Punti di vista da un altro pianeta

martedì 23 marzo 2010

Libri marziani /1

Avendo ricevuto migliaia richieste da voi che mi seguite con affetto e costanza (non è vero, ma fa maledettamente fico), di sapere che cosa si legge qui su Marte, ho deciso di inaugurare una rubrica per soddisfare la vostra curiosità e segnalarvi dunque di tanto in tanto che cosa va più di moda quassù in fatto di lettere. E siccome i marziani sono tipi esigenti circa le letture che scelgono (come pure in un sacco di altre cose), vi renderete conto da soli che non si tratterà mai libri presi a caso. Insomma, Tre metri sopra il cielo, qui non lo troverete. Quando è arrivato, avreste dovuto vedere che falò ne abbiamo fatto giù a Hellas Planitia. Se ne sono accorti anche gli amici antennuti di Alpha Centauri. No, i veri libri marziani, sono libri che hanno qualcosa da dire, libri controcorrente, libri originali, libri che sprigionano energia, libri che fanno pensare, ma anche libri che divertono ed emozionano, comunque libri scritti da dio, libri che valgono la pena, libri di altri pianeti insomma.

E vorrei cominciare da un lungo viaggio in 500, un viaggio attraverso le montagne dell'Italia, dal Friuli alla Calabria, alla scoperta delle bellezze, dei personaggi, delle contraddizioni e delle maledizioni dello Stivale. A guidare la 500 è Paolo Rumiz, giornalista di Repubblica e scrittore davvero coi controfiocchi. Se non avete mai letto niente di suo, cosa aspettate?, fatelo e non ve ne pentirete.

Il libro racconta "un viaggio di settemila chilometri che cavalca la gobba montuosa della balena-Italia lungo Alpi e Appennini, dal Golfo del Quarnaro (Fiume) a Capo Sud (punto più meridionale della Penisola). Parte dal mare, arriva sul mare, naviga come un transatlantico con due murate affacciate sulle onde ed evoca metafore marine, come di chi veleggia - o forse vola - in un immenso arcipelago emerso.
Trovi valli dove non esiste l'elettricità, incontri grandi vecchi come Bonatti o Rigoni Stern, scivoli accanto a ferrovie abitate da mufloni e case cantoniere che emergono da un tempo lontanissimo, conosci bivacchi in fondo a caverne e santuari dove divinità pre-romane sbucano dietro ai santi del calendario. E poi ancora ti imbatti in parroci bracconieri, custodi di rifugi leggendari, musicanti in cerca di radici come Francesco Guccini o Vinicio Capossela. Un'Italia di quota, poco visibile e poco raccontata, un poema di uomini e luoghi, impreziosito da una storia per immagini della fotografa Monika Bulaj, che ha seguito Paolo Rumiz in alcune tappe di questa avventura."

Così ne parla Rumiz: "Ero partito per fuggire dal mondo, e invece ho finito per trovare un mondo: a sorpresa, il viaggio è diventato epifania di un'Italia vitale e segreta. Ne ho scritto con rabbia e meraviglia. Meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e naturale; rabbia per il potere che lo ignora."

Insomma, La leggenda dei monti naviganti è:
un libro che fa sorridere, piangere, riflettere, arrabbiare;
un libro da non perdere;
un libro lontano anni luce da Federico Moccia (scusate la ripetizione, ma la citazione è a solo beneficio dei motori di ricerca).

Per chi l'avesse già letto, l'invito è di lasciare un commento.

La leggenda dei monti naviganti, di Paolo Rumiz - Feltrinelli

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