Punti di vista da un altro pianeta

lunedì 31 ottobre 2011

Figli di noia

Poi è facile che in questo periodo ti capiti di parlare della crisi. Tipo qualche giorno fa, al lavoro, con alcuni colleghi (ci sono testimoni pronti a giurarlo). Parte tutto da una trattativa in corso per dei nuovi contratti collettivi. I sindacati ti hanno anche dato il classico volantino con le tabelle. Si parla di una proposta di aumenti di una manciata di decine di euro spalmati su tre anni. E mentre - manco a dirlo - commentate disincantati la sostanziale irrisorietà dell'incremento degli stipendi, tu butti lì (apposta) un piccolo sasso nello stagno: «Invece di aumentarci lo stipendio, potrebbero diminuirci le ore di lavoro». Al che tutti smettono di parlare e tu vieni guardato dai colleghi come se fossi un marziano, cosa che, date le circostanze, potrebbe anche essere considerato un complimento.

La statistica suggerisce la probabilità che in quel frangente di colleghi ce ne fossero un po' di tutte le età, vicino a te, giovanissimi neolaureati, di quelli che magari vivono ancora coi genitori, meno giovani, sposati da poco, alcuni con figli piccoli che la notte li fanno andare fuori di zucca, e impiegati - chiamiamoli - "maturi", di quelli che non vedono ancora il traguardo della pensione, ma che sono ormai fuori dalle logiche dei pannolini o della discoteca, uomini potenzialmente tranquilli, insomma. Eppure tutti, giovani, vecchi, uomini, donne, invariabilmente tutti quanti, ti guardano e fanno segno di no con la testa. «Figurati!» dice uno. Lo sguardo al marziano di poco fa è diventato l'espressione che si riserva a uno che non capisce un cazzo, la qual cosa in effetti non esclude la prima. «No, no!» esclama un'altra, quasi con il terrore che le tue parole possano essere prese sul serio da qualcuno. «E poi cosa cazzo faccio se rimango a casa?» aggiunge un terzo, sgomento. «Spendo!» si risponde da solo un istante dopo, dando voce al traguardo di un ragionamento tutto suo. «Eh sì» annuisce quella di prima. «Se stai a casa, cosa fai?» alza le spalle, «finisce che vai a farti un giro al Centro Commerciale...» e da lì a tirare fuori il bancomat per portarti a casa qualcosa che non ti serve, anzi, di cui fino a mezzo minuto fa non sapevi neanche l'esistenza, non è niente di più di un battito di farfalla che vola di fronte alla borsa di Hong Kong.

Dice eloquentemente Paolo Cacciari nel suo Pensare la decrescita:
"[il lavoratore si riduce a essere un] biodigestore che metabolizza il salario con le merci e le merci con il salario, transitando dalla fabbrica all'ipermercato e dall'ipermercato alla fabbrica."
E non è forse questa l'altra faccia dello stesso perverso circuito di (dis)valori responsabile, nei contesti finanziari, della dipendenza dal profitto a tutti i costi come (unica) virtù da perseguire, e tutto il resto intorno a fare da semplice accidente collaterale, quando non ostacolo da cercare di rimuovere a qualunque prezzo? Vivere-per-essere-ricchi e vivere-per-comprare sono due aspetti complementari di realizzazione individuale nell'avere. Solo che in questo caso la spirale è - se possibile - tremendamente più triste e prosaica e, per questo, tragica, perché testimoniata da individui che, pur subendola in toto, l'hanno fatta propria come normale (anzi ovvio) stile di vita, abituale modo di essere e di vedere le cose, anzi addirittura l'unico possibile, in quanto nella loro prospettiva non ha alcun senso prendere in considerazione alcunché di diverso, tipo sedersi e provare piacere dal leggere un libro, realizzare un lavoro a maglia, dipingere in riva al mare, fare del bricolage, giardinaggio, trekking, piuttosto che dal sentire il brivido del rumore della strisciata di una carta di credito o dall'accarezzare con lo sguardo la pendenza positiva del grafico dei guadagni dell'ultima speculazione in borsa che hai fatto.

La percezione del tempo libero dunque non è (più) vista come un'inestimabile ricchezza a credito dell'individuo in quanto fonte di arricchimento e di potenziale realizzazione sociale, culturale, familiare, personale, bensì come una voce a debito nel bilancio dell'esistenza personale in quanto portatrice di spese (per lo più inutili, ma - ahimè - inevitabili!), meglio ancora se in comode rate mensili a un tasso speciale* fatto apposta per te (prima rata a partire da gennaio 2012).

