Punti di vista da un altro pianeta

martedì 9 marzo 2010

La strana coppia


In questi giorni, la cronaca è stata attraversata dal vento forte e freddo di due storie diversissime, ma accomunate dai sentimenti scatenati nell'opinione pubblica. La prima è quella di un bandito, un criminale, un rapinatore, uno di quelli tosti, si potrebbe dire quasi d'altri tempi, se gli anni '70 possono essere considerati altri tempi, uno che ha lasciato dietro di sé una bella (e indubbia) scia di sangue e cadaveri, ma anche intorno al quale si venne a creare - complice la sua forte personalità e la risonanza dei media - una sorta di mitologia nera, una specie di leggenda perversa del bandito gentiluomo che in tempi recenti ha fruttato a costui persino alcune pagine fan su Facebook. Alla fine tra omicidi (sette), evasioni, e rivolte carcerarie, il criminale mai pentito è stato condannato a quattro ergastoli per un totale di qualche centinaio di anni di carcere, c'è chi dice 260 chi 460, comunque decisamente troppi per una vita sola.

La seconda storia è quella di un ragazzino di diciassette anni che si ritrova chissà come calato in una spirale accecante di violenza inaudita nel momento in cui aiuta materialmente la fidanzatina dell'epoca a uccidere madre e fratellino di quest'ultima con 97 coltellate. Difficile capire che cosa possa spingere due minorenni ordinari a un gesto così efferato. Gli oscuri precipizi della follia e della violenza sono piccole crepe buie e nascoste, ma altrettanto profonde e prive di appigli. Dopo i primi maldestri tentativi di dissimulazione da parte dei due, gli inquirenti impiegarono pochissimo a capire che i colpevoli erano loro e i due vennero condannati, anche in questo caso senza dubbi, e al ragazzino in questione venne comminata una pena di 14 anni di reclusione.

Ciò che in questi giorni ha accomunato la vicenda di un consumato bandito a quella di un ragazzino vittima di se stesso è stata l'indignazione diffusa e generalizzata dell'opinione pubblica di fronte alla loro scarcerazione. Una semilibertà per il primo, che oggi è sui 60 anni e che da ieri va a lavorare in una cooperativa di pelletteria (ma tutte le sere deve tornare a dormire in carcere), una libertà anticipata per il secondo, che oggi ha 26 anni, e che ha usufruito di una riduzione di pena per buona condotta. Mettendo mano al pallottoliere si scopre che alla fine il primo si è fatto quasi 40 anni di carcere, il secondo 9. E così la gente, da sempre ipersensibile alle istanze umorali, ha fatto sentire la propria voce. Dovevano starsene a marcire dietro le sbarre!, hanno gridato puntando il dito, mostrando i denti e agitando i forconi. Ma, vi chiedo, qual è il limite?

Lo so, vi vedo pronti a commentare che non parlerei così se fossi un parente delle vittime, eppure quando sento queste cose a me viene da ribattere che la Giustizia, disciplinata dalle regole della Legge, è cosa umana e civile e bisogna capire che arriva per forza fino a quella linea lì. Se si oltrepassa quel confine bisogna essere consapevoli che si entra in un territorio non umano e non civile. Si chiama Vendetta e quelle sagome nere che vedete laggiù, contro l'orizzonte rosso sangue, sono nell'ordine: una sedia col casco (e non è un parrucchiere), un lettino con le cinghie (e non è uno studio per trazioni ortopediche) e una macchina per affettare le carote (ne siete proprio sicuri?). A voi la scelta.

16 commenti:

  1. mi spiace però per il primo avrei preferito un proiettile sparato molto velocemente in piena tempia. Lo so che è sbagliata la pena di morte (ne siamo proprio sicuri?), però cosa mi serve uno che sta 40 anni in carcere (a mie spese), che è palesemente deviato mentalmente e di nessuna utilità per la società? non mi serve, lo abbatto. Anche perchè, come dici tu, a 60 anni cosa può fare?

