Punti di vista da un altro pianeta

mercoledì 8 settembre 2010

A piedi nudi nel parco?

La risposta è no. E non solo perché, nonostante il post precedente, i piedi non erano nudi. Ma anche (e soprattutto) perché quello non era un parco. Lo sembrava, sulle prime, questo sì, ma non lo era. Oppure lo era? Del resto che cos'è un parco? Insomma, la faccenda non è così semplice, ma è molto interessante e bella, e per questo merita qualche passo indietro. Almeno, insomma, da quando sono uscito dall'hotel, ho affacciato le mie antenne su Kasseler Landstraße e, seguendo le indicazioni della receptionist, «Ci vorranno venti minuti a piedi», ho svoltato a destra, direzione zentrum. Così, senza fretta, mi sono incamminato, scortato da un cielo prematuramente autunnale e la guida Routard della Germania (ediz. 2009) secondo la quale, a dispetto delle conferme sensoriali che ho, Göttingen non esiste.

Mentre proseguo lungo il marciapiede cercando di familiarizzare con la pista ciclabile, ovvero cercando di evitare di essere arrotato, sfoglio il volume con una certa incredulità. Sembra che qui non ci sia nemmeno una sola ragione per venire a fare del turismo e già m'incupisco al pensiero di aver toppato tappa. Ma la parola opinione deriva da opinabile (o è il viceversa?), e difatti - manco a dirlo - l'opuscolo pescato in hotel naturalmente è di avviso completamente opposto. Göttingen, all'italiana Gottinga, è invece città antica, ricca di storia e di cultura, ospitando (ma questo lo sapevo già) - la prestigiosa Georg-August Universität, fondata nel 1737 che, tra le altre cose, ha visto passare tra le sue aule come studenti, professori, o entrambi, ben 43 Premi Nobel (questo invece non lo sapevo) e altre grandissime personalità soprattutto scientifiche, come Gauss, Riemann, Minkowski, Fermi, segno della ricchezza del fermento culturale del luogo.

Il centro è grazioso e accogliente, a misura d'uomo (ma anche di marziano) nelle architetture tipiche a graticcio delle case, nelle strade strette, nei numerosi pub e nell'ariosità della Marktplatz, la piazza principale presidiata dal palazzo dell'Alte Rathaus, l'antico municipio, e dalla ragazza più baciata del mondo. Si tratta della fontana con la statua della Gänseliesel, ovvero la Ragazza dell'oca, che poco dopo la sua costruzione nel 1901 divenne oggetto della tradizione studentesca secondo la quale tutti coloro che si laureano a Göttingen devono arrampicarvisi e stampare un bacio su una guancia della ragazza. Poiché l'usanza veniva sovente svolta in situazioni oltremodo chiassose e alcooliche, nel 1926 la municipalità di Göttingen proibì la pratica per decreto, ma pare che fino a oggi la legge non sia mai stata fatta rispettare. Del resto si può forse proibire di baciare?

Se ci aggiungo l'Alte Botanische Garten der Universität Göttingen, giardino botanico storico in cui sono rappresentate oltre 14.000 specie di piante, comincio a pensare che stavolta la mitica Routard abbia preso una cantonata colossale a non segnalare Göttingen. E la conferma mi arriva, quando al ritorno, sulla medesima Kasseler Landstraße dell'andata, il mio sguardo si spinge tra le inferriate di un giardino verde e rigoglioso, che prima non avevo notato. Giacché il luogo non è menzionato neanche nell'opuscolo dell'hotel, penso sia il solito parco cittadino. Raggiungo un cancello di fronte quale si apre un viale che porta a una Cappella e il posto sembra davvero molto bello. Così decido di rilassarmi facendo due passi nel verde. Il rumore del traffico della statale si smarrisce dopo pochi passi e senza che me ne accorga, vengo immerso in un silenzio irreale. Poi supero la Cappella e capisco perché.

Lapidi. Antiche e moderne. In ordine sparso e casuale, come in piazzole di un campeggio eterno. Sorgono direttamente dal prato come se fosse stata la Natura a metterle lì, quella stessa Natura studiata, teorizzata, sbirciata dagli scienziati di Göttingen. E il mio cuore ha un sussulto quando il mio sguardo si posa sull'iscrizione che recita Karl Schwarzschild (1873 - 1916), l'astronomo e astrofisico famoso per aver matematicamente previsto i buchi neri. Forse non è un caso che prosegua la mia passeggiata come sbalzato fuori dello spaziotempo. Vengo così a sapere da una mappa appesa a un cancello che qui sono sepolti otto Premi Nobel, e superato un laghetto ornato da ninfee, trovo la tomba di Max Planck (altro sussulto del cuore). Mi viene spontaneo inchinarmi a colui che insieme ad Einstein ha incarnato la rivoluzione dei paradigmi della fisica del novecento, facendo fare un salto quantico all'intera visione del mondo.

