Punti di vista da un altro pianeta

lunedì 7 giugno 2010

Storia di un mostro rosa

C'è un'unica musica proveniente dal vostro pianeta che abbia mai avuto successo qui su Marte e - a dire il vero - anche in tutti gli altri territori abitati di questa galassia (delle altre non so). Quella dei Pink Floyd. Perché la musica dei Pink Floyd non è terrestre, ma non è neanche marziana o propria di un altro luogo. La musica dei Pink Floyd è di nessundove, perché proviene direttamente dal tessuto primordiale dell'universo. Non so voi, ma quando mi lascio avvolgere e trasportare dalla musica dei Pink Floyd, ho una percezione archetipica di esattezza e necessità, come se quelle note e quelle atmosfere fossero in realtà i corrispettivi sonori di vibrazioni o energie preesistenti in una qualche forma extradimensionale e i Pink Floyd abbiano fatto soltanto da medium per portarle alla luce e dare loro una forma fruibile. A volte si dice che questo è il vero scopo dell'Arte. Dite che sono un tantino troppo lisergico?

Naturalmente in fondo è solo musica, e questa è (forse) solo mitologia. Ma che cos'è che ha contribuito a crearla? Una musica che non ha eguali e quando l'ascolti sembra comunque scritta ieri? Certo, quella senza dubbio. Il fascino di una generazione soggiogata, ma anche "risvegliata" dalle esperienze psichedeliche? Probabile che anche questo in qualche modo c'entri. Ma prima d'ogni altra cosa, c'è l'anima del mostro rosa e il suo legame indissolubile con la triste sorte di quel genio arcano di Syd Barrett, mente originaria e originale, tenera ed eccentrica, geniale e gentile, misteriosa e schizofrenica dei primissimi Pink Floyd, il Pazzo Diamante che fu sostituito da David Gilmour (nientemeno) quando l'LSD aveva fatto terra bruciata della sua mente, rendendolo inaffidabile come autore e improponibile come musicista in concerto.



Un rapporto, quello tra Syd e gli altri due amici, Waters e Gilmour, amorevole, ma anche difficile e tormentato, frutto di adorazione, ma anche di egoismi, di aiuto, come pure di prevaricazioni e dipendenza, di sicuro un legame mai davvero risolto, anche a distanza di molti anni dalla separazione, bensì lasciato come "appeso", destinato a ritornare come un'ossessione appiccicosa, come se ci fosse sempre stato qualcosa a tenerli legati insieme, loro tre, Syd, Roger e Dave , a dispetto di tutte le traumatiche divisioni, gli scontri e i dolori che li hanno lacerati nell'arco di quasi un ventennio. E in mezzo a questo album epici, come se la loro musica avesse sempre avuto un unico principio condiviso, un motore primo chiamato Syd.

Di tutto questo e di molto altro ancora parla Michele Mari nel suo Rosso Floyd. Un viaggio - lui la chiama giustamente istruttoria (ma John Grisham, giuro, non c'entra per niente) - alle radici di quella leggenda, per raccontarla e cercare di capirla, sviscerarla e trovare un colpevole, mescolando realtà e finzione, aneddoti e biografie, suggestioni e fantasie, costruita dando voce, uno per volta, cominciando proprio da quei Pink Anderson e Floyd Council che - ciascuno per metà - diedero il nome definitivo alla band, a tutti quelli che a vario titolo nel corso della storia hanno avuto a che fare più o meno direttamente con loro, chiamati dunque a testimoniare il loro punto di vista e il loro rapporto col mito. Dai protagonisti stessi, ai musicisti che hanno suonato con loro, anche una sola volta (e magari hanno perso l'occasione della vita), alle coriste, compresa la Clare Torry, il cui leggendario vocalizzo di The Great Gig in the Sky - il pezzo forse più famoso e riconoscibile di The Dark Side Of The Moon - fu da lei improvvisato ed eseguito in studio per la modica cifra di 30 sterline («È stato bello, Clare, arrivederci e grazie.»), ai tecnici, ai familiari, ai produttori, fino ai registi come Alan Parker che lavorò con loro in The Wall e Stanley Kubrick, che invece con loro non lavorò mai, anche se avrebbe voluto, ma che in qualche modo di vendicò. Con una scrittura forte ed evocativa, Mari scava dentro le vite di quattro uomini per trovarci il baratro e il sublime, la carne e l'infinito, in un libro che un vero floydiano non dovrebbe perdersi, ma anche per chi vuole scoprire uno scrittore che io stesso - confesso - non conoscevo, ma che mi ha lasciato davvero con le spalle al Muro.

