Punti di vista da un altro pianeta

mercoledì 28 novembre 2012

La pasticceria delle Primarie

Ancor più della faccenda (prevedibile) del ballottaggio, c'è una considerazione che emerge dalle Primarie di domenica scorsa su cui voglio soffermarmi. Perché se quasi quattro milioni di persone - ovvero quasi il 10% degli aventi diritto al voto della popolazione italiana (e dunque quasi il 20% dei votanti a sinistra, se si considerano i due schieramenti più o meno divisi in parti uguali) - decidono di partecipare a una simile consultazione popolare, per certi aspetti del tutto inutile, per altri non proprio del tutto trascurabile, sborsando pure 2€, significa che il popolo della sinistra ha ancora (nonostante tutto) voglia di partecipare, pensa che si possa ancora fare qualcosa, ovvero di sentirsi parte di un corpo unico, come la condivisione di un orizzonte, l'appartenenza popolare a un medesimo ideale, la coltivazione di un progetto comune.

Tutto ciò fa parte della capacità di avere ancora (nonostante tutto) la visione di un futuro migliore del presente e questo è davvero bellissimo, perché dà in qualche modo la misura della vitalità di un paese, o almeno di una parte di esso, ovvero delle singole persone che, tutte insieme, lo animano. Persone che, dentro un mondo che ha una percezione del domani proporzionata ai dividendi del prossimo trimestre, hanno voglia di pensare al futuro loro e delle generazioni che verranno e dunque vogliono una politica lungimirante e interessata (anche) ai loro problemi. Ma il punto è: saprà la politica fare suo questo messaggio (davvero) forte che viene dal basso, abdicando agli orgogli dei personalismi e agli scambismi clientelari di soffici poltrone imbottite di bigliettoni? Finora, a dispetto di molte Primarie, quasi sempre sfociate in altrettante manifestazioni di (notevole) successo popolare, la Politica non ha mai dimostrato di poterci riuscire, per lo meno quella a livello nazionale, al punto che viene il sospetto che non sia nella sua Natura avere le capacità di farlo.

Forse, dunque, alle persone è sufficiente somministrare l'Illusione di tutte queste (belle) cose. Servirgli un solo, ottimo, ma piccolissimo pasticcino di democrazia, per promettergli (ma senza farlo veramente) che poi avrà tutta la pasticceria. Fargli credere di poter scegliere qualcosa che, in seguito, alla prova dei fatti, si rivelerà del tutto irrilevante, come un segno della croce all'uscita della chiesa, o la bustina di dolcificante nel caffè di un obeso. Sono (solo) queste le Primarie? Più una sorta di rito collettivo autocelebrativo, di rosario politico per le coscienze, di training autogeno di massa, di riunione globale di Comunisti Anonimi («Mi chiamo Enrico e ho un problema». «Ciao Enrico!».) per gratificare e consolidare così il Pensiero-a-Sinistra, piuttosto che esprimere qualcosa di veramente utile nell'ambito di una prospettiva politica di Governo? Forse è per tutti questi motivi che, in realtà, la gente invoca le Primarie. Perché sa che in fondo l'Illusione è tutto ciò che ha e vuole che qualcuno (nonostante tutto) continui a soffiare col mantice per evitare che quella piccola brace si spenga sotto questa pioggia battente. Perché la gente sa che una volta spenta quella brace, tutto ciò che resterà sarà solo buio pesto, umidità e freddo cane.

7 commenti:

  1. Fai bene a parlare di illusione, perché c'è gente che crede nell'esistenza della sinistra.

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    1. Non è vero che la sinistra non esiste. E' suggestivo dirlo, ma non è vero. Tutto sta solo nel concordare una definizione di questa "sinistra". Oggi, con questo tipo di società, di mercato, di mondo globale, ecc. ecc., questo tipo di sinistra è probabilmente l'espressione politica di tipo progressista che più la gente si è meritata di avere per lo stile di vita che, mediamente, ha raggiunto.

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    2. La penso anch'io come te, anche se il colmo dei colmi è che, se vincesse Renzi, rischieremmo di avere il più grande partito della "sinistra" guidato da uno che ancora pochi decenni fa sarebbe forse sembrato troppo a "destra" persino in seno alle correnti DC... :)

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  2. Al netto di tutte le parole spese intorno a queste primarie,la scelta tra una visione liberal- democratica e una social- democratica escludeva a priori che comunisti più o meno anonimi si mettessero in fila.
    A proprio (dissociante)rischio, qualcuno l'avrà pure fatto ma il resto era lì perché alle nostre comunità "di sinistra" - nel senso della parte che siede a sinistra del presidente della Camera o del Senato, così evitiamo di sbatterci sulla bontà della definizione - la voglia di politica che ha pur subito fieri colpi,nel corso del tempo, non è mai passata.
    E siccome la buona politica dipende anche dalla capacità o meno degli esponenti di quelle comunità di essere dentro le cose e soprattutto addosso agli eletti,le persone in fila per la scelta del candidato e quelle che col loro impegno hanno consentito l'apertura dei seggi elettorali,lasciano intravedere qualcosa in più del progetto - comunque nobilissimo - di evitare il buio pesto.
    Trasformare l'illusione in progetto dipende da noi.
    Non da altri.

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    1. Che trasformare l'illusione in progetto dipenda da noi, e non da altri, mi pare un'illusione dentro un'altra illusione. La buona politica è una questione innanzitutto di cultura e valori condivisi di un popolo. E queste due ultime cose sono state distrutte negli ultimi vent'anni da personaggi che ne hanno fatto pubblicamente scempio, dando dei pessimi esempi come modalità invidiabili di vita. Ci vogliono buoni esempi, persone oneste (nei limiti che la politica consente, non pretendo dei santi, proprio perché non voglio illudermi) e stimabili, al di là dell'appartenenza, al di là persino delle capacità. Insomma, il cammino sarà ancora lungo. Il problema è che non ho nemmeno la sensazione che sia cominciato.

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  3. Dipende da noi nel senso che "quei personaggi" sono al potere da vent'anni con il consenso degli elettori.Non te ed io magari...ma tant'è.
    Che poi la rivoluzione culturale della quale sono espressione si sia rivelata peggio di un golpe, è un altro paio di maniche.
    Certo è che che la favola berlusconiana ha incontrato l'Immaginario dei "pro" e pure quello dei "contro" e vi ha aderito in modo perfetto, determinando infine i comportamenti degli uni e degli altri.
    Dopo un anno di cura Monti però, l'incanto sembra essere spezzato,le favole funzionano meno e l'emergere di situazioni raccapriccianti dal punto di vista del malcostume al ritmo di due alla settimana, ci consegnano una realtà cui sembra difficile sfuggire.
    Il cammino sarà pure lungo e,aggiungo, non è manco detto che siano di pronta risoluzione tutte le questioni insolute col, seppur necessario, cambio della classe dirigente.
    Tuttavia non posso apprezzare una posizione completamente disillusa, non sarebbe realistica al pari dell'ottimismo sconsiderato.
    E in politica non si può mai dire...la nostra stessa storia lo dimostra.

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