Punti di vista da un altro pianeta

venerdì 21 gennaio 2011

Provare a prendere la politica (e i suoi luoghi comuni) per le palle

In questo squallidissimo contesto politico, che non dovrebbe far accapponare la pelle solo ai cittadini ideologicamente di opposizione, ma a tutti coloro che hanno a cuore la decenza, il rispetto e la civiltà di tutti quei valori che dovrebbero animare, prima di tutti gli altri, la vita delle persone e che sembrano ormai definitivamente discaricati al sesso e al denaro, come condizioni necessarie e (soprattutto) sufficienti alla soddisfazione e al successo esistenziale, senza nemmeno più quel senso di vergogna che una volta veniva glassato dal paravento dell'ipocrisia, viene da chiedersi che cosa dovrebbe mai fare un politico di qualsiasi estrazione ideologica (sempre che questo abbia ancora un senso, al di là delle pure categorie merceologiche della politica) per andare controcorrente, per cercare di invertire quella che sembra ormai più che una tendenza in atto, bensì una tragica, consolidata decadenza.

E non ne faccio una questione strettamente moralista. E nemmeno d'onore. Sono convinto che il titolo "onorevoli" attribuito agli eletti in Parlamento provenga tradizionalmente da loro stessi (smentitemi se non è così), come ad autoaffermare e rafforzare di fronte al popolo la propria legittimità a stare lì. Insomma non si viene eletti perché si è onorevoli, ma si è onorevoli perché si è eletti. Dunque non sono così ingenuo da pensare che possa esistere una politica "pura", immune ai suoi propri meccanismi seduttori e compromissorî.

Così, complici soprattutto questi strani giorni, da un lato sconquassati da scandali pruriginosi senza precedenti e dall'altro testimoni dell'apparente salire alla ribalta dello scenario politico italiano di almeno un volto nuovo, volto che si chiama Nichi Vendola, viene da domandarmi cosa dovrebbe veramente fare un politico per poter essere apprezzato e stimato nel suo ruolo (almeno tanto quanto può esserlo un politico, date le premesse di cui sopra). Nella fattispecie la considerazione mi sorge a valle della lettura di un articolo di Roberto Cotroneo, intitolato Nichi, l'acqua calda della sinistra, che - se non l'avete fatto - vi invito a leggere.

Ebbene, Cotroneo apprezzato scrittore (da non confondere con l'omonimo Ivan con il quale non mi risulta imparentato), partendo dall'analisi di C'è un'Italia migliore, libro di Vendola edito da Fandango, contesta al leader di SEL il fatto di essere "emozionale", ma che alla
"fine l’elenco dei temi seri affrontati da Vendola in questo libro è identico a quello dei luoghi comuni a cui sono collegati. Condivisibili i problemi. Eppure misteriose le soluzioni."
E Cotroneo non è il primo che sento esprimersi in questo modo a riguardo. Alla sinistra si contesta sempre la vacuità del pensiero. Grandi ideologie, ma nessun idea, grandi speranze, ma nessuna soluzione, grandi discussioni, ma nessuna azione, così, presto o tardi, la bolla di sapone - pop! - finisce per esplodere e non ne resta niente. Tanto (pro)fumo e niente arrosto, insomma, neanche una briciola. Il problema è che a me questa considerazione, in cui è caduto (anche) Cotroneo, sembra essa stessa diventata un annoso e pregiudizievole luogo comune.

Quando mai il politico parla al cittadino elettore di soluzioni? La missione del politico è prima di ogni altra cosa sventolare specchietti per convincere il cittadino a votarlo. E l'unico modo in cui può farlo è sentimentandolo sui luoghi comuni. Inutile che parli di PIL, bilanci, deficit, percentuali, soluzioni pratiche, difficili da comprendere e giudicare anche dai tecnici addetti ai lavori. Del resto non è forse vero che i temi degli slogan politici da qualsiasi parte essi provengano sono sempre gli stessi? "Più lavoro", "Scuola migliore", "Aiuti alle famiglie", "Sostegno ai giovani", "Meno tasse", "Sanità più efficace", "Pensioni più ricche", "Maggiore sicurezza", "Incentivi alle imprese", "Energia pulita" ecc. Non sono in fin dei conti anche questi, o soprattutto questi, "luoghi comuni", ma in fondo anche quelli che fanno bene o male la vita delle persone? E perché allora queste stesse contestazioni non vengono rivolte anche ai politici di centro-destra, giacché anch'essi sono tutt'altro che immuni al paradigma di essere tutti chiacchiere e distintivo?

