Punti di vista da un altro pianeta

mercoledì 21 settembre 2011

Gli extraterrestri ai tempi della crisi

Non voglio parlare di Super 8. Cioè, non tanto dei meriti o demeriti strettamente cinematografici o citazionistici, rispetto alla misura in cui J.J. Abrams ha voluto rendere omaggio al suo mentore (e produttore) Steven Spielberg e alla magia del cinema in generale. Se n'è sentito parlare un po' dappertutto e alcuni aspetti sono talmente evidenti da essere stati trasfigurati in luoghi quasi comuni (e questo - a mio avviso - non è stato un bene), come - e qui cominciano gli spoiler, quindi siete avvertiti - i ragazzini a metà strada tra degli Elliott e dei Goonies, le biciclette onnipresenti, la famiglia dell'amico (la madre è il clone della mamma di Elliott), i militari che non ci fanno mai una bella figura e, infine, l'extraterrestre bloccato sulla Terra che vuole (solo) tornare a casa. Quindi non voglio neanche dire se il film funziona, se è bello, se emoziona, tranne limitarmi a osservare (ma proprio perché non posso farne a meno) la straordinaria bravura di Elle Fanning che praticamente da sola tiene in piedi tutte le scene forti del film e che riesce a rivaleggiare con la più famosa (ma lo sarà ancora dopo questo film?) sorella Dakota.

Invece, forse perché date le circostanze - sapete com' è - mi sento chiamato in causa, voglio concentrarmi sull'extraterrestre, ovvero su come è cambiata a distanza di un quarto di secolo la visione di un alieno messo praticamente nella medesima, identica situazione. Insomma c'è sempre 'sta storia degli extraterrestri che, per un verso o per l'altro, restano bloccati loro malgrado sulla Terra. Da un lato E.T. era un alieno integralmente buono, incapace di qualsiasi sentimento negativo, e grazie all'amichetto Elliott riusciva, non solo a sfuggire ai soliti governativi (bastardi) che volevano acchiapparlo per studiarlo, ma anche a ritrovare la strada verso casa. E.T. insomma è il rappresentante ideale dell'innocenza di un mondo, qual è quello di un bambino, il cui rifiuto di seguire l'alieno alla fine della pellicola è l'ammissione implicita di non poter evitare la corruzione dalla società degli adulti. E in questo senso E.T. è un autentico alieno.

D'altro canto, all'alieno di Super 8 non viene attribuito un nome (e questo vuole già dire qualcosa), non è affatto animato da buoni sentimenti, ma nemmeno è totalmente cattivo come gli invasori di Independence Day o i marziani [sospiro] di Mars Attacks. L'alieno di Super 8 è - di fatto - totalmente umano. Perché all'alieno di Super 8 girano tremendamente i coglioni di essere stato imprigionato per anni e anni senza che dunque gli sia stato concesso di tornare a casa solo per il capriccio di chi voleva mettere sotto il microscopio lui e la sua tecnologia. E chi di voi, nelle medesime circostanze, non reagirebbe come fa lui? L'alieno di Super 8 dunque non ha più niente di ideale, non è uno stereotipo, né in bene, né in male, in fondo non è nemmeno un alieno, tranne per i suoi vaghi poteri telepatici, messi lì giusto per risolvere narrativamente i problemi di comunicazione con gli umani (e salvare la pelle a Joe). Al contrario è una creatura semplicemente reale e, nella misura in cui è una creazione umana, è creata a immagine e somiglianza del suo creatore. E.T. dunque era forse quello che l'uomo vorrebbe essere, ma non può essere se non per un breve periodo della sua infanzia. L'alieno di Super 8 è invece come l'uomo vede se stesso e il proprio simile, né più né meno.

