Già, perché non sono come quei marziani sempre lì a strigliare e lucidare, che appena scorgono una righetta in controluce, diventano blu, gli si gonfiano le antenne perché non sopportano di vedere la loro astronave meno che scintillante e vellutata come metallo liquido, a prescindere da quello che si deve sborsare per metterla a posto. Per loro l'astronave non è un mezzo di trasporto, è un fine di trasporto, che peraltro quando sei a bordo nemmeno puoi vederla, come è fuori. Però evidentemente costoro si sono convinti che, dal di fuori, gli altri si facciano qualche idea (sbagliata) su di loro a prescindere. Quindi non ci pensano due volte e al primo difettuccio optano sempre per una seduta dal carrozziere, come una sorta di chirurgia estetica per interposta lamiera.
Ebbene, questi proprio io non riesco a capirli. Non riesco a comprendere quale giovamento si possa trarre nel privarsi di palate di quattrini solo per rendere l'astronave lucida e scintillante fino al prossimo incidente di percorso che, potete scommetterci (e vincerete), presto o tardi comunque si verificherà. Insomma, dal momento che non si tratta di una questione di sicurezza ovvero di funzionalità, ma si rimane all'interno dei confini della pura estetica, non capisco proprio che soddisfazione si possa ricavare dal buttare via le proprie risorse in questo modo, se non quella di ritrovare così carrozzata non solo la lamiera, ma anche un fragile ego sempre in debito di una bella smaltata.
Insomma, se in una notte di autunno, di quelle magari con un velo di foschia che aleggia basso e pesante sui campi deserti e incolti, e le nuvole che giocano con uno spicchio di luna sottile come la falce del destino, vi capita di alzare gli occhi al cielo e di scorgere un'astronave tutta rigata e bozzoluta, ebbene sappiate che a bordo ci sono io.
E me la tiro, pure.
Anche la mia è rigata, anzi rigatona...
RispondiEliminaIn fondo pure questa è una forma di anticonformismo, e di resistenza alla chiamata alle armi del Pil, per cui tutto è buono per "dare lavoro e creare ricchezza", anche le manie feticiste per l'auto lucida, la casa intonacata come nuova e il salotto rinnovato ogni due anni (e magari rigorosamente incellophanato e col cartello Vietato Sedersi Sul Divano, neanche fossimo in un museo...)
Magari senza esagerare in senso opposto, ma sbattersene di qualche riga sulla macchina è come sbattersene di qualche ruga sulla faccia: si chiama saggezza. :D
Allora ti piacerebbe la mia Twingo del 93, sto aspettando che diventi d'epoca per farle qualche piccola riparazione, ma per ora è veramente a strisce!
RispondiElimina@Zio Scriba: ah, che bello: siamo fratelli di carrozzeria! ;-)
RispondiEliminaE hai centrato il punto. E' proprio una forma di anticonformismo e di resistenza allo spreco. Di fatto, questo post sulle prime sembra che non c'entri nulla con il precedente, ma non è così... Poi di certo ci vuole equilibrio anche in questo, come in ogni cosa. Ma l'equilibrio è la cosa in cui gli esseri umani (ma anche marziani) hanno più difficoltà a raggiungere e mantenere.
@knitting bear: che bella la Twingo! In effetti sono sicuro che mi ci troverei benissimo: evviva le astronavi d'epoca!
RispondiEliminaIo uso regolarmente i paraurti (altrimenti a cosa servono?) per allargare a spinta un po' lo spazio di parcheggio usando la regola del "non più di tre manovre", per cui ho una orgogliosa collezione di righe da asporto e da importo di vernice. Inoltre in quasi cinquant'anni di astronavi credo che i lavaggi volontari alla carrozzeria non siano stati più di dieci, e tutti per ragioni ultimativamente igieniche (altrimenti a cosa serve la pioggia in città?).
RispondiElimina@Tullix: e ogni riga il dolce ricordo di un parcheggio trovato. :-)
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