Innanzitutto potete scommetterci che, prima di arrivare
a settant'anni, chi oggi ne ha quaranta si ritroverà allontanato il
traguardo-pensione ancora di un bel po’. Così è sempre più probabile che
chi oggi ha quarant'anni dovrà lavorare più o meno fino
al 2050, ovvero fino a quasi allo spegnimento delle ottanta candeline. D'altro canto c'è di mezzo la faccenda dell'aspettativa di vita, ovvero al
fatto che se statisticamente si vive (sempre) più a lungo, pare
conseguenza più che logica - almeno ai coccodrilli del capitalismo - che si debba in proporzione
lavorare (sempre) più a lungo. Quindi se lavori più a lungo, significa
che vivi più a lungo. E non sei contento di vivere più a lungo?!
Nel contempo questo però significa anche una tra
due cose possibili: o l'azienda per cui lavori-lavori-lavori
riuscirà a incrementare con successo la sua produttività, ovvero a crescere (pertanto riuscendo anche a stare sul mercato
con tutto quello che questo significa) al punto da avere necessità, o
almeno la possibilità, di assumere dei giovani e quindi - nell'ipotesi
in cui ogni dipendente over 60 abbia in media un figlio in età
lavorativa - riuscire a espandersi raddoppiando più
o meno i suoi impiegati (= 1 nuovo junior x 1 vecchio senior), oppure non ci
riuscirà e con questi accorgimenti va da sé che le difficoltà per le
nuove generazioni di costruirsi in qualche modo una vita dignitosa
saranno destinate a scavalcare i disperati steccati dell'utopia.
Poi può anche darsi che abbia fatto qualche errore
di ragionamento, o non abbia tenuto conto di qualche fattore determinante
(in entrambi i casi vi prego di segnalarmelo). Ma se così non è, mi
pare evidente che l'annosa faccenda delle pensioni
da riformare inevitabilmente sempre al rialzo, come un'asta arbitraria in cui sono messe in vendita le vite di milioni di persone, sia un'altra, l'ennesima cartina al tornasole della palese insostenibilità del
sistema nel medio/lungo periodo. E non crogiolatevi nell'illusione che
sia un problema (tutto) italiano, per la faccenda della
casta, degli sprechi, della disonestà eccetera eccetera. Tutti questi
aspetti senza dubbio accentuano le carenze e peggiorano la situazione,
ma il problema sussiste anche per gli altri paesi europei certo più
virtuosi dell'Italia, e per questo assume la fisionomia
di un'epidemia intrinseca, propria dunque del sistema.
Quindi fatevene una ragione: la coperta è molto corta, ma la soluzione è molto semplice. Dovete solo scegliere che cosa lasciare scoperto.
E amputarlo.
il tuo ragionamento non fa una grinza...
RispondiEliminaMio marito è alla soglia della pensione , ha lavorato in Ferrovia sui treni per una vita , che è considerato un lavoro usurante soprattutto per gli orari ,ha lavorato molto di notte, alzandosi alle 4/5 del mattino o tornando nelle ore notturne. Da un pò di anni lavora in ufficio in un'altra città, ma la situazione non è migliorata , anzi, per fare la mattina in ufficio deve lo stesso alzarsi alle 3,30 circa . Sta fuori di casa ogni giorno almeno 12 ore. Lavora in uno degli uffici più difficili della Toscana dove si comanda il personale sui treni di tre stazioni grandi, compresa quella di Firenze , che ha 16 binari.Ad Arezzo , per fare un paragone, di binari ce ne sono 4, è una passeggiata lavorarci. Infatti l'ufficio di Arezzo l'hanno chiuso e accorpato a quello di Chiusi, la cui mole di lavoro resta sempre inferiore rispetto a Firenze. Fa questo lavoro da 7 anni, ha cominciato con delle sostituzioni, ora è fisso a Firenze da alcuni anni, ma non gli hanno dato la nomina.Come se gli ultimi anni di lavoro non fossero esistiti, e sì che è stato un grosso sacrificio! Quando andrà in pensione dovrà fare una causa per vedersi riconosciuto il proprio lavoro ed avere la pensione di quel livello . Non so se, visti gli orari di lavoro e lo stress( i primi tempi non riusciva neanche a fare la pipì)riuscirà ad arrivare allo scadere della pensione che si allontana anche per lui. Inoltre la cosa lo sta facendo arrabbiare moltissimo. Non è che non si vogliano fare sacrifici, ma forse lui , e noi come famiglia , ne abbiamo già fatti tanti che ci sentiamo come si dice qua" come il figliolo del poro asciugamano". C'è anche quella cosa che dici te , che tutto si scaraventa sulle spalle di quelli che si sa che lavorano, cioè non lavorano in nero, e sembrano privilegiati, ma non sono mica andati a fare una passeggiata ! Hanno lavorato e c'è anche il modo di capire , per esempio in Ferrovia , quanto hanno lavorato , se sono stati assenteisti o no . Non si può pretendere che i costi di tutto li paghi solo chi lavora alla luce del sole e si deve favorire il ricambio delle generazioni e non fare in modo che un nonno abbia sulle spalle tre o quattro generazioni della famiglia, ammesso che in queste condizioni ai ragazzi venga voglia di fare figlioli.