Ma c'è qualcosa di più, perché in genere certe visioni sono anche figlie dei loro tempi. Che dire dunque dei periodi storici in cui i due alieni sono stati concepiti? L'E.T. originale è un prodotto degli anni '80, periodo che vede la fine dei tormenti degli anni '70 e consolida una stagione, ancorché breve, di positività e benessere economico crescente, che si traducono nell'ottimismo del famoso edonismo reaganiano. Basti vedere anche che lo stile e i messaggi impliciti delle serie TV che allora la facevano da padrona sul piccolo schermo. Oggi invece le cose sono cambiate. Oggi è l'epoca dei vampiri, sfruttatori del prossimo, e dei cinici, promotori di se stessi. E anche l'alieno del 2011 è cambiato, perdendo qualsiasi connotato ideale. E' un alieno non pregiudizievolmente cattivo, ma tremendamente incazzato e disposto all'esercizio della violenza - ancorché non gratuita - pur di affermare i propri diritti fondamentali: quello di essere libero e quello di tornare a casa (e daje torto?). I tempi degli ideali sono scaduti e al contrario di Elliott, anche per colpa delle diverse circostanze in cui viene messo, a Joe Lamb non gliene frega un accidente dell'extraterrestre, il quale deve solo contare su se stesso per cavarsela. Non c'è uno scambio interrazziale significativo tra alieni e terrestri. E il piccolo Joe agisce solo per salvare la sua bella, come nella migliore tradizione fiabesca. Per il resto ognuno obbedisce al paradigma egoista del "Si salvi chi può", senza più la speranza in alcun tipo di utopia, ancorché accarezzata nel periodo della fanciullezza, e dunque anche solo per la sua esistenza effimera ma, essendo comunque "esistenza", potenzialmente recuperabile.

Attenzione, però, non voglio dire con questo che gli anni '80 siano stati migliori degli anni 2000. In fondo sono proprio gli anni '80 ad avere piantato i semi delle piante carnivore che vediamo oggi infestare le borse e i parlamenti occidentali e non solo. Ma la differenza è che, forse, negli anni '80, dentro gli occhioni di E.T. si poteva ancora intravedere riflesso un piccolo barlume di speranza nel futuro. Oggi quella speranza ve la siete venduta in cambio dei punti premio della COOP e, cinematograficamente, tutto ciò in cui potete confidare è nel fatto che gli alieni non tornino a farvi il culo una volta per tutte. Oppure che lo facciano veramente e non se ne parli più. Ma non chiedetelo a noi, noi veniamo sempre e solo in pace.

6 commenti:

  1. Ottimo pezzo trasversale, Marziano.
    Il bello del Cinema è che si può anche scriverci sopra senza doverne necessariamente parlare.
    Oltretutto, hai dato una connotazione fantastica all'alieno di Super 8, che a me ha ricordato tantissimo il gamberone Christopher di District 9, anche quello molto attuale.
    Bravo!

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  2. e se non lo scriveva il grande marziano, un pezzo sugli alieni, chi poteva farlo? :)

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  3. Sì, io a questo punto spero tanto che vengano, magari per dirmi che sono uno di loro, e scusarsi per avermi abbandonato per così tanto tempo su questo pianeta delle scimmie... che sollievo sarebbe...

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  4. @MrJamesFord: grazie Mister. Quando ci si può scrivere sopra senza dover necessariamente parlarne, è sintomo che il film in questione è bello o comunque ha qualcosa da dire, qualcosa di interessante e non banale. In effetti l'alieno di Super 8 ha qualcosa del gamberone di District 9, il realismo, un po' come Monsters, che se non hai visto ti consiglio (http://it.wikipedia.org/wiki/Monsters_%28film_2010%29). Diciamo che quello di District 9, come la situazione di Monsters è *più* attuale e originale, mentre Super 8, nel suo omaggio spielberghiano, si limita ad attualizzare realisticamente la storia di E.T., mantenendo però gli schemi della fabula.

    @Marco (Cannibal Kid): ognuno è sensibile agli argomenti che il destino gli riserva. ;-)

    @Zio Scriba: comunque, scherzi a parte, se venissero *sul serio* penso sarebbe la cosa migliore che potrebbe succedervi adesso. Qualunque conseguenza portasse la loro venuta (guerra, pace, armonia o distruzione, cultura o indifferenza, disperazione o evoluzione), costituirebbero l'unica vera potenziale discontinuità possibile per l'umanità con il suo passato e la sua essenza. O forse no?

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  5. Un'ottima analisi, ma credo che il giudizio sul personaggio di Joe, meno buono di Elliott, andrebbe rivisto, perché Elliott non è mai messo in pericolo dal piccolo ET, mentre Joe vede la vita sua e dei suoi amici minacciata da un essere grosso e potentissimo. Condivido tutto il resto, compresa la tua opinione sul talento di Elle Fanning, che, secondo me, è anche più interessante della sorella maggiore.

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  6. @knitting bear: grazie! :-) Hai ragione sul diverso approccio dei protagonisti. Difatti a un certo punto accenno alle "diverse circostanze in cui viene messo" Joe, rispetto a Elliot. Le condizioni al contorno sono diverse, proprio per la diversa natura dei due alieni, che - in ultima analisi - è il fattore scatenante ed è, forse, per questo l'aspetto più interessante da mettere a confronto.

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