Se può, si mette in uno dei tavoli vicini alle finestre, con tre o quattro anziani, più o meno sempre gli stessi (a parte Z, che se n'è andato il mese scorso) e li imbocca. A turno. Pulisce loro le labbra e il mento. Soffia sul cucchiaio, se la minestrina fuma. Taglia l'arrosto in pezzetti facili da masticare. E se è il caso, ormai non si fa più problemi neanche a risistemare le dentiere, plof, che cadono nel piatto (anche se per questo, in effetti, c'è voluto un po'). A X piace fare volontariato. Tutti i sabati e le domeniche, nel primo pomeriggio, X esce dall'Istituto Y con una effervescenza nell'anima che non ha mai provato altrove. Deve avere a che fare con quei sorrisi claudicanti e quelle mani che sventolano quando se ne va, chiedendosi - ogni maledetta volta - se sabato prossimo ne mancherà qualcuna. Eppure mai ha pensato di fotografarli, né di farsi immortalare mentre allunga la mano con il cucchiaio verso le labbra protese, figuriamoci mettere poi le foto su Facebook e taggarci gli amici. Mai è venuto in mente a X di girare un video con il telefonino, mentre li imbocca e in sottofondo c'è Mamma Maria dei Ricchi e Poveri, da mettere su You Tube e mostrare a tutti la sua bravura a far posare l'aeroplanino nutritivo.
Gli «angeli del fango» invece no. Cioè, non tutti, per lo meno, o non sempre. A chi infatti in questi giorni ha caricato (e taggato) su blog, Facebook, You Tube eccetera le proprie foto o i propri video in mezzo alla disperata melma genovese e spezzina, sorridente, con la pala in mano, o mostrando a tutto il mondo i suoi stivali di gomma logorati dal lavoro come un trofeo di guerra, vorrei far notare che rischia di essere rimasto vittima dell'onnipresente manipolazione (tentazione?) social-mediatica all'esercizio del protagonismo. Perché, sebbene i media - non c'è dubbio - abbiano surfato alla grande sull'onda emozionale della sciagura e della partecipazione, sollecitando così a loro volta a cavalcarla, e dunque sia anche gran parte colpa loro, l'esibizionismo non si confà al volontariato e l'autosfoggio retorico del sacrificio, pur non togliendo alcunché all'oggettività (comunque fondamentale ed encomiabile) dell'aiuto portato, neutralizza agli occhi degli altri la nobiltà del gesto, in quanto lo espone all'antipatia della presunzione. Anche solo pretesa tale. E in questi casi il confine è tracciato con una matita molto, molto sottile. Al contrario, la gratificazione del volontario si nutre dei sorrisi e degli sguardi, dei silenzi e delle strette di mano. La ricompensa del volontario si accende grazie alla scintilla di anime che entrano in contatto. La felicità del volontario cresce nella consapevolezza di aver alleviato un dolore.
Il resto è (sempre) troppo.
Tanto di cappello a X.
RispondiEliminaAmmiro queste persone generose.
Cristiana
Mettiamola così: in quest'epoca buia dominata dall'imbecillità, molto meglio mettersi in mostra come volontario con una pala in mano che nell'atto di far scoppiare un petardo sotto il sedere di una prof...
RispondiEliminaPerò, in generale, il tuo discorso mi trova d'accordo.
Il tuo discorso è giusto, la ricompensa è la felicità per aver potuto alleviare un dolore a qualcuno, ma sono anche d'accordo con lo Zio, meglio questo, magari si divulgasse come fa una moda l'aiutare gli altri, invece di altro schifo che c'è in giro.
RispondiEliminaI deliziosi 'accidenti' che mi precedono hanno rubato tutto il mio pensiero.
RispondiEliminaIl tipo di volontariato di X (anzi SIGNOR X) lo sto vivendo direttamente. Non sono volontari veri e propri, sono parenti (parenti! incredibile!) che curano con amore persone non più autosufficienti, ed è un volontariato affettivo che non si ferma davanti a nessun intervento, per disgustoso che sia.
Cito questi parenti come fossero volontari, poiché i poveretti i cui parenti (parenti! more solito!) li hanno parcheggiati in questa struttura senza farsi più vedere, ricevono dagli addetti ogni cura, ma sono privati della cura migliore per le loro situazioni: l'amore.
Che i volontari veri sanno dare, avendo come ricompensa un sorriso e un saluto con la mano.
E che, purtroppo, qui da me sono assenti.
Per gli altri, quoto quanto scritto dagli amici di qui sopra: se la ricompensa per quello che fanno è un po' di visibilità autarchica, ben venga. Può essere che qualche ragazzo la prenda come uno spot alla bellezza di 'regalare' un po' di sé al bene comune.
Politici di merda: assenti sia nella prima parte che nella seconda del post.
@Cristiana2011: Eh già, ce ne fossero di X...
RispondiElimina@Zio Scriba: hai ragione. Lo stesso vale, per esempio, per i bulli che vessano o, peggio, umiliano il compagno di classe più debole o, addirittura, handicappato. Chissà invece che succederebbe se ogni giorno sulla prima pagina di ogni giornale, ci fosse il primo piano di qualcuno che avesse fatto qualcosa di buono gratis, chissà se incentiverebbe le buone azioni... Comunque in genere, soprattutto in fatto di etica, preferisco non ragionare per risultati minimi, anche se poi - lo ammetto - per lo più mi ci accontenterei. ;-)
@Galatea: grazie. :-) Riguardo la tua condivisione del pensiero ziesco, ti rimando alla mia risposta a lui.