RispondiEliminaDa anni le persone intelligenti (quindi NON gli economisti e NON i politici) avevano intuito che un sistema basato sul fatto che i lavoratori attivi devono essere assai più numerosi dei pensionati non poteva che essere PROVVISORIO, o per continuare a funzionare avrebbe richiesto popolazioni mondiali di decine di miliardi, che poi rapidamente diventassero centinaia, e poi migliaia, e via delirando (per questo la menano col crescete & moltiplicatevi, pure ora che abbiamo saturato il pianeta e lo stiamo soffocando come fossimo le sue cellule tumorali!). Ma loro, fossilizzati in un sistema MORTO, alzeranno l'età minima a 99 anni, sperando poi che i provvedimenti di non adeguamento all'inflazione facciano crepare di fame qualche milionata di "non produttivi" anziani...
RispondiEliminaMa l'altra faccia della truffa umanitaria contenuta nel bel titolo "l'ufficio come casa di riposo" sta proprio nella parola "ufficio". Per anni ci hanno illusi sul fatto che grazie alla tecnologia avremmo (quasi) tutti lavorato tranquillamente da casa, e invece la stupida società schiavista preferisce continuare a inscatolarci come sardine sui mezzi traboccanti di pendolari, rubandoci le ore migliori (che sommate diventano anni) delle nostre vite.
La tecnologia si preferisce usarla per inquinare, sfruttare, produrre merda inutile. La tecnologia VERA, cioè quella che servirebbe a farci lavorare pochi giorni all'anno, a farci guidare mezzi ad emissione Zero, a NON farci comprare lampadine perché quelle dei nonni funzionerebbero ancora nelle case dei nipoti, si preferisce tenerla in un cassetto.
Più che altro in questo frangente si deve abbozzare poi...chi vivrà vedrà.
RispondiEliminaCristiana
1) non sei contento di vivere più a lungo?!
RispondiEliminaa) No, è la qualità della vita che ne fa il senso, non la quantità.
b) Non è comunque detto che vivremo più a lungo - non c'è un 40enne che conosca che non abbia già dovuto affrontare malattie devastanti, che non abbia problemi respiratori o di intolleranze alimentari, che - se ambiva a diventare genitore - non avesse sperimentato cose che gli vengono spacciate per 'problemi genetici' o 'infezioni sconosciute'... Apriamo un discorso su una società igienicamente asettica ma che consente 2500 additivi non testati nell'industria alimentare (e che ormai ha inquinato pure l'acqua e il terreno per cui niente di ciò che ingeriamo è più sicuro)?
2) Sempre più convinta di scavalcare quello steccato dell'utopia - che può significare trovare il modo di amputare la loro presenza concreta, o può significare amputare la loro influenza sulle nostre vite trovando soluzioni distanti, alternative, a parte - che con il sistema dello stato non avranno più nulla a che fare. La sottoscritta pensa sempre più a questa seconda ipotesi, e a trasferimenti a Christiania/similia o presso qualche situazione autogestita quanto più possibile non rintracciabile :-)))
@Hob03: ho cercato di stirarlo per bene e ho usato pure l'appretto. ;-)
RispondiEliminaBisogna scendere dalla giostra, perché anche a una persona normale come me, i ragionamenti di chi governa sembrano pieni di buchi e incongruenze:
RispondiElimina- crescere? maddeché, stiamo soffocando nei rifiuti, gli stipendi non si adeguano ai prezzi, i vecchi devono lavorare e i giovani restano a casa e chi cippa li compra i prodotti derivati dalla crescita?
