Punti di vista da un altro pianeta

mercoledì 1 febbraio 2012

Emanuele Filiberto, ovvero del lavoro come trasgressione

Se, in accordo al paradigma "dimmi cosa guardi e ti dirĂ² chi sei", le trasmissioni TV possono dirci qualcosa sul tipo di pubblico di cui possono catalizzare l'attenzione, ovvero i suoi gusti, il modo col quale si diverte, la sua stessa psiche, che cosa ci dice la nuova trasmissione di Emanuele Filiberto partita ieri sera su Cielo? Se non avete visto che cosa si è messo a fare il principino, ve lo spiego subito. La trasmissione si intitola "Il principiante", con geniale (?) gioco di parole col termine "principe". Sottotitolo: "Il lavoro nobilita", con secondo geniale (?) gioco di parole con il termine "nobiltĂ ". Nel programma, nato pare da un'idea dello stesso Emanuele Filiberto (e tutto sommato ci possiamo anche credere), di volta in volta il principino viene mandato (ufficialmente in seguito a sondaggi effettuati tra i telespettatori) a svolgere per qualche giorno i lavori piĂ¹ diversi (muratore, pizzaiolo, spurgatore di fogne, contadino, toelettatore di cani ecc.). Difatti il programma viene presentato con questa frase:
"AAA Principe volenteroso, versatile e di bella presenza, disposto a rimboccarsi le maniche, cerca un lavoro per provare la vita vera.
Vuoi offrigli un'opportunitĂ ?"
D'accordo, è facile comprendere che, dal punto di vista puramente giornalistico, questa trasmissione è la messa in pratica della piĂ¹ classica tra le regole di che cosa fa notizia. In altre parole il principino che si mette a lavorare è l'equivalente dell'uomo che morde il cane. Bene. Ma è anche vero che il giornalismo dovrebbe partire da fatti reali (ancorchĂ© raccontandoli poi a modo suo), ovvero l'uomo dovrebbe aver morso il cane in circostanze autentiche, non al puro scopo di farci sopra la notizia. Al contrario qui - ovviamente - il contesto lavorativo viene costruito ad arte intorno al principino solo per qualche giorno, giusto per il gusto di vedere l'effetto che fa un ossimoro vivente in azione, con tutto quello che questo comporta. In altre parole ci troviamo di fronte a un programma nato per costruire delle situazioni che vengono vissute dai telespettatori come surreali (e per questo divertenti) solo e soltanto grazie allo status iniziale connaturato del protagonista, in una sorta di My Fair Lady al contrario in salsa reality.

Ora, il fatto che un network possa prendere in considerazione di produrre un programma di questo genere, ovvero che pensi di guadagnarci - perchĂ© è questo ciĂ² che normalmente fanno i network - ovvero ancora che ci sia un bel numero di telespettatori che possa accettare (o avere voglia) di vedere una siffatta trasmissione, dĂ  la misura di come la stessa platea di telespettatori venga considerata dai produttori e dagli ideatori del programma, ovvero di come questi ultimi pensano che una larga fetta di telespettatori si porranno (essi sperano) nei confronti del programma stesso. Il punto cruciale da cui partire è l'immedesimazione. Durante la fruizione di un programma televisivo, infatti, lo spettatore non pensa mai di trovarsi di fronte a una fiction anche quando è palesemente una fiction (e con fiction intendo un qualsivoglia programma che sia dichiaratamente costruito e non girato in presa diretta da una realtĂ  spontanea - anche se l'inevitabile arbitrarietĂ  del montaggio fictionizza anche una realtĂ  spontanea). Lasciato a briglia sciolta, il cervello dell'uomo, insomma, tende sempre a pensare che ciĂ² che vede sullo schermo corrisponde al vero in senso lato, ovvero che è qualcosa che ha le stesse caratteristiche della realtĂ , ovvero che ha i medesimi contorni della veritĂ  e dunque è indisintiguibile da essa. E questa sorta di avallo inconsapevole avviene ancora piĂ¹ facilmente quando si tratta di qualcosa che viene fatta per assomigliare alla realtĂ .

Nella fattispecie, non c'è bisogno di dire che in realtĂ  al principino non gliene frega un emerito cazzo di provare la vita vera, visto che lui ha giĂ  la vita reale. Anche se non li vedete, intorno a sĂ© il principino ha cameraman, addetti luci, tecnici del suono, segretarie di redazione, produttori ecc. PerchĂ© tutto ciĂ² che al principino televisivo importa, è di mostrarsi in situazioni che destino curiositĂ  e meraviglia negli spettatori. Tutto il resto è, anche in questo caso, fiction e gli spettatori stessi ne sono parte attiva. PerchĂ© non è certo quella un'esperienza di "vita vera", essendo in tutto e per tutto costruita, assolutamente limitata nel tempo, e retribuita in tutt'altro modo rispetto al lavoro che di volta in volta mette in scena (come se il principino ne avesse bisogno!). Per tutti questi motivi, la cosa peggiore di questa trasmissione è il suo essere un autentico insulto ai lavoratori, quelli veri, coloro che si nobilitano alzandosi alle 5, alle 6, alle 7, tutti i giorni della loro vita, fino a una pensione che ha sempre piĂ¹ la silhouette di un biglietto della lotteria.

