Punti di vista da un altro pianeta

domenica 12 giugno 2011

Referendum: ciò che importa (per me)

Lo confesso (ed è il motivo per cui non ne ho parlato fino a ora): non mi interessa un accidente se vincono i SI o i NO. Nella maggioranza dei casi i referendum sono battaglie - sì - spesso importanti, ma assumono sempre i connotati di strumenti di lotta politica e, trattando sovente di questioni molto tecniche, alla fine vengono malamente semplificati a beneficio della sollecitazione emozionale dell'elettore che così può trovare facilmente identificazione nella battaglia che il politico dice di fare per lui. Inoltre non credo che in fin dei conti quelli proposti stavolta siano quesiti tali da cambiare sul serio in maniera significativa la vita dei cittadini, come al contrario sono stati altri referendum nella recente storia d'Italia. Penso a quello sul divorzio, quello sull'aborto, quello davvero storico sulla monarchia/repubblica, ma anche - per esempio - quello sulla fecondazione assistita, andato tristemente deserto.

Del resto sono convinto che il nucleare in Italia non riuscirebbero a farlo in ogni caso. Ci sono molti altri motivi in grado di mettere i bastoni tra le ruote del nucleare italiano, TAV docet. In secondo luogo ho la tendenza a ritenere (magari sbagliando) che l'acqua finirebbe per essere gestita in un modo non molto dissimile da quanto viene già fatto adesso. In fondo ci sono già state numerose "privatizzazioni" tra le aziende municipalizzate che gestivano l'acqua pubblica fino a pochi anni fa, ma non so se qualcuno si è accorto della differenza. Altra faccenda - mi rendo conto - è quella circa la remunerazione dell'acqua, che sembrerebbe implicare la possibilità concessa alle ditte private che gestiscono i servizi, di aumentare le bollette agli utenti senza l'obbligo di reinvestimento dei capitali, quindi al solo scopo di lucro. Orbene, il fatto che si possa guadagnare (il giusto) a fronte dell'erogazione di un certo tipo di servizio, non mi pare a priori uno scandalo, anche per un bene primario come l'acqua. Altrimenti chi glielo fa fare ai gestori? Da quello che ho letto a riguardo, tra le altre cose non sembra che questo aumento possa essere applicato in maniera indiscriminata, come paventato in giro, ma solo in ragione del 7% (una tantum?) che non è certamente poco, ma che in fin dei conti - per esempio - cambierebbe di soli 7 € una bolletta di 100 €. E per un paese di fortissimi consumatori (leggi spendaccioni) di acqua minerale in bottiglia, mi sembra una battaglia che ha perlomeno un retrogusto vagamente paradossale. Infine il legittimo impedimento, referendum evidentemente formulato ad hoc a beneficio (anzi, a maleficio) del caro Presidente del Consiglio. Pensate che il nostro non abbia già pronta nel cassetto della sua scrivania di Palazzo Grazioli tutta una nuova serie di norme per cercare di pararsi le chiappe dai tentativi dei giudici di applicare la Legge e fare giustizia? La mia sensazione dunque è che il legittimo impedimento sia per lui poco più di un prurito in mezzo alla schiena, di quelli che non ci si riesce bene ad arrivare. Quindi secondo me alla fine il punto non sta nella vittoria dei SI.

