Come ho già avuto modo di dire, ci tengo a sottolineare ancora una volta che i memi non sono "il male". I memi sono compagni di viaggio necessari agli esseri intelligenti per relazionarsi con la realtà , mattoni che costruiscono la mente, i pensieri, i comportamenti, che contribuiscono a fare di ciascun individuo quello che è. Da questo punto di vista non si può fare a meno di loro, come non si può fare a meno dei geni, che regolano tutte le funzioni del corpo. È solo che i memi, a volte, per la loro natura e attraverso le tecniche cui ho accennato, possono conquistare regioni del vostro cervello senza il vostro consenso, e altrettante volte per scopi non esattamente nobili. Che sia pubblicità , religione, politica o altro, è comunque qui che comincia il condizionamento, perché questi memi finiscono per dire che cosa pensare, che cosa fare e come farlo. E in un’epoca come questa, in cui è costante il bombardamento di informazioni/opinioni di tutti i tipi, che cercano di piantare la loro bandierina memetica sulla superficie della vostra corteccia cerebrale attraverso strategie sempre più perfezionate e veicoli sempre più efficaci, la consapevolezza dei memi, della loro natura e delle loro regole, può aiutare a capire e a fornire gli strumenti per distinguere e difendersi, cercando di arginare il loro strapotere e di sviluppare adeguati vaccini mentali per tutti quei memi dai quali non si desidera essere contagiati.
.La relatività della veritÃ
Dopodiché è necessario sviluppare una serena coscienza di quali sono i memi con cui si vuole essere programmati. Il concetto di “scelta” già di per sé consente di far escludere un’azione di condizionamento mentale arbitrario. Così, non esistono memi intrinsecamente buoni o cattivi, veri o falsi, ma solo quelli da cui ci si vuol far contagiare e quelli da cui si vuole stare alla larga. Come dice Alfred North Whitehead, "tutte le verità sono solo mezze verità " e un primo errore di cui la memetica afferma essere necessario disfarsi, è proprio quello di credere nell’assoluta verità di molti memi. Mettere in discussione tutto, quello che si pensa, quello in cui si crede, quello che si legge, che si vede e che si ascolta, le scelte e i comportamenti: tutto questo è importante, al fine di capire (e scegliere) quali devono essere i memi che devono guidare pensieri e azioni. Secondo Richard Brodie uno dei migliori modi per cancellare dalla propria mente la programmazione dei memi indesiderati è la pratica dello Zen, per il semplice fatto che aiuta a prendere una consapevolezza distaccata di se stessi e a guardare alle cose da prospettive diverse, mostrando sotto un’altra prospettiva concetti che altrimenti si tende a dare per scontati. Ma anche se pensate che lo Zen non fa per voi, forse i memi contenuti in questa serie di post si sono già fatti strada nella vostra mente. In questo caso potreste essere sulla strada giusta. L’importante, in ogni caso, è che voi li abbiate scelti.
/fine
Feltri li sceglie i memi? Secondo me si, sceglie quelli del padrone. Buona giornata marziana!
RispondiEliminaHo l'impressione che loro abbiano scelto me. Attecchiscono bene. Chi l'avrebbe mai detto… :)
RispondiEliminaIl Dubbio e la Scelta: che belle parole.
RispondiEliminaMi viene in mente un'analogia coi computers (da prendere con e molle, come tutti gli esempi e le analogie): presente quando un antivirus ti avverte della presenza dei cosiddetti cookies di controllo? ("Ci sono 32 cookies di controllo da rimuovere"). Anche se i cookies più che "condizionare" hanno lo scopo di "spiare" mi sembra che rendano bene l'idea. Il problema è che i nostri cervelli non hanno l'antivirus, o ce l'hanno in pochissimi, e anche per quei pochissimi qualche falla si apre sempre...
Una domanda: ma il concetto che una verità assoluta non esiste va considerato alla stregua di un qualsivoglia meme?
RispondiElimina@Inneres Auge: Feltri non sceglie, Feltri obbedisce.
RispondiElimina@petrolio: spero anche che tu ti sia lasciata scegliere. Comunque non dimenticare di innaffiarli con regolarità e concimarli ogni tanto.
@Zio Scriba: la trovo un'ottima analogia, per lo meno nella misura in cui i cookies condizionano il comportamento del computer (perché spiano - è vero -, ma nella misura in cui condizionano poi la navigazione del browser) e vi si intrufolano in maniera occulta. Come in Windows, nei cervelli umani l'antivirus non viene venduto di default con il sistema operativo, ma dev'essere comprato a parte. E costa una fucilata.
@Alessandro Cavalotti: certo che è un meme anche lui. Perché non dovrebbe esserlo?
Sarebbe il caso di dire: pro-meme-oria
RispondiElimina@Primo Estinto: un avviso per gli s-meme-rati. Bella! :-)
RispondiEliminasì! mi sono sacrificata volentieri sull'altare dei miei memi! Son sgusciati fuori dalle pellicole mie preferite, dalle pagine più scomode che avessi mai letto e sluuuuush si sono insediati! :) pollice verde in azione! ;)
RispondiEliminaRavviso l'importanza della consapevolezza dei memi.
RispondiEliminaDubitare, scegliere. Fondamentale, ma difficile. Specie quando ci si riferisce a qualcosa di così radicato.
RispondiEliminaComunque, ecco, mi spiace sia finita.
@petrolio: :-)
RispondiElimina@Adriano Maini: ottimo. ;-)
@Silas Flannery: vero, è difficile anche perché implica impegno e un esercizio costanti a fronte di qualcosa che non sembra dare alcun frutto pratico - almeno non immediato -, e dunque può essere facile preda della "pigrizia mentale" su cui peraltro gli strateghi manipolatori memetici fanno un grande affidamento.
Se il tuo dispiacere si riferisce al termine della serie di post, ti ringrazio e ti assicuro che in realtà su questo blog questo aspetto non finirà mai, essendo l'esercizio all'indipendenza della mente uno dei suoi elementi ideologici costitutivi. ;-)