Alla fine quello che conta prima di ogni altra cosa, dunque, non sembrano essere le idee (sempre opinabili), non le capacità personali (Superman non esiste), nemmeno l'onestà (la politica corrode). Che cos'è allora che dovrebbe importare secondo voi? Che cosa dovrebbe realisticamente cambiare? Come si può uscire da questo disorientante labirinto escheriano le cui pareti sembrano fatte di qualunquismo riflettente?

Un'idea a riguardo ce l'ho, ma mi piacerebbe sentire prima voi senza condizionare le vostre risposte.

[Credit: la foto della bolla di sapone è di Richard Heeks]

26 commenti:

  1. condivido quello che scrivi te, non quello che dice cotroneo. il "facciamoci del male" prosegue...
    la sola, piccola, certezza che ho è che fino a prova contraria vendola è uno dei pochissimi Per Bene che il parco dei politici offre, e lo voterò. non vedo metodi di uscita dal labirinto, solo persone.

    RispondiElimina
  2. "qualunquismo riflettente"...condivisibile perplessità e in alcuni casi vero e proprio sdegno. Che fare? si chiedeva un tipo tanto tempo fa. Non è certo in un commento che si può dire ma, a mio avviso, la strada maestra è quella in cui si pretende la minima distanza tra parole e azioni. In quanto a Vendola anch'io ho delle riserve, soprattutto per la sua 'politica personalistica' ma non dimentichiamo che il suo messaggio non è soltanto emotivo è fatto anche di azioni concrete come Presidente della Puglia.

    RispondiElimina
  3. Il mio sogno è una regola: chi fa politica non ci può guadagnare troppo, deve essere una missione, non una miniera d'oro. Lo so che questa è fantascienza, del resto sto parlando con un marziano, mi sembra appropriato.
    Quanto a Vendola, non mi fido di nessun politico, come non ho fede in nessuna religione, ma lui mi sembra la novità di cui abbiamo bisogno come Paese. Si esprime in italiano, non cerca di piacere ai buzzurri, in Puglia lo apprezzano per quello che fa come presidente. Per me è migliore degli altri personaggi del centro sinistra perchè non ha l'ambiguità dei vecchi e dei nuovi del PD (per citarne uno, Renzi da che parte sta?).

    RispondiElimina
  4. Leggendo i giornali, riflettevo sul nostro Paese, sulla nostra classe politica. Io la soluzione l'avrei trovata: commissariamento! Essere governati da un Paese straniero serio ed efficiente, stile Germania. Ecco l'unica soluzione. Dobbiamo capire che il governo di uno Stato è l'espressione del suo popolo quindi..

    RispondiElimina
  5. Non ho ricette. Posso solo auspicare (utopisticamente? ingenuamente?) una politica all'insegna della passione e del concetto di "servizio", senza soldi né privilegi. E' mai possibile che nei Paesi Scandinavi (non su Marte, nel nostro stesso Continente!) il Re prenda l'autobus e paghi il biglietto, mentre da noi il più inutile pezzo di stronzo fumante debba avere, tanto per dirne solo una, l'auto blu?

    RispondiElimina
  6. Come ho scritto in un post pochi giorni fa, il primo Presidente della Repubblica alias Enrico De Nicola usava una sola giacca. Era solito farsela rattoppare da un sarto ma non la cambiava mai. A chi gli chiedeva perchè non ne acquistasse un'altra lui rispondeva "Sono un dipendente dello stato e non mi permetto di usare il danaro pubblico per miei interessi". Quello era un onorevole nella vita. La dignità è ciò che manca a noi ed ai politici che ci rappresentano.

