Ma è sbagliato demonizzare il petrolio. Se vogliamo questo mondo, il mondo come lo conosciamo e nel quale ci piace vivere (vi piace, no, avere l'auto sotto il culo per andare a comprare le sigarette nella tabaccheria a 700 m di distanza e poi scorrazzare con la moto in riviera, lungo il lago, su per i tornanti della montagna, il vento nei capelli, moderni cow-boy di una frontiera immaginata, anche solo per sentirvi liberi e onnipotenti per qualche ora?) dobbiamo tenercelo, il petrolio. Almeno ancora per qualche generazione, finché ce ne sarà (abbastanza per tutti). Sì, d'accordo le rinnovabili. Ma non crediate che costruire una turbina eolica o un pannello solare sia un processo immune dall'utilizzo del petrolio o dei suoi derivati (solo che magari, invece di inquinare qui, inquina là). Sì, d'accordo le auto elettriche, quelle a idrogeno, quelle ad aria compressa, quelle ad acqua e quelle dei Flintstones. Ma benché si possa legittimamente pensare che le lobby petrolifere colluse con la politica remino contro il processo di sviluppo di alternative, il punto è che comunque ci piace così, che va bene così. Andiamo, non dite che non è vero. Va bene così e piace così anche a coloro che sono andati a votare SI al referendum sulle trivelle, figuriamoci a chi non c'è andato o ha votato NO.
Quindi il problema non è e non può essere il petrolio, almeno non rispetto a questo tipo di eventi (poi il petrolio è un ingranaggio decisivo anche in questioni di politica internazionale, ma quelle sono altre e ben più complicate faccende). Il problema è – come sempre – la speculazione, sistematica, che impregna il sistema come una grassa onda nera e liquamosa che però è ben più difficile da bonificare, perché elusiva, sfuggente, endemica, nascosta nelle pieghe di un'immoralità tradizionale, che risiede giusto pochi passi al di là dei confini della legalità, ma quanto basta per fungere da detonatore per l'esplosione di disastri. Gli incidenti che capitano per vera fatalità sono una percentuale irrisoria. Tutti gli altri capitano per scarsa manutenzione, per scarsa sicurezza, per scarso personale, per scarsità di qualcosa che qualcuno aveva previsto dovesse esserci a garanzia dell'incolumità delle persone e dell'ambiente, ma che, a posteriori, in genere si scopre che non c'è (pare che l'impianto IPLOM in questione sia molto vecchio e praticamente senza alcun tipo di sicurezza o piano di emergenza in caso di guasto, nessun allarme, nessuna valvola di intercettazione). E tutti questi fattori riconducono sempre a una sola radice: il risparmio. E il risparmio è anche quello che fa' sì che, magari, a incidente avvenuto, ci siano solo cinque mezzi per la bonifica, invece di cinquanta. E in un settore ricco che non mi risulta conosca crisi come quello petrolifero, risparmiare non significa sopravvivere, risparmiare significa guadagnare di più. Quindi non date la colpa al petrolio, come fosse il muco del demonio pronto a impestarvi. No. Il problema siamo noi. Il problema è che non ne abbiamo mai abbastanza. Come dite? "La colpa è dei petrolieri!"? Avete ragione: le colpe sono sempre altrove, non sono mai le nostre. Però la prossima volta almeno andate a votare.
Sono d'accordo sul fatto che del petrolio ci sia bisogno.
RispondiEliminaPerò mi spieghi la correlazione tra "sversamento di petrolio" e "referendum sulle trivelle andato (quasi) deserto"?
Scusa se te lo dico ma è come confrontare pere con acciughe.
Certo, direttamente (e ovviamente) le due cose non hanno alcuna correlazione diretta. Eppure, la casuale - e un po' paradossale - concomitanza degli eventi non può passare inosservata a livello morale.
EliminaIn altre parole, la questione è: siccome uno degli argomenti a favore del SI al referendum sulle trivelle - anche se forse non il più determinante, ma certamente il più coinvolgente emotivamente - era la questione ecologica, ovvero il pericolo dell'inquinamento del mare, il fatto che il giorno dopo accada proprio una cosa del genere, retroattivamente ha avuto qualche effetto nelle coscienze di chi il giorno prima se n'è sbattuto e non è andato a votare?
Insomma, alla fine pere e acciughe ti sfamano entrambe. ;-)