Punti di vista da un altro pianeta

venerdì 18 giugno 2010

Alla co(o)rte degli azzurri

L'orchestra ha suonato la sigla della mondovisione e la liturgia mondiale del pallone è ricominciata, puntuale come la messa delle 11. Dunque ecco ripartiti i sacri riti (fischi, cartellini, moduli e formazioni), le necessarie litanie (ripetete con me: Montolivo segna per noi, Gilardino segna per noi, Di Natale segna per noi, Buffon para per noi, S. Cannavaro marca per noi, ecc.), le immancabili icone (Lippi, Rivera, Galeazzi, Mazzocchi, Bagni, ecc.) e gli altari imbanditi (conferenze stampa, giornali, televisioni, ecc.). Da quassù vedo bandiere sventolare ovunque come candele di una processione globale, a esprimere il vostro desiderio di sentirvi parte di qualcosa di più grande, di percepire un'identità comune che amplifichi il vostro sentimento, di succhiare dal biberon televisivo emozioni confezionate su misura, emozioni comode, liofilizzate, sotto vuoto, quattro sballi in padella, che altrimenti non sareste capaci di provare per i fatti vostri, se non al prezzo di grandi sacrifici (o di grandi "dosi").

Fin quassù mi arriva (perfino!) il suono delle vuvuzelas, che solo un bambino pazzo uscito dal Signore delle Mosche può aver concepito un simile perverso aggeggio, per trasformare gli stadi in immensi vespai a cielo aperto. Che magari non ti pungono, d'accordo, ma sta' sicuro che ti stracciano le palle, quello sì. Nel frattempo però si gioca, e ognuno resta come sospeso in un limbo, in attesa del momento cruciale, la partita della propria nazionale, all'attimo di vedere i propri beniamini, proprio quegli stessi che sono appiccicati con le calamitine sul tuo frigo, ma in carne e ossa, senza frigo sulla schiena insomma, che giocare sarebbe un po' un casino, soprattutto se sei appena stato alla COOP e hai fatto il pieno di bibite, birre, cartoni di latte, uova, formaggi, un arrosto di maiale e due etti di prosciutto cotto (del migliore, per favore, quello della pubblicità, ché gli altri fanschifo) ecc., comunque eccoli lì, schierati in fila, sull'attenti, pronti al gesto atletico di una vita sui tacchetti, allenati per la prodezza in mondovisione, preparati al sacrificio muscolare definitivo e persino alla doppia ammonizione. Insomma eccoli lì, qualcuno (i sentimentali) la mano sul cuore, altri (gli scaramantici) sulle palle. E l'inno comincia.

Cioè a quel punto c'è ovviamente chi si aspetta l'attacco di Va' pensiero, altri più giovani pensano ci starebbe bene qualcosa di Jovanotti prima maniera, tipo Sei come la mia moto o L'ombelico del mondo. Le ragazze sui trenta voterebbero per un Baglioni qualsiasi. E, da alcuni sondaggi, pare che le signore di una certa età sognerebbero Volare di Modugno. Invece no. Invece c'è il solito poropò-poropò-poropòpòpòpòpò della premiata ditta Mameli/Novaro, una specie di Jalisse ante litteram, che dopo quel successone della metà del l'800, non se li filò più nessuno. Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta... Che poi è un pezzo come un altro e tanto vale tenerselo così com'è, che se non fa tendenza, per lo meno fa tradizione. Dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa... Comunque le fanfare ci danno dentro e le telecamere lì, a contare le carie dei giocatori che cantano e guaialoro se non lo fanno. Che schiava di Roma... E tutti seguono il labiale e si incazzano pure se la regia vira sul pubblico. Iddio la creò... Si vogliono vedere i giocatori che cantano, perché coi loro conti in banca rappresentano la patria, rappresentano tutti i nostri mutui messi insieme, e tutto sembra andare bene finché a un certo punto, tutti, inequivocabilmente tutti, proprio sul rettilineo finale, sbandano:
Stringiamoci a corte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Allora, okay che "corte" fa rima con "morte" e la rima, si sa, è l'anima della poesia. Ma non è che gli strenui e coraggiosi difensori della patria, tutti scudi, spade, muscoli gonfi e pesanti armature vanno insieme a stringersi nel palazzo del Re a ballare il minuetto al suono del clavicembalo. Plin plin plin. E riverenza, e scivola a sinistra, e scivola a destra e avanti, e indietro, e giravolta, evviaaa... Plin plin plin. Insomma, in questo periodo di Zaia e La Russa, di Cota e di Alemanno c'è qualcuno che, per favore, si prende la briga e va a dire a quei miliardari in mutandoni che la "o" la devono mettere al posto giusto e il verso corretto è:
Stringiamci a coorte
spiegandogli magari che la "coorte" è tecnicamente la decima parte di una legione romana e che per estensione poetica nella fattispecie indica un gruppo numeroso di combattenti in armi schierato e unito contro il nemico, in una specie di 4-4-2 imperiale? In alternativa fategli avere un bel set di crinoline azzurre, che per lo meno in conferenza stampa ci faranno la loro porca figura.

15 commenti:

  1. i bambini del mio quartiere hanno importato le famose vuvuzelas, e le provano sotto casa, li mando subito sull'isolotto del signore delle mosche...

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  2. No vi prego... Facciamo in modo che le vuvuzelas non colonizzino l'Italia... Stringiamci a coorte e ammazziamo i suonatori di vuvuzelas, anche se non fa rima, è un atto dovuto!

