Punti di vista da un altro pianeta

giovedì 18 marzo 2010

Le (nuove) parole del gatto


La Corte Costituzionale ha sentenziato che dare dell'"uomo" a qualcuno è un reato punibile alla stregua dell'ingiuria e quindi sanzionabile con una multa di 400 euro. Il provvedimento dev'essere visto nell'ottica di porre un freno alle denigrazioni nei confronti degli uomini. E fin qui. Ma come la mettiamo se per caso uno si sbaglia e dà dell'"uomo" a una "donna"? È un aggravante o un attenuante? La sanzione viene aumentata o diminuita? Paradossalmente, in questo modo al termine "uomo" viene attribuita per legge una valenza pericolosamente ambigua: ingiuria o definizione di stato sessuale, da interpretare a seconda dei toni, dei contesti, degli umori, delle convenienze, del tasso alcolico. E questo, a dispetto dell'aura di piccola conquista sociale che i media hanno conferito alla faccenda, è il triste contraltare linguistico del modo con cui vengono ancora considerati gli uomini in Italia e che dimostra che i diritti degli uomini hanno così difficoltà a essere riconosciuti nel nostro paese, perché la loro condizione è ben lungi dall'essere riconosciuta e rispettata innanzitutto culturalmente. Così la lotta di emancipazione sociale dell'uomo finirà per passare attraverso la sua emancipazione linguistica e quindi non potrà dirsi davvero conclusa finché "uomo" non sarà considerata, nell'uso comune, una parola semplice e normale, come gay, lesbo, trans, etero, albero e automobile. Una parola neutra, insomma. Fino ad allora, per par condicio sarà giusto che paghi la multa anche uno che si azzarda a dire: "Sei proprio un gay!"

9 commenti:

  1. E come la mettiamo s’io, non per caso né per sbaglio, do della …femminiella a un maschio?!?
    O______x

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  2. Penso che da ora in poi bisognerà usare il termine "diversamente eterosessuale", molto più politically correct.

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  3. @Yuria: è chiaro che corri i tuoi bravi rischi. ;-)

    @knitting bear: non male questa. Potrebbe essere una soluzione da proporre alla Carfagna.

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  4. a questo punto è più discriminatorio dire a mio cugino "a frocio!"
    oppure "a cugino!",
    e se lo chiamassi semplicemente "a cassazionista!"?

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  5. @Ratto: cassazionista? Cosa fa, l'avvocato?

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  6. Un po' come le quote rosa...si obbliga la gente ad usare un sistema "corretto", che poi non risolve però la vera disparità sociale, in tutti gli ambiti, uomo-donna, etero-omo, bianco-nero, etc.
    E' come mettere le pezze...

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  7. @Sleeper: il sistema tende a imporre regole di comportamento giudicate appropriate. Sta alla società, ovvero agli uomini, assimilarle ed eventualmente farle proprie. Da questo punto - per esempio - tra la sicurezza e il rispetto non c'è differenza. Ma un conto è abituarsi a mettere le cinture in auto o il casco in moto o accondiscendere a metterle per forza, un altro conto è abituarsi a "percepire" la parola "gay" come una parola qualsiasi, spogliata dunque della connotazione negativa che alcuni gli attribuiscono. Soprattutto - diciamolo pure - questo nel nostro paese non succederà finché la Chiesa non rivedrà le sue posizioni a riguardo. Ma mi fermo, altrimenti entriamo in un discorso troppo ampio! ;-)

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  8. ed oltre alla chiesa tutta una serie di persone "spaventate" oppure semplicemente "intolleranti" anche per motivi non religiosi.

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  9. @Sleeper: certo, ma ho l'impressione che la posizione della Chiesa sia fortemente trainante su aspetti come questi.

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