Punti di vista da un altro pianeta

venerdì 25 marzo 2011

Siamo tutti topolini a caccia di formaggio

Per quanto l'incidente sia un evento teoricamente remoto, il fatto che la sua probabilità non sia mai zero costringe a non poter trascurare la portata delle conseguenze di quell'unico, possibile caso di fallimento. Il walkman mi mangia il nastro? Il frullino trancia un dito al mio bambino? Il preservativo scoppia e lei rimane incinta? Un pneumatico cede di schianto e ci lasciano la pelle in quattro? Il condizionatore mi si fotte e sono obbligato a sudare come una bestia? Un gabbiano viene risucchiato nel motore e l'aereo cade facendo duecentocinquanta vittime? O per qualche ragione il raffreddamento va in vacca, il nocciolo si fonde, il contenimento si incrina e milioni di persone vengono contaminate con gravi conseguenze alla loro salute per decenni e generazioni a venire? Detta così sembra facile. Ma a un esame più attento l'onestà di ragionamento ci chiederebbe di trovare un modo per comparare eventi più frequenti, ma più "lievi" perché non comportano la morte di nessuno o comunque di pochi, con altri, molto, molto più rari, che però implicano il potenziale coinvolgimento di milioni di persone per un tempo molto più lungo. Perché alcuni rischi, anche più consueti, ma altrettanto reali e decisamente più assidui, vengono accettati, e altri invece no? È un puro fatto di sensibilità personale? È il brivido della paura atomica? Lo spettro atavico del fungo che spazza ogni cosa? Il fatto che sia qualcosa che non si vede, da cui non ci si può difendere, che tocca il mondo come una maledizione, e che avvelena la casa e l'orto, le mucche e i bimbi?

Del resto, se da un lato ci mettiamo tutte le analisi teoriche di rischio possibili, dall'altro possiamo dire che la statistica mondiale delle centrali nucleari che sono state in esercizio finora ci parla di (nella classifica di pericolosità degli incidenti dei Livelli da 1 a 7):

>Livello 2 (guasto) = n. 2 incidenti noti (Civaux, Francia 2002 e Forsmark, Svezia 2006)
>Livello 5 (incidente grave con rischio esterno) = n. 2 incidenti noti (Three Mile Island, USA 1979 e Windscale, GB 1957)
>Livello 6 (incidente serio) = n. 1 incidente noto (Kyshtym, URSS 1957)
>Livello 7 (incidente molto grave) = n. 1 incidente noto (Chernobyl, URSS 1986)

Naturalmente gli incidenti a livelli più bassi (0 e 1) non salgono alla ribalta della cronaca non comportando rischi di sorta, quindi non è dato conoscerne il numero. Gli altri sono quelli citati sopra e quelli davvero degni di nota, ovvero che implicano un serio pericolo per la popolazione, sono dal Livello 6 in su. Ora Fukushima attualmente sembra attestarsi verso un Livello 6 e questo, aggiunto ai dati precedenti, significa due guasti molto gravi in 57 anni circa (la prima centrale nucleare al mondo fu costruita nel 1954), il che a sua volta porta a desumere - in via del tutto teorica e molto qualitativa, naturalmente (i dati di esercizio sono pochi per farne un uso statistico vero e proprio, e il numero di centrali in attività può cambiare) - che nell'ambito degli impianti nucleari si possa verificare orientativamente un incidente grave al mondo ogni poco meno di trent'anni. Per quanto dunque il dato non abbia i crismi per essere benedetto dall'ufficialità della scienza statistica, può almeno significare che - considerata all'atto pratico - la sicurezza, per quanto sbandierata e ricercata, può essere facilmente messa alla prova sia dalla fallibilità dell'uomo, che dalla casualità della Natura. (Qui il Prof. Francesco D'Auria docente di Ingegneria Nucleare all'Università di Pisa giunge a conclusioni non molto dissimili con il conforto dei numeri e della sua competenza nel settore).
Se pertanto il rischio (calcolato) esiste sempre ed è un prezzo che si deve aggiungere a quello che bisogna pagare anche in termini economici per ottenere qualcosa, per tentare di uscire dall'impasse si deve mettere sull'altro piatto della bilancia tutto ciò che si ricava per quel prezzo. In altre parole i vantaggi di tutti i generi, messi tuttavia in competizione con tutti gli altri metodi che, in un modo o nell'altro, consentono di raggiungere gli stessi obiettivi, magari con prezzi e prestazioni diverse, ma anche con rischi (calcolati) diversi e con tutta probabilità nient'affatto trascurabili.

