Punti di vista da un altro pianeta

venerdì 23 marzo 2012

Un altro e-book marziano

Giacché se ne è parlato molto, qui, in questi due anni, di manipolazione e di indipendenza della mente, e siccome ritengo che quella dell'allenamento all'autonomia di pensiero sia una delle attività più impegnative e cruciali che siamo chiamati a svolgere nell'era della (iper)comunicazione, ho pensato di raccogliere in un e-book i post più significativi sull'argomento apparsi su questa pagina, per non perderli, tenerli in evidenza e renderli disponibili in maniera organica e strutturata.

Non si tratta di un trattato di sociologia moderna, psicologia evoluzionista o antropologia culturale, bensì - come al solito - di uno stimolo semplice e (spero) comprensibile per guardare il mondo che ci circonda e interagisce con noi con occhi attenti e distaccati, e non sottovalutare il pericolo dei tranelli che esso ci tende ogni volta che, per esempio, accendiamo la televisione o sfogliamo le pagine di un giornale. Tenere le antenne ben all'erta, insomma.

Perché, per dirla con le parole di David Foster Wallace,
«Imparare a pensare» di fatto significa imparare a esercitare un certo controllo su come e su cosa pensare. Significa avere quel minimo di consapevolezza che permette di scegliere a cosa prestare attenzione e di scegliere come attribuire un significato all’esperienza. Perché se non sapete o non volete esercitare questo tipo di scelta nella vita da adulti, siete fregati.
L'e-book, messo a disposizione in formato pdf, è scaricabile gratuitamente cliccando qui.

12 commenti:

  1. Ma bravo! ormai ti sei lanciato sul fronte pedagogico, eh?
    Grazie di questo lavoro!! :-)

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  2. oh, grazie!sembra interessante! ti dirò che ne penso.

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    1. Grazie a te, Ipazia. Mi farà molto piacere avere le tue opinioni in merito.

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  3. Downloaded, tks!
    Next step: leggerlo.
    :-)
    SPB

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  4. Da una discussione odierna con un amico sul tuo libretto ho tratto spunto per alcune riflessioni mie personali in merito a quanto hai scritto.
    Te le riporto qui di seguito (la prima è un commento che hai già letto ma lo riporto ugualmente per dare un senso più organico a quello che ho scritto).
    Ecco, in parti perché tutto come il solito non me lo prende!
    Per come la vedo io, manipolazione non è il termine più corretto. Io parlerei piuttosto di influenza. Per me –manipolare- sottintende una intenzionalità che invece nella semplice influenza non c’è; per questo mi pare che –influenza- assomigli più all’ordine effettivo di come stanno le cose. Perché se è innegabile che qualsiasi cosa, persona, pensiero, film, libro, azione o altro con cui veniamo in contatto ci tocca, ci modifica, ci segna, ci –influenza- in una parola, non è altrettanto vero che lo faccia intenzionalmente. Né con il preciso scopo di portarci da “qualche parte” come invece secondo me è implicito nella manipolazione. E questo, secondo me, fa la differenza. Quindi sì che tutto ci influenza, ma no che tutto ci manipola. A mio modo di vedere le cose ovviamente.
    L’idea poi che i memi si fissino per ripetizione è un’idea che un po’ mi disturba, anche se devo ancora rifletterci sopra per capire cosa effettivamente mi dia fastidio. È comunque certo che siamo costantemente sottoposti ad “influenze” (non necessariamente manipolatorie, come dicevo) di ogni tipo e che fin dalla nascita siamo subissati e costantemente esposti e “forzati” ad idee che come vestiti ci vengono semplicemente messi addosso senza alcuna esercitazione di senso critico da parte nostra. Per esempio se nasci in Italia ti viene messo addosso il vestito del cattolicesimo; se nasci in un paese islamico allora sarà l’odio per l’occidente; se nasci in Giappone sarà l’onore avant toute chose; e così via dicendo. Credo che non si possa prescindere da una base culturale di partenza, base che non è altro che quanto esiste al momento e nel luogo dove nasci. È imprescindibile. E un bambino non è in grado di obiettare, forse neppure gli passa per la testa, e se invece gli passa accetta comunque di buon grado quanto gli viene detto (per esempio, se chiede alla mamma dove si va quando si muore e lei gli risponde –in cielo- lui ci crede). E una volta adulto sarà un adulto basato sull’ammasso di informazioni che si sono depositate nella sua mente dalla sua nascita. Solo allora, da adulto, però, se sarà in grado, potrà esercitare, o sviluppare e allenare, quel senso critico che gli permetterà di distinguere fra ciò che effettivamente lui pensa e ciò che invece è una risposta automatica ad anni di consolidate idee altrui.

