanda rivolta da un visitatore che si presenta come "Anonimo". ;-)
RispondiEliminaComunque, quando mi capita di mescolarmi a voi per le mie osservazioni, giacché devo interagire, sono stato obbligato ad adottare un nome terrestre per non dare nell'occhio. Ma qui dentro, sul web, un "nome" non ha più importanza di un altro, nella sua misura d'essere non più di una semplice "tag" di riconoscimento.
D'altro canto Il grande marziano rivendica il primato dell'idea, del pensiero e delle parole, rispetto alla persona e alla personalità del loro autore.
@il grande marziano. prendo atto. era solo polvere di curiosità interstellare ;-)
RispondiEliminaSuperbianchi (mi era scappata la firma prima!)
@Anonimo: una polvere, quella, da non spolverare mai!
RispondiEliminaPS Ma qual è il superpotere di Superbianchi? ;)
Dal punto di vista biologico anche la crescita può essere un bel guaio, basta pensare ai tumori che altro non sono che una crescita incontrollata!
RispondiEliminaHo appena letto questo articolo, sempre a proposito dei benefici della crescita dal punto di vista biologico.
RispondiElimina@il grande marziano: il "mio" superpotere? ...quello di guardare oltre le cose ;-) o almeno di provare a farlo!
RispondiEliminaSuperbianchi
@Antonio: infatti a un certo punto nel post dico "a meno di circostanze patologiche". La crescita non è sempre cosa buona anche in natura. Eppure sono convinto che se vai in giro a fare un test, scoprirai che la gente tenderà a considerare la "crescita" (se considerata in modo generico) una cosa positiva, al contrario della "decrescita" (sempre se considerata nello stesso modo). Quanto all'articolo che segnali, è interssante. Questo potrebbe però spiegare anche perché succede che i soggetti autistici abbiano tratti propri del genio.
RispondiElimina@Anonimo: è un superpotere che dovrebbero avere tutti, così non sarebbe più un superpotere, ma la normalità .
RispondiEliminaBisogna anche vedere cosa si intende per "crescita", nemmeno con la "decrescita" si andrà molto lontano; senza criterio sia l'una che l'altra sono parole vuole, con criterio sia l'una che l'altra sono ottimi modi di reagire.
RispondiEliminaLo "sviluppo" è una componente anche dell'evoluzione, questo non significa fiondarsi con bramosia sulle risorse del pianeta perchè quello non è "sviluppo" è "utilizzo dissennato". Come già una volta ho avuto modo di dire, sono convinto che l'umano sia fatto per evolversi, deve soltanto analizzare il modo di farlo senza estinguersi (che è quello che stiamo facendo ora); non credo nelle facili ricette, credo nell'analisi delle problematiche e nella risoluzione delle stesse cercando di migliorare noi stessi e la nostra vita.
il discorso è piuttosto complesso, dico solo che un po' di post-modernismo, almeno qualche lettura, non farebbe male.
RispondiElimina@Baol: dal canto mio sono convinto che il tuo sia l'approccio di chi non è disposto ad ammettere l'incontrovertibilità della Seconda Legge della Termodinamica e cerca un alibi per non essere costretto a doverci sbattere contro. E poi chi l'ha detto che "evoluzione" = "sviluppo"? Chi l'ha detto che "evoluzione" = "crescita"? Quale significato attribuiamo ai concetti "migliorare" o "svilupparsi"? Quello di cui parli, ovvero di non fiondarsi con bramosia sulle risorse del pianeta con un "utilizzo dissennato", pensi che possa bastare a salvare il pianeta da una popolazione in continuo aumento e una Cina che continua a chiedere sempre più risorse? Quello di cui parli può giusto darci un po' più di tempo, ma nulla più. La decrescita è tutt'altro che una facile ricetta, anzi è la ricetta più difficile che c'è.
RispondiElimina@Linea Gotica: che il discorso sia complesso non c'è alcun dubbio. Quanto al resto, in generale il post-modernismo non mi convince granché. Lo vedo più come un modernismo pentito, che non un superamento dello stesso. Ma se hai qualche lettura da consigliare, ben venga.
c'è un'esplosione di malattie metaboliche,
RispondiEliminai bambini sono sovrappeso,
le arance vengono schiacciate,
non sappiamo più dove mettere i rifiuti,
ci stiamo ingozzando di cibo spazzatura,
perfino la vita si sta allungando a dismisura ...
bisogna essere ciechi sordi e sprovvisti di qualsiasi senso, anche estetico, per non approvare la parola "decrescita".