/continua (lunedì)

18 commenti:

  1. Il tuo è un lavoro prezioso, scarta l'ondata emotiva e ideologica e cerca di trovare delle risposte nazionali. Fornisci l'energia che di questi tempi scarseggia maggiormente: il senso critico e l'onestà intellettuale.

    Complimenti.

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  2. Non ci avevo mai pensato sotto questo punto di vista, effettivamente hai ragione, però mi turba pensare che se un qualcosa non va finisco polverizzata in men che non si dica lasciando anche la mia stessa ombra impressa nel luogo dove sono. Capisco che in anni di centrali nucleari questo è avvenuto pochissime volte ma mi fa sempre effetto pensarci. Ok così allora non dovrei prendere nemmeno l'aereo nel caso dovesse succedere qualcosa. Non so perché certi rischi siamo disposti ad affrontarli e altri no. Sono entrata in un loop di: "diavolo ha ragione però se scoppia? Eh ma che cosa fare?" Però è anche vero che è una di quelle energie che non vorrei mai e conoscendo l'Italia i barilozzi di scarti radioattivi finirebbero nel mare sicuramente grazie a quei mafiosi che già staranno architettando su come mettere le grinfie sopra questa nuova attività lucrosa, ci gioco le palle che non ho!

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  3. @Alessandro Cavalotti: grazie Ale, hai centrato il punto. E' proprio quello che cerco di fare. E ti ringrazio del tuo apprezzamento e della pazienza di seguirmi. :-)

    @Mesic: su ogni cosa spesso ci sono aspetti che non consideriamo, vuoi perché non li conosciamo, vuoi perché non li approfondiamo, vuoi perché non conviene a nessuno che vengano diffusi. Non pretendo qui di sviscerarli tutti (anche ci sarà la possibilità di vederne molti anche nei prossimi pezzi), ma perlomeno di evidenziare un percorso il più possibile "onesto" di pensiero e consapevolezza critica.

    E comunque la faccenda dell'ombra impressa sui muri vale solo per l'onda d'urto di una bomba atomica.

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  4. Come Ale apprezzo questo approccio razionale ed equilibrato, intelligente. Ma dal lato intuitivo-istintivo (che per me conta molto) sono su posizioni simili a quelle di Mesic. In particolare perché non dimentico, anche se qui sarò ripetitivo, che è soprattutto di nucleare italiano ched stiamo parlando. E l'italia, come dimostrano le classifiche del mio post del 17 marzo, NON è un Paese Civile.

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  5. @Zio Scriba: difatti come dicevo ad Ale, in questo excursus (che prevede ancora tre post) mi interessa quasi più l'approccio, che le conclusioni cui giungerò. Del resto ognuno è libero di dare più peso ad alcuni aspetti, piuttosto che ad altri, ed è da questo che in genere le opinioni individuali divergono. E se le cose del mondo non hanno mai l'esattezza della matematica, per cui quasi mai si può affermare "questo è giusto, questo è sbagliato" con certezza assoluta, il percorso mentale che seguiamo per giungere alle conclusioni che diventano nostre opinioni, a volte è più importante delle conclusioni stesse.

    Quanto al "nucleare italiano", la prossima settimana arriveremo anche a questo. ;-)

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  6. Totalmente scevra di onde emotive ti dico che non siamo capaci di fare la raccolta differenziata e Napoli vomita pattume, statistica o non statistica, siamo sicuri che sia saggio metterci a produrre anche scorie radioattive? Poi finisce che si sbagliano e sotterrano nella maremma semplici bidoni pieni di plastica e i maglioni alternativi li fanno reciclando le scorie...

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  7. @Vaniglia: in senso lato secondo me anche questo finisce per essere un discorso di stampo "emotivo". Per questo personalmente non la vedo come una discriminante determinante. Ma ne parlerò... ;-)

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  8. Un post documentatissimo, intenso e, per usare un termine un pò più tamarro, impressionante.
    Complimenti.
    Per alleggerire l'atmosfera, mi soffermo sulla foto che mi ricorda lo splendido Man on wire.
    Grande Marziano!

