Punti di vista da un altro pianeta

mercoledì 28 gennaio 2015

Una memoria selettiva non è una memoria

Ieri era il giorno della memoria, in ricordo della Shoah e dei suoi 6.000.000 di vittime. Eppure quanti sono i genocidi, i massacri, le distruzioni avvenuti dal XX secolo fino a noi, e che avvengono ancora oggi, dei quali, non solo non abbiamo memoria, ma spesso nemmeno la cronaca?

In Armenia, nel 1890 e nel 1915 (quindi in due fasi distinte, sebbene tra loro collegate), vennero uccisi sistematicamente, prima dal sultano Abdul Hamid e poi dal Governo Turco (sotto il regime dei Giovani Turchi), un numero imprecisato di armeni. La cifra più comunemente accettata è intorno a 1.300.000.

In Ucraina, nei primi anni '30 del secolo scorso, il regime di Stalin perpetrò una carestia indotta per indebolire il paese attraverso la collettivizzazione forzata delle aziende agricole e la pratica delle confische alimentari. Viene ricordata col nome di holodomor (dal russo moryty holodom, letteralmente ‘infliggere la morte per fame’). Secondo le stime, in Ucraina morirono circa 6.000.000 di persone.

In Nigeria, durante la guerra civile che si verificò tra il 1967 e il 1970, si stima che morirono circa 2.000.000 di persone di fame e malattie, mentre i profughi furono 3.000.000. La guerra causò anche la progressiva discriminazione del popolo Igbo che li ha resi uno dei gruppi etnici più poveri della pianeta.

In Cambogia, durante l'occupazione del paese dei Khmer rossi tra il 1975 e il 1979, furono sterminati 2.200.000 di cambogiani su una popolazione di 7.700.000 (oltre il 28%!). La fine dello sterminio avvenne in seguito all'invasione della Cambogia da parte del Vietnam, ma non è mai stato istituito alcun tribunale internazionale per rendere giustizia al popolo cambogiano

In Ruanda, nel 1994, in 100 giorni le bande di etnia Hutu si avventarono contro la minoranza Tutsi sterminando più di 500.000 persone. Fa 5.000 persone al giorno. Ma le vittime, nel corso del conflitto, furono ben maggiori (si parla di 800.000/1.000.000).

In Bosnia, a Srebrenica, nel luglio del 1995 si verificò uno dei più sanguinosi massacri avvenuti in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Si parla di 8.000 morti, anche se le cifre ufficiose fanno alzare il numero fino a oltre 10.000. Peraltro le vittime in tutto il conflitto furono ben 250.000.

Il Darfur, regione del sud-ovest del Sudan, dal febbraio 2003 è stato devastato da una sanguinosa guerra tra i miliziani arabi (i cosiddetti Janjawid, ossia i "demoni a cavallo"), membri delle tribù nomadi Baggara, e la popolazione non Baggara dedita per lo più all'agricoltura. In Darfur sono morte più di 400.000 persone.

Così, nel Giorno della Memoria, l'Olocausto assume uno spiacevole status speciale, come se il suo genocidio fosse più meritevole di altri di essere ricordato, come se le sue vittime fossero più vittime di tutte quelle citate qui sopra, ma anche più vittime di tutte quelle che non ho citato. Perché infatti non ricordare, per esempio, il genocidio perpetrato dagli americani ai danni degli Indiani d'America? Il punto è che ci sono popoli più degni di altri di essere ricordati. Anche questo è un sintomo del loro potere. Anche questo è marketing.

[La bellissima foto è tratta dal sito Fotosensibile3]

8 commenti:

  1. è proprio a questo che "serve" il giorno della memoria, a dimenticare.

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    1. In un certo senso è il suo pericolo. Il vero problema, peraltro, è che la Storia ha dimostrato che ricordare non serve a granché. Perché il ricordo attraverso il racconto e la rappresentazione non provoca empatia. Ed è quella che ci vuole, o l'esperienza diretta. Affinché l'animo umano possa imparare davvero qualcosa deve averlo provato in qualche modo sulla propria pelle.

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    1. Grazie Eddy! :-) Senza il coraggio delle proprie opinioni, sarebbe inutile stare qui.

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  3. Il numero delle vittime della Shoah che riporti pare sia incompleto. Secondo ricerche recenti il numero complessivo delle persone coinvolte nell'Olocausto si aggira sui 15/20 milioni, tenendo conto di tutte le minoranze che insieme agli ebrei rientravano nella cosiddetta soluzione finale (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-03-04/olocausto-vittime-prigionieri-nazisti-115313.shtml?uuid=AbujEPaH). Quindi, anche in termini numerici, non c'è paragone nella storia umana, come non c'è paragone nel metodo, industriale si potrebbe dire, con un grado di umanità pari allo zero.
    Il Giorno della memoria è quindi simbolo ed esempio di tutti i genocidi, e ricordo di quanto in basso si possa scendere in termini di umanità. Sta poi all'individuo non farne questione di lana caprina e saper cogliere analogie con altre atrocità nel momento in cui si presentano.

    Claudio

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    1. E' vero, Claudio. Se vai a vedere le cifre delle vittime della secondo conflitto mondiale (oltre all'Olocausto, intendo) è impressionante. Ma qui mi riferivo al Giorno della Memoria come ci viene mostrato dai media (per lo meno per come l'ho visto io) e la percezione che ne deriva. Ebbene, da questo punto di vista, il Giorno della Memoria è un giorno dedicato al genocidio degli ebrei, quello che gli ebrei chiamano Shoah. Le vittime di minoranze (comunisti, omosessuali, ecc.) che ci furono e in quantità non trascurabili, sono relegate al margine (quando non del tutto assenti) della tragedia del popolo ebraico.

      Sotto questo aspetto è, sì, il simbolo ideale di tutti i genocidi, ma ce lo stiamo dicendo noi qui, adesso. Il Giorno della Memoria si propone di ricordare un particolare genocidio. Che stia poi all'individuo saper cogliere le analogie e capire e interiorizzare ecc, è vero. Ma io sono abbastanza pessimista verso l'essere umano lasciato a se stesso e alla sua iniziativa, anzi peggio, in balia dei mezzi di comunicazione di massa.

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  4. Ricordo una frase di uno di quei bastardi nazisti "cento morti sono una tragedia, un milioni di morti è statistica". A questo ci siamo abituati

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    1. Hai detto tutto, Inneres Auge. Ci si abitua a tutto. Anche a questo.

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