Punti di vista da un altro pianeta

sabato 19 marzo 2016

venerdì 4 marzo 2016

Benvenuti su Ferreromondo (come una specie di follia)

Dal momento che nel mondo in cui viviamo sembra che i super ricchi debbano per forza esserci, il fatto che per Forbes la vedova Ferrero sia in testa alla relativa classifica italiana alla fine a me non dispiace. Non mi dispiace perché, per quanto si possa (anche giustamente) sindacare sulla qualità o gli effetti quanto mai deleteri di Nutella & C. su glicemia, colesterolo, trigliceridi, bilirubina e tutta quanta la nutrita schiera dei delicati parametri ematici umani, in estrema sintesi significa anche che la cioccolata può conquistare il mondo. Ed è meglio la cioccolata che la droga, le mine antiuomo, la televisione commerciale o Donald Trump.

Sogno dunque un pianeta dove ci si possa nutrire di Fetta al latte e Pan e Cioc, ci si curi con i Pocket Coffee, dove si litighi in famiglia a colpi di Mon Cheri e si combattano le guerre tirandosi i Tronky negli occhi. Un mondo dove si faccia il pieno all'automobile (rigorosamente Fiesta) con cioccolata calda, fondente o al latte a seconda della motorizzazione, dove l'unità di misura monetaria sia il Raffaello, dove l'unica discriminazione concepibile sia tra la cioccolata bianca e la noir 99%, dove ci si faccia di Duplo e dove si veneri tutti quanti il dio Kinder, il quale – si sa – non ha niente da ridire (anzi) se ti lasci tentare tre volte tanto.

Sarebbe un mondo nel quale avremmo più brufoli, un intestino tutt'altro che impeccabile e probabilmente il fegato simile a un agglomerato di Ferrero Rocher. Ma sono convinto che, nel complesso, sarebbe anche un mondo (molto) migliore. A patto, naturalmente, che per sbronzarsi non ci fosse solo l'Estathé.

mercoledì 2 marzo 2016

Se il problema (alla fine) è Tobia Antonio

Visto che alla fine - vi piaccia o no - Tobia Antonio (figlio di Vendola e del suo compagno) esiste, vorrei soffermarmi su un aspetto che trovo molto interessante e che riprende parzialmente quanto ho già riportato qualche giorno fa riguardo la presa posizione sul tema da parte dell'Ordine degli Psicologi del Piemonte. L'idea mi è stata sollecitata da un pezzo uscito un paio di giorni fa sul Fatto Quotidiano a firma Alex Corlazzoli in cui si immagina l'impatto di Tobia Antonio con la scuola tra sei/sette anni. Corlazzoli sostiene che, pur nelle attenzioni e nell'amore che i due padri daranno al figlio, difficilmente l'Italia saprà garantire a Tobia Antonio una vita senza discriminazioni a partire da quelle che rischierà di trovare a scuola da parte dei suoi compagni che lo vedranno, per dire, sempre accompagnato da uno o due padri e mai da una madre.

Questo, come dicevo, riprende la questione sollevata dagli psicologi, i quali affermano che l'unico vero problema dei figli di omosessuali non proviene dalla famiglia con due madri o due padri, bensì dalle discriminazioni che la società metterà loro di fronte come bastoni tra le ruote psicologici ed esistenziali. E tutto questo è molto logico e condivisibile. Ma perché allora deve farne le spese Tobia Antonio? Voglio dire: Tobia Antonio viene discriminato? Bene, allora sapete cosa facciamo? Eliminiamo Tobia Antonio ed eliminiamo il problema. Cioè, insomma, il triste paradosso è che invece di pensare all'educazione all'uguaglianza dei più giovani (ma anche dei più vecchi), e a eliminare così le piccole e grandi discriminazioni che potenzialmente potrebbero rendere la vita di Tobia Antonio un inferno, preferiamo eliminare Tobia, ovvero togliere a Tobia – e a quelli come lui – la possibilità di esistere ovvero di avere una famiglia (di qualsiasi genere, purché lo ami) in cui crescere.

Non potremmo invece prendere Tobia Antonio e le altre piccole creature che sono già nella sua situazione o che saranno nella sua situazione, come stimolo per impegnarci, tutti quanti (io, tu che leggi, il tuo fruttivendolo, Giovanardi, l'autista del bus che hai preso stamane, Alfano ecc. ecc.), per garantire loro un futuro senza nessun tipo discriminazione? Non potremmo dire: Tobia Antonio e gli altri come lui meritano non solo una famiglia che li ami, ma anche una società che non li guardi strano, che li accetti, che li consideri come tutti quanti gli altri, che non si ponga neanche il problema della loro diversità, perché non c'è niente di veramente diverso in loro e, anche se ci fosse, la diversità deve arricchire, non impaurire? Se è vero che ci riempiamo sempre la bocca con la retorica dell'infanzia e che dobbiamo sempre essere dalla parte dei bambini, perché in questo caso non siamo dalla loro parte? E questo dovrebbe essere un dovere morale di tutti i cittadini, sia di quelli che sono d'accordo, sia di quelli che non lo sono. Perché quelli come Tobia Antonio esisteranno sempre e non c'è modo di evitarlo, per quante leggi, paletti o sbarramenti giurisprudenziali potranno essere messi. Ed è troppo comodo pensare di eliminare il problema, eliminando queste creature, solo perché ad alcuni (molti?) piace restare omofobi, o perché cercare di non esserlo costa troppa, troppa fatica.

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