Provate per esempio a guardare un'intervista qualsiasi, che sia un talk-show, un telegiornale o una trasmissione sportiva, e sentirete dalla bocca dell'intervistato di turno o, comunque di colui che replica o commenta, cadere una pioggia torrenziale di «assolutamente», con la straordinaria variante «assolutamente sì!». Insomma, la fiera dell'avverbio come sottoscrittore di verità incontrovertibili. Di qualsiasi argomento si parli, serio o frivolo, che sia il fondoschiena ritoccato di Belèn o la legge sulle intercettazioni, è sempre e comunque assolutamente ... [scrivete qui l'aggettivo che preferite].
Eppure chi ha un po' di dimestichezza con la parola scritta, sa che l'avverbio è quanto di più deleterio esista nell'economia della descrizione di un'azione. Va usato con la massima parsimonia. È facile che la sua sola presenza, per non parlare del suo abuso, denoti debolezza (incertezza o insicurezza) nella comunicazione del concetto della frase e il più delle volte risulta non solo superfluo, ma addirittura controproducente. Perché allora questa grande diversità nel parlato mediatico?
Perché la televisione, e con essa chi vi parla, non può permettersi di dire qualcosa di meno della verità. Perché la televisione, lei, è perfetta e sovrumana e non deve mostrare di avere insicurezze nei concetti che esprime, come le modelle non possono permettersi di mettere in mostra qualcosa di meno di cosce vellutate come pesche appena colte. Perché i dubbi la screditano e le sue incertezze diventano le incertezze dei suoi sponsor. E bisogna fare qualsiasi cosa affinché il dubbio, che pur sempre c'è perché è nella natura delle cose del mondo, non emerga mai. Perché l'uomo ha bisogno di verità e certezze e se c'è qualcuno o qualcosa che gliene può dare a piene mani, e così confortarlo e rassicurarlo, perché non approfittarne?
Del resto il dubbio costa fatica. Il dubbio costringe a pensare. E la televisione, materna e protettiva, non vuole che voi vi diate la pena di sudare e finiate per farvi venire il cervello a buccia d'arancia. Così lasciate che la vostra estetista della mente vi faccia il suo bel trattamento quotidiano a base di "assolutamente". E vedrete quest'estate come vi sentirete a vostro agio in costume da bagno!
Come diceva quel signore? "Sia il vostro parlare SI' SI', NO NO..."
RispondiEliminaMostrami uno che dice "Assolutamente sì" e ti mostrerò uno che è assolutamente un pirla...
Il lato comico è che ci sono ad esempio commentatori sportivi (tipo Casiraghi, Di Gennaro, Vialli, Rossi, Bergomi, e tralasciamo quelli rai che manco parlano italiano) che campano (e campano da nababbi) con un bagaglio di quattro parole, e almeno due di quelle sono gli avverbi "assolutamente" e "sicuramente" (la terza è il participio-aggettivo "importante", la quarta, bontà loro, varia...)
Dico io, ma se il bagaglio è di 4 parole, almeno sceglietele più corte, che così ci stanno in una valigia più piccola e potete dichiararlo come bagaglio a mano... :-))
quoto tutto, l'articolo e il commento dello Zio.
RispondiEliminaciao
Assolutamente d'accordo.
RispondiEliminaIO odio le estetiste. Faccio tutto da sola! Che soddisfazione… :)))
RispondiEliminaXD il cervello a buccia d'arancia si combatte con dosi da cavallo di programmi misti, un cocktail micidiale per un effetto elettroencefalogramma piatto!
RispondiEliminaPensa a me che devo trascrivere i comunicati stampa del mio capo che dice "maggiormente" al posto di "più" e compagnia bella.
ma parliamo del "piuttosto che"...
RispondiEliminaQuoto anche io lo Zio!
RispondiEliminaun saluto
Piuttosto bello anzichenò... Assolutamente d'accordo anche io! E quasi quasi quoto lo zio... Ha troppe perle di saggezza che quando si commenta dopo di lui difficilmente si riesce ad esprimere qualcosa in modo assolutamente più incisivo.
