Punti di vista da un altro pianeta

domenica 2 gennaio 2011

Cartoline da un pianeta immaginato (3 di 3)

Il pianeta truffatore
Poi fu la volta dell'arrivo delle sonde automatiche, e le cose furono destinate a cambiare ancora, sebbene stavolta più velocemente. Nel luglio 1965 la Mariner 4 mandò le prime 21 immagini ravvicinate di Marte, distruggendo così il mito di un pianeta vivifico e lussureggiante, e dipingendolo invece come un mondo arido e morto, qualcosa di molto simile alla Luna. Addio canali, addio mari, addio distese di vegetali. Lassù ci sono solo sabbia e crateri e le ombre scure che si vedevano dalla Terra non erano altro che terreni strutturalmente diversi, in grado di riflettere diversamente la luce del Sole. Fine di tutti i miti. Amen. E invece no. Marte aveva ancora delle sorprese in serbo per la vostra inesauribile immaginazione. Nel 1976 la missione Viking stabiliva una pietra miliare nell'esplorazione dello spazio, riuscendo a far atterrare con successo su Marte un modulo in grado, per la prima volta, di prendere immagini a colori dal suolo e di compiere tre test biologici per cercare tracce di vita. Il cielo rosa fece fare un salto sulla seggiola agli scienziati e non solo. Quello che più d'ogni altra cosa fece trattenere il fiato fu che uno dei test in questione, la prova di cosiddetta Respirometria o Risposta Marcata (Labeled Release) ideata dal prof. Gilbert Levin, diede ripetutamente risultati positivi. In pratica si trattava di somministrare a un campione del suolo di Marte delle apposite sostanze nutrienti (amminoacidi), contaminate con una lievissima dose di C14, isotopo radioattivo del carbonio. Se una forma di vita fosse stata presente nel campione di suolo marziano, essa avrebbe metabolizzato le sostanze nutrienti, rilasciando dei composti di scarto (soprattutto anidride carbonica), che sarebbero stati anch'essi marcati con lo stesso isotopo radioattivo del carbonio. E l'anidride carbonica "marcata" fu effettivamente prodotta, e in quantità decisamente notevoli. Alla NASA ci furono rumori di bottiglie stappate e brindisi, la sera del 30 luglio 1976. Ma, nelle settimane successive, gli altri due esperimenti non confermarono mai i dati del primo test, anzi contribuirono a ridimensionarne il risultato apparentemente clamoroso. Che cos'era successo di preciso? Furono messe al vaglio molte ipotesi, e alla fine la NASA scelse una spiegazione che coinvolgeva meccanismi puramente geochimici, ovvero del tutto avulsi da un contesto biologico. Tuttavia c'è ancora chi (il Prof. Levin, per esempio) è convinto che si sia trattata invece di una prova decisiva della presenza di vita su Marte (ma non ce n'è bisogno, visto che la prova decisiva sono io!). Da allora, però, nonostante il gran numero di sonde, altri esperimenti di questo tipo non sono stati mai più tentati. Nel frattempo, però, l'immaginazione era ancora protagonista, perché nello stesso periodo il Viking Orbiter, il modulo rimasto in orbita, mandava dalla zona di Cydonia un'immagine da far svenire. Sembrava un volto e non ci volle molto perché fosse battezzato la "Sfinge" di Marte. Naturalmente all'epoca non si poté verificare, prendere un'immagine della stessa zona da un'altra angolazione, con un'altra prospettiva o una differente illuminazione, e così immaginario e mitologia ripartirono alla grande. Chi aveva scolpito quella "faccia"? E perché? Si erano estinti? Quando? Impossibile ignorare il ricordo delle Cronache Marziane di Ray Bradbury. Facile altresì, a questo punto, che immaginario e mitologia si spingessero oltre, e infatti nelle immagini della stessa zona furono viste anche piramidi e piccoli villaggi abbandonati. Articoli, libri e congetture fiorirono, e l'ipotesi extraterrestre non fu abbandonata del tutto nemmeno quando nel 1998 la Mars Global Surveyor andò a riprendere la stessa zona con una risoluzione decisamente maggiore, per dimostrare senza ombra di dubbio che il "volto" non era altro che un semplice effetto ottico del punto di vista, della luce e della bassa risoluzione. L'equivalente geologico degli elefanti in cielo fatti di nuvole.

Il pianeta mattacchione
Ma l'uomo evidentemente ha bisogno di mitologie e di immaginazione e nel 1994 Marte fece di nuovo egregiamente la sua parte. Successe quando gli scienziati videro i risultati di alcune scansioni al microscopio elettronico dell'interno di ALH84001, meteorite marziano rinvenuto in Antartide dieci anni prima. In alcune immagini, infatti, sembrava proprio di vedere dei batteri fossilizzati. L'immagine fece il giro del mondo e si gridò alla scoperta del secolo. Anche l'allora Presidente Clinton ne parlò in un discorso. Ma, sebbene ci fossero altre evidenze chimiche precise che potessero portare alla conclusione che effettivamente c'era stato qualcosa di vivo dentro quella roccia, come si faceva a essere sicuri che si trattassero proprio di batteri marziani fossili e non di uno scherzo del microscopio, della sezione, o di qualche altro accidente? Qualcuno ha mai visto un batterio marziano e saprebbe riconoscerne il relativo fossile? Alla fine la maggioranza della comunità scientifica si ritrovò a giudicare la prova del meteorite molto suggestiva, ma per lo meno non definitiva. Anche oggi, dunque, il mito non smette di essere alimentato. E anche quando dei rover comandati dalla Terra scorrazzano in lungo in largo per mesi sulla superficie marziana, c'è la possibilità per Marte di mettere ogni tanto la sua zampata da buontempone. A Spirit e Opportunity, i due sofisticati trabiccoli della NASA che ormai da più di sei anni studiano ostinatamente la superficie di Marte (Spirit in realtà è ormai KO dal marzo scorso), è successo almeno due volte di incappare in sfrontati specchietti per le allodole con cui Marte (o noi marziani?) si diverte a lastricare la strada della conoscenza umana. La prima volta è accaduto quando a un certo punto, nel suo girovagare sulla Meridiani Planum, a Opportunity capitò di inquadrare delle zone del suolo di Marte ricoperte da piccole sferette che gli americani non tardarono a battezzare blueberries, ovvero "mirtilli". Sembrava di vedere una di quelle spiagge tropicali disseminate da mucchietti di palline di sabbia, residuo del pasto di un esercito di piccoli granchi affamati. Naturalmente non si trattava di resti di un'attività biologica, bensì di particolari formazioni geologiche di ematite (ossidi di ferro), che anche sulla Terra si formano in presenza di acqua. Ma questo bastò a suggestionare l'immaginazione. La seconda volta, poi, fu ancora più clamorosa, perché qualche mese dopo il suo arrivo, Opportunity inquadrò e mandò sulla Terra l'immagine di un... coniglio!