Eppure i produttori, che conoscono (o sperano di conoscere) il pubblico medio, sono convinti che quegli stessi lavoratori che si nobilitano tutti i giorni alle 5, alle 6 o alle 7 saranno disposti a divertirsi seguendo le gesta di questo tizio che li prende per il culo, nella certezza che la gratificazione del divertimento sur-reale vincerĂ  rispetto all'indignazione che dovrebbero suscitare in loro le tristi gesta fintolavorative di un rampollo viziato incapace anche di guidare (per sua stessa ammissione il principino ha detto di non avere la patente, in quanto ha sempre avuto l'autista), per il quale il concetto di lavoro diventa - di fatto - il sinonimo dell'irritante esibizionismo di una trasgressione. Ma puĂ² anche darsi che il suo programma faccia parte di un disegno piĂ¹ ampio. Se la crisi andrĂ  avanti di questo passo, infatti, ben presto il lavoro sarĂ  una trasgressione per tutti.

29 commenti:

  1. scusa, ho finito le parolacce, vado a fare rifornimento.

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  2. Sì, sto male anche io. Trovo criminale quello cui siamo ormai quotidiamente sottoposti da politica e media, e d'una violenza inaudita.

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    1. I media (TV in primis) trincerano la loro violenza dietro il solito ritornello dell’autodeterminazione dello spettatore: Non ti piace? Non guardarlo. Temo che il problema non sia quello che molta gente guarda, pur sapendo che si tratta di idiozie, bensì la loro incapacitĂ  di sostituire quelle idiozie con qualcos’altro (di meno idiota).

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  3. eheh, rischi di avergli dato un'idea, alla sottofeccia televisoide: se ti prendono alla lettera, presto avremo reality con uomini che morsicano cani...
    certo che hai un bello stomaco: io certe cose non riuscirei piĂ¹ a guardarle neppure per scriverci sopra un racconto grottesco... :-))

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    1. Ma chi l’ha detto che l’ho visto?! ;-)
      C’è pieno di gente che scrive recensioni di libri senza leggerli… ;)

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  4. la cosa paradossale è che in molti casi vale ancora l'idea del lavoro per interposta persona, qui siamo all'evoluzione del virtuale, il principe come avatar...fino a che lo stomaco, quello che si è evoluto in diversi milioni di anni, non comincia a bussare poi la gente si mangerà anche il principino

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    1. Temo che quando (e non "se") lo stomaco comincerà a bussare, il principino sarà già scappato in Svizzera o in qualche isola lontana. Tanto è abituato a scappare.

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  5. Non ho visto il programma, ma in genere la TV non la seguo, quindi condivido pienamente il tutto. Ho un interrogativo, secondo te il post e la piattaforma che lo diffonde non tende a dialogare con chi ha giĂ  una cognizione diversa in merito? Il discussione ed approfondimento a cosa portano? Abbiamo appurato come spesso dice lo Zio che siamo una massa di lobotomizzati media dipendenti, quindi (permettimi l'ardire) noi marziani come possiamo raggiungere le frequenze di trasmissione per diffondere questi o altri messaggi del genere? Troppe domande? Bannami sono diventato un cacacazzi ;-)

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    1. Diffondere idee in controtendenza è la cosa piĂ¹ difficile da fare, perchĂ© nella quasi totalitĂ  dei casi si attirano sempre (e dunque ci si rivolge a) i propri simili, almeno in termini di aree di pensiero. Insomma, è difficile che su questo pianeta atterrino persone che la pensano in maniera diametralmente opposta. Costoro, se mai capiteranno qui, daranno un’occhiata e fuggiranno a gambe levate. Hai mai notato qualcuno che contesti apertamente quello che dico? No. E io non cerco mica conferme. Il punto è che le persone vogliono innanzitutto un conforto alle proprie idee, non qualcuno che gliele critichi e - magari - gliele faccia cambiare. Per questo si rivolgono a coloro che sanno giĂ  dal principio che faranno questo. Sono convinto che per far cambiare idea alla gente, gli devi presentare idee a piccole dosi, in maniera non esplicita. In altre parole, vuoi diffondere - per esempio - idee di sinistra? Non dire che sono idee di sinistra. Trasmetti solo le idee. Quando saranno radicate, la gente sarĂ  diventata di sinistra senza accorgersene. Qualcosa del genere, insomma. ;-)

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    2. Come Obama insomma, un comunistaccio postmoderno.