Quello che mi importa, invece, è la proiezione nel cielo di un segno dell'inversione di una tendenza in atto ormai ininterrottamente da sedici anni a questa parte. Pensate che questo periodo, proprio sedici anni, sia casuale? Non vi suggerisce niente? Per questo ciò che vorrei da questo referendum è la prova tangibile di un cambiamento all'interno della coscienza collettiva del tessuto sociale del paese, una sbuffata e un colpo di reni, il distacco del culo dal divano vista TV, la rinuncia al pic-nic domenicale al centro commerciale. Mi piacerebbe avere la dimostrazione che i cittadini hanno (di nuovo) voglia di credere e interessarsi in qualcosa d'altro, oltre che ai polpacci di Ibrahimovic e all'accumulo dei punti sulle tessere sconto, anche magari in una cosa chiamata politica, perché interessarsi di politica significa dimostrare di avere a cuore la propria esistenza in una dimensione collettiva. Mi basterebbe riconoscere un sintomo che sentono di nuovo il bisogno di riconoscersi nello Stato e l'importanza degli strumenti che lo Stato concede loro per esserne coinvolti come parte attiva, che hanno (forse) compreso che l'indifferenza porta all'incuria e l'incuria conduce alla rovina. E dunque, comunque sia, per un futuro diverso o uguale, non importa, vogliono tornare a esercitare il loro diritto a essere davvero liberi. Perché libertà è partecipazione ed è nella partecipazione che la libertà diventa democrazia. Così, quello che stavolta conta davvero, per me, è (solo) che venga raggiunto il quorum, perché mi piace pensare che tutto questo, in ultima analisi, abbia qualcosa a che fare con una rinnovata modalità di intendere il proprio futuro, il proprio interesse, il proprio destino come qualcosa di legato a quello di tutti gli altri. Qualcuno ha l'ardire di pensare che c'entri perfino la speranza.

28 commenti:

  1. Abbiamo bisogno, quindi, di un risveglio...

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  2. Ottimo pezzo, come al solito.
    Però voglio essere ottimista oltre misura, e dico che non sono voglio un segnale forte, ma anche una vittoria forte.

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  3. Aceendo, sottoscrivo, invito ad una Ola da stadio, punzecchio come una bamolina voodoo queste coscienze sopite...si insomma un po' di sana consapevole speranza.
    Salutoni marziano :-)

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  4. Apprezzo come sempre ma non andrò a votare. Non andrò a votare proprio per alcune delle ragioni che hai esposto: non sopporto questa semplificazione della politica, questo o di qua o di là. In un prologo ad suo libro di racconti Borges dice: " se gli Stati Uniti si liberassero della superstizione della democrazia". Ecco, la democrazia è una forma di superstizione. Allora la domanda fonfamentale è: mi noteranno di più se andrò a votare o se non ci andrò? ;-)

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  5. Signor Ignorante (mi sarò gia presentato così? mah...)12 giugno 2011 alle ore 16:11