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    1. Il perché poi alcuni sviluppino tale senso critico ed altri no io non lo so, non ho una risposta. Magari questi essere “criticanti” sono semplicemente una strategia evolutiva, sono l’anello (di incastro o di rottura) che permette all’essere vivente di evolversi verso un qualcosa di diverso rispetto a quanto supinamente accettato fino a quel momento. Come una nuova azione che porta a nuovi risultati. Io quindi non lo so perché alcune persone non distinguono, non si domandano, non ci pensano neppure; forse è solo pigrizia mentale, o chiusura, o staticità, o paura. O forse semplicemente una maniera differente di essere (per esempio uno sa disegnare e un altro no, uno sa cantare e un altro no, uno ha senso critico e un altro non lo ha), forse è solo una delle varie caratteristiche distintive di ogni essere umano. Mia idea personale ovviamente.
      Però da qui a dire che siamo passivamente manipolabili, o meglio manipolati (ho capito giusto quello che intendi no?), mi pare un po’ eccessivo. Forse possiamo dire che siamo manipolabili nella misura in cui temiamo una possibile reazione dell’altro (qualsiasi altro, sia esso persona, gruppo, società); siamo manipolabili quindi per paura, per paura del dolore, dolore di essere rifiutati, respinti, accantonati, derisi, perseguitati, respinti. Io sono arrivata alla conclusione che tutto ciò che viene fatto è in realtà fatto per paura, per evitare il dolore. E quindi forse anche il fatto di dire -no, questa idea che tutti considerano assolutamente certa da secoli per il mio pensiero è sbagliata- fa semplicemente paura.
      E per finire, a proposito del distacco zen…. Ecco, forse la via del distacco ZEN nello specifico non serve; ma il “distacco” forse sì, dove per distacco si intenda l’uscire dai propri schemi, lo spostarsi da un proprio modo automatico di pensare, il provare a porsi da un’altra angolazione e soprattutto il domandarsi, il farsi sempre delle domande. Solo che per fare questo ci vuole consapevolezza, la consapevolezza che forse quello che si sta pensando non è veramente il proprio pensiero. Forse prima allora deve esserci consapevolezza, di sé stessi, e solo allora ci può essere il “distacco”, cioè l’allontanamento dal pensiero automatico. E solo a quel punto può servire l’esercizio di spirito critico e la forza e il coraggio di una propria scelta.
      E dopo tutte queste parole...credo che mi metterò a studiare biologia o neuroscienze! :-)
      SPB

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    2. Eccomi qua. Scusa per il ritardo nella risposta, ma sono giorni davvero complicati. Dunque, riguardo il dilemma "influenza" o "manipolazione", personalmente preferisco la seconda in quanto spesso veniamo "cambiati" dal prossimo che interagisce con noi in modo assai più sottile di come mi pare intenda tu. Voglio dire, nella stragrande maggioranza dei casi, coloro che ci "manipolano" (lasciami usare questo termine) non lo fanno con cattiveria o malizia, ovvero con la consapevolezza di volerlo fare, bensì semplicemente tentano di metterci in testa quello che è giusto secondo loro. E questo può segnarci per sempre. Penso per esempio a dei genitori che "convincono" un figlio a seguire un determinato corso di studi, piuttosto di un altro. Ma non dico che lo facciano consapevolmente, non è che lo legano a una sedia e gli fanno il lavaggio del cervello. Magari invece gli mettono in testa delle piccole idee nel corso degli anni, dei semi, dei giudizi, che alla fine non lo lasciano più completamente libero di scegliere e lui sceglierà di conseguenza. Insomma, il concetto di "manipolazione" secondo me è da considerare in modo molto più sottile di quanto tu mi sembra faccia.