La citazione: «Syd è impazzito perché era sempre un passo più avanti, e non essere mai in sintonia con gli altri fa di te un naufrago su uno scoglio, o un astronauta perso nello spazio. Qualsiasi cosa facesse o pensasse era sempre all'avanguardia, sempre: a un certo punto si trovò così in là che intorno a lui non c'era più nulla, e in quel vuoto precipitò.»

Rosso Floyd, di Michele Mari (Einaudi)

19 commenti:

  1. Adesso devo proprio leggere questo libro.
    Ho sempre pensato che la musica dei Pink Floyd fosse una forza dela natura e ho anche sempre avuto la sensazione che ascoltarli in certe condizioni (solitudine, luce adatta, ora tarda e nessuna fonte di disturbo) desse la sensazione di aver preso qualche sostanza strana.

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  2. Devo assolutamente procurarmi questo libro.
    Ascoltare "Echoes" guardando l'ultima parte di "2001: odissea dello spazio" è una delle esperienze cine-musicali più sconvolgenti che abbia mai provato.

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  3. Idolatrati da ragazzino e poi un po' accantonati con l'età e il cambio dei gusti, ma continuo a considerarli qualcosa di quasi mitologico.

    Mi riconosco assai nelle parole finali su Syd, e non lo dico con vanto, ma con preoccupazione e un fil di rammarico...

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  4. non li seguo. li conosco poco.

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  5. @knitting bear e Alessandro Cavallotti: sì, leggetelo, ne vale davvero la pena, magari con colonna sonora inclusa.

    Vedere la scena finale di 2001 ascoltando Echoes mi manca. In effetti Kubrick gli chiese le musiche proprio per quella scena, ma loro rifiutarono. Interessante, ci devo provare. ;-)

    @Zio Scriba: anche i miei gusti cambiano ed evolvono, ma i Pink Floyd continuano a resistere come un baluardo incrollabile. Perché dici "con preoccupazione"?

    @ciku: ormai c'è poco da seguirli, visto che i due leader, Waters e Gilmour, seguono carriere soliste, Wright (il tastierista) è morto da poco e Mason è "solo" il batterista. Però hanno una discografia "epocale". Basti pensare a The Dark Side Of The Moon e a Wish You Were Here, che già da soli sono due capolavori... Senza contare The Wall o alcuni precedenti. Insomma, per seguirli sei in ritardo, ma per conoscerli sei ancora in tempo.

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  6. forse perché ho paura d'impazzire anch'io, o forse perché la solitudine da avanguardia e da non sintonia, di cui vado in cerca nel 90% del mio tempo, alla fin fine un po' spaventa anche me come tutti...

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  7. @Zio: fermo restando che Syd era un individuo molto sui generis anche prima delle sue esperienze psichedeliche, c'è da dire che la sua caduta nell'abisso è stata determinata dall'LSD-25. Di per se stesse la solitudine-da-avanguardia e la non-sintonia non credo siano abbastanza per un salto del genere...

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  8. se sono arrivati su marte ho la ferma convinta speranza che possano anche essere ad aspettarmi dove andrò dopo che mi sarò stancato di stare qua :-) il loro primo album riesce a masturbarmi l'anima ogni volta in modo diverso,ecco io condivido il pensiero finale del post riguardo a syd, perchè a non essere compresi ci si crea il vuoto intorno, forse stava tutto che nell'aver ottenuto qualcosa c'era la differenza tra chi non voleva perderlo e chi lo aveva già dimenticato perchè vedeva oltre.
    :-)