    Per la prima volta, visto il discorso plurimo ed articolato, preferisco iniziare a stendere alcune personali considerazioni prima di giungere al termine della lettura ed esprimermi sul suo nocciolo conclusivo. Il gestore privato ha il diritto di raggiungere come obbiettivo dei congrui introiti, se ciò venisse a mancare o se anche solo i bilanci annuali si assestasse su zero spaccato, ci troveremmo di fronte ad un cattiva gestione. Il gestore pubblico, ossia lo stato, dovrebbe avere come obbiettivo primario un bilancio conclusivo pari a zero, il guadagno resta un surplus accessorio. Per quanto questi restino pur sempre idee astratte, vorrei far comprendere che anche in un sistema non idealmente nitido esistono servizi che dovrebbero restare ad esclusivo panaggio dello stato, come l’acqua di prima necessità e “non solo”, proprio perché concettualmente dovrebbe essere garantita sia al costo minimo possibile, ma anche e soprattutto senza innescare meccanismi speculativi (e qui se ne comprende l’idealità comunque presente del mio pensiero, visto che lo stato d’oggi non è certo garanzia di assenza speculativa).
    Anche se, volendo essere un tantino pignoli, le privatizzazioni messe in atto da alcune municipalità per quanto ne so hanno spesso prodotto esiti disastrosi (fenomeno molto diffuso in lombardia se non erro), giungendo a triplicare o quadruplicare la bolletta annuale. Lo so, sembrerò un rincitrullito (ma in realtà lo sono), però inviterei a visionare anche una puntata di report (una delle poche realmente sottoposte alla visione di tecnici in fase di montaggio) su cui se né discusso in modo più rigoroso fino a spingermi a voler trovare anche riscontri documentandomi alla bella e meglio, e qualora sia gradito, potrei mettere anche il link (sempre ammesso che sto cazzo di Bramante, Leonardo, Michelangelo e chi non v’ammazza a tutti voi architetti filosofeggianti del cazzo, mi daranno un po’ di tempo). Questo non significa che il contrario sia sinonimo di costi contenuti e buona gestione, basta pensare al pozzo semi-artesiano (abusivo) della mia cascina di campagna al centro del paese, causa assenza fisica della condotta idrica, ma non cartacea.
    Ecco perché quella della gestione pubblica lo trovo un concetto per certi versi indipendente anche dall’incidenza della spesa concreta a carico del consumatore finale.
    Riguardo al nucleare, Il problema non è se questo avverrà o meno, probabilmente neanche col consenso del padreterno se ne verrà a capo sui capitolati d’appalto, sulle spartizioni, sui tempi biblici e quant’altro, resta comunque il problema che se l’Italia iniziasse a muoversi realmente in quel senso, senza mai giungere all’avvio di nessun reattore, sprecherebbe suon di quattrini a beneficio di risparmiose e magnanime imprese.
    Comprendo (ora ho finito di leggere) il nocciolo del discorso e azzarderei a rispondere alla domanda con una semplice parola: saturazione. Se ho indovinato, prima di ritirare il peluche di Batman, ti domando invece perché l’Italiano medio debbe arrivare così in fondo prima di svegliarsi?
    Chiedo scusa per lo sproloquio, ma dovevo distaccarmi un attimo dal lavoro e l’ho capito quando ho iniziato a litigare con Bramante su come dipingere la mia stanzetta.

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  6. Sono d'accordo con te, prima ancora del sì e del no, è più importante la partecipazione. Meno d'accordo sono con la posizione che la vittoria del sì per l'acqua o per il legittimo impedimento sarebbe di nessuna o poca utilità semplicemente perché c'è una via di fuga! Grazie per questo post, lo prendo come contributo al dibattito che intendo aprire sul mio blog.
    Quanto alla citazione di Borges di uno dei tuoi ospiti che si firma con il nome di uno dei giganti del '900 suggerisco di leggere molto attentamente un autore di enorme complessità, un altro gigante appunto. Il rischio di una lettura superficiale è quello rendere evidente un nanismo che altrimenti passerebbe inosservato!

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  7. Antonio sono d'accordo con te.
    Ah averti incontrato prima!

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  8. Antonio ho dato un'occhiata al tuo blog! Che bello, quante belle citazioni, tutte giuste, coerenti, anche Saramago, il Premio Nobel, che bello. Non l'ho vista, c'è anche la Pimpa? E Mafalda? Giuro che non scriverò mai più su questo blog ma pur concedendo che le mie letture siano superficiali, e come potrebbero non esserlo (mi sta scappando una citazione ma per pietà umana ve la risparmio), la citazione di Borges aveva il solo fine di aggiungere un punto di vista rivoluzionario al dibattito. Mestamente vi saluto. P.S. A me Saramago fa venire sonno.

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  9. Caro Marziano, questa volta non sono tanto d'accordo con te. Spesso è vero che i referendum riguardano quesiti troppo tecnici perché i cittadini privi di una preparazione specifica possano capirli (io per esempio!) e sarebbe meglio evitarli, spesso è vero che il legislatore trova poi il modo di aggirarli, ma questo strumento è uno dei pochi che abbiamo per intervenire sull'opera del legislatore stesso e per tirargli le orecchie, per fargli capire, se così fosse (cosa che spero), che il vento è girato. SUl non votare non sono d'accordo mai, che sta a casa non dovrebbe decidere per chi alza le chiappe e va a esprimersi sul futuro del suo Paese, questa è la mia opinione.
    @Ezra Pound: a me Saramago piace da morire, è l'unico essere umano che mi ha emozionato vedere dal vivo (almeno fino all'ultimo concerto di Roger Waters) e devo dire che mi ha tenuta sveglia abbastanza spesso.

