Riprendiamo il discorso precedente dal parallelo di Dawkins tra codice genetico e informazione. Ebbene, esistono tre caratteristiche fondamentali che accomunano geni e memi: longevità , fecondità e fedeltà di copiatura. La prima indica che un meme, come un gene, deve durare per lungo tempo. Nel nostro patrimonio genetico sono presenti sequenze di basi che sono lì da milioni di anni, mentre ci sono memi saldamente radicati nella nostra mente fin dalla preistoria come - per esempio - l’idea della divinità . Altri memi possono invece essere più recenti. La breve sequenza di note di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo è un motivo musicale che è certamente nella vostra testa e probabilmente resterà memorizzata anche in CD, DVD, file mp3 e spartiti musicali ancora per molte decine di anni, se non centinaia, e tramite questi supporti verrà trasmessa ad altre menti ancora per molto tempo. Ma ancor più della longevità , per i memi è importante il concetto di fecondità , ovvero la misura con cui un meme è in grado di replicarsi. Restando in tema musicale, la fecondità di una canzone potrebbe essere misurata in termini di vendita di CD, la fecondità di un’idea scientifica potrebbe essere valutata in base al numero delle sue citazioni in successivi articoli scientifici, e la fecondità di un blog dal numero delle sue visite o dei commenti che riesce ad attrarre per ogni suo post. Da questo punto di vista Yesterday e la Teoria della Relatività Generale contengono memi molto fecondi, come pure i blog che - in un modo o nell'altro, a proposito o meno - parlano di sesso.
.Cosa conta
Tuttavia la vera bontà di un meme, come quella di un gene, si evidenzia dalla migliore combinazione tra longevità e fecondità . Esistono idee o canzonette che si diffondono in maniera assai rapida, ma che vengono dimenticate molto presto, e altre che invece sono destinate a durare a lungo pur diffondendosi magari più lentamente. Solo in questo secondo caso si potrà parlare di memi davvero buoni. Per quanto riguarda invece la terza caratteristica, la fedeltà di copiatura, è abbastanza intuitivo che sovente i memi non possiedano un’alta fedeltà di copiatura. I memi che ho scritto in questo articolo sono già alterati rispetto a quelli di cui ho letto e mi sono documentato e, in questo stesso momento in cui state leggendo questo post, nel vostro cervello si stanno diffondendo memi che probabilmente sono già diversi rispetto agli originali. Se poi parlerete di questo argomento con qualche vostro conoscente, a vostra volta replicherete i miei memi in maniera leggermente alterata e così via. Accade un po’ come nel gioco del telefono senza fili, in cui il primo giocatore esprime una frase o un concetto che, con un passaparola, viene trasmesso a un altro giocatore e poi a un altro ancora in una catena di “n” giocatori al termine della quale il concetto torna al giocatore di partenza il quale, a questo punto, avrà seri problemi a riconoscere il concetto di partenza.
.Sintesi
La fedeltà di copiatura può dunque essere un modo di pensare all’evoluzione dei memi analogamente a quando avviene un errore nella trasmissione del patrimonio genetico. Se l’errore che avviene nella trasmissione del nuovo codice genetico conduce alla costruzione di un individuo con maggiori possibilità di replicare e diffondere il suo DNA, ovvero anche quel gene, il nuovo gene si diffonderà , altrimenti scomparirà nell’arco di poche generazioni. Stessa cosa succederà per il meme evoluto. Così, secondo i moderni modelli suggeriti dalla genetica e dall’evoluzione, e dalla memetica e dalla psicologia evoluzionista, è perfettamente legittimo considerare geni e memi come entità che hanno un loro scopo, ancorché inconsapevole: sopravvivere e replicarsi. In quest’ottica ogni essere umano è il risultato finale di una sintesi tra geni incorporati nel nucleo delle sue cellule e memi acquisiti dall’esterno durante tutta la sua esistenza. Ma se da un lato, come abbiamo visto, un gene sopravvive se è buono, ovvero se corrisponde a caratteristiche vantaggiose per il corpo che lo ospita e in questo modo si trasmette alle generazioni future, su che cosa fa leva il meme?
Ne parliamo al prossimo giro.
/continua
noi siamo qui per parlarne perché i nostri antenati preistorici non era fedeli più di 5-10 anni alla stessa persona... solo pragmatismo di soppravvivenza?
RispondiElimina@diz: la fedeltà non è naturale, è culturale.
RispondiEliminaMolto interessante. Le modalità di diffusione dei memi mi affascinano parecchio, e sono curiosissimo di leggere il prossimo post.
RispondiEliminaSe non l'hai letto, ti consiglio "Gli ultimi giorni" di Masterson, in cui si parla del meme della divinità .
Hard-boiled e blasfemia: cosa chiedere di più?
@abo: grazie dell'apprezzamento e della segnalazione. Non lo conoscevo. Gli darò un'occhiata. A domani per la continuazione.
RispondiEliminaBe', questo blog è così fecondo che mi sono seduto volentieri sul banco di scuola di domenica mattina! Aspetto la lezione successiva (ed essendo io la personificazione dell'ironia, ci tengo a precisare che invece questa cosa te la dico con sincera umiltà ...)
RispondiEliminaBuona domenica (anche se su Marte non sarete così scemi da dare nomi ai giorni, per giustificare il fatto che sia concesso trascorrerne in santa pace - e non sempre, non tutti! - soltanto uno su sette: quando ci libereremo dalle schiavitù del meme-calendario??)
Altro post interessante. Benché affascinante quello del meme è un concetto per me quasi sconosciuto. Il post però si è fatto leggere tranquillamente.
RispondiEliminaI miei saluti, Odin.
@Zio Scriba: quella di essere un blog *fecondo* è un complimento che mi mancava: praticamente un blog da seguire senza... precauzioni! ;) Grazie, Zio. In realtà , ammetto che questi sono forse post un filo didascalici, ma vogliono solo essere stimoli e spunti di riflessione il più possibile inediti. Non ho certo la presunzione di insegnare niente a nessuno.
RispondiEliminaLa faccenda dell'un giorno di riposo su sette è - ahivoi - addirittura di derivazione biblica. Dio non è un sindacalista.
@odin: per fortuna il post si è lasciato leggere e non ti ha morso nelle caviglie. Speriamo di continuare così.
Saluti marziani a te.
La foto è fantastica. Il contenuto molto interessante. Ora so perchè Memo Remigi si chiama così. Sto scherzando. Il post mi è piaciuto davvero.
RispondiEliminaLorenzo: grazie. La foto non è un autoscatto! ;)
RispondiEliminaSì, sì, sapevo della derivazione biblica. Quasi tutto lo è. Questi antichi beduini ci tengono ancora per le palle con le loro fanfaluche. E i coglioni del Corrierino della Perpetua, ex Corriere della Sera, sbattono a nove colonne sulle pagine SPORTIVE quel povero pedatore ignorante di Cavani che si vanta di leggere quella roba tutti i giorni. E che altro potrebbe leggere? Mah, beato te che stai su Marte... :D
RispondiElimina@Zio: Marte è soprattutto uno stato mentale.
RispondiEliminaDirei che la leva del meme sta nella facilità di memorizzazione e nella sua capacità di replicarsi per identificazione. Per esempio: "Non ho l'età " della Cinquetti ce la ricordiamo tutti per l'alta capacità di replicarsi.
RispondiEliminaPerò, ecco, anche il tema della quinta di Beethoven è ricorrente, per quanto la morte che bussa sia poco immediata (e spinga poco all'identificazione).
In definitiva... uhm... non saprei.
Aspetterò la prossima puntata.