    Il ragazzino, invece, ha scontato la sua pena e stai pure certo (tu ma soprattutto la gente che digrigna i denti e punta il dito) che non sarà facile per lui trovare un lavoro onesto, un posto fisso, uno stipendio buono. E allora ricadrà nella delinquenza.

    E' educazione questa o una forma di vendetta abbreviata?

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  2. Non capisco bene il commento del Ragno, che sembra quello di un ragioniere, oltretutto mal informato.
    Infatti nel dibattito americano da qualche decennio in corso, ovvero da quando la Corte suprema ha ridato il via libera alle esecuzioni (interrotte a metà anni '70) uno degl iargomenti forti contro la pena non c'è solo il caso dei condannati a morte ingiustamente (una decina di casi accertati e non più risolvibili causa esecuzione medesima, e circa 150 fortunatamente liberati dopo anche qualche decennio nel braccio della morte, senza risarcimento n.b.) è il fatto che una esecuzione costa allo stato più del mantenimento in cella (spese giudizio ecc. ecc.).
    La questione della sanzione in campo penale è sottratta volutamente dalle considerazioni delle vittime che, ovviamente, necessitano generalmente di vendetta e sono poco propense al perdono.
    Contemperare i vari gradi di "colpa" in un sistema che non sia percepito come "ingiusto" è compito di una buona politica e di un ottimo legislatore,
    ha senso che uno scippatore si possa prendere anche sei anni di prigione per aver scippato 50 euro, o un tossico per avere 50 gramm idi maria, mentre un Cragnotti, un Tanzi e tutti i furbetti del quartierino sempre che non la facciano franca con le prescrizioni (abbreviate per loro) al più si facciano tre anni dop oaver rubato miliardi di euro?
    Purtroppo la gente, il "pubblico", si concentra sui casi eclatanti, Renatino ed Omar, e non guarda ad un sistema che invece premia i grandissimi farabutti.

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  3. @Ragno: la pena di morte la considero sbagliata *in ogni caso* nella misura in cui uno stato che vuole dirsi civile non può arrogarsi il diritto di utilizzare metodi punitivi analoghi al reato che vuole punire.

    @Ratto: infatti. Il mio punto non è tanto il merito della correttezza delle disposizioni in base alle quali i due sono fuori, quanto al fatto che i media danno voce e risonanza alla gente sui casi "emozionali". E quando la gente dice di volere giustizia, in realtà vuole vendetta.
    Poi il fatto che i birbantelli siano alle Cayman a crogiolarsi al sole, bè, quello è solo un problema di protezione UVA.

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  4. Non entro nel merito del dibattito sull'esecuzione della pena: la Costituzione indica, oltre alla finalità strettamente punitiva, anche quella rieducativa. La stessa esecuzione penale deve bilanciare le due esigenze: in certi periodi si eccede in un senso, in altri in un altro.
    Vi segnalo invece il servizio fotografico di Repubblica online di ieri su Vallanzasca fornito di foto della pelletteria Ecolab in zona Certosa a Milano (http://milano.repubblica.it/multimedia/home/23455667/1/8). Altrove si trova anche l'intervista al datore di lavoro.
    E' una notizia di interesse pubblico? Era indispensabile individuare in modo tanto dettagliato il luogo di lavoro? Non era più opportuno riportare soltanto la notizia senza individuare con tanta precisione luogo di lavoro e ditta?

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  5. @Typ: grazie della puntualizzazione. Quanto al luogo di lavoro, adesso vedrai come si impennerà il grafico delle vendite delle borsette!

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  6. @ratto: io non ho parlato di applicare la pena di morte come in America (l'ho detto? l'ho detto??), ho detto di applicarla.
    è evidente l'applicazione sbagliata di tale regola (costi eccessivi, errori giudiziari, colpevoli di "poco" costretti alla sedia che fa le scintille) com'è altrettanto evidente che risolverebbe molti altri problemi (serial killer, ergastolani).
    ma tu pensi davvero che uno che esce dopo 10 anni di carcere per buona condotta (buona condotta??? per aver fatto cosa???) sia pentito e onesto? non diciamo cazzate, per piacere...

