Punti di vista da un altro pianeta

lunedì 3 settembre 2012

Profumi e balocchi (e duty free)

Gli aeroporti sono tra i luoghi più surreali del (vostro) pianeta. Perché in realtà sono dei non-luoghi, come bolle al di fuori dello spazio normale, dove non sei né qui, né là. Sei in un limbo, sei "in transito". Stormi di passaporti con corpi allegati come marche da bollo, branchi di trolley che si trascinano davanti individui sconvolti, carte d'imbarco che tengono per mano viaggiatori stralunati a caccia dell'ennesimo gate o dell'ennesimo bagno o dell'ennesimo Starbucks.

Ma tra tutto ciò che di surreale si può sperimentare negli aeroporti, ciò che più mi colpisce (e sorprende) ogni volta, è quello che mi si para davanti nel momento in cui varco quel confine - anche lui invero molto surreale - tra i due mondi, quello di qua e quello di là, quello delimitato dalla cortina berlinese della sicurezza (e togliti le cintura e togliti le scarpe e tira fuori il laptop e butta nel cesto chiavi e spiccioli e metti lo shampoo nella busta trasparente e butta via il tagliaunghie e le forbicine e beviti tutta l'acqua che hai ORA, altrimenti lascia qui la bottiglia ecc.), per cui finalmente passi dall'altra parte e, puf, il mondo cambia e tutto quello che conta, quello che agli umani importa di più, ciò che dà un senso alla loro vita sono cognac e whisky, cioccolata e sigarette e - più d'ogni altra cosa - profumi profumi profumi profumi.

E se posso anche concedere che le sigarette, ancorché (gravemente) nocive, possano sottendere un consumo importante, dunque degno di siffatte pantagrueliche esposizioni, e tanto più non ho alcuna difficoltà a immaginare che gli individui possano frantumarsi gli organi interni con un uso smodato di cioccolata e (soprattutto) alcolici, al punto da giustificare un simile luccicante mercimonio, non riesco proprio a capire come possa essere così mostruosamente rigoglioso il mercato dei profumi.

Di sicuro c'entrano le capacità seduttive che la gradevole sensazione olfattiva è in grado di esercitare sui recettori del piacere altrui, per cui da sempre il profumo funge (o illude di fungere) da relativo surrogato e/o da integratore a favore di un'autostima estetica (più bella/o), professionale (più brava/o), relazionale (più sicura/o). Eppure, anche così, da alieno quale sono, continuo a chiedermi perplesso come sia possibile che consumiate Tutto Questo (cazzo di) Profumo. A meno che non vi serva per coprire il tanfo, ovviamente.

14 commenti:

  1. La cosa più strana è proprio l'abbinamento con l'aeroporto. Va bene che i profumi saranno senza tasse nei duty free, ma all'esterno c'è pieno di profumerie dove fanno il 20% di sconto (per altro se lo fanno tutti, più che uno sconto è una presa in giro), quindi il vantaggio mi sfugge. Probabilmente sfruttano la noia di chi aspetta ore e ore tra un volo e l'altro per fare un bel po' di soldi. Quanto al tanfo, in effetti ci sarebbe bisogno di una soluzione, ma temo che con il profumo spruzzato sopra non si combini niente di buono.

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    1. Probabilmente il vantaggio economico di cui parli esisteva un tempo, ma si è ormai perso (forse è rimasto solo nei tabacchi). La noia in effetti è un ottimo elemento di marketing. Quanto al tanfo, è vero che in genere la sovrapposizione non è auspicabile, eppure c'è chi lo fa (ma non lo dice).

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  2. Mi è venuto da ridere, perchè la mia compagna mi dice sempre di comprare un buon profumo, in genere non uso neanche i deodoranti, perchè le piace il misto di odore e profumo. Io le rispondo puntualmente..."sono già irresistibile così, immaginati cosa potrei fare con qualche goccia di profumo..."...gentilmente mi risponde "fottiti da solo se ci riesci..." :-D
    P.S.
    Squarcio di una vita terrestre da quattro soldi.

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    1. Non so. Prova a fare leggere il post a lei e senti che ne pensa. ;-)
      Comunque, il punto non era l'utilizzo del profumo, bensì questa necessità smodata di profumo che, se un marziano sprovveduto (non come me) capitasse in un aeroporto qualunque, penserebbe che si tratta del vostro alimento principale da cui dipende la vostra stessa sopravvivenza.

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  3. " Gli uomini potevano chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all'orrore e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non potevano sottrarsi ai profumi. Poiché il profumo è fratello del respiro. Con esso penetrava gli uomini, a esso non potevano resistere, se volevano vivere. E il profumo scendeva in loro, direttamente al cuore e là distingueva categoricamente la simpatia dal disprezzo, il disgusto dal piacere, l'amore dall'odio. Colui che dominava gli odori, dominava il cuore degli uomini
    Il profumo di Patrick Süskind
    (grazie dio google che hai una riposta quasi per ogni domanda :-) )
    SPB

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    1. Ma questa non è verità, questa è di più, è poesia.

      Comunque, a proposito, Il profumo di Süskind l'ho letto, ma mi è piaciuto solo in parte. Originale (geniale?) nel soggetto. Molto bella la prima parte. Meno bella la seconda, con un finale che (giuro) ho sopportato a stento.

