Punti di vista da un altro pianeta

venerdì 11 novembre 2011

Ingredienti per un mondo nuovo (3 di 3)

[Se te la sei persa, la seconda parte la trovi qui]

6. Ridurre
È una società, quella odierna occidentale, che fa del "troppo" la sua cifra esistenziale. Dunque esistono numerosi ambiti in cui è necessario ridurre, ridimensionare, senza che questo significhi vivere da pezzenti. Ridurre i sovraconsumi e il loro impatto sulla biosfera, anche attraverso una moratoria della pubblicità, in maniera da disincentivare la creazione di bisogni inesistenti. Ridurre gli sprechi (perché mai si deve vendere un tubetto di dentifricio dentro una scatola di cartone?). Ridurre il turismo di massa. Ridurre - come già detto - gli orari di lavoro e incentivare la flessibilità dando la possibilità, per esempio, a un operaio che lavora in una fabbrica automobilistica, di fare altro nei periodi in cui la fabbrica non lavora per penuria di domanda. Da questo punto di vista, Latouche sostiene che il sistema interinale può essere un passo nella direzione giusta, anche se il sistema ovviamente va concepito con spirito completamente diverso.

7. Riutilizzare
Il concetto dell'uso e della sostituzione degli oggetti nella società dei consumi ha innumerevoli sfaccettature, ma che si riducono soprattutto al fatto che gli oggetti hanno una vita d'uso molto più breve di quella che potrebbero ragionevolmente avere a causa di quella che Brooks Stevens chiamò obsolescenza pianificata e che in estrema sintesi può essere duplice. Da un lato c'è l'obsolescenza progettuale, ovvero quella in base al quale si costruiscono e si mettono sul mercato degli oggetti che deliberatamente durano poco, hanno una scarsa affidabilità, o si consumano (o si rovinano) in fretta, in modo da costringere gli utenti alla loro frequente sostituzione. Dall'altro c'è l'obsolescenza indotta, ovvero quella realizzata attraverso per lo più la pubblicità e il marketing che instillano nel consumatore il bisogno del rinnovo dell'oggetto proponendone uno che fa il medesimo uso, solo più bello/potente/veloce/ecologico/ecc., anche quando quello che avete già potrebbe andare avanti benissimo ancora per molto, molto tempo.

8. Riciclare
Questo è ovvio, direte voi. Certo. Ma il riciclaggio deve andare oltre la semplice raccolta differenziata dei rifiuti (benché questa non sia ancora diffusa ed entrata nelle mentalità dei cittadini su tutto il territorio come dovrebbe, e prova ne è l'ormai celebre, fantomatico tizio che butta via una bottiglia di vetro o un giornale nel bidone dell'immondizia comune, quando proprio di fianco, a solo un metro di distanza, ci sono i rispettivi contenitori per la raccolta differenziata), ma essere implementata industrialmente nelle macchine, ovvero nella loro progettazione, nei materiali con cui sono costruite, e nella filosofia del loro utilizzo e della loro dismissione una volta esaurito il loro compito.

Ebbene, ciò che è davvero interessante (e bello) di queste regole, è che se da una parte, dal punto di vista pubblico, ovvero politico e sociale, sembrano uscite da un'autentica utopia moderna, dall'altra la maggioranza di esse è di fatto perseguibile anche su piccola scala, localmente, addirittura individualmente. Magari in quest'ultimo caso la loro efficacia potrà risultare di minore impatto di quanto non potrebbe essere se fossero instituzionalizzate ufficialmente nel sistema, eppure sono convinto che, a condizione di essere tanti (e quando dico tanti, intendo TANTI), anche solo l'adozione personale di questi stili di vita può contribuire a cambiare la società in maniera significativa. Ciò che è davvero interessante (e bello) di queste regole, è che fanno piazza pulita di tutti gli alibi che la gente adduce per rimanere nella soffice comodità del lamento e non passare mai all'azione.

/continua (lunedì)

11 commenti:

  1. Nelle prime regole che hai indicato, quelle più filosofiche , mi ci riconosco poco, ma nelle alre moltissimo, credo che il processo per individuarle sia stato lo stesso per tutti, perché siamo in tanti ad averci pensato . Questo forse si vede di più abitando in campagna , dove i materiali scartati e inutilizzati se non li porti via subito ai vari bidoni della spazzatura te li trovi sempre in mezzo . Allora provi a riusare le cose . Per esempio il legno di una vecchia pergola che cade lo seghi e lo usi per fare un'altra pergola più piccola, sotto starebbe bene una panchina, nel giardino della mia suocera avevano tagliato un pino , mi son fatta dare due pezzi del tronco (legno resinoso non lo vuole nessuno per bruciare ) con questi due cilindri e delle stecche di legno di castagno + 6 chiodi lunghi ho fatto una seduta .
    Ma questo è un esempio lezioso , ce ne sono altri , come il riuso dei sassi piccoli per drenare , di quelli grandi per fare muretti di contenimento , di tutti gli scarti per il composto , che diventano vita quotidiana rapidamente .Richiede una certa fantasia , ma spesso, senza comprare cose nuove , la casa sembra arredata di nuovo, bisogna cambiare l'ottica con cui si guarda un oggetto .