RispondiElimina.
RispondiEliminaordunque, le lingue sono anche il mio pane quotidiano e quando arrivai in italia ho imparato la lingua con una bambina di 4 anni (alla quale badavo) e i suoi cartoni preferiti, tipo "kiss me licia". Il prossimo step era andare a fare la spesa da sola. poi il corso di italiano con una professoressa vecchio stile di 74 anni, pettinata perfettamente alla jackie o. con le unghie verniciate di un rosso sangue da brivido e mi chiamava "cara" e aveva la "r" alla francese. ho studiato con lei per 3 mesi e ricordo che ad ogni "esclamazione repetitiva con uso avverbiale inutile e volgare" lei alzava un sopraciglio e mi diceva "cara, sei una ragazza cosi intelligente, fa che le tue parole ne siano gli ambasciatori."
RispondiEliminada allora faccio cosi. assolutamente.
:) love, mod
A me viene in mente la Ventura che dice sempre 'insomma' e 'praticamente'. PRATICAMENTE è l'avverbio dei ciòvani, fateci caso.
RispondiEliminaScusate tutti, ma oggi sono stato occupato con degli affari che dovevo sbrigare sull'altro lato del pianeta...
RispondiElimina@Zio: vero, la proprietà e la ricchezza del linguaggio televisivo sono spesso imbarazzanti, ma quelle mi possono giusto fare pena. Quello che invece non mi piace e mi inquieta è il fatto che la tv tenda a mettere in condizione chi la fa, di sentirsi in dovere di spacciare Verità e di piegare il linguaggio (anche povero) - minzolinamente o meno - per questo fine. E temo che questo non c'entri con la proprietà di linguaggio, per lo meno non del tutto, bensì con le caratteristiche intrinseche del medium.
@Robydick & Sleeper: Grazie! :-)
@petrolio: pensa che su Marte le estetiste nemmeno esistono... Ci staresti benissimo qui.
@knitting bear: io veramente sono per il cervello a buccia d'arancia. Tendo a diffidare dei cervelli troppo vellutati.
@petrolio: in effetti Escher ha *sempre* attinenza con il contenuto. ;-)
@ciku: "piuttosto che" al confronto è un peccatuccio veniale.
@Ernest: grazie. Un saluto a te.
@il rospo dalla bocca larga: eh, lo Zio, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo!
@Grace: ma :-)
@Mod: Mica male la prof, ce ne fossero... Del resto il linguaggio è ciò che ci rende liberi, se lo usiamo attivamente. E schiavi, se lo subiamo passivamente. Come diceva Samuel Johnson "Il linguaggio è l'abito del pensiero".
@Inneres Auge: lo slang giovanile ne ha sempre avute di locuzioni... il linguaggio è uno dei modi tipici dei giovani per sottolineare la loro voglia di rottura con il passato.
@Tutti: Ho notato che nei vostri commenti vi siete per lo più soffermati sul dato linguistico, ovvero sull'avverbio come difetto nella proprietà di espressione, o altri esempi di questo genere, che pur ci sono, ma il bersaglio del post (che evidentemente non sono riuscito in pieno a centrare), è che il fenomeno nasconde in realtà un meccanismo a mio avviso assai più subdolo, come ho in parte sottolineato nella mia risposta a Zio.
io sarei un'orfana snaturata ? (vivo senza tv)
RispondiElimina@dizaon: no, tu sei libera.
RispondiEliminahai notato che adesso va per la maggiore un intercalare per me assolutamente fastidioso?
RispondiEliminaè il "dai" con il quale un po' tutti infarciscono la frase,
un po' come dire:
"è vero, cazzo, che ho ragione? sei d'accordo con me, no? partecipiamo insieme a questa mia cosa!"
il bello è che te lo dicono,
come fossimo amici di birra da trenta anni,
perfetti sconosciuti che ti raccontano i cazzi loro con assoluta confidenza.
@il Ratto: potrebbe essere un effetto collaterale del "tutto-intorno-a-te". Per fortuna qui su Marte quelli così li mettiamo a spazzare il fondo dei crateri, così gli passa subito.
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