Punti di vista da un altro pianeta

sabato 7 agosto 2010

Alza il naso al cielo la mattina presto, non si sa mai

Chissà che cosa sarebbe successo se, alle 7:15 di trentasei anni fa, a New York, nessuno avesse guardato in su. Voglio dire, non è del tutto normale che tu ti fai strada per i marciapiedi della Grande Mela, come un bruco assonnato, gli occhi ancora appiccicati dalla sveglia estiva, la bocca che sa di caffè americano (troppo dolce), o di succo d'arancia (troppo annacquato), un gomito che pizzica per una puntura di zanzara, e ti viene da alzare gli occhi al cielo. Normalmente guarderesti di fronte a te, in una specie di coma vigile, al semaforo, aspettando il segnale [WALK]. Insomma, te ne fregherebbe qualcosa di ciò che accade lassù?

Ma questo il 7 agosto 1974 non è accaduto. Perché senza dubbio ci sarà stato qualcuno, il primo, a un certo punto, che per una qualsiasi ragione guardò in su, strabuzzò gli occhi cercando di mettere a fuoco, e si chiese: "Ma che diavolo...". A quel punto aveva già smesso di camminare, mentre tutti gli altri lo circondavano, lo superavano, magari anche lo spingevano, nella ferrea logica formicolante degli affari incombenti. Nel frattempo lui ormai doveva aver capito che il puntino nero, lassù, a 400 metri e rotti di altezza, si muoveva. Troppo piano per essere un uccello. Troppo fermo per essere un UFO. Troppo presto per essere un aereo dirottato. Troppo scuro per essere Superman. Era forse il residuo di un sogno dimenticato o magari la premonizione di uno che avrebbe fatto? Probabilmente batté le palpebre qualche volta, per vedere se si trattava di uno scherzo dell'immaginazione, di un innocuo bruscolino, o di un accidente retinico. Ma no. Quel maledetto puntino era ancora lassù. E in quel momento ormai lui non sarà stato più solo. Tutti quanti a guardare in su, come in un cinema sbagliato.

Perché a un certo momento, non c'è dubbio che sarà partito un urlo. C'è sempre qualcuno che urla in questi casi. Forte. A cercare (invano) di sovrastare il traffico. Non si sa bene chi fu il responsabile. Però non c'è dubbio che qualcuno tese un braccio, puntò l'indice parallelamente al naso e col cuore in gola gridò: «Lassù, guardate. Lassù!» Ai piedi del World Trade Center, una piccola folla ferma a fare una cosa che di mattina presto non s'è mai vista prima. 'Fanculo se arriverò tardi al lavoro, questa non me la voglio perdere per niente al mondo! A questo punto nel bel mezzo di una delle metropoli più grandi del pianeta, tra le automobili dell'NYPD che accorrono sul posto per accertarsi di quello che sta succedendo, e probabilmente anche qualche inutile ambulanza, è impossibile pensare che non sia spuntato qualche binocolo, sopra le bocche aperte, mani a coprire esclamazioni rimaste disdicevolmente incastrate insieme al respiro.

C'è un uomo, lassù. In bilico. Sta facendo una cosa pazzesca. Nel vuoto. In cima tra le due Torri. Su un filo sottile sottile, che quasi non si vede. È vestito di nero. Ma non è mica Batman, che senza gadget quello non combina un tubo! Quell'uomo invece non ha niente. Nessuna rete. Nessun aggancio di sicurezza. Nessun Piano B. Non ha nemmeno il permesso di stare lì, se è per questo, per lo meno a giudicare dalle facce lampeggianti dei poliziotti che si assembrano quaggiù, sempre più concitate. Solo un lungo bilanciere nelle mani, che oscilla lento a stabilizzare il baricentro. E poi gli uccelli. Il vento. E il cielo. E i sogni di chi compie un gesto pericolosissimo e inutile, ma proprio per questo incredibile e perfettamente bello.

Lui si chiama Philippe Petit ed è un funambolo, anzi "il" funambolo. E se non avete mai sentito parlare di lui, ma la sua storia vi incuriosisce, vi suggerisco di recuperare Man On Wire, il film-documentario di James Marsh, Premio Oscar 2009 (scandalosamente ignorato dalla distribuzione italiana, ma disponibile in DVD) sulla sua impresa delle Torri Gemelle, e di leggervi il suo Trattato di funambolismo, un breve libro, sospeso come lo stesso Petit, tra l'ingegneria della tensione (dei fili), la tecnica e la disciplina (dell'equilibrio) e la poesia e la perfetta inutilità (di un autentico gesto artistico). Se nessuno avesse alzato gli occhi, quella mattina di trentasei anni fa, Philippe Petit non avrebbe perso niente, tranne - forse - la conquista del paradiso.

La citazione:
Uomo dell'aria, tu colora col sangue le ore del tuo sontuoso passaggio tra noi. I limiti esistono soltanto nell'anima di chi è a corto di sogni.
Trattato di funambolismo, di Philippe Petit (Ponte alle Grazie)

[Credit: La prima foto in alto è (c) mezzoblue, le altre sono tratte dal film Man On Wire]

7 commenti:

  1. il libro lo leggerò sicuramente. il film è straordinario e ne parli con originalità.
    l'ho recensito: http://robydickfilms.blogspot.com/2010/04/man-on-wire-un-uomo-tra-le-torri.html
    ciao!

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  2. Conosco la storia. Come si dice in questi casi, altri matti...

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  3. E non avevano ancora inventato il Power Balance!
    Ehhhhhh!!!!!

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  4. Anche se non sono mai stato affascinato da funambolismi, levitazioni e voli che non siano interiori, mentali, psicologici, sentimentali (non a caso Mr Vertigo è il romanzo di Paul Auster che mi piace di meno, anche se tutte le libraie che conosco continuano a consigliarlo, estasiate, a chiunque) il tuo come sempre ottimo post mi ha conquistato, così come la bellissima citazione finale. Grande Marziano, felice di tornare a leggerti!

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  5. Seguo a ruota lo Zio, perchè la penso come lui sui funambolismi funambolici, ma il post è davvero sopraffino.

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  6. Ho una stima pazzesca per chi ha il coraggio di osare così oltre. L'ultima frase è bellissima.

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  7. @robydick: confermo, come ti avevo scritto. Film davvero emozionante.

    @Inneres Auge: adorerei un mondo fatto di matti come questi.

    @Grace: ahahah! Buona questa. Il fatto che all'epoca non avessero ancora inventato l'aggeggino miracoloso, rende la prova di Petit ancora più straordinaria! :)

    @Zio Scriba: penso che il funambolismo aereo di Petit non sia del tutto disgiunto da un suo funambolismo interiore, psicologico, sentimentale... E il libro, a tratti, lo dimostra.
    Sono io lieto di ritrovarti in pista!

    @Il rospo dalla bocca larga: grazie davvero dell'apprezzamento. Quanto ai funambolismi, ti rimando alla mia risposta allo Zio.

    @Maraptica: come di dice in questi casi: chapeau!

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