Il complotto come mitologia del male
Quando accadono cose troppo brutte per essere vere, è allora che scatta puntuale l'ipotesi di complotto. Perché il complotto consola, il complotto giustifica, la natura maligna e perversa del complotto riesce in qualche modo a darci ragione di cose che altrimenti faremmo fatica a disciplinare. Perché il complotto è prima di tutto un antidoto a una realtà che stordisce da quanto è brutta, una realtà che fa schifo, che fa vomitare, che fa orrore, che avvelena. Per questo c'è il complotto, perché non si può credere di fare parte di quella stessa realtà. Dunque si genera una finzione, il complotto, uno spazio cognitivo consolatorio in cui l'orrore sta su un piano diverso, più credibile, in qualche modo più accettabile, forse anche perché inevitabile. Ma soprattutto, il complotto conferisce una giustificazione e una complessità al male che nello stesso tempo ci allontana e ci separa da esso. Invece il male è stupido, il male è noioso, il male è molto più banale e prosaico di quanto si possa immaginare. Proprio come la vita di tutti noi.
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