Perché tutti vorremmo essere felici, è naturale. Ma questo mondo preda (vittima?) del capitalismo, delle celebrità nullafacenti, della bellezza liofilizzata, della pancia piatta, dell'iPhone da 800€ a rate mensili, dello yogurt che ti spazzola via le arterie dal colesterolo, dei riflettori un tanto al chilo, che cosa ci ha insegnato a riguardo? Che la felicità è un diritto, qualcosa che nella migliore delle ipotesi ci è dovuto dalla costituzione dell'esistenza, e nella peggiore si compra, a prescindere dagli sforzi, dalle circostanze e dal portafoglio, in quella perpetua confusione in cui siamo immersi, sballottati in continuazione, alla deriva, tra l'Avere e l'Essere. Così Facebook ci viene in soccorso, come un filtro per le brutterie della vita, a mostrarci (almeno in questo mondo virtuale) felici e vincenti, con buona pace dei nostri "amici" che, spesso neanche conosciamo, ma che non possono far altro che vedere quanto bene ci vanno le cose e, in questo modo, ro-si-ca-re!
Perché la felicità accende la nostra invidia, come un peso sul piatto sbagliato della bilancia di una giustizia divina cui ci appelliamo perché prima o poi – cazzo! – dovrà toccare anche a noi. Perché tu, che sei felice su Facebook, non sperare che i tuoi "amici" siano davvero felici per te. Non contare sulla sincerità di faccine e cuoricini. Quelle non sono faccine e cuoricini veri. In realtà non si è (quasi) mai davvero felici per qualcuno, almeno se non si è felici noi stessi per primi, ma anche in questo caso permettetemi un po' di scetticismo. Quindi quando qualcuno dice di essere felice per te, diffida. Al massimo, se va bene, gli sei indifferente. Provare davvero gioia per la felicità di qualcun altro è una delle cose più difficili da provare al mondo e che possiamo riservare solo a poche, pochissime persone della nostra vita, solo a quelle che amiamo davvero, con tutto il nostro cuore, il nostro corpo e la nostra anima. Per il resto, dunque, l'unico modo di sopportare la felicità altrui, è essere felici anche noi. Almeno su Facebook.
Beh, a me capita di essere felice per altri O meglio, mi fa piacere, se sono amici stretti, che lo siano. Gli altri in effetti mi sono indifferenti, a volte mi irritano.
RispondiEliminaOltre che a una gara a chi più felice però, ho notato ultimamente è anche un luogo di sfogo, in cui gente frustrata raduna persone che lo sono altrettanto per lanciare merda tutti assieme. Mal comune mezzo gaudio insomma.
Il problema è che a volte confondiamo proprio l'"essere felice" con il "mi fa piacere" o "essere contento". Essere FELICE è una condizione speciale. Può far piacere per qualcuno, possiamo essere anche contenti. Ma essere FELICI per qualcuno è una cosa potente, quanto essere felici per noi stessi. Non è cosa di tutti i giorni, secondo me. Poi, sì, vabbè, hai ragione: il mal-comune-mezzo-gaudio è uno degli sport più praticati al mondo.
EliminaMi fiderei di più degli sconosciuti che dei conoscenti, se vogliamo escludere gli amici veri.
RispondiEliminaCristiana
Spesso i conoscenti sono di fatto degli sconosciuti.
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