Punti di vista da un altro pianeta

mercoledì 16 novembre 2011

Della grandezza (e della tenerezza) del Mago

C'è quel luogo un tantino comune in base al quale dietro ogni grande uomo ci dovrebbe essere una grande donna. Colei che sta dietro le quinte, ma la cui presenza è fondamentale. Colei senza la quale niente potrebbe essere o tutto sarebbe diverso (e dunque peggiore). Taluni la chiamano la musa. Eppure in questo caso ho l'impressione che sia proprio così. O almeno che se lei non ci fosse stata, noi tutti non avremmo di lui l'immagine che abbiamo. Forse non avremmo nemmeno tutti quei grandiosi libri che ha scritto, (quasi) tutti nella seconda parte della sua vita, (quasi) tutti - guardacaso - dopo averla conosciuta, (quasi) tutti a lei dedicati. L'ho scoperto non senza una certa meraviglia in un documentario in DVD che mi è capitato di vedere alcuni giorni fa e che racconta con tono a tratti romantico, a tratti cronachistico, un arco di circa due/tre anni della loro vita, tra il 2006 e il 2008, in pratica un piccolo scorcio degli ultimi anni della vita di lui, segnati anche da una malattia che avrebbe potuto portarlo via e che invece la caparbietà di lei lo tenne con noi ancora per un po'.

Lui giornalista, scrittore, comunista, ateo, Premio Nobel, instancabile autografatore, energico viaggiatore, uomo innamorato. Lei giornalista, traduttrice, tenace organizzatrice, caparbia femminista, energica viaggiatrice, donna innamorata. Il documentario li incontra e li ritrae come una coppia affatto straordinaria, passando da lui, che riceve alcuni ragazzi italiani in visita nella sua casa o che prima di scrivere il prossimo capitolo del suo prossimo capolavoro (rigorosamente due pagine al giorno) fa il solitario di Windows; a lei che gestisce la casa, che pensa alla posta, che organizza l'agenda internazionale degli interventi di lui, con tutta la logistica connessa, che sovrintende la costruzione della biblioteca; a entrambi che si confrontano, discutono, si abbracciano, si baciano come un marito e una moglie qualunque, quali in effetti sono, tra la monotonia e la pesantezza di presentazioni di libri, viaggi in aereo, interventi, viaggi in aereo, interviste pubbliche (sempre uguali) in giro per il mondo, e le scene di tranquillità domestica nella loro casa di una Lanzarote dagli straordinari paesaggi lunari.

È bello osservarli nella loro quotidianità. È bello vedere lui. Farlo scendere dall'immaginario piedistallo svedese e restituirlo alla sua umanità, alla fragilità della malattia, al suo essere, in fondo, uno davvero qualunque, a dispetto di essere stato, anzi di essere, forse una delle menti letterarie più fervide e generose e coerenti degli ultimi trent'anni e uno dei Nobel per la Letteratura più universalmente conosciuti e acclamati degli ultimi dieci, forse anche (o soprattutto) grazie a lei.

Lei si chiama Pilar del Rìo. Lui si chiama José Saramago. E se fosse ancora tra noi, oggi compirebbe 89 anni. Auguri.

José e Pilar, di Miguel Gonçalves Mendes (DVD, 125 min.)

8 commenti:

  1. Josè Saramago è l'unica persona, oltre a Roger Waters (lo confesso), che sia riuscita a strapparmi sentimenti da fan. L'unica volta che l'ho visto ho provato emozioni di cui non credevo di essere capace (confesso che mi sono anche sentita un po' sconcertata). Ho visto il video di cui parli e (confesso) ho pianto parecchio.
    (Oggi sono in vena di confessioni) Mi manca parecchio.

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  2. Auguri, grande José. E Grazie per CECITA', per TUTTI I NOMI, per IL VANGELO SECONDO GESU', per LA CAVERNA, per MEMORIALE DEL CONVENTO, e tanti altri capolavori che non sto a elencare. Manchi pure a me.

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  3. Grazie per la preziosa segnalazione, non sapevo dell'esistenza del DVD e me lo procurerò il prima possibile.

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  4. Ne sapevo vagamente qualcosa. Certo, senza connettere questo aspetto con il fatto che con il tempo ho imparato ad apprezzare la grandezza di Saramago.

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  5. @knitting bear: le tue confessioni mi parlano di agio, confortevolezza, fiducia, interesse, sentimento, empatia. Mi piace molto tutto questo. Grazie.

    @Zio Scriba: confesso (anch'io mi ci metto, oggi, con le confessioni) che non ho letto moltissimo di suo, in quanto faccio sempre molta fatica - quasi fisica - ad affrontare il suo stile. E' come arrampicarsi su una montagna impervia. Penso spesso col fiatone a chi me lo fa fare, che potrei abbandonare e tornare indietro, ma so che il paesaggio è unico e so che alla fine ne vale davvero la pena. Quindi stringo i denti e continuo. Mi succede solo con lui.

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  6. @web runner: lieto di averti riempito la lacuna. In effetti non è che sia stato granché pubblicizzato, almeno in Italia. Anzi, direi proprio per niente. Del resto che cosa ci si aspettava dall'Italia?
    O ti ci imbattevi per sbaglio, come è capitato a me, o nisba.

    @Adriano: e la demitizzazione che il film fa della figura di Saramago, ritraendolo nella prosaicità della sua quotidianità lavorativa, familiare e conviviale, non ne sminuisce la grandezza. Anzi, la aumenta, forse.

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  7. un po' mi ricordano Aragon ed Triolet...

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  8. @D.: qualche punto di contatto in effetti c'è... (per chi non sapesse di chi si sta parlando: http://it.wikipedia.org/wiki/Louis_Aragon - http://it.wikipedia.org/wiki/Elsa_Triolet)

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