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    3. L'aggettivo "postmoderno" è capace di eliminare il significato a qualsiasi cosa.

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  6. E' sulla RAI o su Mediaset? Vabbè che ormai si equivalgono, ciononostante spero che la TV nazionale non sia caduta ancora piĂ¹ in basso. Lo pagano anche il principastro o lo fa solo per non cadere nel dimenticatoio, in quanto erede al trono italiano? Non si sa mai...
    Cristiana

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    1. NĂ© RAI, nĂ© Mediaset. E’ su Cielo, la controparte in digitale terrestre in chiaro di Sky. E comunque non vedo il motivo per cui debbano non pagarlo, il principino.

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  7. Senti, ma sei sicuro di non vedere chissĂ  che intenzione/offesa dietro un banale reality show con un'idea tutto sommato simpatica? Mi sbaglierĂ², ma mi sembra un discreto pitch per un discreto programma tv di taglio moderno (infatti non mi stupisce che sia su Cielo, che in quanto Sky è il piĂ¹ all'avanguardia, se mi passi la valutazione tecnica e non qualitativa). "Un personaggio conosciuto messo in un contesto lontano da quello abituale, con gli inevitabili inconvenienti comici".

    A questo punto qualsiasi reality show in cui dei Visibili IncaPaci (in breve, vip) tentano un qualsiasi lavoro puĂ² apparire come un'offesa a chi lavora. E allora un film sul mondo del lavoro, anche significativo, come credo che sia "L'industriale" di Montaldo, non va guardato perchĂ© Favino e il regista "Mica sono mai stati veri titolari di una fabbrica". Mi sono spiegato?

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    1. Il punto di vista "tecnico" che esprimi sul programma, lo capisco e, altrettanto "tecnicamente" lo condivido. Non condivido invece quello che dici dopo. Al di lĂ  dell'idiozia insita in qualsiasi reality, qui il "lavoro" non è un accidente del programma, un suo effetto collaterale come puĂ² capitare in altri programmi, qui il "Lavoro" è il nucleo del reality, ciĂ² che conferisce al programma la sua istituzionale ragione d'essere. E sotto questo aspetto non puĂ² essere paragonato a qualsivoglia programma con vip che fanno - sì - le peggio cose, ma che non si propongono di dimostrare alcunchĂ© rispetto al nobilitante gesto del Lavoro.

      Non capisco poi cosa c'entri il paragone che fai con un film come "L'industriale". Mi sembra del tutto inapplicabile. Un film è una narrazione audiovisiva di una storia di finzione, che puĂ² avere dei risvolti piĂ¹ o meno significativi con la realtĂ . Favino e Montaldo non sono lì per fare una cosa che non hanno mai fatto e non faranno mai piĂ¹, rispetto a un resto del mondo che invece lo deve fare. Quando realizzano il film uno fa l'attore, l'altro il regista, uno interpreta personaggi, l'altro realizza film. E questi sono nĂ© piĂ¹ nĂ© meno che i loro veri lavori. Cosa importa quello che interpretano o la storia che girano?

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    2. Il punto per quanto mi riguarda è: a monte di programmi come questo non c'è nessun sottotesto sociale. La mia impressione è che si scriva e si produca ignorando anche quelli che potrebbero essere i sottotesti involontari. E in questo, forse hai ragione tu, perché chi non si schiera di solito è perché accetta lo status quo.

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    3. Nel caso in questione, il sottotesto sociale non mi pare nemmeno così debole o lontano a vedersi. Anzi è messo lì, in bella mostra, poco dietro il primo piano. Il problema è che chi ha ideato il programma è convinto che la curiosità suscitata dalla trasgressione principesca (con annesse imbranataggini ecc.) la farà da padrona su qualunque sottotesto o implicazione sociale, e questo probabilmente -ahimé - è vero.

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  8. Sai qual'è la vera cosa triste? Che questo/questi programmi siano guardati. Lo trovo triste e pericoloso. Triste perchè mi sembrano un insulto all'intelligenza di qualsiasi persona. Pericoloso perchè se uno pensa un'idiozia....va beh, è uno su mille. Ma se uno la pensa e mille gli vanno dietro...allora puĂ² diventare una catastrofe.
    La storia insegna. Pochi ricordano. Ancora meno imparano.
    superbianchi

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    1. Bisognerebbe chiedersi perché lo guardano. Chiedersi perché non pensano che ci possa essere qualcosa di meglio da fare. Chiedersi perché sono giunti a quel punto.
      E poi rispondersi. Lì troverai la tristezza.

