Nel senso che ti può capitare di entrare in un libreria che da fuori sembra tale quale le altre. Libri in quantità. Per lo più i soliti titoli messi in evidenza sui banconi vicino all'ingresso, quelli più gettonati. I soliti autori. Le solite case editrici potenti e padrone del mercato. Ma non è tanto questo il punto. Perché se ti dai la pena di andare a cercare negli scaffali più reconditi, quelli vicini alla porta del bagno, quelli nascosti dietro le colonne, trovi anche i libri di nicchia, quelli più rari, le case editrici di frontiera, autori sconosciuti, ma non per questo meno interessanti, anzi spesso di più, sperimentalisti e spavaldi. Ma non è neppure questo il punto.
Il punto lo capisci quando provi a prendere in mano un libro. La copertina è come tutte le altre, ma a te piace leggere gli incipit per farti dare una suggestione, un'impressione di stile, come un'annusata a occhi chiusi su un piatto che non hai mai mangiato prima. È un modo come un altro per decidere se acquistare un libro, no? Quindi lo apri e lì. Rimani. Di sasso. Le pagine del libro sono bianche. Ma tutte, che diamine! Immacolate come neve. Neanche un'ombra di nero. È evidente che quelle pagine non hanno mai visto l'inchiostro neanche nei contenitori. Curioso, davvero. Così ti dici che probabilmente quella copia ha avuto qualche problema in tipografia. Così provi quella sotto. Identica. E così pure tutte quelle della pila. Quasi surreale, come in uno di quei racconti di Borges.
Stai già per chiamare uno dei commessi per fare rilevare loro l'imbarazzante problema, quando - chissà perché - ti viene lo scrupolo di prendere in mano un altro libro. Altro autore. Altro editore. Ma, accidenti!, stesso biancore. Poi senti uno dietro di te che chiede permesso. Tu ti sposti e vedi lui, un tizo allampanato con un paio di occhiali dalla montatura blu, che allunga una mano e prende uno dei libri della pila che hai appena esaminato. Lo sfoglia. Annuisce tra sé e se lo porta via soddisfatto. «Ma...» abbozzi tu, che lui è già alla cassa. Così fai presto a renderti conto che tutti i libri sono così. Sono bianchi. Eppure i clienti li guardano, li prendono, li sfogliano, li comprano. Che razza di libreria è questa? Sono tutti pazzi?! O forse è in te che c'è qualcosa che non va? È chiaro che, delle due, la statistica fa propendere per quest'ultima ipotesi.
Eppure ci vedi benissimo. Non hai mai avuto problemi. Ti guardi le mani, i palmi, i dorsi. Ti guardi intorno. Forme, colori, tutto è perfetto come sempre. Non ti bruciano nemmeno gli occhi. Poi improvvisamente noti due stranezze. La prima è che tutti i clienti portano un paio di occhiali. La seconda è che gli occhiali sono tutti identici. Adesso che ci fai caso, c'è anche uno scaffale dove quegli occhiali sono persino in vendita. E così scopri con una certa sorpresa che per leggere i libri di questa libreria sei obbligato a comprare un paio di quegli occhiali, i suoi occhiali, che solo lei vende. Perché con gli altri occhiali, questi libri non li puoi leggere. Sì, ti spiegano poi, che in realtà esistono lenti accessorie che riescono a far leggere questi libri anche con altri occhiali, ma l'ostacolo resta e loro, che ce lo hanno messo, lo sanno bene.
Quella che osservi è una sorta di mutazione degli attributi del libro, dunque anche della sua essenza. Una volta il libro, pur anche nella sua prosaica sostanza commerciale, era comunque un oggetto unico, identico, globale, standardizzato, democratico. Qualunque libreria scegliessi per comprarlo, lo trovavi sempre uguale e identico a se stesso. Con l'e-book, invece, questo non accade più. Perché contrariamente a quello che è accaduto con la musica , in cui l'mp3 è stato fin dagli albori un formato condiviso da tutti, lo stesso non si può dire per il libro, dove non esiste un unico standard, bensì convivono ancora più formati di cui, almeno uno, proprietario al 100%. Così se compri un e-book da Amazon e hai - per dire - il lettore della Sony, non potrai leggere il libro (almeno senza quei filtri accessori di cui sopra). Viceversa se compri un e-book da IBS, se hai il lettore di Amazon sei fregato.
Forse come autore verrà il giorno in cui un editore mi dirà facciamo il libro E l'ebook, e penso che allora gli dirò "Va bene" (mentre opporrei molta resistenza se volesse fare solo l'ebook).
RispondiEliminaMa come lettore, considero il libro cartaceo l'oggetto più perfetto mai inventato dagli esseri umani, e non me ne separerò mai. Soprattutto per godermi dei romanzi o delle poesie, mentre sono dispostissimo ad "aprire" alla tecnologia (specie se diventerà meno furbetta e truffaldina) per quello che può essere il lavoro di studio e di ricerca.
