Sono (sempre) estati di misteri da svelare, quelle, estati di cadaveri da ritrovare, dove si impara a dare del tu al dolore e a scherzare con i vermi della morte, dove pur nella nebbia della paura si cerca il coraggio di mandare in porto un primo bacio d'amore, dove ci si stupisce di scoprire che, nella realtà , il bene e il male non corrispondono mai agli assoluti di Tex Willer e Mefisto. Stagioni dove scopriamo cose su noi stessi e su chi ci sta vicino, che non avremmo mai immaginato e che - forse - non avremmo mai voluto. Penso per esempio al celebre Stand by me di Stephen King, come pure a Io non ho paura di Niccolò Ammaniti. Ma anche Quattro soli a motore di Nicola Pezzoli (Neo Edizioni) rientra alla perfezione dentro questa categoria.
In questo caso l'estate è quella del '78. L'Argentina ha appena rubato il titolo mondiale all'Olanda e lo sfondo è l'immaginario paese (Cuviago) di una Lombardia rurale che vede all'orizzonte l'approssimarsi di una industrializzazione pronta a stravolgerlo per sempre. Per Corradino, undicenne al confine tra elementari e medie, è l'estate cruciale, quella che contribuirà più d'ogni altra a farlo diventare quello che è oggi. Perché la maturazione nasce sempre dal confronto con la paura, dalla difficoltà del suo superamento e dalla consapevolezza di avercela fatta, nonostante tutto.
Così Corradino vive la sua estate assediato dalle solite vessazioni (familiari, scolastiche e sociali) che cerca di esorcizzare affidandosi a un taccuino che, come una bambolina voo-doo, sembra possedere poteri magici, parole come spilli, o addirittura come proiettili, nell'illusione (reale?) che la scrittura possa far girare il mondo a suo favore, in bilico tra religiosità e blasfemia, e dall'altro nell'attraente investigazione sul ruolo del vecchio Kestenholz che sta nella casa dell'orrore al di là del campo di granturco e che si dice abbia ucciso (e forse pure mangiato!) i suoi tre figli.
La quarta di copertina definisce Quattro soli a motore "l'archetipo del romanzo di formazione a tinte noir", ma i registri con cui Nicola Pezzoli colora il suo libro sono assai più numerosi, perché Pezzoli usa con la personalità stilistica che lo contraddistingue (e chi segue il suo blog sa bene di cosa parlo) tutti i registri letterari disponibili: il noir, l'horror, la fantascienza, il surreale, la satira, il comico e il tragico, al fine di comporre un personalissimo affresco vivido e sferzante, ma anche tenero e delicato, di una gioventù perduta che potrebbe essere quella dell'autore o di tutti voi, la gioventù del riso e del pianto, dei sogni e dell'immaginazione, dell'amicizia e dell'amore, della paura e del sesso, del tradimento e della scoperta, il tutto sorretto da una scrittura che conferma il talento e la solidità di un autore che in Quattro soli a motore ha davvero messo tutto se stesso, che merita tutta l'attenzione possibile e che - potete scommetterci - farà ancora (molto) parlare di sé.
Quattro soli a motore, di Nicola Pezzoli (Neo Edizioni)
[Le immagini sono momenti della bellissima presentazione genovese di venerdì scorso presso la Libreria BooksIn di Vico del Fieno 40R, dove - se siete di Genova - potete trovare il libro a botta sicura].
Quattro estratti:
"Un carro decrepito, col pianale smangiucchiato dai tarli, sostava sul retro della fattoria, a ridosso del noce e dei meli, subito prima del prato che dolcemente inclinava a diventar montagnetta. Poco più in là della porta posteriore della stalla e prima del noce e dei meli c'era una specie di piscina rialzata però piena di merda. Era una vasca in muratura che gli Stevanato riempivano di stronzini di pollame (detti sghitti, anzi: "i sghiti") e boasse di mucca impastate con fili di paglia, che poi stando lì diventavano letame e ci si concimavano i campi. Tutto questo non dava colore alla scena, in compenso gli conferiva odore. La signora Beatrice decantava le magnificenze della sua piscina: "Tuta bèa merda! No come quei che vende el letame, che xe tuto pieno de smergasse! Vardi che merda! Tuta bèa merda!"
"Da tanto che rideva la Cristina le uscivano le lacrime dagli occhi. Erano belle quelle lacrime, mi piacevano, m'ingolosivano, avrei voluto berle, e avrei voluto fossimo più grandi e già sposati per abbracciarla e metterglielo dentro lì per strada e fare un altro figlio dei magari quindici moribondi di fame che avevamo già ."