- lavorare fino a 67 anni: e se perdi il lavoro? 'zzi tua!
L'unica soluzione è farsi bastare meno cose, spendere meno, lavorare di meno e godersi la vita (anche se sarà più corta), e che imploda il sistema, anche perché non può succedere altro.
@Vitamina: grazie della tua testimonianza. E ce ne sono migliaia (milioni?) di persone nelle difficili condizioni di tuo marito. Pensa anche a chi svolge lavori pesanti, usuranti, magari all'aperto tutto l'anno, chi lavora nell'edilizia o chi va a raccogliere spazzatura... Il sistema è più che imperfetto: non funziona. Non c'è la consapevolezza della collettività, né da parte di chi gestisce, né da parte di chi è gestito. Ci sono (e non sono pochi) coloro che se ne approfittano, e per questo motivo alla fine il sistema diventa una giungla in cui ciascuno pensa a salvare le proprie terga (e i propri privilegi) anche a dispetto delle terga e dei diritti altrui. Resta la mia convinzione che anche se il sistema funzionasse meglio, ci fosse maggiore tutela ed equità, le pensioni finirebbero comunque nel mirino perché il sistema non sarà mai comunque ideale (e i suoi mille rivoli di perdita li avrà sempre) e se chiedi ai vecchi di restare a lavorare per non pagargli la pensione, lasci a casa i giovani. Altrimenti mandi a casa i vecchi, ma i giovani devono lavorare anche (o soprattutto?) per pagare le pensioni dei loro padri. A parte il perseguimento di una maggiore equità, che è obbligatorio, nel contempo il salvataggio del sistema non può dunque prescindere dall'abbassamento dei livelli di vita di tutte le persone.
RispondiElimina@Zio Scriba: caro zio, che dire, parli come un libro stampato. Posso aggiungere che invero anche le persone hanno contribuito a creare e ad alimentare la perversione del sistema. Se con tutti gli strumenti di comunicazione che oggi sono disponibili il telelavoro oggi non è praticato come potrebbe (e dovrebbe), è solo per un problema di controllo sulle persone che, lasciate non controllate come succederebbe nel lavoro da casa, cederebbero facilmente alla tentazione di farsi i cavoli loro e renderebbero molto meno. Insomma, c'è pieno di gente che già in ufficio fa ben poco. Figurati se permettessi loro di lavorare da casa. Se invece la gente facesse sempre del suo meglio, forse lo scenario sarebbe diverso. Del resto è anche vero che a volte il "fancazzismo" è una reazione all'attrito dovuto alla contrapposizione padrone-lavoratore eccetera. Insomma, la situazione è molto sfumata. Un po' di colpa ce l'hanno tutti e molta colpa ce l'ha il sistema, come modello. E poi è chiaro che ci vuole niente da qui a ricadere (di nuovo) nei concetti della decrescita... Alla fine tutto porta sempre e comunque lì.
RispondiElimina@cristiana2011: è da sempre che i più deboli sono messi in condizione - alla fine - di dover abbozzare e se la prendono sempre, come si dice, sotto la coda. E' abbastanza inutile dire "poi si vedrà" magari illudendosi che dopo le cose (per i più deboli) potranno migliorare. Poi le cose non cambieranno e i più deboli continueranno a restare fregati *se continueranno a voler restare agganciati al sistema*. Questo perché il sistema non prevede la lungimiranza nelle sue decisioni, e privilegia la disonestà al rispetto dei diritti altrui.
RispondiEliminaIl ragionamento non fa una grinza, se non, forse, per l'aspettativa sulla durata della vita.
RispondiEliminaIn un mondo con minori sicurezze sociali, minor reddito, minori possibilità di cura, la vita potrebbe in futuro accorciarsi (gli USA a causa della non copertura sanitaria per tutti hanno una aspettativa di vita inferiore alla nostra o a quella, per esemoio, di Cuba).
Quindi nel 2050 andremo in pensione a 67 anni (come accadrà di qui a poco) per morire il mese successivo.
@Minerva Jones:
RispondiElimina1-a) queste sono bellissime parole, condivisibili in teoria, ma in pratica voglio vedere, se a uno gli dici se vivere benissimo a crepare a 60 anni o se vivacchiare così così e crepare a 90, che cosa sceglie...