      Che i memi si radichino per ripetizione è la regola base di qualsiasi insegnamento: repetita juvant. In questo senso le religioni sono bravissime a instillare i loro memi. In ogni caso è chiaro (e inevitabile) che ciascuno viene imbevuto della cultura in cui nasce e cresce. Lo ripeto più volte nel libretto: noi siamo i nostri memi, la somma delle nostre esperienze e delle nostre interazioni col mondo che ci circonda (ovvero della cultura in cui viviamo). Non ci sono dubbi su questo. Come dici tu, è da adulto che l'individuo deve cominciare a esercitare lo spirito critico, a porsi domande, se quello che l'ambiente nel corso degli anni lo ha portato a pensare e a considerare come giusto, sia giusto sul serio. Ma attenzione, anche in questo caso le cose sono molto più complesse di quello che sembrano, perché il senso critico non è sufficiente per "distinguere fra ciò che effettivamente lui pensa e ciò che invece è una risposta automatica ad anni di consolidate idee altrui." Questo perché la risposta automatica ad anni di consolidate idee altrui costituisce quello che lui effettivamente pensa. È molto difficile (nella stragrande maggioranza dei casi impossibile) distinguere tra i due. L'unica cosa che si può fare è mettere piano piano in discussione quello che si pensa e ricostruire le nostre opinioni da adulti.

      Quanto al motivo per cui alcuni sviluppino il senso critico e altri no, io sono fermamente convinto che si tratti di un connotato puramente culturale. Solo la cultura ti può allenare a pensare e a spingerti a confrontarti con ciò che è diverso da te. Non c'è niente di innato. È invece l'abitudine a far funzionare il cervello, tramite - soprattutto - la lettura. E qui, ovviamente, potremmo entrare nel merito del ruolo dell'educazione scolastica in tutto questo, o del fatto che un Paese che ha una Pubblica Istruzione disastrata produce cittadini mediocri, ma facilmente manipolabili. E questo credi che al potere importi poco?

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    3. Infine, non vedo perché non possiamo dire che siamo passivamente manipolabili. Perché dovrebbe essere "eccessivo"? Parli di paura. Ma non è forse che il concetto stesso di manipolazione che fa paura a te, per cui tenti di esorcizzarlo dicendo che ti sembra eccessivo? Pensa alla televisione, per esempio. Manipola ogni giorni milioni di persone inoculando modi di pensare e stili di vita, con i telegiornali, i talk-show, i reality, i varietà, la pubblicità e persino con la fiction. La politica la usa a piene mani per i suoi scopi. E lo fa sistematicamente con assoluto cinismo. E non dovremmo chiamarla manipolazione? Insomma, alla fine, come dicevo sopra, la manipolazione (ma se preferisci nessuno ti vieta di chiamarla "influenza") esiste e noi ne siamo vittime ogni giorno. Ma non è la paura, il cavallo di Troia principale. A mio avviso il cavallo di Troia principale è la pigrizia. Perché alla fine lo scopo di tutto questo è non essere abituati a prendere ciò che ci viene propinato come oro colato. Ma il punto è che, ovviamente, una opinione dobbiamo pur farcela su un determinato argomento. Quindi che si fa? I casi sono due: o ci rivolgiamo a una fonte d'opinione autorevole e aderiamo a essa fidandoci, oppure ricerchiamo, confrontiamo, sospendiamo il giudizio e approfondiamo, finché non ci formiamo una visione di insieme che è come una distillazione di tante idee al punto che può essere considerata autonoma. Ma è chiaro che la fatica sarà molto più grande rispetto a fidarsi di un'opinione autorevole. E la stragrande maggioranza delle persone non è disposta a farla questa fatica.

      Lo Zen serve ad allenarsi a guardarsi dal di fuori. Perché solo se riesce a guardarti dal di fuori ti accorgi delle stupidaggini che fai (o pensi).

      Sono riuscito a chiarirti qualcosa, o ho solo peggiorato la situazione?! ;-)
      Ciao!

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  5. Oh beh, chiaro era chiaro anche prima! Diciamo che siamo sulla stessa lunghezza d'onda ma su due filoni diversi.
    Ti lascio il link di due blog; su uno non scrivono più mentre l'altro è ancora attivo; magari trovi qualcosa che ti può "risuonare". Io ho trovato diversi punti in contatto fra di voi; ma magari è solo una mia impressione:
    http://tempovissuto.blogspot.it/
    http://gianfrancoravaglia.blogspot.it/
    Ciao Grande Marziano e...buona ricerca ;-)
    SPB

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    1. Grazie delle segnalazioni, SPB. Gli darò certamente un'occhiata.
      A presto! :-)

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