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  10. @notizie dal futuro: un "ri-sveglio" implica l'essere già stati svegli prima... ;-)

    @MrJamesFord: grazie Mr. Diciamo che, in questo caso, date le circostanze, l'entità della vittoria importa forse più della vittoria stessa.

    @mark: grazie. La Ola però meglio farla alla fine...
    Un saluto a te.

    @Ezra: interessante la cosa di Borges. Però va approfondita. Se la democrazia è una superstizione, a che cosa serve? A illuderci di essere liberi? Credo che il non andare a votare per le ragioni che dici - pur essendo, beninteso, cosa del tutto legittima - sia una sorta di dichiarazione di autoesclusione dalla cosa pubblica. Quanto a l'essere notato, non è detto che sia questo l'importante.

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  11. @Sig. Ignorante: il suo discorso assai articolato non è privo di condivisibilità. Il problema della gestione e dell'erogazione di beni e servizi di natura primaria è senza dubbio complesso. L'acqua lo è. E l'elettricità? E il gas? Il fatto che questi ultimi due non siano parte del 75% del corpo degli esservi viventi, li rende meno "primari"? Ho il sospetto che l'acqua (al di là delle deprecabili speculazioni di cui parli, che non conosco nei dettagli, ma che non mi sorprendono) possieda anche un non trascurabile appeal emozionale (cosa che l'ha reso un "Bel" referendum) proprio per il motivo del fatto che l'acqua si beve. E come la mettiamo col fatto che gli italiani sono gli europei che più di tutti gli altri bevono acqua in bottiglia e dunque spendono per l'acqua in bottiglia parecchio? Vogliamo dire che bevono acqua in bottiglia perché l'acqua del rubinetto fa schifo per colpa dei cattivi servizi idrici? O per colpa della pubblicità? Concordo sullo spreco nucleare a prescindere.

    Infine non credo che arrivare così in fondo prima di svegliarsi sia una prerogativa dell'italiano medio. Penso che l'essere umano abbia bisogno di essere toccato molto nel vivo, affinché possa modificare le proprie opinioni, perché le proprie opinioni sono parte della propria natura e la propria natura non la cambi tanto facilmente. O non sei tanto disposto a farlo, ammettendo che magari prima stavi prendendo un granchio colossale.

    Comunque, il peluche di Batman è suo! ;-)

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  12. @Antonio: non è questione di inutilità, è che non ritengo che possano cambiare così radicalmente la vita dei cittadini come hanno fatto (o avrebbero potuto fare) altri referendum. Il più "potente" in questo senso è senza dubbio quello sul nucleare, poi il secondo sull'acqua (quello sulle tariffe), poi il primo sull'acqua (quello sulle privatizzazioni) e infine quello sul legittimo impedimento, che è palesemente un referendum ad personam.

    Quanto alle citazioni, a me a dire il vero la citazione di Borges è parsa interessante. Poi è chiaro che qui non c'è lo spazio per approfondire, ma cose come queste sono comunque spunti preziosi. Non capisco perché non ti è piaciuta o che cosa ci hai trovato di male?

    @Ezra: senza voler entrare nella polemica (ho già risposto ad Antonio a riguardo), non vedo perché - solo per questo - tu non voglia più scrivere qui. Spero vorrai ripensarci.