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    2. Eh giĂ , perchè. Perchè le persone fanno ciĂ² che fanno....
      Credo che perchè sia la domanda che mi faccio piĂ¹ spesso.
      Non trovo sempre la risposta.
      SPB

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  9. Se veramente le trasmissioni vengono progettate a seguito dei sondaggi effettuati tra i telespettatori,allora la cosa si fa divertente. Lo spurgamerda lo ha giĂ  fatto ? Allora si potrebbe votare per "spargitore di fertilizzante naturale" oppure "separatore manuale di interiora di animali". Ehi Marziano, ma lo sai che la cosa mi diverte ? Ecco,per esempio mi piacerebbe vedere nella prossima puntata il principino nei panni del "nettatore specializzato di deiezioni equine".
    Ma è bellissimo !!! Come si fa a votare ?

    Un abbraccio.

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    1. Copio e incollo dal sito di Cielo:
      "A metterlo alla prova potresti essere proprio tu! Hai infatti la possibilitĂ  di proporre alla redazione del programma i lavori piĂ¹ disparati da far fare al principe scrivendo a ilprincipiante@cielotv.it. E, se c’è chi ancora sogna di vedere il Principe alla prese con la danza o il canto, c’è chi non si farebbe scrupoli a mandarlo in miniera!" ;-)

      In ogni caso qualunque lavoro tu gli potrai far fare, ancorché svolto nell'ambito della registrazione di un programma TV (quindi fictionizzato, quindi non certo come lavorare), lui comunque se ne tirerà sempre fuori dopo due giorni. Alla faccia tua e di chi va davvero quel lavoro lì.

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  10. la tivĂ¹ è un elettrodomestico: un forno crematorio dei neuroni, che ci serve in tavola piatti tanto stupidi e insipidi quanto intelligente è questo post, che perĂ² è sprecato.
    Piuttosto che guardare sto programma, mi guardo biancaneve, dove il principe fa il prncipe e non il paraculo!

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    1. Molto bella l'immagine del forno crematorio di neuroni. Se perĂ² si considera "sprecato" un post come questo, tanto vale lasciar perdere, chiudere (tutti) i blog e far dell'altro, no? ;-)
      PS PerĂ² non è che il principe di Biancaneve sia tutta 'sta simpatia...

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  11. Qualche anno fa qui negli US e' passato un reality show, chiamato "The simple life" che mi ricorda quello di cui parli: in questo Paris Hilton e l'amica Nicole Richie dovevano cercare di vivere senza blackberry e carte di credito con una famiglia nell'Arkansas piu' rurale, e imparare a lavorare (che per chi non ha mai alzato un mignolo in vita sua e' un concetto astruso come la teoria delle stringhe), fare i mestieri... Ovviamente guardare due troiette ricche e viziate venire licenziate da ogni lavoro che prendono offre intrinsecamente un piacere godereccio che poche trasmissioni offrono. In ogni caso, dopo un paio di seasons, la gente ha smesso di guardarle, perche' l'idea di essere "cosi' figa che non tento nemmeno di imparare a mungere una mucca" e che "senza il cellulare e l'accesso costante al conto di papa' non sopravviverei lontano dalle Hamptons piu' di 5 minuti" puo' tenere vivo l'interesse anche del pubblico piu' ignorante non per molto.

    da quello che dici tu pero' il principotto non ha intenzione di prendere per i fondelli i vari lavori, ma di compierli seriamente... Secondo me e' un'altro tentativo marketing di rendere la sua immagine piu' accessibile... per chi ci crede. Mandatelo ad Haiti ad aiutare a costruire un ospedale, o alla Baggina a pulire il popo' dei residenti per 6 mesi, mica 2 giorni. Poi forse sarebbe piu' credibile come snob-riformato.

    Io personalmente sono stufa, come tanti, di tutti i reality show, e qui ce ne sono tanti, che sono piu' falsi dei denti di George Washington. Bel post!!

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    1. Scusa, Moky, il tuo commento mi era sfuggito. Non sono propenso a credere che il buon Emanuele abbia con questo programma cercato di perseguire lo scopo di rendere la sua immagine piĂ¹ accessibile. La sua immagine era giĂ  stata sdoganata (per quanto possibile, naturalmente) a suo tempo da "Quelli che il calcio". Tendo piĂ¹ a credere nella volontĂ  di cercare di fare un prodotto televisivo di successo sfruttando la sua "popolaritĂ " (che pur ha) e il suo "status". Ma se da una parte l'aspetto autoironico è l'unico elemento accattivante che posso concedergli, dall'altra la mancanza di "credibilitĂ " rende la trasmissione irritante, per non dire offensiva.

      Quanto a Paris Hilton è il prototipo della nullità, dunque perfetta per un reality.

      Grazie dell'apprezzamento! :-)

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