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    2. Anche a me non ha fatto impazzire, mi piace l'idea ma non è un libro che mi ha rubato l'anima. E infatti non lo ho!
      Però la citazione vale (anche se lìammetto che non la ricordavo assolutamente, l'ho "rubata" da internet :-P)

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    3. Rettifico: ho appena scoperto che lo ho! Sto riesumando i libri dagli scatoloni (ho traslocato da poco) e me lo sono ritrovato fra le mani. Non ricordavo di averlo! E questo la dice lunga :-)
      SPB

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    4. E a volte (due o tre) a me è capitato di comprare (anche con un certo entusiasmo) un libro che già avevo. E questo è fin peggio. ;-)

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  4. Vorrei commentare un estratto dal tuo pensiero: «[…]per cui da sempre il profumo funge (o illude di fungere) da relativo surrogato e/o da integratore a favore di un'autostima estetica (più bella/o), professionale (più brava/o), relazionale (più sicura/o)[…]».
    Io non ho mai usato profumi, anche per via della mia giovane età, ma ritengo che questo tipo di prodotti cosmetici siano più che mera "illusione" o "surrogati": l'odore è parte integrande dei sistemi di comunicazione non verbale tanto quanto i gesti. Ed esattamente come ogni forma di messaggio non verbale, penso che possa considerarsi più importante di ogni parola: un odore esprime un'attitudine, trasmette una fantasia, una illusione - per usare il termine di prima - illusione che però non è tale, ma concreta e determinante proprio perché capace di mutare predisposizione in chi l'odore lo sente. In parole meno astratte: l'odore che una donna sceglie di utilizzare può tendere a suscitare passione, romanticismo, oppure controllo, freddezza, attenzione (ovviamente così è pure per gli uomini).
    Ritengo importante la comunicazione non verbale perché fondamentalmente incontrollata e non percepita razionalmente; ciò significa che si configura come un mezzo di comunicazione autentico: non può mentire, perché la menzogna è inevitabilmente volontaria. Aprendo una parentesi, e allargandomi probabilmente un po' troppo, potrei quasi affermare che un parte forse rilevante di ogni "innamoramento" consegua a questo tipo di interazioni.
    Chiudendo la parentesi e tornando all'autenticità della comunicazione non verbale, essa è palesemente solo teorica: non appena si incontri una persona in grado di controllare razionalmente la maggior parte possibile delle sue espressioni non verbali, ecco che costui disporrà di un canale tramite il quale ingannare agevolmente, proprio in virtù del fatto che normalmente non si dispone di nessuna difesa né controllo in questo frangente.
    Perciò, il profumo è importante perché dice qualcosa di noi, qualcosa che può essere autentico (nella maggior parte dei casi) o mendace. Il problema è che potrebbe accadere (e potrebbe anche essere "norma" più di quanto non si ritenga generalmente) che una persona menta a se stessa. Più mi guardo attorno e più noto proprio come ambienti o situazioni "d'esposizione" (penso subito a Facebook) causino un significativo distacco tra autocoscienza di sé e "maschera pubblica". Portando la riflessione ad un livello ancora più profondo - ove dovrò fermarmi - non è insensato ipotizzare che le persone siano talmente abili a ingannare se stesse (inutile dire che non si accorgono di questo fenomeno) che finoscono per mutarsi senza nessun controllo volontario/razionale. Non stupisce che negli USA si vada dallo "strizzacervelli" come dal dentista, o che film/telefilm/letteratura riportino, da sempre, vicende in cui, ad un tratto, un personaggio si rende conto di non sapere né capire come ha potuto diventare quello che è diventato.
    Perché tanto profumo negli aeroporti? Non sembra difficile specularci sopra: un viaggio (magari senza ritorno) è probabilmente la migliore, se non l'unica, possibilità che nella vita si ha di "cambiare", di diventare qualcun'altro, qualcos'altro, anche solo per qualche giorno, il tempo di una vacanza. E quale miglior emblema di questo "cambio di maschera" - per rimanere su un linguaggio pirandelliano - di un nuovo profumo mai "indossato"?

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    1. Molto interessanti le tue riflessioni sulla comunicazione non verbale. Grazie di averle volute condividere. Sotto questo aspetto un profumo che si indossa è senza dubbio una sorta di menzogna che ci si appresta a raccontare agli altri e forse, come dici, anche a se stessi, come una maschera, un filtro o uno specchio deformante. D'altro canto, tutta la comunicazione è fatta di menzogne più o meno consapevoli, nella misura in cui la comunicazione è una delle attività più difficili che esistano, come un video che non ha mai abbastanza risoluzione per distinguerne tutti i contorni, sia a causa di chi trasmette, che a causa di chi riceve. Non è un caso che l'Equivoco (ovvero la misura di esso) sia, per certi aspetti, l'elemento cruciale dal quale tutta la Comunicazione dipende. La tua bella osservazione finale sui profumi aeroportuali è - a mio avviso – molto più poetico/letteraria che corrispondente a una realtà assai tristemente prosaica e commerciale, e per questo è una ragione molto più affascinante e degna di considerazione.

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    2. Grazie dell'apprezzamento.
      In effetti hai proprio ragione: l'Equivoco è il mezzo forse se non forse la vera sostanza che costituisce la comunicazione. Per la mia considerazione finale sugli aeroporti, beh… la tua spiegazione terra-terra (ops…) è con tutta probabilità più vicina al vero. Vogliamo dire che Occam colpisce ancora? E diciamolo.
      Alla prossima

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    3. In realtà una spiegazione definitiva io non la do mica. Forse perché spiegazioni definitive non ce ne sono mai.

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    4. «[…] spiegazioni definitive non ce ne sono mai.» Verissimo. Mi è piaciuta l'ipotesi che ti hanno scritto su Facebook: quella relativa all'aria stantia, che incoraggia quindi a comprare profumi. Che bello potre dare mille spiegazioni a ogni cosa!

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