@silvia: allora temo che il pianeta Terra sia pieno di ciechi, sordi e sprovvisti di qualsiasi senso, anche estetico. O forse è solo pigrizia e scarsezza di lungimiranza. O forse è solo stupidità . Probabilmente un po' di tutte queste cose.
RispondiEliminaDunque è il termine che dà fastidio... In realtà sarebbe un ritorno all'equilibrio, un ritorno ad una vita a misura d'uomo e nel rispetto dei tempi dell'uomo e dell'ambiente (Terra) in cui esso vive. Io domanderei perchè nella cosiddetta "crescita" e corsa alla produttività non ci si sia preoccupati dei bambini, costretti a dover prendere il latte a orari e sempre per troppi pochi mesi, privati della possibilità di poter stare il giusto tempo con la propria mamma che invece deve subito correre a produrre in onore della suddetta "crescita" (o almeno formalmente, in realtà quasi sempre per portare il pane sulla tavola, pagare il tetto sulla testa, gli indumenti, le eventuali cure, e sperare di non morire di fame e di stenti da anziana). Fagotti spesso sballotatti a destra e sinistra, tra la casa, il nido, la baby sitter, a meno che non abbiano la fortuna di avere almeno una nonna nei paraggi; costretti a mangiare troppo presto, ad essere "buoni", a dormire quando serve, star svegli quando occorre e ad "imparare" troppo presto a usare il vasino, procurandosi contratture profonde e croniche (che permangono poi per tutta la vita) dovute all'immaturità dei muscoli sfinterici e al conseguente disperato tentativo di compensazione con altri muscoli. E questo è solo l'inizio della "crescita" dell'uomo, in attesa di dover essere presto sbattuto sul nastro trasportatore della catena di montaggio e di dover cominciare a ballare come un burattino morso dalla tarantola, negando sè stesso per stare al passo coi tempi e modi decisi da altri in funzione dell'altro tipo di "crescita", quella che ha sempre meno a che vedere col benessere dell'essere umano.
RispondiEliminaMa W la decrescita felice!!!:)))
Marcella
Il termine senza dubbio non aiuta l'accoglienza di un'idea di questo tipo, fermo restando che esistono comunque dei pregiudizi culturali in base ai quali si ritiene il modello di società odierno, quello della "crescita", sia l'unico possibile, il migliore possibile, quello da difendere in tutti i modi, quello da salvaguardare a tutti i costi. E quello che sta accadendo in questi mesi in Europa e negli USA è un tipico esempio di questo.
EliminaQuanto ai bambini (e ci aggiungerei anche i ragazzini) sono le prime vittime di questo, non solo per i tempi che vengono loro dedicati, ma per il modo con cui vengono "programmati" a seguire questo modello che - come dici tu - "ha sempre meno a che vedere col benessere dell'essere umano".
certo, anche i ragazzini sono tra le prime vittime. Il problema della programmazione poi è veramente un grandissimo problema che ci riguarda tutti, basta pensare a quanti soldi vengono spesi per farci continuamente il lavaggio del cervello e "dirci" cosa desiderare, cosa comprare, cosa pensare, come votare, addirittura come dev'essere l'uomo o la donna che ci deve piacere, (e/o cosa deve possedere), cosa ci deve o non ci deve piacere di noi stessi, cosa ci deve provocare disagio, e tante altre cose... Ed è spaventoso quanto questo gioco riesca bene. Ma nello stesso tempo proprio il fatto che vengano spesi così tanti soldi per questo fine dovrebbe darci una misura del grandissimo potere che abbiamo (o che avremmo, se solo ci mettessimo tutti ad esercitarlo). Abbiamo il potere di non comprare, il potere di dissentire, il potere di scegliere, il potere di dire per esempio: "cari signori pinco pallini, se volete che compriamo da voi adesso siamo noi a dettare qualche regoletta. Non ci piace come producete, come trattate e come retribuite i dipendenti, non ci piace il modo illecito, inquinante, violento, col quale reperite le materie prime delle quali vi servite, non ci piace come e dove "smaltite" i rifiuti della vostra produzione, non ci piace il fatto che lo stesso prodotto in uno stato lo vendiate a X euro e in un altro lo vandiate a 3X euro". La stessa cosa potremmo fare con le banche, con chi ci governa, e invece siamo schiavi... Chissà quando ci sveglieremo e cominceremo ad esercitare tutti insieme il nostro potere...
RispondiEliminaMarcella