Punti di vista da un altro pianeta

lunedì 9 settembre 2013

Femen, ovvero la tetta è il mezzo o il messaggio?

Non ci credo. Non credo alle loro battaglie, ai loro pugni alzati, alle loro smorfie e alle loro urla. Perché le Femen sono (tutte) troppo belle, hanno (tutte) le tette troppo sode, le pance (tutte) troppo piatte, per pensare che non siano attentamente selezionate come modelle disoccupate per passerelle inconsuete. Non si può non osservare che i loro sono veri e propri show e, anche se talvolta vengono realizzati - bisogna ammetterlo - in condizioni estreme e dunque difficili e non prive di rischi e di conseguenze, non possono essere considerate vere e proprie proteste, in quanto l'ostentazione e reiterazione inalterata delle modalità, quelle di esporre il seno nudo e slogan dipinti sul corpo, dà origine almeno a due contraddizioni forti.

Innanzitutto, l'uso ostentato del corpo femminile, vero e proprio marchio di fabbrica delle Femen, trasforma il messaggio femminista nel suo opposto, delegittimandone così l'azione, in quanto la mancanza di un nesso causale forte tra mezzo e messaggio, fa prevalere la strumentalizzazione del corpo al solo scopo mediatico. A cos'altro serve che a ogni performance si mostrino seminude, se non a far cliccare la gente come scimmiette sulle foto che fanno il giro della rete in tempo reale?

In secondo luogo, un movimento di protesta che cerca credibilità non può essere realizzato solo per interposta persona. La protesta spesso è sì catalizzata da un movimento, altrettanto spesso (anzi sempre) guidato da un singolo personaggio di grandissimo carisma, ma poi va in scena con la gente, per le strade, nelle piazze. A centinaia, a migliaia, a milioni. La protesta vera è un'epidemia e vive di contagio e di partecipazione. È così che si diffondono le idee e si cambiano le cose. Chi sono invece quelle donne? Perché protestano? Chi rappresentano? Rispondono: le donne ucraine. Eppure vediamo le Femen manifestare per le istanze più diverse. Passando dal turismo sessuale in India, alla repressione dei media, dal mondo della moda, a Putin, da forum economici mondiali, alla Gazprom, alla discriminazione omosessuale, al Vaticano. Dunque a che titolo fanno quello che fanno? Chi si sente rappresentato dal loro agire? E, soprattutto, a cosa (a chi?) serve quello che fanno?

Senza entrare nel merito delle voci che cominciano a girare, ovvero sul fatto che l'ideologo del movimento femminista sarebbe in realtà un uomo, tale Viktor Svyatskiy, che a proposito della sua creazione avrebbe ammesso: "Gli uomini fanno di tutto per il sesso: io ho creato il gruppo per avere delle donne", o sul fatto che il movimento sarebbe finanziato da tre miliardari e dunque le ragazze lautamente stipendiate, se è vero che il mezzo è il messaggio, tutto ciò che ricorderete delle loro proteste è solo quello su cui vi si posa maggiormente l'attenzione. Delle gran tette. E comincio a credere che non abbiate bisogno di molto altro.

8 commenti:

  1. La chiave del tuo pezzo sta tutta nella frase "cliccare come scimmiette". L'uomo-scimmia del darwinismo reverse ormai peggiora a vista d'occhio di giorno in giorno. Quando leggo sui giornali le statistiche delle cose cliccate da milioni o miliardi di persone, guarda caso sono sempre cose che io non guarderei mai, legate al sesso (più banalizzato possibile) e alla violenza (più splatter-voyeristica possibile).
    Troppi uomini non hanno mai superato lo stadio cerebrale del poppante: le mammelle sono utili, e a volte sono pure belle. Ma ce le hanno tutti i mammiferi. Eppure ci sono ancora semiritardati che pagherebbero soldi anche solo per vederle!

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    1. Non sono del tutto convinto che l'effetto-scimmietta per le tette sia dovuto a involuzione o "ritardo mentale", cioè tipo a una mera mancanza di intelligenza. L'attrazione per il sesso è qualcosa che fa parte della natura umana, è qualcosa di connaturato, di archetipico. Ed è una forza prorompente perché coinvolge uno degli istinti più forti dell'animale, quello alla riproduzione.

      Di fatto il cliccare come scimmiette è legato invece a una terribile declino della cultura (ma nemmeno poi tanto terribile: in Italia la cultura non è mai stata ai primi posti, non esiste un'età d'oro della cultura cui potremmo rivolgerci con nostalgia), ma ancora di più a una terribile - questo sì - deriva del modo con cui la gente impiega il suo tempo libero. D'altro canto bisogna ammettere che parecchi modi di impiegare il tempo libero portano a involuzione e "ritardo mentale", quindi insomma alla fine hai ragione, caro Zio.

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  2. in effetti non c'è nessuna con la panza e/o un po' di cellulite

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  3. Scusa, dov'è che devo cliccare!? :P
    Sinceramente non ho mai seguito queste signorine e non credo che lo farò mai. Come dici tu è palese la "finzione" di stampo, dico io, televisivo.
    La tetta come protesta non sarebbe neanche un male se lo scopo fossero i fondi per il cancro al seno. A parte i gossip di fine post direi pure che non importa se dietro c'è un uomo o una dona, il male è che dietro ci sia davvero qualcuno che manovra...

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    1. Infatti è quello che dico io quando parlo di "mancanza di un nesso causale forte tra mezzo e messaggio".

      Quanto al fatto che qualcuno "manovra", generalmente nei movimenti di protesta c'è sempre qualcuno che manovra e quel qualcuno è il leader e il leader, piaccia o no, ci mette sempre la faccia. E una conditio-sine-qua-non per la credibilità dei movimenti stessi. In Femen questo non succede.

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    2. Si si, esatto, mi sono espresso malissimo. Intendo che è triste pensare che la "manovra" avvenga con modalità oscure e per scopi che non siano quelli della protesta intesa come tale.

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  4. Infatti. Le Femen si tradiscono da sole, è nella natura della merce l'essere esposta.

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