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  9. @MrJamesFord: grazie Mr, troppo buono! :-)
    La foto non credo sia tratta dal bellissimo film che hai citato, ma è senza dubbio di quel leggendario evento, di cui parlai in occasione dell'anniversario (http://ilgrandemarziano.blogspot.com/2010/08/alza-il-naso-al-cielo-la-mattina-presto.html).

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  10. L'importante é che ci sia dibattito su grandi, vitali questioni come avviene qui da te.

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  11. L'altra sera discutendo di queste cose a cena con mia madre e mio fratello, mio fratello è uscito con il paragone della scoperta del fuoco da parte dei primi ominidi per spiegarsi con mia madre, ora qualche centinaio di migliaia di anni dopo non sappiamo quanti ominidi si sono "scottati" per la nostra evoluzione, magari tra qualche migliaio di anni andremo su Sirio grazie all'energia nucleare, ma per il momento, punto di vita, naturalmente, è ancora qualcosa di troppo misterioso se vogliamo usare un eufemismo.

    Ah, bello il titolo anche la foto del topolino: rende bene l'idea:-)

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  12. Bravo. Finalmente due post che vanno oltre il panico generale e che inducono a riflettere.

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  13. Lo spieghi bene anche tu. Il fattore rischio nel caso di centrali nucleari implica conseguenze che si protraggono nel tempo e nello spazio e che coinvolgono tutti, bene o male; forse è questa la discriminante più forte per decidere che quel rischio è inaccettabile.
    E aspetto sempre la parte in cui si parla della riduzione dei consumi: quasi mai nessuno la affronta con chiarezza e invece a parer mio è fondamentale per prendere qualunque decisione in merito all'approvvigionamento di energia.

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  14. @Adriano Maini: infatti credo che sia sempre necessaria consapevolezza nella scelta. E' facile dire "No" al nucleare. Ma le cose sono sempre più complesse di quanto la "pancia" ci suggerisce. Ed è bene allenarsi a - appunto - discutere, ragionare, cercare di vedere le cose da tutti i punti di vista. Anche solo qualitativamente. E poi decidere.

    @Ferruccio Gianola: andate pure su Sirio, purché non veniate su Marte! ;-) Il nucleare (per lo meno la "fissione") sarà sempre controverso perché utilizza elementi radioattivi come combustibili. La "fusione" sarebbe tutt'altra cosa. Ma in questo momento avrei dei dubbi che - anche spiegandoglielo per bene - la gente sarebbe disposta ad accettare un nucleare "a fusione".

    Il topolino è meraviglioso, anche se - per fortuna - non si sa cosa accade dopo...

    @LaMeska: grazie davvero. :-) E' proprio quello che cerco di fare. Innanzitutto per me stesso. Se poi lo trova utile anche qualcun altro, tanto meglio!

    @patè: nella discriminante secondo me bisognerebbe metterci anche i "bisogni". Ma di questo, come pure della parte relativa ai consumi, ne parliamo la prox settimana.

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  15. il problema del nucleare e dei rischi (minimizzati dai governi) al zero quasi assoluto è legato ad una proiezione di spese inderogabili nel futuro. Basta guardare la fine che fanno i sottomarini nucleari dell'ex URSS...ci possiamo fidare dell'uomo per gestire oggi, domani e dopo domani dei rischi correlati a scelte di ieri ? NO ! [in realtà la probabilità è si al 0,000075695%]

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  16. Penso di attendere gli altri post, altrimenti vado fuori tema anche questa volta..:-)

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  17. Non posso che quotare in pieno quanto detto da Alessandro Cavallotti. Io ho tentato di farlo con un po' di ironia ma i tuoi post sono molto più preziosi

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  18. @D.: il problema vero è quello che vogliamo e quanto siamo disposti a pagare per averlo.

    @mark: bueno, amigo! Ti aspetto al varco. ;-)

    @Baol: grazie! : -) Non so se sono preziosi. Forse preziosi è un tantino troppo. Magari utili, a far girare qualche rotella, magari. Di certo sinceri.

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