Chi conosce Alan Moore, poi, non è detto che sappia che, uno dei più grandi autori di fumetti degli ultimi abbondanti trent'anni, ha scritto anche un romanzo. Che poi, l'avrete già intuito, non è un romanzo secondo i canoni. E avrebbe potuto esserlo, forse, con di mezzo uno che ha tirato fuori opere come V per Vendetta e From Hell, che per la trasposizione cinematografica del suo capolavoro Watchmen, pare non abbia voluto un quattrino, né i credits riconosciuti sullo schermo, e che al suo quarantesimo compleanno si è autoproclamato "mago"? La voce del fuoco rispecchia in tutto e per tutto l'unicità e la complessità del suo creatore e per questo leggerlo diventa un'esperienza che va oltre la semplice fiction, perché guardandosi indietro, a lettura ultimata, ci si ritrova di fronte a un quadro vertiginoso, una commistione tra immaginazione e storia, leggenda e realtà, narrazione e cronaca, un mosaico che suggerisce molto più di quello che dicono le sue tessere, dove tutti gli elementi si fondono per donare al lettore una percezione superiore (e inedita) di quella che è la storia dell'uomo.
Perché ne La voce del fuoco il protagonista non è un essere vivente, bensì è un luogo: Northampton, dove Moore è nato e vive e di cui nel romanzo viene percorsa la storia dal 4000 a.C. fino alla fine del XX secolo, attraverso il racconto di vicende umane, spesso truci e violente, quasi sempre in qualche modo collegate tra loro, anche solo per un sottile, labile accidente come una lunga lingua di fuoco. Così se le strade, le architetture e le vestigia di Northampton testimoniano il suo lungo percorso dentro la storia, i personaggi che l'hanno abitata e vissuta e in qualche modificata nelle varie epoche (ragazzini preistorici e soldati romani, streghe e cavalieri templari, teste mozzate e giudici un po' troppo arzilli), secondo la narrazione di Moore ne costituiscono una sorta di anima immortale universale, in una storia che attraverso il tempo diventa mito e il mito, attraverso l'evocazione di una scrittura mirabile e miracolosa come una formula magica, diventa racconto.
Se poi uno di voi vuole sapere esplicitamente «di che parla 'sto libro», è facile rispondere, poiché si può lasciare la parola direttamente a Mr. Moore che, nell'ultimo capitolo, dedicato alla contemporaneità raccontata proprio in prima persona dall'autore, risponde alla stessa domanda posta da suo fratello:
"Parla del messaggio essenziale che le labbra irrigidite di chi è stato decapitato riescono ancora ad articolare, del documento che cani neri spettrali hanno scritto col loro piscio sui nostri sogni peggiori. Parla dell'arte di resuscitare i morti per farci rivelare quello che sanno. È un ponte, una zona di passaggio, un punto logoro nel velo che separa il nostro mondo dagli inferi, tra i mattoni e il mito, tra la verità e la finzione, una garza sdrucita non più spessa di una pagina. Racconta quanto sia potente la glossolalia delle streghe, rivela la grande revisione magica che esse hanno operato sui testi in cui noi ora viviamo. Ma non sono cose che si possano dire a voce."Bisogna leggerle.
La voce del fuoco, di Alan Moore (Edizioni BD).
Messo in lista, grazie. :)
RispondiEliminaCercherò di recuperarlo assolutamente, Moore è un genio, nonchè il più grande sceneggiatore della Storia del Fumetto.
RispondiEliminaOttimo consiglio!
Quando torno in Italia la prossima volta, lo compro...
RispondiEliminahttp://lafeltrinelli.it/products/9788889574713/La_voce_del_fuoco/Alan_Moore.html?prkw=la%20voce%20fuoco&srch=1&Cerca.x=55&Cerca.y=12&cat1=1&prm=
Al di là di tanto presunto "gotico", mi pare da leggere proprio per le notizie di ordine storico.
RispondiEliminaSono un fan di Alan Moore, ma non sapevo di questa sua atica. Grazie mille :)
RispondiEliminaehm, ho saltato una lettera (dannata tastiera) non sapevo di questa sua nuova "fatica" :)
RispondiEliminalo sto leggendo... al di la di una evidente difficoltà iniziale nel primo capitolo, devo dire che si respirano i posti e le ere...
RispondiEliminaSolo Moore poteva.
E dire che gli bastava un altro watchmen senza disegni...
Ma è proprio da questo che si capisce che è un genio. E un pazzo.