Punti di vista da un altro pianeta

martedì 12 giugno 2012

[Andare a vedere Bruce Springsteen ascoltando i Pink Floyd...]

Non capita a tutti di ritrovarsi di fronte quarantamila persone, ma pure anche il doppio. Quando riempi uno stadio (quasi) ogni sera non è che importi molto la capienza. Uno stadio è uno stadio. Importa decisamente più il fatto che queste quarantamila, ma pure anche il doppio, sono lì perché sono Pazze-Di-Te. E quando dico così, non lo intendo necessariamente in senso romantico. Cioè, magari anche in quello, forse almeno una certa percentuale, ma non è (più) quello il punto, soprattutto se hai superato i sessanta. Il punto è un altro e ha a che fare con quello che mostrava la telecamera che l'altra sera riprendeva il Boss alle spalle, cioè da dentro il palco verso il mare di carne del pubblico, così tu vedevi sullo schermo la sua silhouette iconica (un po' presley-style) e la faccia della gente ebbra sotto la minaccia - poi mantenuta - del cielo nero. Ha a che fare con quelle facce che sono un'unica faccia, con quelle mani alzate che sono sempre e solo le stesse due mani, con tutte quelle bocche che urlano, ma che sono un'unica bocca. Mi sono sempre chiesto l'effetto che tutto questo deve fare a te, essere umano, esploratore abituale di cavità nasali e scovolatore occasionale di cerumi auricolari (ve lo immaginate Bruce Springsteen alle prese con i coni per le orecchie?), a stare lì sul palco e lì sotto onde di carne e sangue che si infrangono ogni sera sulla spiaggia del tuo orgoglio.

Non che abbia una risposta, perché non ce n'è una sola. Ognuno, che si trova lì sopra, a surfare sulle creste dell'esaltazione altrui, reagirà a modo suo. Chi con l'autodistruzione della presunzione, chi con l'irresponsabilità dell'onnipotenza, chi con una calcolata consapevolezza del personaggio, chi con l'abdicazione totale di se stesso. Forse, anzi di sicuro, ce ne sono anche altre, ma è quest'ultima modalità che un personaggio come Bruce Springsteen, per lo meno per quello che vedi in concerto, dà l'impressione di avere voluto adottare. Perché anche se il cielo viene veramente giù a pezzi liquidi belli grossi, e anche se l'anagrafe non è più compagna così amichevole come una volta, il Boss non sta al riparo, il Boss dà tutto, il Boss è la conferma biologica dell'equivalenza massa-energia. Al punto che se ti presentassi a sorpresa nei camerini alla fine del concerto con una provetta, sei certo che non lo riuscirebbe mai a passare, lui, un esame antidoping. Di certo non uno che dal vivo, con quella fisicità da rocker archetipico, quella band stratosferica, quel carisma marziano, potrebbe cantare la lista della spesa (e in effetti a volte - diciamolo pure - lo fa), e farla sembrare una strafottuta, meravigliosa, emozionante Divina Commedia.

Così, domenica sera, sotto quel cielo esagerato che ha voluto assistere tutto insieme senza pagare il biglietto, guardavo Bruce Springsteen e a un certo punto mi è venuto da pensare a Joseph Ratzinger, cioè forse all'unico personaggio mondiale maschile (una volta andato Michael Jackson) che nei suoi tour mondiali riesce a raccogliere maggiori spettatori del Boss (lasciatemi perdere gli U2, lasciatemi perdere i Pearl Jam, lasciatemi perdere i Radiohead, lasciatemi perdere Jovanotti, Toto Cutugno e i Jalisse). Ebbene, mi son detto, lì più o meno a metà strada tra Born to Run e Hungry Heart: chissà come si deve sentire il Papa di fronte a tutti quei milioni di persone, che pendono dalle sue labbra, che lo guardano con espressione estatica in attesa del suo konforto fatto (dalla prospettiva di un occhio marziano, naturalmente) ti panalità e ti luoghi komuni. Anche in questo caso non è che io mi sia dato una risposta. Perché non ce n'è una sola. E dentro di sé ogni Papa, nel suo intimo, reagirà secondo la sua indole e il suo temperamento. Però almeno una cosa la si può dire. Una cosa piccola piccola, ma a suo modo significativa. A differenza del Boss, se il Papa è arrivato lì ad avere davanti tutte quelle moltitudini osannanti lo deve ai meriti di qualcun altro.

[Ma tornare da vedere Bruce Springsteen ascoltando Bruce Springsteen...]

7 commenti:

  1. SEcondo te anche B16 abdica da se stesso?

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    1. B16 sarebbe Springsteen, immagino (ma perché?).
      Comunque penso di sì e cerco di spiegare il concetto. Immagino che uno come lui, a un certo momento della sua carriera musicale, dopo *forse* aver passato le fasi dell'arroganza e dell'onnipotenza, forse maggiormente proprie della giovinezza (chi può dirlo? chi è dentro la sua testa?) si sarà ritrovato a maturare la consapevolezza di non avere più una vita propria e, soprattutto, di accettarlo e di continuare a farlo. Dunque mi chiedo perché, uno come Springsteen, che non ha più niente da dimostrare a nessuno, che cosa salga ancora su un palco a dare tutto in quel modo, una sera sì e una no (ma a volte anche due sere di fila). Per i soldi? Per il proprio orgoglio? O per i fan? Forse, magari in misura diversa, un po' di tutte e tre, ma giuro che io durante il concerto ho percepito come una sensazione di "donazione" di se stesso per la esclusiva gioia dei fan che è anche la sua. In questo senso intendo l'abdicazione di se stesso. Poi è chiaro che potrebbe essere solo arte sublime della dissimulazione, capacità recitativa da Oscar, effetto speciale perfetto. Ci può stare. Ma ne ho visti di concerti in vita mia, a decine, di personaggi maggiori e minori, ma nessuno, dico nessuno, l'ho "sentito" come Bruce Springsteen. E non è perché è l'ultimo che ho visto. E questo mi basta.

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    2. Ah, sì, già... bè, ok, ci sono arrivato... B16 è Benedetto XVI. A volte noi marziani, soprattutto quando ci troviamo in congiunzione, siamo un po' lenti di comprendonio... Addirittura abbiamo pure bisogno di un aiuto. ;)

      Comunque penso proprio che lui, J.R. (ma non Gei Ar, eh, sennò continuiamo con gli equivoci acronimici), abdichi *a* se stesso ogni (santo) giorno. Non fosse altro perché è sempre lì.:D

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  2. Secondo me non c'è prorpio storia, Bruce esiste il papa è qualcuno che secondo qualcun altro rappresenta dio che, sempre secondo qualcuno esiste. Come dici tu è questione di meriti.

    Per quanto riguarda me, so solo che quando ha attaccato Badlands sono scoppiata a piangere e che a quasi 40 anni ho saltato e cantato sotto il diluvio come non ho mai fatto a 20.

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    1. Amen.
      Per il resto ti rimando alla mia risposta a Inneres Auge, qui sopra.

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  3. Hai ragione, è assolutamente vero quel che scrivi, non ci avevo mai pensato.
    Bravo marziano :)

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