/continua
(*offerta valida solo fino al 31 ottobre 2011)

21 commenti:

  1. Pensavo alla stessa cosa un paio di mesi fa.. il mio titolare mi ha guardata strana, ma ha ascoltato il mio discorso. Vedremo. ;)

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  2. Penso che io e te siamo in fase , nel senso che io sto rimuginando proprio le stesse cose da tanto tempo , e da un pò di mesi in modo più organizzato. Forse per esperienza posso dire che non è così semplice , nel senso che questo sistema che è stato creato si è insinuato anche nel campo degli hobby e delle passioni , cioè nel giardinaggio, nel bricolage ecc. Penso alle catene OBI , Leroy Merlin , ecc. Si inseriscono proprio lì e fregano anche gli ultimi , quelli che facevano tutto da sé .Comunque la verità sta nel mezzo , nella mia esperienza io tento di vivere con cento cose , e per esempio di riaggiustarmi la vanga , presente in casa mia e prima in casa dei miei da almeno 40 anni , ma non ci riesco , le mie accomodature durano poco, non sono abile come i contadini che mi hanno preceduto , che ci hanno preceduto . Quella era gente che sapeva davvero fare molto bene molte cose .Sapevano drenare i campi !utilissimo per le piogge torrenziali di ora, conoscevano le piante adatte per intrecciare e quando raccoglierle, e con quelle facevano ceste e ogni genere di oggetti utili, che duravano moltissimi anni , sapevano accomodare e arrotare alla perfezione tutti gli arnesi, sapevano costruire muri a secco . Abbiamo perso molte abilità che rendono la vita anche più interessante . Ora compriamo . Roba fatta anche male , i cesti cinesi costano poco ma durano meno , praticamente spesso compriamo spazzatura . A me andare all'Ipercoop mi deprime , mi da un senso vero di povertà . Poi odio l'idea che i ragazzi, invece di andare a spasso per la città, che nella parte antica è molto bella e il bello entra dentro , quando ci stai in mezzo, se ne vadano , per incontrarsi e stare insieme al parcheggio dell'Ipercoop, luogo di uno squallore inenarrabile. Ma devono essere addestrati a spendere !Scusa le lunghe chiacchiere, anche un pò banali.

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  3. Più persone la penseranno così, meno saremo stupidi frustrati che compensano l'infelicità con l'acquisto compulsivo e quindi cercando disperatamente il guadagno, a costo del tempo della nostra vita, per comprare. Dobbiamo stimolare le persone e ri-scoprire tutte le cose fighissime che si possono fare nella vita senza bisogno di soldi :-)

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  4. Ma così mi rafforzi il commento dell'altra volta: dicevo che maiali sfruttatori (che non voglio certo assolvere: sapessi quanto li odio...) e stupidi schiavi volontari si dividono in parti eguali la responsabilità dello sfacelo filosofico, psicologico e culturale, e invece adesso mi sa che gli stupidi schiavi volontari sono responsabili UN PO' DI PIU'!! :-))

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  5. Tra l'altro, guarda che coincidenza: pure il mio post di stamane ha a che fare con il tempo come bene più prezioso. Felice di tale sintonia con te :-)

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  6. Guarda, io potessi permettermelo me ne starei volentieri a casa a guardare da lontano tutti quelli che a casa si annoiano.

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  7. Non vorresti mica le 35 ore ? :-)
    Comunque si è triste, ma la maggiore parte della gente si sente viva spendendo.

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  8. @paté: nel senso che ti ha guardata con diffidenza o con... compassione?

    @vitamina: in effetti anch'io ho avuto un'evoluzione simile. Cioè prima di pensieri sparsi, considerazioni personali, condivisioni con conoscenti eccetera. Poi ho letto il libretto sulla decrescita di Latouche che vedi nella bacheca di anobii (ma penso che ne parlerò un po' nel dettaglio tra qualche post) e mi sono sorpreso di ritrovare formalizzati TUTTI gli argomenti su cui avevo già rimuginato e che sto cercando di organizzare in questa serie di post. E' per certi versi rassicurante (e appagante) scoprire che ciò cui arrivamo per conto nostro sia condiviso (anche in maniera più istituzionale) sia da altre persone comuni, che da addetti ai lavori. Quanto alla capacità di fare, è verissimo quello che dici. Le comodità degli strumenti e della tecnologia hanno tolto la necessità di dover imparare a fare una miriade di cose. Al punto che i 4 salti in padella hanno tolto la necessità di saper cuocere una pasta asciutta! E comunque le chiacchiere mi fanno molto piacere e non sono affatto banali. Grazie. :-)

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  9. @Minerva Jones: per questo vorrei che se ne parlasse il più possibile. Ma seriamente. Per questo ho deciso (nel mio molto piccolo) di fare questa piccola serie di post. Ma parlarne non liquidando queste considerazioni come fesserie (come molti fanno semplicemente a titolo di alibi per evitare di riflettere sul fatto che la cosa migliore sarebbe la "rinuncia").
    Adesso vengo a leggere il tuo post... Si vede che i tempi sono maturi... ;-)