    PS: è ovvio che la giustizia italiana sia tutta sbagliata, era necessario puntualizzarlo?

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  7. E' un argomento che definire annoso è eufemismo.

    Posso solo dire che il sentimento di vendetta lo sento sempre mio, ma che mai mi sognerei di volerlo veder trasformato in giustizia.

    Per capirci, io ammazzerei l'assassino di mia madre, ma non vorrei che fosse lo Stato a farlo.

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  8. @Sciuscia: non è un argomento annoso, è un argomento irrisolvibile, perché legato a un concetto relativo come quello di "Giustizia". Che cos'è la Giustizia? Probabilmente la giurisprudenza ne ha formalizzato il concetto, ma qualunque esso sia, è comunque un'interpretazione culturale e, popolarmente, emotiva.

    Capisco, quando dici che sentiresti sempre tuo il sentimento di vendetta, ma se tu ammazzassi l'assassino di tua madre, il figlio dell'assassino di tua madre potrebbe ammazzare te e a qual punto tuo fratello potrebbe uccidere il fratello del figlio dell'assassino di tua madre e così via, lungo rami di vendette genealogiche per gradi di parentela successivi fino a definitiva estinzione familiare.

    Quindi temo che non funzionerebbe nemmeno così.

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  9. Non godo al pensiero che un assassino plurievaso o un affettatore di bambini godano di misure premiali o di sconti sulla pena, anzi, vorrei tanto che scontassero le sanzioni che la giustizia gli ha inflitto per intero, senza sedie elettriche o altro. Però mi danno più fastidio i privilegi di chi sbaglia e non paga affatto perchè è ricco, raccomandato o perchè ha il potere di farsi o cambiarsi le regole da solo.

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  10. @Knitting bear: Pensa un po' cosa sarebbe potuto succedere se uno dei personaggi in questione si fosse chiamato Piersilvio... ;)

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  11. probabilmente avrebbero trovato il modo di depenalizzare l'omicidio

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  12. @ ragno
    sono io che ho fatto l'accostamento tra l'america e le tue parole,
    come logica conseguenza quando metti in dubbio che la pena di morte sia un errore e poi dici che i carcerati campano a tue spese,
    e l'ho fatto giusto per sottolineare come nel tuo ragionamento ci fossero delle pecche,
    almeno secondo me,
    oltretutto -senza voler essere polemico- cosa intendi dire con "palesemente deviato mentalmente"?
    se ti riferisci al caso specifico renatino è tutt'altro che "fuori di testa",
    anzi secondo chi l'ha intervistato ce ne fosse di gente altrettanto lucida,
    se invece il tuo ragionamento è più generale
    purtroppo mi ricorda fin troppo le pratiche eugenetiche dei nazisti.
    ti prego: chiariscimi il punto.

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  13. nessuna vendetta, nessuna pena di morta mai quelle non sono strade per una democrazia ma solo rispetto della legge che deve prevedere pene che però devono durare quanto è stato deciso... troppe volte vediamo sconti di pena che cancellano in un attimo la colpa... il problema della giustizia in questo paese richiederebbe una profonda discussione ma non si può fare per ora e sappiamo grazie a chi.
    un saluto

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  14. Infatti io sbaglierei nel vendicarmi.

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  15. Non posso non essere onesto su questo punto: la vendetta è e deve essere un fatto personale e che quindi non può essere strumento di Stato. Lo Stato deve avere il dovere semmai di recuperare, rieducare e rendere il più possibile pronto un condannato a rientrare nella comunità nelle condizioni di non reiterare un reato.
    Per la vendetta non posso essere ipocrita: siamo in un contesto in cui non esiste la certezza della pena, o comunque di una pena adeguata; se si verificasse quindi la condizione per cui qualcuno arrecasse del male a persone a cui tengo particolarmente non credo avrei la pazienza di aspettare il corso della giustizia. E senza esitazioni.

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  16. @Sassicaia: circa il ruolo della vendetta, non posso che rimandarti alla mia risposta a Sciuscia.

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