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  13. @knitting bear: oh, per fortuna non sei d'accordo! Non scrivo a caccia di conferme e di lusinghe. Nella fattispecie, penso proprio che stavolta per far capire al legislatore che il vento è cambiato, basti raggiungere il quorum. Pensa solo al fatto che - come accennavo nel post - nell'era del berlusconismo non si era mai raggiunto il quorum prima d'ora (non vorrei portare male, ma il 41,1% dopo il primo giorno è un dato piuttosto confortante). Sul votare ti quoto in toto. Su Saramago e le elezioni, consiglio il "Saggio sulla lucidità" (http://it.wikipedia.org/wiki/Saggio_sulla_lucidit%C3%A0)

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  14. l'uomo che volle chiamarsi Ezra Pound13 giugno 2011 alle ore 07:34

    Il motivo del mio nick è da ricercarsi nella frase che ho scritto un giorno su Google: " che cazzo è un compound" e che mi ha portato qui. Così, con una semplice assonanza mi è venuto in mente di firmarmi Pound, che è appunto un grande del '900 ma, in definitiva chi cazzo è sto Pound? È per molti, anche per me, solo un nome, l'ho letto anni fa ma non saprei spiccicare che qualche parola suo conto. L'idea era quindi quella di insistere sul tema dell'ignoranza e sulle parole e i nomi usati a vanvera. Ma che volete, ci sono tanti bei professorini che ragionano a prescindere e non trovano di meglio che affibbiare voti al primo che capita, quale io sono, uno che qui ci è capitato, senza alcuna pretesa se non quella di divertirmi e imparare

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  15. Marziano, riguardo alla citazione di Borges, mi ha infastidito la "semplificazione" di un autore di grande complessità, la frase citata è riferita in un colloquio di Borges con sè stesso cinquant'anni prima e assume quindi una aspetto dialettico, non solo assertivo. Il periodo in cui il racconto (L'altro in Il libro di sabbia, Adelphi) è stato scritto era quello della guerra fredda. Borges assunse posizioni politiche deprecabili - o quanto meno ebbe frequentazioni molto discutibili. Ho trovato in rete questo articolo che ne riassume la vicenda.
    Sicuramente sono stato veemente con Ezra e mi scuso con lui, ad ogni modo non escludo che nel mio blog possano esserci le citazioni di Mafalda e della Pimpa, quando ero piccolo adoravo Mafalda e adesso l'adoro ancora di più.

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  16. l'uomo che era cacciato volontariamente in un ginepraio partendo da un Compound13 giugno 2011 alle ore 12:04

    Chi voleva semplificare?! Ma basta qui, scuse accettate.

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  17. Dannato ometto verde, non farmi montare la testa, non avrei gli attributi per essere all’altezza di discorso articolato con voi signoria. Provo però a fare un po’ di mente locale, partendo dal fatto che appunto sui beni di prima necessità non dovrebbero esservi in alcun modo atti speculativi; non ha caso ho citato l’acqua e “non solo”. E quel non solo andava diritto e deciso verso l’elettricità, il gas, i trasporti primari ma anche cose che in apparenza potrebbero apparire non catalogabili come “beni primari”, ne è un esempio le grandi opere d’edilizia insediativa “sostenibile” (che spesso portano alla nascita o trasformazione di intere aree urbane, con enormi speculazioni private) ecc.. Sono tutti beni alla base del vivere civili e, se vogliamo indagare alcuni contesti Europei all’avanguardia (vedasi l’Olanda o la Germania), questi concetti, da noi utopici, sono in realtà ben assimilati. Ecco perché sono d’accordo con l’idea che il problema dell’acqua resti un concetto emozionale, visto che nei fatti si è dato vita alla speculazione selvaggia dal momento in cui, già nel ’94, si diede la possibilità di far costituire dagli enti comunali società per azioni (non lo sapevo manco io, porco puttena). Il principio espresso non deve ovviamente confondersi con le singole realtà locali, poiché si sa che tutto è legato al potere civico della popolazione e all’efficienza di chi vi opera (che lavori per lo stato o privatamente); anche se, volendoti rispondere sul tema dell’aumento di poco conto, ti posso fornire prove di comuni in cui, in presenza di gestioni private, le tariffe a volte sono addirittura quadruplicate. Ne tantomeno, quel che sia il giusto modo di inquadrare un discorso debba essere distorto dall’ipocrisia dell’italiano medio, mosso sì dall’emotività suscitata dal tema acqua, ma che in realtà oltre a comportarsi in modo non conseguenziale a questo buon senso (ma non dimentichiamoci neanche del diritto alla libera scelta fra bene primario di base o di lusso), non sa neanche che gli ampi margini di manovre speculative erano già concesse, senza scomodare direttamente la gestione privata. Però penso: almeno questo eh, che cavolo!?
    http://www.gruppo183.org/acqua/legislazione/legge%2036%20del%2094.pdf
    Chiedo scusa se non argomento e approfondisco, ma ho poco tempo. Quindi anche quello di sopra, resta comunque un ragionamento non corroborato da conoscenze legali precise.
    Sul granchio colossale, lo so, non ne faccio neanche io eccezione, siamo teste tarde e dure. Ora, con permesso, mi spupacchio tutto il peluche.