Il parco (perché proprio non riesco a chiamarlo cimitero) è vastissimo e c'è da perdersi. Non so se - ed eventualmente a che ora - lo chiudono e a tratti vengo colto dal terrore di restarvi chiuso dentro. Ma vorrei anche che la passeggiata non finisse. Nell'atmosfera uggiosa, quasi nebbiosa, ogni tanto sento un fruscio. Mi volto. È sempre un ciclista solitario che attraversa lento i viali deserti e ogni volta quasi mi aspetto di vederlo svanire alla seconda occhiata, come un fantasma che ha esaurito il suo compito. E il mio vagare continua, mentre la luce del pomeriggio si affievolisce, tra nomi di gente che non c'è più e vispi coniglietti che spuntano da dietro i cespugli, attraversano trotterellando i sentieri indisturbati, e si tuffano sparendo in una macchia di verde più in là. L'atmosfera è davvero suggestiva e mi viene la voglia di vedere questo posto nel pieno dell'Anno Accademico, in una bella giornata d'autunno, magari poco dopo la prima spruzzata di neve dell'anno. Lo immagino frequentato da studenti chini sui libri, che dopodomani c'è la sessione di esami, e da ragazzi che si tengono per mano, da gente che viene cercare un po' di tranquillità per leggere sulle panchine e da professori che lo trovano un buon posto per riflettere sul Bosone di Higgs, sul mistero dei numeri primi o sulle implicazioni della simmetria.

È bello pensare che questo sia un parco e non un cimitero. È bello pensare che i vivi possano avere un posto dove venire a condividere un pezzettino della loro vita quotidiana in compagnia dei loro morti. Perché i morti non meritano di essere ghettizzati, emarginati, ingabbiati, rinchiusi in campi di concentramento spirituali, nell'illusione dello struzzo che rimuovere il risultato della morte sia come rimuovere la morte stessa. Perché a saperli ascoltare i morti hanno sempre qualcosa da dirci. E perché se noi viviamo un po' con loro, anche loro vivranno un po' con noi.

Insomma, non è forse abbastanza per fare un salto a Göttingen?

/continua

20 commenti:

  1. Anch'io ho trovato la guida Routard della Germania carente in molti punti, sia nella presentazione dei luoghi, sia per la mancata segnalazione di Goettingen, sia nelle note sulla civiltà tedesca.
    Se avessi un parco come quello nelle vicinanze della mia tana, knitterei spesso all'aperto, in compagnia dei fantasmi e dei conigli.

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  2. Secondo me dovrebbero guardare al cimitero del mio paese poi andrebbero ad inserire quel 'parco' nelle mete turistiche più amene e più pacificanti! son sicura, sì, è abbastanza! anzi moltissimo! mi sa che son un po' marziana! ;)

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  3. che bella questa presentazione
    caro marziano
    dovresti lavorare nel campo del turismo e farli tu i depliant turistici... sono sicuro che il numero di visitatori di Göttingen aumenterà notevolmente.
    La tua passeggiata nel cimitero mi ha fatto ricordare le mie nei cimiteri inglesi, che sono come quello che hai visitato tu, davvero dei veri e propri parchi in cui restare da soli (o quasi) a meditare e a parlare con i nostri cari. Evidentemente la cultura anglosassone e il loro rispetto per chi non c'è più è qualcosa che noi abbiamo perso (o forse non abbiamo mai avuto).
    Come dice anche petrolio, i nostri sono impraticabili, come le nostre città d'altra parte, e ad uso e consumo di chi ci specula sopra e ci guadagna.

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  4. Be', io a 'sto punto ci andrei ad abitare, a Gottingen... Mi sembrava di essere lì con te, a passeggiare in santa pace in quel meraviglioso parco-cimitero...
    Quanto alla riflessione sul rapporto coi morti, ciò che più detesto è proprio la via di mezzo italica, quegli squallidi labirinti di marmo e cemento in cui, qua e là, spuntano i mausolei patetici e sfacciati dei ricconzi del cazzo, ancora lì a spargere superbia e merda, incapaci di accogliere la morte come la famosa LIVELLA di Totò, mentre altrove fior di premi Nobel non sono altro che una lapide silenziosa e discreta che spunta nell'erba.
    Io sono, qui, per i due estremi, altrettanto a loro modo romantici: o la dispersione in natura delle ceneri (ciò che voglio per me) oppure i bei cimiteri-parco come questo che hai visto tu, o gli altrettanto piacevoli cimiteri-giardino (dove di fiorito ci sono le piante, non i tristi fiori recisi che arricchiscono i fiorai) che ho visto più volte in Svizzera e Francia.