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  3. Finalmente un altro che se ne è accorto: credevo di essere l'unico a spanciarmi per questi analfabeti che, costretti dal tronfio e becero patriottismo di dirigenti, giornalistucoli e rincoglioniti che scrivono lettere ai giornali, si sentono obbligati a cantare a squarciagola, ma cantano a squarciagola un inno MONARCHICO: quale cazzo di CORTE, coglioni? Oltretutto, anche se il verso, come l'intero inno, è bruttissimo, la COORTE (a capire cos'è, magari in dieci lezioni con una bella figa in cattedra...) sarebbe, come ben dici tu, una perfetta immagine per un manipolo di giocatori! E invece la sprecano così, per colpa del fatto di essere nu poco analfabestie...

    p.s.
    o tu gran cretino che suoni la vuvuzela
    puttana tua mamma e pure tua soréla!!!

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  4. @dizaon: possiamo organizzare un aereo speciale della Oceanic...

    @il rospo dalla bocca larga: troppo tardi. Le ho viste alla COOP. La vuvuzela sei tu.

    @Zio: probabilmente la maggioranza degli italiani è convinta che sia davvero "corte". Anzi, succederà che in molte case vedranno i miliardari in mutandoni, e lui dirà a lei: "Vedi, cara? Te l'avevo detto. Dicono 'corte', cazzo, 'corte'! Sennò poi dovrebbero dire 'siam pronti alla moorte'. Che non ha senso. Vedi che avevo ragione io?!"

    P.S. :D

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  5. uhhhhhh… ho scoperto l'inventore della vuv… in origine era strumento di difesa! nel frattempo si è trasformata in strappa…lle d'offesa!

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  6. Bellissimo post, e finalmente la denuncia di questa oscenità, anche a me quel "corte" cantato dagli ignoranti più pagati del paese ha sempre fatto pensare al minuetto: qualcuno glielo dica!!!

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  7. io come inno opterei per "l'astronave che arriva" di sergio caputo :-)

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  8. Comunque mi sto affezionando alle Vuvuzelas. Sono la rivoincità della povera gente, della semplicità sugli interessi miliardari.

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  9. però vedi devo fare un grosso dispiacere alla lega, i bambini non sono extracommunitari, ma figli degli indigeni locali...

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  10. non avevo idea di cosa fosse questo strumento, non seguendo il mondiale. però ieri ascoltavo caterpillar e han intervistato il tipo di brescia che lo produce.dalla voce sembrava averne le balle piene pure lui

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  11. * Inneres Auge
    scusa ma mi sembra una visione un po' ingenua e romantica le tua: ci sono stronzi che si preparano a DIVENTARE miliardari vendendo in tutto il mondo quelle orride trombette di plastica di merda agli elementi più stupidi della "povera gente" (che per fortuna non è tutta stupida), soprattutto in stupidi paesi come l'italia. (Ieri allo stadio degli Yankees a New York ne hanno sequestrata una a un cretino disturbatore. NOn oso pensare invece a quante migliaia renderanno da quest'autunno definitivamente infrequentabili i nostri già infrequentabili stadi...)

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  12. @petrolio: e pensa che in lingua tswana, la vuvuzela si chiama "lepatata". In Italia è un successo annunciato.

    @knitting bear: grazie! :-)

    @la saliva del flauto: nel senso di omaggio ai marziani? ;-)

    @Inneres Auge: in effetti, come ha detto anche Zio, non credo che la vuvuzela sia immune alle regole dell'economia di mercato. Anzi. La faccenda della povera gente non ce la vedo molto in questo contesto. Penso che la tua sia solo una suggestione dovuta a certe immagini che in questi giorni ci propinano del Sud Africa.

    @dizaon: si fa quel che si può.

    @ciku: che le importi o le produca, penso che il tizio in questione si starà comunque fregando le mani, altro che palle piene.

    @Zio: come già detto sopra, ti quoto. Quanto agli stadi italiani vuvuzelizzati sono ottimista. La bolla vuvuzela scoppierà per sempre il giorno in cui l'Italia verrà eliminata. Negli stadi italiani ci sono già i razzi, le bombe carta, i coltelli, le spranghe, i motorini...

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  13. finalmente!
    Ho imparato l'inno alle medie quando una prof di musica fissata ce lo faceva cantare in ogni occasione e ci rompeva gli zebedei proprio sul quel co-o-rte che sennò non suonava bene...
    ma come è stato detto prima, non so quanti sappiano che si canta appunto così!
    In ogni caso non mi è mai sembrato un inno bellissimo, come tutti gli inni un po' datati andrebbe cambiato.
    In ogni caso, ieri ho visto un servizio in cui a Milano la gente già faceva la fila per avere in regalo una "venezuela" (come la chiama un'amica blogger), mi sa che se non la si proibisce per legge dovremmo sopportarla a lungo... marrrròòòòoooo.......

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  14. è chiaro che gli italiani non hanno ancora tagliato il cordone ombilicale con Giulio Cesare, tranne che alcuni non hanno seguito per bene le lezioni di storia...giocavano a calcio !

    Non dico niente, noi abbiamo la Marsigliese ben più sanguinolente che parla di inforcare il nemico alle porte (i cugini ?)

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  15. Mi avete fatto tornare in mente il fatto che alle elementari, quando ci facevano cantare l'inno, dicevamo "dell'elmo di piscio si è cinta la testa"... se ci beccava il maestro fascistone...

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