"La religione non è l'oppio dei popoli" aveva sentenziato una delle prime volte, come seguendo il filo di un ragionamento tutto suo. "Magari, lo fosse! La religione è l'odio, fra i popoli. Poiché non c'è un solo Dio che non sia stato creato cacciabombardiere, criminale genocida, portafortuna dei carnefici nella mattanza".
"Ma non era solo la quantità , non era solo la sorpresa per aver trovato la Biblioteca di Babele al posto di un salotto. C'era qualcos'altro, Quancosa di sconcertante. Di strano e spaventoso. Una diabolica follia presiedeva alla composizione di quegli scaffali! Non lo capii subito, per via della semioscurità che lasciava solo intuire le forme e i colori. Mi avviccinai alla parete alla mia destra, e infine vidi. Vidi cos'avevo davanti, e trattenni a stento un grido di terrore. Di fronte a me c'era qualcosa di mostruoso. La mia curiosità mi ci aveva fatto cozzare contro, e adesso mi guardavo attorno smartrito, senza saper più cosa fare, che cosa pensare... Tutti uguali! Quelle migliaia di libri avevano tutti lo stesso colore. Le stesse dimensioni."
Se mai ti capiterà leggi Saltatempo di Stefano Benni. A proposito di maturazioni, diventare grandi e la storia che incalza. Io l'ho trovato bellissimo e toccante e, secondo me, è il suo libro più riuscito.
RispondiEliminaChissà , magari mi capiterà di leggere anche quello del tuo amico!
Ciao Marziano
Superbianchi
Grazie della segnalazione. Qualcosa di Benni ho letto, ma non questo. Lo metto in lista.
EliminaA presto!
Pare interessante, potrei farci un pensierino.
RispondiEliminaCondivido ciò che sostieni riguardo ai libri che raccontano storie di grandi cambiamenti estivi. Ho la stessa passione. Tra essi segnalo, sempre di Ammaniti, "Ti prendo e ti porto via" (che deve molto a King).
Faccelo, il pensierino. Nel caso, poi mi saprai dire. "Ti prendo e ti porto via" l'ho anche letto, e m'è anche piaciuto, ma - ohibò - non ricordavo fosse un romanzo estivo. Forse non m'è piaciuto abbastanza? ;-)
EliminaIo una presentazione più bella di questa qua non l'avevo mica mai vista. Libro bello, persone belle, trofie buone... Grazie!!!!! :-D
RispondiEliminaVanì
Io una presentazione più bella di questa qua non l'avevo mica mai fatta.
EliminaGrazie a te, Vanì.
(PS Se vuoi copiare/incollare la suddetta recensione per gli scopi di cui m'avevi parlato, fallo pure eh)
Eh, magari, ma nun se po'...Fossi un piccolo blog sgangherato, tanto quanto, ma sei Il Grande Marziano... Google si arrabbia se si duplicano i contenuti sul web. :-)
EliminaVaniglia
Perché nun se po fa'? Copi e incolli il testo e ci fai quello che vuoi (lo pubblichi su un sito, una newsletter o dove ti pare), purché citi l'autore ed eventualmente la fonte. Del resto è tutto pubblicato con Licenza Creative Commons. Non vedo perché (né come) Google dovrebbe arrabbiarsi. Il testo è mio, mica di Google.
EliminaBella la presentazione, bello il libro, belli voi. Può bastare? ;) (Grazie)
RispondiEliminaSì, decisamente direi che può bastare. ;-)
EliminaGrazie di essere venuta, Patè!
Bella presentazione. Libro letto tutto d'un fiato. Merita.
RispondiEliminaGrazie davvero, chiunque tu sia. Il libro merita proprio.
EliminaSei forse Lucia?
EliminaAppena esco dalle grinfie di Mann lo voglio leggere anch'io, concordo sulla positività della presentazione, brillante e mai noiosa, da applausi a scena aperta!
RispondiEliminaGrazie di essere venuta e dell'apprezzamento. :-)
EliminaIn effetti non ne ho viste molte in giro di presentazioni letterarie così. Anzi, ti dirò, forse questa è stata proprio la migliore che ricordi. Bella storia!
Quanto alle grinfie di Mann, possono essere belle toste...
un bellissimo romanzo...nello stile dello "zio" dei blogger, anch'io con calma ne appronterò una recensione.
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