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  18. devo leggere prima di postare devo leggere prima di postare devo.....(x100)
    Riguardo al leggittimo impedimento, non mi sono espresso perchè Berlusconei ed i suoi criceti oramai m'ha rotto abbastanza.

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  19. Che dici vado con la OLAAAAA!!!!!
    Nel poco tempo che ho da dedicare alla virtualità sei stato ispiratore di un piccolo pensiero marziano....;-)

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  20. @l'uomo che volle chiamarsi Ezra Pound: molto divertente l'aneddoto che ti ha portato qui e a chiamarti in questo modo. :-)
    Poi nei blog in un certo senso vale tutto. Spesso si parla di cose di cui si sa poco o nulla. Io cerco di non farlo, ma non si può sapere tutto. E di sicuro c'è gente (ma non mi riferisco a nessuno in particolare, eh!) che parla di tutto senza sapere niente. I blog sono così. Ognuno trova quelli più interessanti per i motivi suoi. A me personalmente mi piacciono quelli che mi stimolano/provocano a riflettere in maniera inedita, cosa che nel mio piccolo cerco di fare anche io. E anche solo una citazione arguta, insolita o solo interessante può essere di stimolo per catalizzare la voglia di un approfondimento. Quindi, insomma, grazie.

    @Antonio: non capisco come una citazione possa essere una semplificazione. Una citazione è una citazione. Punto. E come dicevo sopra a *Pound "anche solo una citazione arguta, insolita o solo interessante può essere di stimolo per catalizzare la voglia di un approfondimento." E difatti, la tua risposta (e la tua segnalazione dell'articolo che - giacché è lungo - andrò a leggere con calma) è la prova di quello che dico, visto che la citazione di un lettore di questo blog ha catalizzato la necessità di approfondimento di un altro lettore di questo blog! ;-) Quindi grazie anche a te.

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  21. @quello che cambia nome in continuazione...: alla fine ogni cosa diventa realtà locale, ed è in quel contesto che i nodi vengono sempre al pettine. Il legislatore è sempre costretto a pensare per leggi generali che quindi difficilmente tengono conto delle diversità, ma che devono garantire la tutela del cittadino e di quello che gli è dovuto. So che sulle tariffe dell'acqua ci sono stati esempi di speculazione forte, ma informandomi sul referendum, avevo letto che si parlava di un 7% (difatti ho messo tra parentesi "una tantum?" proprio perché quello era un aspetto che non ero riuscito a sviscerare).

    Del resto è anche vero, come si evince dal link del video che hai messo, che il problema dell'acqua e della sua gestione è annoso, soprattutto in certe parti d'Italia. Ma allora cosa dobbiamo dire dei rifiuti in Campania? Il loro smaltimento non è forse un bisogno "primario"? Come uscirne allora? Invero sembra una lotta contro i mulini a vento. Di certo non sarà un referendum a indicare la strada, ma potrà dare il segnale di un risveglio. Dove porterà questo risveglio e se sarà duraturo, non si sa ancora. Ma fossi in voi non mi illuderei, anche se questo non dev'essere un alibi per l'inazione o il qualunquismo.

