Punti di vista da un altro pianeta

giovedì 23 dicembre 2010

Il cinema ai tempi dell'iPad

Non credo sia il caso di spingersi troppo indietro, prendendo ad esempio - che so - Via col vento. Mi basta fermarmi al 1977 (che siano esattamente 100 anni dopo l'invenzione del fonografo di ieri è solo un caso, o forse no?), ma solo perché è un periodo che ho vissuto in un'età che già consente di avere dei ricordi precisi e che quindi mi è familiare. Ma senza dubbio il concetto è applicabile a maggior ragione andando più a ritroso. Insomma, nel 1977 il VHS era ai suoi albori (ci sarebbe voluto ancora qualche anno per vederne la diffusione capillare a livello domestico) e la TV era da poco uscita dal purgatorio del b/n. Dunque, come succedeva già dai tempi dei Fratelli Lumière, i film si potevano vedere solo al cinema, per cui c'erano tutte le categorie, dalla poltroncina di velluto, alla seggiolina di legno: Prima Visione, Seconda Visione, delegazioni, cinema parrocchiali eccetera. Dal vivo, insomma, se il proiezionista era assimilabile a un direttore e un proiettore a un'orchestra, esattamente come la faccenda della musica di ieri. Così, anche in questo caso, una volta uscito dalla sala, tutto ciò che ti poteva rimanere erano l'eco delle immagini e il riverbero della musica, nella rappresentazione onirica dello schermo della memoria. Per questo ho maturato la convinzione che il non poter rivedere una pellicola a proprio piacimento, se non dopo molti anni, sia stato un ingrediente determinante nella creazione della mitologia cinematografica di molte pellicole.

Una leggenda infatti si sviluppa per accrescimento successivo di fantasie e immaginazioni intorno a un nucleo originario reale, gran parte del quale è però protetto da una fitta cortina di mistero. In altre parole, intorno a un mito, di qualsiasi natura esso sia, c'è sempre una grande mancanza di informazioni. È il fascino dell'ignoto che stuzzica la fantasia ed è l'esercizio della fantasia che conduce alla leggenda. Il 1977 per esempio, fu l'anno di Guerre stellari, e in quegli anni, quelli della prima trilogia, tra il 1977 e il 1983, il merchandising intorno a quell'universo era irrilevante se confrontato a quello che c'è stato a vent'anni di distanza, in occasione della seconda trilogia. I ragazzini facevano Darth Fener (all'epoca era ancora Fener, mica Vader) con una torcia elettrica e la scatola del pandoro in testa. Non c'erano siti Internet che ti facevano vedere il dietro-le-quinte in real time. E nemmeno esistevano pupazzetti, collane di libri e videogiochi 3D in cui immergersi. La primissima versione in VHS uscì negli USA nel 1982, ovvero cinque anni dopo il primo film (ora ci impiegano anche meno di due mesi a finire in Home Video), senza naturalmente neanche un grammo di quegli extra di cui oggi sono farciti i DVD e i Blue-Ray, come ketch-up negli hamburger di McDondald's. E la prima apparizione televisiva di Episodio IV avvenne parecchio tempo dopo la prima uscita cinematografica del film, non dico una decina d'anni dopo la sua apparizione al cinema, ma almeno sette. In pratica di Guerre stellari (come pure di Incontri ravvicinati del terzo tipo, di Via col vento, di Casablanca, di Ben Hur o di Blade Runner) si sapeva praticamente solo quello che si era visto sullo schermo e ci si ricordava. Il resto (ed era molto) lo faceva la fantasia.

Così è questo meccanismo che, catalizzato dalla visionarietà delle immagini, più d'ogni altro ha contribuito in larga misura a creare mitologie di celluloide per intere generazioni di spettatori, ed è la mancanza di questo che, allo stesso modo, rende anche i film più potenzialmente cult di oggi (Pulp Fiction? Titanic? Matrix?) solo dei prodotti cinematografici molto riusciti, emozionanti, spesso anche originali, ma comunque solo prodotti di largo, anzi larghissimo, consumo, ovvero senza quell'aura di autentico mito popolare che ha contraddistinto tante pellicole del passato.

Insomma, film cult rip. Amen.

11 commenti:

  1. be' sì, il mito (non quello greco, quello moderno) nasce spesso più dal passaparola deformatore che dalla vera sostanza, penso però ci sia ancora margine per fantasticare su un film che, a differenza del singolo brano musicale, è prodotto più impegnativo da consumare per il tempo stesso che richiede e in modo dedicato, non puoi guardare un film mentre guidi la macchina o cucini la trippa.

    ma... sei calato sulla terra? non ci parli più da lontano :)

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  2. Concordo sul fascino del grande schermo, dell'unicità o quasi dell'evento ecc... Ma questo è uno di quei casi in cui non posso non benedire la tecnologia: vivessi in una grande città magari sarei al cinema tutte le sere o quasi, ma in questo paesucolo in culo ai lupi, che meraviglia potersi godere in santa pace un dvd o un film via satellite!

