In copertina Newton Compton ne riassume la vicenda come "Gravity (che) incontra Robinson Crusoe". Ecco, diciamo che non รจ del tutto falso, anche se piuttosto che Gravity si sarebbe dovuto citare MacGyver (se non sapete cos'รจ MacGyver, significa che siete troppo giovani e dovete cliccare sul link). Per contro di Gravity c'รจ soltanto un ambientazione spaziale ricostruita con ottima perizia, ancorchรฉ in questo caso ci troviamo su Marte e non in orbita intorno alla Terra, e una storia di sopravvivenza in condizioni estreme. Su Robinson Crusoe c'รจ invece poco da dire: รจ un naufrago e i naufraghi devono cercare di sopravvivere (per restare in tema cinematografico potevano citare Cast Away). Cosรฌ, per una situazione imprevista, l'astronauta Mark Watney si ritrova abbandonato su Marte dai suoi compagni e deve cercare di sopravvivere, da solo, esclusivamente con quello che ha a disposizione. Quindi non aspettatevi alieni o altre stranezze. L'uomo di Marte รจ un ingegnere e un botanico e il romanzo non si allontana di una virgola dalla piรน fredda scienza e tecnica che il protagonista cerca di applicare con un po' fantasia, ma con rigore, per cercare di portare a casa la pelle.
Dunque non siamo proprio nei territori della piรน sfrenata immaginazione e originalitร , ma la scintilla che rende il romanzo degno di attenzione รจ l'approccio severamente tecnico al tema. Il taglio che Weir dร al romanzo รจ infatti scientifico al massimo grado - e in questo la preparazione dell'autore riesce a dare un'eccezionale credibilitร alla narrazione - mentre la modalitร del racconto รจ quella di un diario personale lasciato a eventuali posteri che dovessero trovarlo, qualora lui non se la cavasse e nel quale il protagonista racconta in prima persona la propria situazione e descrive, per filo e per segno, come cerca di cavarsela, superando un problema dopo l'altro. Eppure, se la rigorosa narrazione tecnica รจ il vero aspetto peculiare del libro, la sua esclusivitร ne รจ anche il suo piรน grande limite. Il protagonista infatti si ritrova ad affrontare tutta una serie di problemi e il diario si sofferma a raccontare (quasi esclusivamente) ciascuno di essi e come l'astronauta lo risolve. Giochino piuttosto curioso e interessante all'inizio, senza dubbio, ma sulla medio-lunga distanza diventa stucchevole e fa decisamente perdere interesse al punto che si ha piรน l'impressione di essere di fronte a un manuale tecnico di sopravvivenza (per giunta per una situazione in cui il lettore mai si troverร ), piuttosto che a un'opera letteraria. Anche perchรฉ le incursioni non tecniche nel diario, quelle personali, quelle umane, quelle intime, quelle che potrebbero conferire spessore al personaggio, suggerire al lettore empatia ed emozione, e rendere cosรฌ maggiormente credibile (e interessante) un diario di questo genere, sono davvero poche e banali e non riescono a togliere bidimensionalitร alla figura del protagonista. E il tentativo di essere spiritoso non basta, anzi spesso sortisce l'effetto opposto (per lo meno nella versione italiana, ma questi sono aspetti in cui la traduzione puรฒ aver giocato a sfavore).
Altra scelta che non mi รจ piaciuta, anche se ne capisco la funzione nel contesto, รจ quello di rinunciare alla coerenza strutturale del diario, e passare di tanto in tanto a una narrazione in terza persona incentrata su altri punti di vista come i personaggi della NASA sulla Terra e i suoi compagni che lo hanno abbandonato sul Pianeta Rosso e che sono in viaggio verso casa, tutti che - naturalmente - contribuiscono a cercare di trovare un modo per salvare la vita al protagonista. Avendo Weir deciso di scrivere il romanzo sotto forma di diario, avrei apprezzato maggiormente che ne avesse mantenuto la struttura fino in fondo. Questo avrebbe dato maggior personalitร e originalitร al testo. Ma forse, da esordiente, Weir ha avuto timore di non riuscire a tenere una narrazione tesa e proficua fino in fondo dal solo punto di vista diaristico, decisamente piรน difficile da gestire. Infine, nonostante un finale che non vi svelo, ma che concede un po' troppo al clichรจ della spettacolaritร cinematografica, ma che confesso ho letto con rinnovato piacere dopo una parte centrale che mi ha annoiato per i motivi giร esposti, avrei decisamente dato alle fiamme l'ultimissima pagina, ingenua e moraleggiante, disgustosamente politically correct.
Nel complesso, dunque, mi sento di affermare che L'uomo di Marte รจ un romanzo discreto, che a seconda di come si prendono i tecnicismi davvero eccessivi (ovvero da quanto รจ il grado geek del lettore) puรฒ risultare piรน o meno gradevole. Ma in ogni caso siamo abbastanza distanti da qualcosa di veramente eccezionale. Qualcuno, oltre che a Gravity, ha voluto paragonarlo ad Apollo 13 per rigore scientifico e per una vicenda di sopravvivenza nello spazio, una sopravvivenza inevitabilmente legata alla capacitร dell'uomo di saper padroneggiare scienza e tecnologia, e per questo ritiene che L'uomo di Marte abbia le potenzialitร per essere un ottimo film. Ebbene, certo, non si puรฒ dire che non ci siano similitudini, ma al di lร di quello che sarร capace di fare Ridley Scott (scostandosi eventualmente - e sperabilmente - dal romanzo), Apollo 13 aveva dalla sua qualcosa che L'uomo di Marte non ha. Qualcosa di cui ogni spettatore di Apollo 13 era consapevole prima di iniziarne la visione. Come una lente amplificatrice di interesse ed emozioni posta di fronte agli occhi e al cuore. Qualcosa su cui L'uomo di Marte non potrร contare. La forza della vita vera, la potenza della biografia.
L'incipit.
Giornale di bordo: Sol 6
Sono spacciato di brutto.
Questa รจ la mia ponderata valutazione.
Spacciato.
Sono passati solo sei giorni dall'inizio di quelli che sarebbero dovuti essere i piรน gloriosi due mesi della mia vita e sono finito in un incubo.
Non so nemmeno chi leggerร questo diario. Immagino che prima o poi qualcuno lo troverร . Magari di qui a cent'anni.
Per la cronaca... Non sono morto a Sol 6. Cosรฌ crede senza dubbio il resto dell'equipaggio e non posso biasimarli. Forse decreteranno una giornata di lutto nazionale in mia memoria e sulla mia pagina di Wikipedia ci sarร scritto: "Mark Watney รจ l'unico essere umano morto su Marte".
L'uomo di Marte, di Andy Weir (2013 - Newton Compton Editori, trad. Tullio Dobner, 379 pagg., 9,90€)
PS: Il Sol รจ il nome del giorno marziano.
Oh, scusa ho sbagliato blog. Pensavo che fosse quello che non scriveva piรน dal 2013... ;)
RispondiEliminaA volte ritornano... E se ritornano ristrutturando la casa, vuol dire che vogliono restare, almeno per un po'. E comunque finchรฉ ritornano, vuol dire che va bene. Ben ritrovato, Eddy! :-)
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