1.b) che stiamo già vivendo più a lungo rispetto a venti o trent'anni o cinquant'anni fa è un fatto assodato, ancorché di natura statistica. In che misura il trend continuerà nel prossimo futuro, ovviamente non è dato sapere. Ma se si pensa ai progressi fatti (e ancora in corso) sulle malattie che incidono maggiormente come causa di morte, ovvero quelle cardiache e quelle oncologiche, si può immaginare che ci siano ancora dei margini...
2) come dicevo a cristiana, qui sopra, la soluzione è in qualche modo "sganciarsi" il più possibile dal sistema, morbidamente o radicalmente. Di certo più ci si è dentro e si dipende da esso e peggio si sta. Christiania (http://it.wikipedia.org/wiki/Christiania) è un esempio piuttosto radicale. Di certo le realtà di piccole dimensioni hanno sempre e comunque maggiori probabilità di successo nella gestione della comunità.
Sssshhh ;-) io ci sono passata davanti a una ipotesi di data di fine, è un momento molto sano (paradossalmente) da fronteggiare quindi scelgo la qualità anche con durata limitata - basta appunto ci sia 'qualità'. Sulla durata della vita in sé invece non sono convinta, per la ragioni che ti ho scritto: aspetto di verificare come staremo tra una decina d'anni, viste appunto le condizioni di salute delle persone della mia generazione che mi circondano. E poi farò i confronti con genitori e nonni che sono (stati) tutti ultra80enni, eh? Ma prima non mi pronuncio, ché ho proprio la convinzione per tante ragioni di una inversione di tendenza rispetto al miglioramento che c'è stato fino a un paio di decenni orsono.
RispondiEliminaChristiania non lo considero così radicale. In fin dei conti hanno ancora rapporti con l'esterno alla comunità. Leggo come situazioni molto più radicali quelle di totale autosostentamento e personalmente preferirei barattare qualche mia competenza in cambio di buon cibo da altre brave persone che magari preferiscono coltivare la terra o allevare animali ecc., ché io personalmente dubito avrei la determinazione per farlo :-)
@knitting bear: è come essere su un treno in corsa senza freni, in discesa. Presto o tardi il treno deraglierà. O ti butti e scendi. O corri il rischio di una fine già segnata per la quale è solo questione di tempo.
RispondiElimina@PuroNanoVergine: ma sai, la faccenda dell'aspettativa di vita è anche legata ai costi delle cure, ovvero alla misure con cui le case farmaceutiche "decidono" di speculare sui loro prodotti. Del resto mangiare meno potrebbe fare solo bene in termini di rischio cardiovascolari. E lavorare meno pure. Quindi non è detto che le cose finiscano per andare peggio. Di certo è difficile fare previsioni.
PS Quello vero sono io! ;)
@Minerva Jones: come dicevo qua sopra a PNV, è comunque difficile prevedere l'andamento di un parametro come l'età media futura di una popolazione, ci sono troppi troppi fattori a concorrere ed è difficile valutare i loro singoli "pesi". Si potrà fare solo a posteriori. La radicalità di Christiania è solo relativa ed è senza dubbio un'esperienza interessante, perché indica comunque una via possibile, una via che passa innanzitutto dal riconoscimento del singolo individuo/cittadino come membro di una comunità. E questo è un aspetto che nella grande città si è perso o forse non c'è mai stato. Per il resto, il baratto, di cose o servizi, sarebbe un ottimo modo per cercare di ritrovare il senso della collettività.
RispondiEliminanon pensi che forse è proprio questo senso della colletività ad aver portato verso il baratro? l'essere umano si è unito per crescere ed è arrivato a dove è oggi, con tutti i sacrifici richiesti alla sua naturale umanità (nel senso più animale del termine) per adeguarsi alla vita in comune. forse ora questo tipo di sistema semplicemente non funziona più, come se la società (o la collettività, come la chiami tu) avesse fatto il suo tempo. forse molto semplicemente quello che fino ad oggi abbiamo conosciuto ha fatto il suo corso, ci ha portati dove siamo e, non essendo ormai più funzionale, si avvia alla disgregazione, naturalmente, come un organismo che giunto alla fine si dis-fa.