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  5. @knitting bear: quando le sfoglio mi chiedo come diavolo le compilino le guide turistiche. Chiedono a gente del posto? Ci mandano degli "inviati speciali"? Mi sono fatto l'idea che all'epoca di Internet siano un oggetto superato.

    @petrolio: il fatto che quelli di Göttingen non abbiano messo il cimitero nell'opuscolo promozionale della città ti dà la misura di quanto per loro quello sia un luogo "normale". Comunque non sei l'unica qui a essere un po' marziana... ;)

    @Itsas: grazie! :-) Magari mi pagassero per scrivere guide turistiche. Collegandomi a quanto dicevo sopra a knitting bear, il modo in cui questi libri vengano scritti è per me un mistero. Comunque se conosci qualcuno che mi vuole commissionare una guida, che so, della Polinesia, dell'Australia o dell'Alaska, io sono pronto.

    Quanto ai cimiteri inglesi (ma anche scozzesi e irlandesi), è vero quanto dici. Non credo sia tanto la cultura anglosassone, quanto piuttosto l'approccio della religione protestante. E comunque è qualcosa che i cattolici non hanno mai avuto.

    @Zio Scriba: hai ragione, Zio, la via italica al cimitero è orrenda, ma forse non solo italica. Latina? Cattolica? Ciò che di meglio l'Italia sa offrire a riguardo sarebbero i cimiteri cosiddetti "monumentali". Quelli di cui parli. Quelli in cui niente ricorda la (livellante) naturalezza della morte. Quelli in cui tutto è rivolto a restare aggrappati alle (molteplici) meschinità della vita.

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  6. @Marziano: bisogna anche dire che in Germania hanno a disposizione un territorio molto più vasto. Spesso i cimiteri nostrani, oltre ad essere squallidi mercatini di fiori morenti e puzzolenti, sono brutti perchè affollati: le tombe sono ammucchiate come lo sono i nostri casermoni.
    A Goettingen (anch'io ho desiderato viverci, come dice Zio Scriba) il cimitero è un parco perchè loro possono permettersi di avere un parco, a Genova il parco non c'è, ci sono dei giardini piuttosto tristi che stanno per essere trasformati in posteggi (colorite bestemmie di contorno). A Goettingen una villetta unifamiliare con enorme giardino costa come un appartamento di 50 metri quadri a Genova (neanche troppo in centro).
    Però abbiamo il cimitero monumentale di Staglieno, che sulle guide c'è e penso meritatamente, perchè è un luogo pieno di arte e di suggestioni (anche se condivido le vostre riflessioni sul rapporto tra cultura cattolica e morte).

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  7. una presentazione magnifica,
    peccato che sia in germania...
    solo la polonia viene dopo nel mio elenco di posti da visitare...
    brutta cosa avere certi schemi mentali, lo ammetto.

    p.s.
    lascia stare il coniglio!
    si intuisce benissimo il tuo desiderio di pappartelo con un solo boccone marziano.

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  8. Mi scusi se non partecipo, ma sto male; qualora lo facessi sarei ancora più narcisiste ed enigmatico del solito.
    Spero, per voi marziani, che l'astensionismo si prolunghi per molto; in egual misura mi pronuncio sulle condizioni de suo ecosistema, auspicandomi che sia privo di sgradevoli tempeste marzian"e".

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  9. @il Ratto: gli schemi mentali sono necessari per disciplinare il mondo. A volte il bello è scoprire che erano sbagliati. A volte è una soddisfazione scoprire che erano giusti.

    Poi è chiaro che dipende tutto da che cosa si cerca in un viaggio.

    PS I coniglietti possono dormire sonni tranquilli. A giudicare dai menù teutonici, sembra esista un solo animale commestibile e non è il coniglio.

    @Sig. Astensionista: mi spiace per la sua indisposizione, e la ringrazio per la comprensione e gli auguri meteorologici.