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  9. Grandissimi, leggendari, immortali: Pink Floyd.
    In un'intervista a Syd fu chiesto chi gli avesse suggerito il nome della band e lui rispose "GLI ALIENI".
    Penso che acquisterò il libro e di certo continuerò a 'nutrirmi' della loro sublime musica

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  10. @la saliva del flauto: in effetti la cosa migliore del libro è proprio il modo con cui Mari tratteggia la figura di Syd, la sua fragilità, la sua ingenuità, la sua genialità, la sua tenerezza, la sua pazzia, ma anche i suoi sprazzi di lucidità, e in tutto questo il suo rapporto con gli altri - Waters e Gilmour - che lo hanno amato, ma lo hanno anche sfruttato, e forse per questo (per il senso di colpa?) ne sono stati legati e ossessionati fino alla fine.

    @Inneres Auge: mmmh, che sia stato mio nonno? ;)

    Quanto alla loro musica, penso che se ci saranno ancora esseri umani sul vostro pianeta, la ascolteranno anche tra duecento anni, come oggi si ascolta Mozart... Non credo succederà coi Beatles, o i Rolling Stones, o Jimi Hendrix, o... Gigi D'Alessio.

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  11. Va bene che sei marziano, ma accostare gigi d'alessio a Jimi, ai Beatles e ai Rolling Stones...

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  12. @knitting bear: come accostare Faletti a Dostoevskij...

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  13. L'arte della musica sta nel riuscire, senza sbavature, ad aderire ad ogni singola interpretazione, riuscendo ad apparire come scritta per il proprio inconscio.
    E da molto che non li ascoltavo, da quando un giorno (quello in cui scoprii che le speranze le si coltivano e non sperano), ascoltando high hopes scese un'antiestetica e ridicola lacrima.
    Ovviamente non acquisterò il libro, non mi piace molto l'idea di approfondire qualcosa che apprezzo per quel che da, con l'acquisto di un libricino; al massimo mi riascolto quella canzoncina voltandomi ad osservare la strada fatta.

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  14. @Syd: la bellezza del libro è che non lo si legge tanto come una biografia, ovvero come un approfondimento, perché a tutti gli effetti non lo è, quanto piuttosto come un romanzo o una lunga poesia, ovvero come un'integrazione emotiva. Insomma non va a fondo di quello che già si sa, rischiando magari di smitizzare una visione che ci è cara, ma dà qualcosa in più (1) di per se stesso e (2) che porta ad apprezzare ancora di più l'origine di quella musica.

    E chiamala canzoncina, con quella campana lontana, in levare, e il piano sotto (brivido).

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  15. hai centrato in pieno il mio pensiero, il fatto di voler pulirsi la coscienza... tutto il buonismo che è incorporato nell'essere umano viene fuori in questa vicenda,il voler "uccidere" con spensieratezza per poi impegnarsi a "commemorare",si è molto più semplice dell'eventuale accettazione della "visione" del prossimo. ;-)

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  16. @la saliva del flauto: lieto di esserci riuscito. :-) Da esterni si fa presto a condannare, ad assolvere, a interpretare, ma raramente ci si azzecca.

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  17. @tutti : essendo da sempre un grande ammiratore dei Pink Floyd e di Michele Mari non posso che consigliarvi la lettura anche di tutti gli altri libri di questo autore davvero eclettico e raffinatissimo. "Tutto il ferro della torre Eiffel", "Tu, sanguinosa infanzia", "La stiva e l'abisso"... E mi fermo qui!
    Saluti

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  18. @Anonimo: scusa del ritardo, ma ero - come diciamo noi marziani - fuori pianeta!
    In effetti non conoscevo Mari, e la lettura di Rosso Floyd mi ha incuriosito molto circa la sua produzione letteraria. Di sicuro cercherò altro di suo. "Tutto il ferro della torre Eiffel" è già un titolo che mi stuzzica molto... Hai qualche consiglio a riguardo? Grazie della visita e del commento.

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  19. I grande marziano, qui http://www.disp.let.uniroma1.it/fileservices/files/mari.pdf
    trovi alcune delle migliori pagine di Michele Mari, scelte da lui medesimo. I testi vanno però solo fino a Rondini sul filo, quindi non trovi testi successivi a quel -grandioso- romanzo

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