Punti di vista da un altro pianeta

martedì 31 marzo 2015

Un libro che è una goduria per la (mia) mente

Ci sono libri che ti ipnotizzano e ti portano via con loro e tu sai bene perché. Una storia appassionante. Un mistero da risolvere. Colpi di scena a ripetizione. Roba che non ti staccheresti mai e, quando sei in pausa dalla lettura, continui a ripensarci e non vedi l'ora di poter rimettere mano alle pagine. Gli inglesi li chiamano page-turner, quelli che ti fanno girare le pagine a un ritmo forsennato. E poi ci sono libri che ti ipnotizzano e ti portano via con loro e tu non capisci come fanno, perché delle caratteristiche di cui sopra non c'è traccia. Eppure ci riescono ugualmente. E il fatto che lo facciano misteriosamente li rende quanto di più affascinante ti possa capitare in ambito letterario. Credo sia una sorta di corrispondenza (o risonanza) intellettuale, una goduria letteraria a prescindere. Ebbene, questo è il caso di Nel mondo a venire, di Ben Lerner.

Caldeggiato dall'amico Michele del blog Nepente, Nel mondo a venire è un libro difficile da riassumere. Parla di oggi. Parla della vita. Parla del mondo in cui viviamo e (forse) del mondo in cui vivremo, anche solo tra cinque minuti, un mese, un anno, dieci anni. Parla di come le nostre esistenze si rapportano e si costruiscono attraverso lo scorrere di un tempo di fatto illusorio e rispetto al quale noi siamo padroni solo del presente (non a caso il titolo originale è proprio 10:40, ovvero un momento di tempo ben preciso), ma di come la letteratura è capace di integrare queste esistenze in un flusso unico che è nello stesso tempo, memoria, narrazione, invenzione e possibilità.

Leggendo questo libro ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte a un'opera (non spaventatevi) di "narrativa quantistica", come se l'autore volesse dare la percezione letteraria di un universo in cui tutti i tempi, passati, presenti e futuri delle nostre esistenze, comprese tutte le possibilità del multiverso, coesistono. Se poi mi chiedeste di incasellare in qualche modo il romanzo, vi direi che siamo di fronte a una sorta di post modernismo (o addirittura di post-post modernismo – ma, vi prego, troviamo un altro termine!) alla David Foster Wallace o Dave Eggers. Per il resto non voglio (o forse non riesco) dirvi di più. Solo che questo è uno dei libri più suggestivi e affascinanti che mi sia capitato di leggere ultimamente. A tratti mi ha riportato a quell'esaltazione della lettura che è una goduria per la mente, e che è merce davvero rara.

Da segnalare: il pezzo in cui Lerner parla della tragedia del Challenger a una classe. Su-bli-me! Mentre la parte più debole è forse la quarta, quella in cui l'autore si ritrova autoesiliato a Marfa per (cercare di) scrivere il suo libro. Ma è giusto una piccola flessione, come una breve vertigine, niente che guasti la lettura di un libro eccezionale. Insomma, grazie a Ben Lerner e grazie a Michele.

Il risvolto di copertina:

Un uomo di poco più di trent’anni vede la propria vita cambiare improvvisamente direzione. La sua migliore amica gli ha chiesto di aiutarla a concepire un figlio, ma senza diventare una coppia. La carriera di scrittore ha incontrato finalmente un insperato successo, e in modo altrettanto imprevisto è giunta la diagnosi di una malattia cardiaca, potenzialmente fatale. Questi eventi, questi improvvisi stravolgimenti, felici, drammatici, curiosamente esilaranti, sembrano riflettersi nel mondo che lo circonda. New York è scossa da tifoni, uragani e tempeste, come fosse una città tropicale. La crisi rende tutti ansiosi e aggressivi, niente sembra più funzionare, a livello personale, collettivo, intellettuale, sentimentale. Non è certo il momento migliore per fronteggiare lo spettro della propria mortalità, o pensare a diventare padre.

L'incipit:

Il comune aveva riconvertito un tratto sopraelevato di ferrovia metropolitana abbandonata in un giardino pensile con un percorso pedonale, e io e l'agente stavamo passeggiando verso sud in una giornata insolitamente calda per quella stagione dopo un pranzo di festeggiamento a Chelsea dal prezzo esorbitante, a base fra l'altro di polipetti che lo chef aveva letteralmente massaggiato fino alla morte. Esserini di una morbidezza incredibile che avevamo mandato giù interi, ed era la prima volta che consumavo una testa tutta d'un pezzo, specie poi di un animale che decora la propria tana, che è stato osservato giocare in maniera complessa.

Nel mondo a venire, di Ben Lerner (2015, Sellerio - trad. Martina Testa - 290 pagg. - 16,00€)

2 commenti:

  1. Me lo segno, ma intanto, da bravo polemista, dico che il titolo italiano dice molte cose su come lavora la nostra editoria: Nel mondo a venire è a dir poco insipido, 10:40 era G E N I A L E !! :d

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    1. Sègnalo sègnalo, caro Zio. Poi mi saprai dire. Ci sarebbe molto da dire sulle versioni italiane dei titoli di film e libri. E, tra l'altro, è un fenomeno molto strano. Voglio dire, posso capirlo sul mass market, ma questo si può considerare un libro di "nicchia". Questo non è un libro da supermercato. Questo è un libro per chi di libri ne mastica. E chi mastica libri è anche in grado di apprezzare un titolo come 10:40, che forse dice qualcosa di più sul libro che non (l'insipido come dici tu) "Nel mondo a venire". E' come se l'editoria finisse per considerare in qualche modo idioti anche i lettori "forti".

      Nel frattempo, a proposito di libri, come vedi nella colonna a dx, sto leggendo "La vita davanti a sé". Ma che dolcezza, che ironia, che vitalità, che libro luminoso! Mi sa che sarà la mia prossima recensione. Grazie Zio. ;-)

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