Punti di vista da un altro pianeta

giovedì 20 ottobre 2016

Nobel a Dylan: come una specie di controcampo

Il Premio Nobel per la Letteratura a Bob Dylan ha scatenato la corsa all'opinione di moltitudini di gente che ascolta musica, ma non legge letteratura e di gente che legge letteratura, ma non ascolta musica. E sì, anche di qualcuno che talvolta fa entrambe le cose e che talvolta le fa pure contemporaneamente. Per quanto mi riguarda mi ritrovo tra coloro che trova discutibile l'assegnazione del Premio al cantante americano e ho letto in giro numerose efficaci discussioni a suffragio di questa opinione. Ma non voglio aggiungere ulteriori banali argomentazioni a qualcosa di già ampiamente sviscerato spesso con arguzia e intelligenza. Quello che voglio fare è esporvi la questione sotto un altro aspetto, anche perché il Nobel, che Dylan decida di presentarsi o meno il prossimo 10 dicembre a Stoccolma, ormai è stato assegnato. L'aspetto sul quale dunque voglio farvi soffermare e che potrebbe illuminare di luce diversa l'intera questione, è valutare le conseguenze di questa scelta. Perché ogni scelta ha delle conseguenze ed esse finiscono forse per essere più importanti delle stesse ragioni che hanno portato a quella scelta e che sono state così tanto dibattute in questi ultimi giorni.
Ebbene, credo che questa decisione abbia delle conseguenze sostanzialmente su sei soggetti:
1) Bob Dylan;
2) il mondo letterario;
3) l'industria editoriale;
4) l'industria discografica;
5) il pubblico (sia esso di lettori o di ascoltatori di canzoni);
6) l'Accademia svedese.
Valutiamole brevemente una alla volta.

1) Bob Dylan
Il vincitore di un Premio Nobel guadagna oggi 8.000.000 SEK (corone svedesi), ovvero, al cambio di oggi, 825.130€. Questa dunque è la cifra che l'Accademia erogherà a Bob Dylan, euro più euro meno. Pensate che questo cambierà la sua vita? Si ritiene che Bob Dylan abbia venduto in carriera circa 100 milioni di dischi. Questo, per lo meno, è l'ordine di grandezza. Siamo sui livelli di Lady Gaga, Bon Jovi e Rod Stewart, per intendersi. D'accordo, distanti dai Beatles, i Rolling Stones e Michael Jackson, ma comunque un livello di tutto rispetto. Ora, pensate che gli ottocentomila e rotti euro facciano qualche differenza per Bob Dylan? No. Pensate quello che volete, ma Bob Dylan è (già) ricco. Pensate che il premio lo renda più famoso? No. Bob Dylan è già strafamoso. Dunque, pensatela come volete, ma l'attribuzione del Premio è per Bob Dylan qualcosa di ridondante sia rispetto al suo conto in banca, sia nei confronti della sua fama mondiale. Come ha detto Leonard Cohen: "Dare il Nobel a Dylan è stato come dare all'Everest una medaglia perché è il monte più alto del mondo."

2) Il mondo letterario
Va detto che, tranne rari casi (tipo, per esempio, il buon vecchio Don DeLillo, ma del resto come altro avrebbe potuto rispondere un americano candidato allo stesso Premio?), sembra che la categoria "scrittori" si sia scagliata contro la scelta dell'Accademia svedese come un unico coro di dissenso. A costoro è stato replicato parlando di "gente che rosica", o di gente che vive questa scelta come uno "scippo alla categoria". Siamo nei territori delle opinioni, dunque se perfino Ventura è diventato CT della Nazionale, significa che alla fine va bene tutto. Va osservato che però con quest'assegnazione l'Accademia non ha fatto un bel servizio al "romanzo", inteso quest'ultimo come modalità espressiva per l'analisi, l'indagine e la descrizione della realtà e della società, del presente e di quello che ci aspetta nel futuro, perché nei confronti del pubblico il "romanzo" esce da questo Nobel, se non proprio con le ossa rotte, quanto meno con l'occhio nero di un'espressione artistica depotenziata.

3) L'industria editoriale
Conseguenza diretta di quanto sopra, in un mondo dove c'è sempre bisogno di un incentivo alla lettura, la decisione dell'Accademia di premiare un cantante (che nel 99,999% dei casi si ascolta e non si legge), è perdere l'occasione di dare un pur piccolo impulso alla lettura e all'industria editoriale, a partire da chi i libri li pubblica, fino ad arrivare a chi i libri li vende. Le librerie sono state contente che il Premio sia stato assegnato a un cantante? No. Proveranno a consolarsi con le sue biografie e i libri coi testi delle sue canzoni. Ma temo non sarà la stessa cosa.

4) L'industria discografica
Pare invece che l'assegnazione del Nobel a Bob Dylan abbia aumentato del 512% gli ascolti su Spotify. Ebbene, questo è un effetto collaterale del tutto involontario al Premio, ancorché prevedibilissimo. Non credo che gli accademici di Svezia abbiano degli interessi in Spotify, ma resta il fatto che di questo aspetto ne traggono beneficio i soci di Spotify Ltd. Lo stesso vale per le vendite di dischi attraverso altre piattaforme o supporti che, ci possiamo scommettere, risulteranno incrementate in maniera significativa almeno finché durerà l'Effetto Nobel.

5) Il pubblico (sia esso di lettori o di ascoltatori di canzoni)
Al di là delle scaramucce dei primi giorni tra sostenitori e detrattori, cosa cambierà per il pubblico questo Nobel? Ci avrà fatto conoscere qualcuno di nuovo? Ci metteremo ad ascoltare Bob a tutto spiano? Analizzeremo la sua opera poetica? L'opinione mia è che, passato l'effetto emozione/nostalgia che sostiene il punto precedente, tutto tornerà (esattamente) come prima. Chi apprezzava Bob Dylan e lo considerava un dio, continuerà ad apprezzarlo e a considerarlo un dio; chi lo considerava solo un gran cantautore, continuerà a considerarlo solo un gran cantautore; a chi, infine, di Bob non gliene è mai fregato un cazzo, difficilmente il Nobel cambierà le prospettive. Insomma per il pubblico, la scelta di questo Nobel è stata la cosa più inutile della Terra.

6) L'Accademia svedese
Come escono da questa storia coloro che il Premio lo hanno attribuito? Di certo hanno rivendicato al mondo una forte, fortissima autonomia di giudizio. Per la serie, noi siamo l'Accademia svedese e facciamo quello che ci pare, in barba alle vostre previsioni ed eventualmente anche alla vostra stessa idea di letteratura. Secondariamente l'Accademia ha rivendicato anche il diritto di decidere che cosa è Letteratura. In altre parole ha rivendicato su di sé un potere culturale enorme, che forse non aveva, o che forse aveva ma, negli anni, aveva perduto. In terzo luogo, la scelta ha fatto sì che il mondo parlasse dell'Accademia in una maniera straordinaria, spropositata, smodata. Se avesse vinto – poniamo – il buon vecchio Don DeLillo, si sarebbero accorti della sua esistenza solo coloro che entrano in libreria. Così, al contrario, tutti si sono interessati al Premio come forse non è mai accaduto nella sua storia. E questo fermento, come uno yogurt a lunghissima scadenza, promette di sopravvivere almeno fino al prossimo anno, quando, visti i trascorsi del 2016, saremo tutti ancora più interessati a sapere chi l'Accademia avrà scelto per il Premio Nobel per la Letteratura 2017.

Quindi, insomma, alla fine chi credete che ci abbia guadagnato di più?

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