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  10. @Zio Scriba: ma certo che lo rafforzo! E probabilmente lo rafforzerò ancora di più nel prossimo post. L'unica cosa è che continuo a non essere convinto che le responsabilità stiano al 50-50. "Da un grande potere derivano grandi responsabilità" come disse una volta lo zio di Spiderman. ;-) Questo significa che chi ha il potere ha anche la responsabilità di chi lo subisce. Le vittime, in questo caso, (ovvero gli schiavi) sono in balia di correnti pubblicitarie che suscitano loro malgrado desideri e illusioni di felicità che non sono facili da contrastare. Soprattutto se non si hanno gli strumenti intellettuali e culturali per farlo. E chi è che non li dà loro?

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  11. @Rouge: del resto non si deve dimenticare che il termine ozio "(derivato dal latino otium) indica un'occupazione principalmente votata alla ricerca intellettuale, attività di fatto riservata alle classi dominanti, ed è contrapposto al concetto di negotium, occuparsi (più per necessità che per scelta) dei propri affari." (da Wikipedia)

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  12. @D.: così a occhio mi andrebbero bene anche le 30. Quanto a spendere, è tremendamente meno faticoso.

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  13. Uso le stesse argomentazioni ogni volta che mi trovo davanti a un negozio con mia moglie.

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  14. Nulla di "anormale" direi. Valuterei quel battitto di ali di farfalla e mi preoccuperei della tempesta scatenata dall'altra parte del mondo o meglio ancora considererei anche il fatto che per molti colleghi il lavoro è l'unico collante che li leghi alla società, persino dal punto di vista sessuale (almeno così dicono alcune statistiche). Quindi la proposta non può che destar sgomento.
    Io vivo su di un'isola dove le persone che vengono in vacanza vivono il loro tempo libero con un carico di preoccupazione ormai fuori controllo, sulla spiaggia le famiglie parlano con il contagoccie, la sera l'unica alternativa sembra esser lo shopping compulsivo di cose che potrebbero comprare comodamente a casa loro, e tu vorresti aggravare questa situazione dando loro ancora tempo libero?
    Non sei un marziano sei un sadico ;-)

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  15. Sì, la prima cosa che mio cugino ha fatto appena l'hanno licenziato è stato quello di spendere tutto ciò che aveva sul conto corrente per provare a spingere un po' l'economia nell'inutile speranza di essere riassunto. Ora vive senza spendere un soldo, ha smesso di fumare, di bere, mangia meno merdate, gira a piedi e si è messo a coltivare il campo dei nonni. L'ho trovo decisamente dimagrito e in buona salute.

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  16. A me viene da pensare al vento di reazione che spira non solo in Italia in questo momento. Per non andare lontano, faccio solo l'esempio dell'Europa che fa da sponda per questa ultima trovata italiana dei licenziamenti facili.

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  17. @Ferkin: e se è difficile convincere tua moglie, figuriamoci sessanta milioni di persone.

    @mark: difatti il cittadino va educato a usare meglio il tempo libero, per attività che lo realizzino e contribuiscano a dargli quella "felicità" (o per lo meno "soddisfazione") che adesso si illude di ottenere comprando.

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  18. @Chris.: quindi a volte quella che può sembrare una tragedia, alla fine può essere la vera salvezza. Forse dobbiamo sperare che questa crisi finisca per travolgerci del tutto? Forse solo questo ci salverà?

    @Adriano Maini: la reazione è quella che cerca di mantenere il più possibile lo status quo, come se fosse l'unico possibile. Invece è evidente che non è più possibile, ma si ostinano a mettere qualche cerotto per continuare ad andare avanti ancora un po'... Magari fino al prossimo governo, così saranno cavoli di qualcun altro.

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  19. Io faccio parte di quelle persone che hanno scelto di lavorare meno ore (part-time 30 ore settimanali con orario continuato) e ovviamente guadagno meno. Ti dico la verità: se non avessi i bambini da seguire e uno in particolare da seguire molto con la scuola, mi sentirei pure in colpa.
    Perché? Perché è così che gira questo pazzo mondo, dove se non hai ambizione e spregiudicatezza sei considerato un/a coglione/a.
    Ma ti dico anche questo: oggi, che ci sono pochi compiti, son qui a scrivere e tra poco andrò a cucinare dei buoni muffins e a godermi i miei pupi...e senza spendere un euro...alla fine lo vedi che abbiamo ragione noi?

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  20. @Simo: con il riconoscimento del senso di colpa hai colto un segno importante (e inquietante) del condizionamento educativo che questo modello sociale impone e per certi versi hai anticipato la puntata di domani. ;-)
    Mi spiace solo per i muffin. Nel senso di non poterne assaggiare uno!

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