Riferita alle cose spesso la si ritrova in pubblicità, ma non di rado viene utilizzata riferita anche alle persone, quelle che sono, o sono state, di esempio in vari campi, quelle che in qualche modo hanno tracciato una via, illuminato una strada, fatto pensare a qualcuno di voler essere come loro, seguire le loro orme. E forse davvero non c'è una migliore applicazione della parole inspiring: persone in grado di far sognare altre persone, individui capaci di cambiare la vita di altri individui, influenze positive esercitate non di proposito, ma spesso involontariamente, se non addirittura indirettamente, attraverso esistenze ritenute universalmente straordinarie. Il loro esempio, i loro traguardi, il loro valore, le loro capacità di attraversare traguardi impensati, la loro forza di cambiare in qualche misura il mondo. Se ci si pensa bene, questo non è molto distante, in senso lato, dalla definizione di "eroi".
Ci riflettevo qualche giorno fa, a corollario della scomparsa di Leonard Nimoy. Si trattava di un (semplice) attore, ancorché famosissimo, non di un Premio Nobel per la Pace. Eppure, grazie anche all'identificazione con il suo personaggio, Nimoy è stata una persona inspiring e grazie al lavoro di una vita continuerà a esserlo con la sua eredità telecinematografica. E con lui altri. Spesso le inspiring people hanno questo potere, almeno finché il fermento della memoria collettiva lo concede. Il punto è che non mi sono venute in mente persone "ispiranti". Italiane, voglio dire. Così, il fatto che la lingua italiana non sia avvezza all'uso dell'equivalente di inspiring mi è parso derivare dalla tradizionale mancanza italiana di persone inspiring. L'alternativa è che esista, in Italia, una tradizionale incapacità nazionale (culturale?) di attribuire a persone un ruolo inspiring.
Se poi una lingua è capace di dire qualcosa sulla nazione che la usa, le parole, i loro significati e la loro (non) esistenza, possono rivelare qualcosa sul popolo che (non) le usa. Quel che è peggio, infatti, è che il concetto di inspiring non mi pare proprio utilizzato in generale, nemmeno nell'ambito più cinico della pubblicità, come se questa attività intellettuale non fosse contemplata dal bagaglio culturale o sociale della nazione. Come se per l'Italia (ovvero per gli italiani) il ruolo dell'Esempio fosse del tutto irrilevante e i Modelli, quelli capaci di infondere virtù, visioni, traguardi, orizzonti, gli ispiratori delle generazioni a venire, non hanno alcuna ragione d'essere. Il problema è che tutto questo ha anche (molto) a che vedere con l'idea che un popolo ha del proprio futuro, ovvero del fatto che non sappia nemmeno contemplarla la possibilità di immaginarlo, un futuro.
Come partire da una singola parola e trarre una visione dell'Italia drammaticamente (e anche un po' tragicamente) credibile.
In passato ci sono stati personaggi "ispiranti" in Italia, il problema casomai è che non ce ne sono di nuovi. I miei? Pertini, la Fallaci, Borsellino...sarebbe interessante stilare una lista
RispondiEliminaIn Italia ci sono stati e ci sono certamente personaggi positivi, anche molto positivi, portatori di valori, eroi se vogliamo almeno in taluni casi (Falcone e Borsellino senza dubbio lo sono), eppure la sensazione mia è che non siano personaggi davvero "inspiring" nel senso anglofono del termine. E' difficile spiegarlo senza avere la percezione del significato che gli inglesi danno a questo termine. E' come se in Italia ci fosse una sorta di ritrosia culturale e sociale a esaltare i modelli positivi fino a farli diventare degli "idoli" sociali. Stilare una lista sarebbe molto interessante, in effetti, ma forse sarebbe ancora più interessante farne un sondaggio.
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