L'uomo credulone
Sullo sfondo scuro e rugginoso della sabbia, sembrava davvero un bel piccolo coniglietto bianco con tanto di orecchie. E ci mancava anche che spuntasse Alice, saltellando e tirando fuori la lingua davanti all'obiettivo del rover. Ebbene, per qualche giorno l'enigma ha tenuto banco presso gli scienziati i quali cercavano di capire di che cosa si trattasse. Scattarono ripetute foto dell'"animale" per vedere se si muoveva o se cambiava posizione e, alla fine, giunsero alla conclusione che si doveva trattare di un frammento dell'air-bag che aveva protetto lo stesso rover durante la fase di atterraggio. Ma non ci sarebbe da sorprendersi se, da qualche parte, ci fosse qualcuno, particolarmente sensibile all'immaginazione, che ha ancora il dubbio che si trattasse di un coniglio autentico. Del resto è di Marte che si tratta, mica di un pianeta qualunque. Il pianeta principe di tutte le mitologie, l'unico capace di andare a solleticare il bisogno di emozioni dell'uomo, facendogli credere che la realtà delle cose è sempre più complicata, misteriosa ed esotica di quanto non sia. Ma è anche il pianeta che, anche nel suo lato ormai più scientifico e pragmatico, riesce sempre a trovare la strada per insinuare il frammento del dubbio, il barlume della suggestione, l'eco dello scherzo, il contorno di una nuova mitologia. Perché le mitologie nascono di notte. Le mitologie nascono dal mistero. E finché voi ve ne starete laggiù, distanti, irraggiungibili, intoccabili, noi marziani quassù non la smetteremo di prendervi per i fondelli, sapendo che è proprio questo, in fondo, quello che volete da noi.

/fine

5 commenti:

  1. bell'articolo, marziano, davvero un bel pezzo!


    ma giusto fra di noi... di che colore sono le tue orecchie? e i tuoi capelli? :-)

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  2. Se venisse confermata l'esistenza di batteri con genoma costituito anche da arsenico, avremmo la prova del fatto che tali o simili forme di vita possono essersi evolute anche negli altri pianeti del sistema solare (o meglio, in quelli simili alla terra): Marte escluso naturalmente, visto che già sappiamo di te. Il coniglio nel tuo pianeta forse non finirebbe in una padella!

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  3. La faccia è di Modigliani o i ragazzi (ormai ex) livornesi sono riusciti a spedirla lassù, a immagine e somiglianza.
    Il coniglio 'potrebbe' anche essere un gatto; sulla Terra sono dappertutto, non vedo perché dovrebbero mancare su Marte.
    Quando dalle sabbie emergerà lo scheletro di una nave fenicia sapremo con certezza che lì erano già arrivati, millenni prima di noi.
    (Scusa, ma tu, a tempo perso, cosa fai, oltre a guardare i fattacci nostri?).

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  4. Grandissimo come sempre. Ma una domanda sorge spontanea: dove azzo ti nascondi? Che ci avessi azzeccato con quel mio raccontino adolescenziale, in cui ipotizzavo che, contrariamente a noi SUPERFICIALI terrestri, i marziani vivono DENTRO Marte? :D

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  5. @Itsas: grazie dell'apprezzamento! :-) Il colore delle mie orecchie è come quello di tutto quanto il resto. Circa i capelli... quali capelli?! ;)

    @Inneres Auge: la faccenda di quei batteri "estremofili" si sta complicando (http://www.repubblica.it/scienze/2010/12/13/news/arsenico_nasa-10147818/). Che la vita si possa esprimere nell'universo in modi alternativi a come la conoscete voi, ha degli indici di probabilità tali da renderla una certezza. I conigli su Marte non finiscono mai in padella a prescindere! ;)

    @gattonero: dalle nostre sabbie emergono già troppi relitti di vostre sonde lasciate lì ad arrugginire al vento carbonico. E comunque non erano i fenici. Erano i vichinghi, da cui - ovviamente - le Viking. Circa il mio tempo perso, pensi che me ne resti dell'altro, con tutti i fattacci che andate facendo in giro?! ;)

    @Zio Scriba: grazie Zio, sei troppo buono. Ma se ti dicessi dove mi nascondo, che razza di nascondiglio sarebbe?! Il tuo raccontino mi pare di averlo letto. L'hai pubblicato sul blog non molto tempo fa, vero? In effetti, con l'ingenuità intuitiva tipica degli adolescenti, non ci sei andato tanto distante...

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