RispondiElimina@gattonero: X è chiunque faccia qualcosa di eXtra, parente o no. Del resto i parenti mica sono una garanzia (anzi), anche tra essi ci sono i generosi e i figli di puttana. Senza dubbio l'esempio è l'insegnamento più efficace e l'emulazione è il miglior catalizzatore all'azione, anche se i social-media e la possibilità odierna dell'autopubblicazione e della condivisione di foto, video ecc., assottigliano e rendono più fluttuante il confine tra sobrietà e presunzione. Però, come dicevo a Zio Scriba, qui sopra, chissà come sarebbe istituzionalizzare il riconoscimento pubblico (a livello mediatico, intendo) di attività del genere. Mi chiedo se le incentiverebbe e temo (ma non sono sicuro) che la risposta sarebbe no. Quanto ai politici, se si fossero presentati sia nella prima che nella seconda parte del post, mi avrebbero dispensato sorrisi e strette di mano con il pensiero fisso alla prossima campagna elettorale. Quindi ho preferito tenerli fuori.
l'esibizionismo non si confà al volontariato e l'autosfoggio retorico del sacrificio, pur non togliendo alcunché all'oggettività (comunque fondamentale ed encomiabile) dell'aiuto portato,
RispondiEliminaTU SEI UN GENIO
Se non sbaglio c'era da qualche parte nei vangeli una frase che diceva press'a poco che quando si fa del bene la mano destra non deve sapere che fa la sinistra e resta comunque un fatto privato fra chi lo fa e il suo Dio.Mi pare che calzi , no?
RispondiElimina@Inneres Auge: carissimo, sono convinto che esageri. L'attributo che più sento mio è (come al solito) "marziano". Però ti ringrazio e molto, nella speranza di continuare a meritarmi i tuoi lusinghieri apprezzamenti. :-)
RispondiElimina@Vitamina: sì, il concetto è lo stesso, anche se quei versetti si riferiscono all'elemosina. Vangelo di Matteo 6,3-4: "Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà."
RispondiEliminaDico genio nel senso che hai gli attributi per dire quello che va contro il "pensare comune", quindi sei anche rivoluzionario.
RispondiElimina@Inneres Auge: pure! "Rivoluzionario", intendo. ;-) Grazie. Se non erro questo non me l'aveva mai detto nessuno. Diciamo che per me questo blog è uno stimolo personale per cercare proprio di andare contro a quel "pensare comune", inteso come il pensare che si consolida nella presa supina delle "opinioni comuni" (superficiali) come idee proprie. Del resto è sempre molto difficile "andare contro", ovvero esercitare un serio esercizio di critica, senza però cadere nel cinismo fine a se stesso o nella opposizione per partito preso (che odio tanto quanto la superficialità). E i messaggi come i tuoi mi rincuorano molto perché sono un segnale che in qualche modo mi trovo a camminare sulla strada giusta.
RispondiEliminaAltro che senso civico va riconosciuto alla stragrande maggioranza dei volontari di questo tormentato Paese!
RispondiEliminaparole sante...non sappia la tua mano destra cosa fa la sinistra....
RispondiEliminaPurtroppo questa alluvione ha visto tanti esempi di sciacallaggio emotivo. Io li ho visti i ragazzi sporchi di fango svuotare secchiate di melma, spalare e sudare, salire sull'autobus luridi, stanchi e molto belli e mi sono piaciuti molto. La retorica dei tabelloni, la gente che ha dovuto esternare la propria commozione, la rabbia nei confronti della sindaco e della sua giunta (neanche li avessero costruiti dal 2007 a oggi i palazzi sui fiumi a muzzo) e neanche le giunte precedenti di tutti i colori avessero praticato la pulizia degli alvei con rigore e costanza, mi hanno disgustato. Ho trovato tutte queste esternazioni e urla simili ad atti di sciacallaggio. Puliamo il fango, mandiamo qualche euro per aiutare chi ha perso tutto, piangiamo perché sono morte 6 persone, al limite andiamo a votare per qualcun altro la prossima volta, ma non cogliamo l'occasione per farci vedere, altrimenti siamo, in piccolo, come quelli che hanno rubato la merce dai negozi alluvionati.
RispondiElimina@Adriano Maini: vero. Ci sono molte, moltissime cose che funzionano solo grazie al volontariato.
RispondiElimina@Cirano: in questo caso, direi bibliche.
@knitting bear: dopo quelli che ridevano la notte del terremoto dell'Aquila, penso non ci si possa più sorprendere del livello che può raggiungere lo sciacallaggio, emotivo e non.
RispondiEliminaNon me la prenderei più di tanto con un ragazzo che mette la foto zappa in mano su feisbuk.
RispondiEliminaChe male c'è? Magari a qualcun altro viene voglia di imitare, no?
E' il loro modo di comunicare, ormai.
Come ci mettono le foto del compleanno o della morosa, così ci mettono anche quelle del volontariato.
Sono nati nell'era del "tutto in piazza", difficile resistere.
E poi anche noi a quell'età eravamo terribilmente egocentrici: non mettevamo le foto su feisbuk solo perchè non c'era.
@silvia: ma infatti mica me la prendo, non tutti lo hanno fatto e non tutti quelli che lo hanno fatto, lo hanno fatto con quell'intento. Il problema di questo tipo di comunicazione però è in generale legato al principio di causa-effetto, ovvero: faccio questa cosa in modo che poi mi riprendo e mi rendo protagonista (quindi l'apparire è causa o fine dell'azione), oppure faccio questa cosa perché la voglio fare, perché è giusto farla e, incidentalmente, già che ci sono, metto le foto o i video per condividere quel momento o quel gesto con altri. Il problema a mio avviso è che ci sono delle circostanze in cui il confine tra le due situazioni è labile e, soprattutto, soggettivo. Poi è chiaro che per i giovani o giovanissimi questo è un modo (alternativo) di comunicare. Ma non sono sicuro che questo basti per giustificarlo in ogni occasione.
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