RispondiEliminaforse tutte queste tensioni sono semplicemente un segnale di rinnovamento, qualcosa di sano, come la febbre che in realtà è solo l'indicatore che l'organismo sta reagendo.
io spero che ci si arrivi al crollo. e che dalla distruzione di quanto è stato fino ad ora nasca qualcosa di nuovo, una nuova "società", qualcosa che ancora non sappiamo immaginare.
l'organizzazione sociale come strategia evolutiva disfunzionale, o che ha terminato la sua funzione; e come tale (in entrambi i casi) da eliminare. perchè non potrebbe essere così in fondo?
pensieri (deliri?) notturni
Superbianchi
Tristi erosioni di grandi conquiste sociali del recente passato!
RispondiEliminaCaro Marziano, felice di conoscerti.
RispondiEliminaIo sono un uomo semplice ed anche un po' ingenuo,
faccio uno di quei lavori che vengono chiamati usuranti, ho quasu 44 anni e lavoro stabilmente da quando ne avevo 23, mi ritengo di appartenere alla categoria dei "fortunati", di quelli cioè, che hanno un lavoro a tempo indeterminato. Come ti dicevo, sono un sempliciotto e quindi penso in maniera semplice: penso che l'unica soluzione possibile sarebbe la ridistribuzione delle ricchezze, non mi sento un novello Robin Hood, ma credo sia un'ingiustizia intollerabile che l'1% della popolazione sia titolare del 99% della ricchezza mondiale. Se si modificassero anche solo di poco queste percentuali, le cose cambierebbero radicalmente...ma forse, forse sono solo un Don Chisciotte...
Ciao...
Ps:
bellissimo post!
@Anonimo (Superbianchi): no, non credo che sia il senso della collettività ad aver portato verso il baratro. Sono i parossismi ad aver portato e a portare ogni giorno verso il baratro. L'ultraliberismo. L'ultracapitalismo. Del resto oggi è l'individualismo a farla da padrone, il paradigma del tutto-su-misura, o del tutto-intorno-a-te. Non è forse - paradosso dei paradossi - la solitudine la malattia principale di coloro che abitano nelle città più popolate? Recuperare il senso di collettività, significa recuperare il concetto che le nostre vite sono interconnesse in una comunità e il benessere della comunità (e dunque degli altri) dev'essere messo almeno allo stesso livello del proprio. Rispetto e riconoscimento dell'altro come qualcuno che ha i nostri stessi diritti e applicazione del principio di libertà relativa rispetto a quella del prossimo. L'organizzazione sociale non può essere un male in sé, quindi da eliminare. Sono i principi che la animano e la governano a essere andati in palla, come un software che si è "corrotto" (e l'aggettivo direi che ci sta benissimo!) e che ha bisogno di un delete & reinstall in una rinnovata release.
RispondiElimina@Adriano: qui più che erosioni, parlerei di picconate. E più che di tristezza, parlerei di ingiustizia. Infine non sono del tutto certo che versamenti contributivi, pensioni e tutto quanto il resto siano proprio una grande conquista sociale.
RispondiElimina@nino p.: ciao nino, e benvenuto su Marte! Spesso pensare in maniera semplice è la cosa migliore. E difatti quando dici che l'unica soluzione possibile è la ridistribuzione delle ricchezze dici una cosa vera e sacrosanta. Purtroppo se guardi la storia umana, questo non è mai accaduto. Non c'è mai stato un momento in cui le ricchezze fossero equalmente distribuite. Nel corso dei secoli la civiltà è "progredita", ma le contrapposizioni ricchi/poveri si sono mantenute, anzi forse sono anche aumentate, e questo qualcosa vorrà dire rispetto alla natura umana. Basta che guardi come la fanno grossa la faccenda della Tassa Patrimoniale, quello sì un provvedimento veramente equo. Nel 1992, quando Amato fece il "prelievo forzoso" sui conti correnti, prelevò il 6 per mille, ovvero se avevi 20.000.000 di lire, ti pigliava 120.000 lire. Ora se facessero la stessa cosa e avessi 10.000 Euro, ti prenderebbero 60 Euro, se ne avesso 1000 te ne prenderebbero 6. Ebbene, secondo te c'è da alzare tutto questo polverone sulla "Tassa Patrimoniale"?! È che l'uomo è fondamentalmente uno stronzo e un idiota, non necessariamente in quest'ordine.
RispondiEliminaGrazie dell'apprezzamento! :-)