Punti di vista da un altro pianeta

mercoledì 18 settembre 2013

venerdì 13 settembre 2013

La tenerezza delle rette parallele

Fa un po' tenerezza assistere allo scambio epistolare tra Eugenio Scalfari, colosso (ateo) del giornalismo italiano, e Papa Francesco. Fa un po' tenerezza perché sotto quello smalto di originalità che Scalfari attribuisce alle risposte del Papa, e che dovrebbe (o potrebbe) essere desunto dall'interesse che dovrebbe essere suscitato dalle domande da lui poste, quello che resta è la solita manciata di banali chiacchiere da sagrato o da zerbino quando il parroco viene per benedirti la casa, dentro l'abito talare, la cotta un po' spiegazzata dalla lunga giornata, la stola che sa di muffa e incenso, una valigetta di pelle nera a penzolargli in fondo a un braccio e il chierichetto al seguito (i volantini con la preghiera li tiene lui), che tu hai socchiuso la porta (blindata) giusto quel palmo per dirgli: "Grazie, ma non credo" e lui ti risponde: "Guardi che Dio la ama lo stesso", argomenti per non-udenti che, sotto quella patina di apertura e amicizia (non certo ipocrita, per carità), evidenziano l'incomunicabilità asimmetrica di due mondi. E se l'incomunicabilità non sarebbe un problema, è l'asimmetria a rendere la questione (sempre) alquanto spinosa. Perché a un ateo non interessa convertire il credente, ma la presuntuosa ostinazione del viceversa non potrà mai rinunciare alla sua missione.

lunedì 9 settembre 2013

Femen, ovvero la tetta è il mezzo o il messaggio?

Non ci credo. Non credo alle loro battaglie, ai loro pugni alzati, alle loro smorfie e alle loro urla. Perché le Femen sono (tutte) troppo belle, hanno (tutte) le tette troppo sode, le pance (tutte) troppo piatte, per pensare che non siano attentamente selezionate come modelle disoccupate per passerelle inconsuete. Non si può non osservare che i loro sono veri e propri show e, anche se talvolta vengono realizzati - bisogna ammetterlo - in condizioni estreme e dunque difficili e non prive di rischi e di conseguenze, non possono essere considerate vere e proprie proteste, in quanto l'ostentazione e reiterazione inalterata delle modalità, quelle di esporre il seno nudo e slogan dipinti sul corpo, dà origine almeno a due contraddizioni forti.

Innanzitutto, l'uso ostentato del corpo femminile, vero e proprio marchio di fabbrica delle Femen, trasforma il messaggio femminista nel suo opposto, delegittimandone così l'azione, in quanto la mancanza di un nesso causale forte tra mezzo e messaggio, fa prevalere la strumentalizzazione del corpo al solo scopo mediatico. A cos'altro serve che a ogni performance si mostrino seminude, se non a far cliccare la gente come scimmiette sulle foto che fanno il giro della rete in tempo reale?

In secondo luogo, un movimento di protesta che cerca credibilità non può essere realizzato solo per interposta persona. La protesta spesso è sì catalizzata da un movimento, altrettanto spesso (anzi sempre) guidato da un singolo personaggio di grandissimo carisma, ma poi va in scena con la gente, per le strade, nelle piazze. A centinaia, a migliaia, a milioni. La protesta vera è un'epidemia e vive di contagio e di partecipazione. È così che si diffondono le idee e si cambiano le cose. Chi sono invece quelle donne? Perché protestano? Chi rappresentano? Rispondono: le donne ucraine. Eppure vediamo le Femen manifestare per le istanze più diverse. Passando dal turismo sessuale in India, alla repressione dei media, dal mondo della moda, a Putin, da forum economici mondiali, alla Gazprom, alla discriminazione omosessuale, al Vaticano. Dunque a che titolo fanno quello che fanno? Chi si sente rappresentato dal loro agire? E, soprattutto, a cosa (a chi?) serve quello che fanno?

Senza entrare nel merito delle voci che cominciano a girare, ovvero sul fatto che l'ideologo del movimento femminista sarebbe in realtà un uomo, tale Viktor Svyatskiy, che a proposito della sua creazione avrebbe ammesso: "Gli uomini fanno di tutto per il sesso: io ho creato il gruppo per avere delle donne", o sul fatto che il movimento sarebbe finanziato da tre miliardari e dunque le ragazze lautamente stipendiate, se è vero che il mezzo è il messaggio, tutto ciò che ricorderete delle loro proteste è solo quello su cui vi si posa maggiormente l'attenzione. Delle gran tette. E comincio a credere che non abbiate bisogno di molto altro.

mercoledì 4 settembre 2013

La fisica della feta

La Grecia è un paese fortunato. Già, perché è l'unico paese al mondo, almeno per ora, dove vigono diverse leggi della fisica, ovvero della chimica e della biologia, ovvero della biochimica. Ma è qualcosa di sottile, di misterioso, di esotico. Infatti il fenomeno è stato scoperto solo pochi giorni fa, per uno di quei casi di cosiddetta serendipity, quella sorta di casualità favorevole che mentre stai cercando una cosa, ne scopri un'altra che si rivela più importante. Insomma, è successo che una famiglia stava morendo di fame e, per evitare l'irreparabile, si è spartita l'ultima confezione di feta che teneva in frigorifero e che era scaduta da due giorni. Ebbene, a distanza di ore, stavano ancora tutti benissimo! Nessuno aveva accusato neanche una scorreggina un po' più sonora (o un po' più puzzolente, o un po' più lunga) del solito. Niente.

Grazie alla rete, la voce si è sparsa nel giro di un clic e altri, spinti dalla disperazione, come in una reazione a catena, hanno tentato l'inosabile, con biscotti, riso, crackers, tonno ecc., taluni addirittura con scadenze molto più trascorse, perfino di alcune settimane, e (miracolo!) sono tutti sopravvissuti! Subito la comunità scientifica ellenica si è mobilitata per cercare di spiegare il misterioso fenomeno, ma con scarsi risultati. Nessuno finora è riuscito di preciso a individuarne le cause e se, in effetti, ciò sia in atto da più tempo, magari da mesi, anni o perfino decenni, giacché era qualcosa che non era mai stato osservato prima.

La notizia ha, ovviamente, fatto il giro del mondo e molti sono stati gli incauti che hanno deciso di sperimentare a loro volta la teoria anche altrove, finendo purtroppo non di rado al Pronto Soccorso. Sì, perché ogni volta è stato un fiasco: dalla più semplice ancorché fastidiosa diarrea, al temibile e terribile botulismo. Tutti coloro che, nel resto dell'Europa (ma anche oltreoceano), hanno consumato cibi scaduti anche di poco (quelli con la dicitura "da consumare preferibilmente entro", in accordo alla sindrome greca), in qualche modo hanno accusato malesseri fisici, talvolta anche gravissimi, finché tutti hanno capito che davvero la Grecia ha qualcosa di speciale, come una bolla energetica, una cupola quantica, o un'anomalia eurica, qualcosa, insomma, che in qualche modo vi mantiene all'interno condizioni diverse rispetto al resto dell'Universo. Adesso tutti l'hanno capito e se ne sono dovuti fare una ragione: la Grecia è un paese fortunato.

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