Discorso opposto per i testi scolastici, dove, spessissimo, "truffaldino" è, lo sappiamo, il cartaceo, coi suoi prezzi assurdi, i suoi pseudoaggiornamenti, la sua qualità a volte infima, la scelte e le controscelte continue affidate al capriccio di gente inadeguata, e il conseguente scandalo degli zainetti più pesanti dei bambini...
mah... per gli mp3 a dire il vero, era lo stesso, all'inizio. gli mp4 i wma tra quelli che sono rimasti e altre che sono scomparsi. forse succederà così anche per l'ebook, chissà, ma mi sa che la facilità di reperibilità in diverso formato e la facilità di trasposizione mi sa che aumenteranno e non ci sarà barriera. O almeno, per ora non mi sento cieco, con tutti gli occhiali di diverso tipo che ci sono in giro ;
RispondiEliminaperò mi hai fatto venire in mente il mago di oz! :D
Odio questi mezzucci di chi vende, li trovo patetici e un po' disgustosi. Quanto alla dicotomia cartaceo digitale, non mi sento particolarmente talebana, lo fui al momento della nascita della fotografia digitale e dovetti ricredermi, non tanto perché il ccd abbia eguagliato per qualità la pellicola, ma perché ci sono cascata, per via della sua estrema utilità. Concordo con Zio Scriba sul fatto che l'ebook sia geniale per il settore tecnico e la consultazione, ma inizio a pensare ai libri che appesantiscono il mio bagaglio in ferie e considero sempre più concretamente l'acquisto di un lettore, senza contare il fatto che a casa non c'è più spazio per altre librerie...
RispondiEliminaIo sono per i libri cartacei, su altri "cosi" non riesco a concentrarmi a lungo (per esempio lo schermo del pc dopo un po' che leggo sto rintronato). D'altro canto è vero che per leggere abbiamo abbattuto e abbattiamo tantissimi alberi che non ci daranno un ricambio fino alla fine del nostro tempo
RispondiElimina@Zio Scriba: il libro è il suo contenuto, la sua storia, le sue idee, le sue emozioni. Il resto è un miraggio che sta nei nostri occhi per abitudine, tradizione, attitudine. Eppure c'è. Lo so. Lo sento anche io e faccio molta fatica a staccarmene. Anzi su questo ho già mezzo in mente un post che non tarderà... ;-) Il discorso di questo post però non è tanto su ebook sì, o ebook no, quanto su un aspetto ulteriormente mercificatorio dell'ebook che, strumentalizzando la possibilità di avere un formato diverso (proprietario), opera una sorta di protezionismo in un ambito, quello culturale, che non dovrebbe averlo. Del resto "libro" non deriva forse da "liber" che significa libero?
RispondiEliminaQuanto all'uso "tecnico/scolastico" dell'ebook, questo è sacrosanto e, come ho già avuto modo di dire, penso (spero) che sarà il suo vero cavallo di troia presso il grande pubblico.
@gelostellato: Gli mp4 e i wma esistono ancora e vengono utilizzati da sistemi che leggono sempre e comunque tutti *anche* l'mp3. E l'interregno dei formati, se non ricordo male, fu molto più rapido e indolore, nella misura in cui non ci fu protezionismo e ogni programma più o meno leggeva sempre tutto. L'mp3 fu il formato che innanzitutto gli utenti scelsero e che i produttori finirono per adottare. Questo avvenne forse perché la musica è più "popolare" della letteratura e che il passaggio CD Audio -> File Digitali è decisamente più alla portata di tutti, che non un Libro Cartaceo -> File Digitale, che è praticamente impossibile a meno di non scansionare un libro pagina per pagina. Insomma la pirateria musicale è più semplice, mentre quella letteraria presume di avere già il file pronto per poterlo "spacciare" in giro e credo che questo possa essere stato una discriminante.
RispondiEliminaIn ogni caso le trasposizioni non saranno tanto semplici (almeno non nel breve periodo), dal momento che comunque un colosso come Amazon, che nel mercato digitale ha senza dubbio una rilevante quota di mercato, ha deciso di adottare un formato proprietario, leggibile solo dai suoi reader. E se ci sono disponibili tanti tipi di occhiali in giro, non mi pare giusto doversene comprare per forza due paia per avere la certezza di poter leggere tutto e sempre. Coi libri normali questo non succede, nemmeno nella Città di Smeraldo. ;-)
@knitting bear: esatto, è il mezzuccio che fa incazzare. Quanto all'ereader, penso che male non possa fare. Anzi, nel medio lungo periodo potrebbe addirittura favorire la lettura. Ma sono anche convinto anche con un certo sollievo che non sostituirà tanto presto la carta. Per lo meno non nella narrativa. Di certo aiuterà scaffali e librerie e valigie. In effetti anche solo cinque/sei libri in vacanza possono essere "di peso".
RispondiElimina@Inneres Auge: attenzione: i "cosi" di cui parli non sono tutti uguali. Gli ereader fatti per gli ebook non sono - per dire - come l'iPad (o come lo schermo di un PC). Lo schermo non è LCD retroilluminato, ma è fatto con una tecnologia apposita (e-ink) che simula al meglio l'effetto dell'inchiostro sulla carta, tant'è che al buio non un ereader non lo leggi. L'ho provato e davvero non danno fastidio. Quindi non può essere questa la ragione discriminante per scegliere un libro piuttosto di un ebook. Senza contare che, in effetti, giustamente, gli alberi ce ne sarebbero assai grati.
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