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  10. Nonostante si legga in piccolo che sono arrivati alla terza edizione della guida hanno deciso di celare questo piccolo angolo di paradiso... E ogni riferimento al paradiso dei non più vivi è puramente voluto e non affatto casuale visto che si parla di cimiteri. E su questo mi inchino alle parole dello Zio...

    Gran bel post comunque, quasi quasi ci faccio un salto quando torno in Germania.

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  11. sappi che il Routard è un prodotto imperfetto, i veri viaggiatori usano altre guida...

    ho avuto la fortuna di visitare le serre dell'università, un bellissimo ricordo... a Marburg ci sei stato ?

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  12. Mai stata in Germania e... devo rimediare. Soprattutto dopo una presentazione come questa :)

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  13. E' una congiura. Non vogliono che gli italiani visitino Gottinga. Organizziamoci un flash mob.

    In quel parco ci andrei a vivere. E morire.

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  14. @Il rospo dalla bocca larga: del resto se non lo fai tu, rospo, un salto, chi lo deve fare? :) Grazie dell'apprezzamento.

    @diz: e quali sarebbero le altre guide? Comunque no, niente Marburg. C'è qualcosa per cui vale la pena? (Stasera vado a vedere che dice la Ruttard!)

    @Maraptica: Göttingen non è tutta la Germania. Ci sono anche posti bruttini, come peraltro ovunque. Insomma, un viaggio qui va pianificato con molta cura... Ma le somme le tirerò alla fine della serie di post. Intanto grazie! :-)

    @Lorenzo: E poi magari anche una bella Class Action per chiedere i soldi indietro alla Ruttard. Noi marziani siamo pragmatici. ;)

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  15. Ultimamente sia Le Routard che Lonely Planet stanno piazzando qualche errore... Certo, sempre e comunque mille anni avanti di qualunque altra guida.

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  16. guide blu della michelin, touring (due edizioni per la germania), Poi anche Germania di Barbuscia maria chiara...

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  17. @Sciuscia: come accennavo sopra, credo che le guide turistiche di questo genere siano uno dei primi oggetti libreschi destinati a sparire a favore di versioni on-line, consultabili ovunque in tempo reale grazie alla connettività wireless di telefonini, netbook, iPad ecc. ecc.

    @diz: grazie delle indicazioni. Queste Guide Moizzi non le conoscevo (mai viste in libreria).

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  18. Bellissimo post, come al solito scritto in maniera impeccabile. Sono riuscita a percorrere a piedi direi nudi il tuo tragitto e a coglierne tutta la magia. Ad un tratto, quando mi hai parlato dei cancelli, ho provato un brivido, forse figlio di film dell'orrore o racconti di familiari in tenera età. Poi però la ragione ha preso il sopravvento e ho potuto apprezzarne tutto.
    Davvero strano per la guida Routard, per quel che riguarda l'europa è la numero 1. Se ne hai voglia e tempo credo tu possa scrivere loro la tua esperienza, d'altra parte sia la Routard che la Lonely Planet (al di fuori dell'europa) sono così ben fatte per le testimonianze dei viaggiatori. Da quel che scrivi sembra valerne proprio la pena.
    Yin

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  19. @Erotici Eretici: grazie davvero. Tu mi lusinghi. :-)
    Per quanto riguarda scrivere a quelli della Routard, in effetti l'ho fatto, inviandogli anche il link del post. Se mi rispondono ve lo dico.

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  20. E' vero che spesso la bellezza è negli occhi di chi guarda, ma qui mi sa che la Routard ha proprio toppato.
    Una città con un'Università così antica e prestigiosa, un giardino botanico storico e un cimitero dove riposano ben otto premi Nobel merita non solo una visita, ma un intero capitolo.
    Grazie del racconto, è molto bello. Forse non basterà a convincermi a prendere in considerazione la Germania tra le mete possibili per un prossimo viaggio, ma un passo avanti me lo ha certamente fatto fare. ;o)
    Di cimiteri ne ho visitati diversi, alcuni bellissimi, verdi e ariosi, pieni di luce e di vento, altri orribili come prigioni di cemento, tristi inferni di eterno squallore.
    Però in un parco come quello che descrivi ce lo passerei volentieri quel che resta della mia eternità. Mica per i prestigiosi vicini di lapide.... no... è quell'erba soffice, i conigli che saltellano, i ragazzi che studiano e chiacchierano sotto gli alberi... chissà, magari potrebbe capitare persino una knitter che si mette a fare il suo lavoro a maglia sulla panchina vicino a me.
    Ma lo sai che sogno, un'eternità così ?
    Roba dell'altro mondo.... ;o)))
    Un saluto,
    Sally

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