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  3. @robydick: fantasticare sui film per certi versi è ancora possibile, è vero, ma non come prima. Vedi anche sotto la risposta allo Zio.
    (sottovoce) Ssst, sì, sono qui in incognito per una ricognizione antropologica natalizia... ;-)

    @Zio Scriba: nemmeno io ho alcunché contro la tecnologia e credo che le possibilità che fornisce in questo ambito siano enormi, forse ancora di più che in campo musicale. La mia riflessione era rivolta solo al fatto che, secondo me, per colpa della tecnologia, il prodotto cinematografico oramai non riesce più a raggiungere certi "status" mitologici nell'immaginario popolare, come accadeva invece in passato. Non tracima l'esperienza della visione, al contrario resta - come dire - una fruizione circoscritta all'evento in sé.

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  4. sono sostanzialmente d'accordo con te, andare al cinema prima era un'esperienza unica che ti si imprimeva in modo indelebile nella mente (io per esempio ricordo ancora benissimo l'incanto di me bambina a vedere Et), c'era meno "produzione" e più artigianato forse, ma dico ugualmente viva la tecnologia: senza i mezzi odierni come farebbe una povera squattrinata come me a vedere qualche film? i biglietti costano sempre di più e andare al cinema è diventato un lusso per pochi. Io cerco di selezionare cosa vedere, ma ultimamente in sala ho preso delle discrete sole che mi hanno fatto rimpiangere i miei euri. Pazienza se il film non è cult, ma che almeno sia decente...

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  5. @Hobina: è vero. Ma infatti non ne faccio una questione di contrapposizione buono/cattivo. Osservavo solo che, se si è perso un certo aspetto "mitologico" del cinema, è per questo motivo. Poi ne abbiamo acquisiti altri, che magari ci danno altri tipi di vantaggi. Benissimo. E' stato una sorta di prezzo da pagare. E magari lo abbiamo pagato pure volentieri. Diciamo che a me piace comunque sapere di averlo dovuto pagare.

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  6. si è perso qualcosa in fascino e mitologia, però si è guadagnato molto in termini di possibilità di fruizione..
    comunque quando citi pulp fiction tra i cult moderni non farti sentire da tarantino, che lui ha una visione del cinema ancora più nostalgica :)

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  7. @Marco (Cannibal Kid): se Pulp Fiction può essere considerato l'ultimo vero cult-movie, allora può darsi che sia davvero necessario avere una visione nostalgica come Tarantino per riuscire a mantenere quell'ingenuità, quella freschezza, quella sfrontatezza nell'osare senza quasi sapere che lo stai facendo e quella capacità di sorprendersi e di sorprendere e quel riserbo nella produzione... tutti ingredienti che servono e che sono necessari (ma forse non sufficienti) per fare un autentico cult.

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  8. SEcondo me è la qualità dei prodotti che è decisamente peggiore di quella che veniva alla luce quando c'era meno tecnologia. Mancano le idee, gli artisti veri. Film come Arancia Meccanica, Il Cacciatore, Il Padrino sono degli anni 70 eppure sembrano fatti oggi. Sto rivedendo la trilogia del dollaro, degli anni 60, eppure mi regala grandi emozioni. La differenza la fanno le persone più che i mezzi. Ad esempio film come Matrix per il quale so stati spesi fior fior di quattrini a me "non dicono nulla". Al contrario, film come V per Vendetta - Il Gladiatore, mi fanno emozionare e quando li vedo non penso che sono belli grazie alla tecnologia.

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  9. Oddio Marziano, avevo rimosso..
    Mio cugino con la torcia color metallo nella mano sinistra (è mancino) e la scatola del pandoro in testaaaa!!!
    Ora gli mando un sms e lo prendo un po' per il culo, grazie hahahaha!!!

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  10. Forse è solo un fatto di età. Da ragazzini le cose si vivono diversamente, e sono certo che fra trenta anni, quando sicuramente sarà cambiata ancora la tecnologia legata al cinema, un ragazzino di oggi si ritroverà a scrivere le stesse cose che hai scritto tu in questo post. Il mito dunque non è legato al prodotto reputato mitico, ma all'età nella quale lo si è vissuto come mito.

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  11. @Inneres Auge: non ne faccio tanto una questione di qualità dei prodotti o dei mezzi "tecnici" impiegati per realizzarli, quanto di come un tempo l'immaginario cinematografico era capace di risuonare anche fuori della sala.

    @Grace (ma Jedi): spero che tuo cugino avesse tolto il pandoro dalla scatola! ;)

    @Rouge: questo che fai osservare è senza dubbio un aspetto importante da non sottovalutare. Anzi in taluni casi potrebbe anche essere preponderante rispetto all'altro. Diventa molto soggettivo. Però certa "mitologia cinematografica" la ricordo anche quando ormai ragazzino non lo ero più tanto. E' comunque assai arduo discriminare.

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