Punti di vista da un altro pianeta

giovedì 12 aprile 2012

Letargo elettromeccanico

Fanno quasi tenerezza questi trabiccoli con le ruotine, che ogni tanto spedite quassù, come verso un Eldorado interplanetario, per cercare chissà cosa, l'acqua come un raro tesoro nascosto, quando peraltro tutti sanno che è il composto più comune dell'Universo, oppure indizi geologici sull'evoluzione del pianeta e del Sistema Solare nel corso delle ere, o ancora (magari) qualche segno anche indiretto che possa schiudere i segreti della vostra origine, che tanto vi stanno a cuore, insieme con l'ombra di una presenza di vita extraterrestre (ma noi - ovviamente - stiamo attenti a rimanere sempre alle spalle della telecamera).

E se il rover Spirit ormai da più di un anno ha dato forfait, dopo peraltro sei anni di glorioso servizio, ed è stato dichiarato ufficialmente defunto lo scorso maggio, il suo gemello Opportunity sta ancora cavalcando ostinatamente le onde brulle (ma bellissime) di sabbia ossidata, col suo passo lento e attento (poco più di 34 km percorsi in quasi otto anni terrestri e mezzo), sfidando non solo gli ostacoli fisici sul suo cammino, ma anche le intemperie e l'ostilità delle stagioni di queste parti. Ecco infatti iniziato il suo quinto inverno marziano nell'emisfero meridionale che terminerà tra poco meno di 150 giorni marziani (quindi intorno a fine settembre 2012) e, come un orso intorpidito dal freddo, si è dovuto mettere in una specie di condizione di stand-by. Il Sole, lontano e basso sull'orizzonte, in questa stagione non consente infatti un'ottimale ricarica delle batterie attraverso i pannelli solari. Senza contare che l'accumulo di sabbia sui medesimi, come si vede dall'immagine, ostacola non poco il processo di ricarica. Dunque il rover deve limitare i suoi consumi e la cosa migliore è fermarsi in un posto conveniente.

Eccolo dunque, Opportunity, a svernare quest'anno nella ridente località di Greeley Haven (un bel posticino, non c'è che dire). Ma niente confortevoli tane, né placide spiagge lacustri. Solo un ottimo stazionamento in termini di esposizione ai raggi solari per garantire la miglior ricarica possibile, un po' come un animale a sangue freddo che, immobile su una pietra, cerca di raccogliere tutto il tepore che la termodinamica gli consente. Nel frattempo, se le sue condizioni energetiche lo consentiranno, il rover continuerà a mandare immagini dell'ambiente circostante e a fare ricerche mineralogiche, col suo collo da struzzo, i suoi attrezzi da ipercoltellino svizzero e lo chassis da sofisticata macchinina radiocomandata, cosa che in effetti è. Fanno quasi tenerezza questi trabiccoli con le ruotine, che ogni tanto spedite quassù per cercare chissà cosa, come giocattoli all'inseguimento di un sogno scientifico, gingilli a caccia di un Graal biologico, balocchi per sperimentare per interposta meccanica la mitologia planetaria per eccellenza. E per questo è l'unico caso in cui riuscite a farmi quasi tenerezza anche voi. Quasi.

4 commenti:

  1. Mi da un gran senso di solitudine questa cronaca su Opportunity, una bella storia un po triste.

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    1. In effetti non è che Marte sia proprio Rimini al 15 di agosto.
      Ma ciò che è riuscita a fare Opportunity è meglio di qualsiasi cosa si riesca a fare a Rimini il 15 di agosto.

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  2. Mette un po' di tristezza anche a me, devo dire la verità, non solo per il destino di questi due giocattoloni super sofisticati, ma anche per il fatto che noi abbiamo rinunciato a esplorare di persona e facciamo solo le scelte che riteniamo possano pagare in termini economici.
    Tutto sommato è meglio per voi, meglio avere due trabiccoli su ruote che 100 cacirri che sporcano e parlano ad alta voce tra le dune marziane.

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    1. Puoi dirlo forte. Poi si mettono a piantare ombrelloni, aprire sdrai e a scaldarsi melanzane alla parmigiana su fornelletti da campo... No grazie! ;-)

      Comunque la (vera) tristezza dell'esplorazione spaziale, quella con equipaggio intendo, secondo me è che abbia bisogno di grossi incentivi (politici) affinché venga portata avanti e non possa bastare a se stessa come la massima conquista culturale e sociale che l'Umanità possa conseguire.

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