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  2. Mi piacerebbe tanto che le persone guardassero alle cose con occhi diversi, che provassero a riparare le scarpe o gli eletrodomestici, prima di farne un rifiuto ingombrante e di comprarne altri per poi lamentarsi di non avere abbastanza soldi per arrivare a fine mese.
    Purtroppo l'acquistare, l'andare a passare il pomeriggio al centro commerciale è diventato lo scopo della vita di molti, lo shopping è una specie di droga. Se gli togli il gusto di comprare cose nuove queste persone non sanno più cosa fare. Sarà molto difficile.
    Io però provo a starci dentro, riutilizzo anche il cartone dei rotoli della carta igienica e da cucina.

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  3. Ottime idee, e anche molto, molto concrete e attuabili.
    Anche se poi quelle fondamentali (moratoria della pubblicità e fine dell'obsolescenza programmata) richiederebbero da un lato una DE-DISONESTIZZAZIONE dei soggetti attivi di queste cose (i maiali che ci s'ingrassano) e dall'altro una DE-IMBECILLIZZAZIONE dei soggetti passivi (i milioni di pecore idiote che inseguono le mode e gli status symbols, e nel frattempo si riproducono a ritmo esponenziale...)
    Il che origina un bel, gigantesco, EKKOMEKAZZOSIFA'?, che ci riporta dritti dritti nell'utopia e nella disperazione.
    La tua esposizione è sempre più bella e intelligente, ma io non riesco a non rimanere pessimista, perché bellezza e intelligenza, su questo pianeta, si stanno rapidamente estinguendo.

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  4. Leggo e seguo in silenzio, ma un mega-grazie te lo dico ;-)

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  5. che coincidenza, anche io oggi ho parlato di obsolescenza pianificata, sarà segno che qualcosa inizia a cambiare nelle coscienze?

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  6. @Vitamina: alcune misure sono senza dubbio più facilmente (e direttamente) comprensibili e attuabili individualmente, perché di natura esplicitamente pratiche, ma le prime, quelle filosofiche, almeno dal punto di vista individuale le vedo come le condizioni necessarie affinché le seconde possano essere messe in pratica con convinzione e consapevolezza. Per certi aspetti dunque mi sorprende che tu dica che ti ci "riconosci poco", abbracciando invece senza riserve e con convinzione le seconde. In fondo le prime e le seconde sono legate da un unico filo "filosofico", che è una "visione" diversa del mondo. O forse sono io che non ho inteso bene quello che volevi dire.

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  7. @knitting bear: già, il "riparare." Vale la pena pensare anche in che misura la dismissione della filosofia del "riparare" ha penalizzato il mondo del lavoro, con intere categorie artigianali che sono andate loro malgrado (quasi) estinte e con loro le relative abilità. Ma - una curiosità - che ci fai con il cartone dei rotoli della carta igienica e da cucina?

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  8. @Zio Scriba: sulla dis-disonestizzazione ti rispondo con Bakunin: "L'uomo privilegiato politicamente o economicamente è un uomo intellettualmente e moralmente corrotto. È questa una legge sociale che non ammette eccezioni." Difatti la dis-disonestizzazione va a ruota con l'abbandono della filosofia del profitto. Circa la de-imbecillizzazione, quella invece potrebbe essere un effetto collaterale di altri processi virtuosi (meno pubblicità, meno televisione, più cultura, più valori). Quanto, infine, al pessimismo, anche in questo caso mi trovo d'accordo con Bakunin: "E' ricercando l'impossibile che l'uomo ha sempre realizzato il possibile. Coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che appariva loro come possibile, non hanno mai avanzato di un solo passo." Grazie dell'apprezzamento, Zio. Ci saranno ancora un paio di puntate per parlarne, anche in parte proprio di questi punti.

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  9. @Minerva Jones: sono io che ringrazio te. Dell'attenzione e della gratitudine. :-)

    @Hob03: se ne parliamo (solo) in due, temo che pensare che stia cambiando qualcosa sia illudersi. Però di certo due è meglio di uno, e più si è, meglio è. Adesso vengo a leggere.

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  10. mi unisco a minerva nei ringraziamenti e continuo a citarti nel mio blog. e credo anch'io che più ne parliamo, maggiore sia la possibilità che le cose cambino davvero.

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  11. @ganfione: grazie anche a te. Non c'è dubbio che più si fanno girare i concetti e meglio è. Questo è uno dei rari casi in cui "diffusione" e "contagio" sono benvenuti.

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