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  22. @mark: guarda, a dire il vero, io le energie della Ola le risparmierei... ;-)

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  23. setelodicoiofidati...ound14 giugno 2011 alle ore 15:00

    @il grande marziano
    Caro Mars (posso chiamarti così?) se qualcuno volesse prendersi il fastidio di fare una visura camerale della società che con circa 250 dipendenti si occupa del trasporto pubblico della provincia in cui vivo, scoprirebbe che a capo dell'azienda è stato posto, per nomina politica un postino. Egli, già vicepresidente dell'ente provincia è da sempre un militante senza macchia e senza paura del Partito Democratico. In altri termini: quali competenze ha un postino per dirigere una grande azienda operante nell'ambito del servizio pubblico? E ancora: se non cambia il metodo di selezione della classe dirigente non avremo alcun ricambio, indipendentemente dalle sigle che si avvicenderanno al governo. Io credo che questo i cittadini, al di là delle onvinzioni politiche personali, stiano cominciando a capirlo ma ciò non servirà a un cazzo.

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  24. Signor chi cacchio è questo che m'ha rubato l'idea!?15 giugno 2011 alle ore 20:55

    Certo che lo smaltimento e il problema emergenza è anch'esso un bene primario; ed il discorso li è altrettanto complesso. Io penso che ci voglia in primis un maggior senso civico collettivo (e, se le antenne da marziano funzionano, capirai che è un'aspetto che mi tocca molto da vicino) ed anche una maggiore criticità. Come per le realtà locali, così per leggi generali, sono convinto che anche il peggiore dei tiranni di fronte ad un popolo forte si preoccupi di non generare mal contenti. Viceversa, l'occasione potrebbe far ladro anche te.

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  25. Lo Zio redivivo e ri-connesso dice che hai centrato il punto: l'inversione di tendenza (o la rottura d'italica coglionanza)... Speriamo che essa, seppur tardiva, sia definitiva e vera. E che al volante dell'auto che fa l'inversione a U non ci si metta un cieco...
    Penso che per la nostra rinascita civile e culturale questa sia l'ultima, ultimissima chiamata!

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  26. @Setelodicoiofidati: mi fai sentire un po' una barretta al malto e cioccolato, ma va bene lo stesso! ;-) Magari il tizio era sprecato come postino... Scherzi a parte, le nomine per le cariche delle aziende che operano nell'ambito del servizio pubblico sono sempre una faccenda delicata e un tasto dolente, sempre a rischio di abuso di potere e conflitto di interessi. Ma se venissero privilegiate le capacità e i servizi al cittadino, sarei disposto persino a chiudere uno dei miei quattro occhi sul nepotismo e altre raccomandazioni assortite.
    Quanto al ricambio della classe dirigente, bè, essendo la classe dirigente a fare le regole, le ha fatte per stare lì il più possibile. E comunque forse qualcosa i cittadini cominciano a capirlo. Soprattutto perché questi stanno tirando la corda troppo troppo troppo.

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  27. @Signor chi cacchio è questo...: "senso civico collettivo", praticamente il Santo Graal della società italiana. Un modo di sentirsi parte della collettività, che se era già carente nella "cultura" dell'italiano medio, quel poco che c'era è stato fatto a pezzi dall'esempio di una classe dirigente che è passata da tangentopoli a P2, P3, P4, Bunga-Bunga ecc. ecc.

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  28. @Zio Scriba: eh, anch'io purtroppo in questo periodo latito. Sono cambiate alcune cose che non mi permettono di bloggare come prima, ma tengo duro come posso. Quanto al referendum, diciamo che un barlume c'è stato, l'avvisaglia di una crepa, ma non quanto mi aspettavo (v. post di oggi). Per questo non mi fa essere particolarmente ottimista. Quanto all'ultima chiamata, non so se possa essere l'ultima. Non credo. Non se neanche se è una vera chiamata. Diciamo che ho paura di sapere che cosa succederà, se tutto questo fermento cui stiamo assistendo in questo ultimo periodo si rivelerà una bolla di sapone.

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