    In quanto a Vendola, lui si propone come il "nuovo", in realtà fa politica da 30 anni. Fa affari grazie agli inceneritori by Marcegaglia's family, ed è "amico" di Don Verzè (il prete personale dell'omino di Arcore). Sarà meno peggio di Veltroni ma io non lo voterei, troppo ambiguo.

    RispondiElimina
  7. @robydick: Vendola ha senza dubbio una buona immagine (che non è lo stesso di dire che è "Per bene") e questo per fare una "X" su una scheda spesso è più di quanto basta.

    @Antonio: bello il concetto di "distanza" tra parole e azioni. La politica è pertanto l'insieme delle attività che dovrebbe colmare questa distanza, riducendola a zero. Il concetto di "avere delle riserve" su un politico mi pare un fatto quasi scontato e positivo. Non averle può avere solo un connotato negativo.

    @knitting bear: poni dunque l'accento sul disinteresse e mi sembra sacrosanto, in quanto quello del politico come amministratore della cosa pubblica dovrebbe essere prima di tutto un "servizio". Ma pensi che questa sia una visione "realistica"? In fondo fa parte di quello che nel post chiamo una politica "pura". E non mi illudo che possa mai accadere. Su Vendola penso che anch'io abbia molto di buono - per lo meno rispetto al resto della nomenklatura sinistroide - ma quello che mi incuriosiva qui, era l'equazione sinistra = vacuità, che viene apparentemente applicata con rigore sistematico...

    @Topaus: ho idea che, a quello che dici, l'avverbio "realisticamente" non sia proprio applicabile. Però quello che affermi alla fine è uno spunto da non trascurare...

    @Zio Scriba: nessuno ha ricette. Però ci sono delle conditio sine qua non, e quella di cui parli mi trova d'accordo con te. Il punto è come arrivare a una cosa del genere, visto che, come dice anche Topaus, in fondo è espressione della mentalità di un intero popolo?

    @Inneres Auge: quindi, facendo un passo avanti, e tenendo in considerazione quanto detto anche dagli altri qui sopra, viene da pensare che per cambiare i politici, si debba cambiare *prima* i cittadini...

    Quanto a Vendola, è chiaro che se arrivi a un certo "livello" di importanza politica nazionale devi esserti occupato di politica per molto tempo. Non credo che questo sia un problema. Ovvero non credo che questo basti per dire che lui non è un personaggio "nuovo". Quanto al concetto degli "affari", un sistema a compartimenti classisti chiusi (destra=padroni, sinistra=dipendenti) oggi non può più funzionare. E dunque se vuole avere qualche chance oggi, Vendola sa di dover _anche_ far capire alla parte imprenditoriale del paese che ci può essere una convivenza delle istanze. Il problema, semmai, è che tutti devono mettersi in testa che è necessario che ognuno faccia la propria parte e questo significa che *tutti* devono essere capaci di *rinunciare* a qualcosa.

    RispondiElimina
  8. Caro Marziano non ho voluto cogliere di proposito la tua sottolineatura su sinistra=vacuità perché ho ancora una considerazione alta della politica, la stessa considerazione che pretendo dai politici, ahimé! Perdona l'autocitazione ma voglio contribuire al discorso che tu hai avviato con altre 'equivalenze'.

    RispondiElimina
  9. Vendola non è solo. Intorno a lui ci sono persone per niente ambigue, semplici, 'normali'… sì perché si può dir tutto ma uno quando entra in politica non è più normale. Io ne vedo tanti. Li conoscevo prima, li incontro dopo e non li riconosco più. Ci vuole una gran forza per non farsi appiattire, ecco tutto. Anche Vendola si è fatto cambiare, abbastanza per cominciare a dubitare, informarsi; perché ho sempre pensato che non bisogna idolatrare un musicista, un artista, un attore e tanto meno un politico. E informandosi si arriva alle conclusioni di cui parlava Inneres e perché non cambiare idea. Ma e c'è un ma… in quella giunta ci son altre persone validissime (uno su tutti il già citato da me Guglielmo Minervini - non spaventatevi! - del PD), almeno questo è un pregio di nichi, circondarsi di persone che sappiano il fatto loro… e di giovani. Sì, giovani, perché i giovani sono non un'idea, ma l'idea fatta persona. Poi ragazzi un'arma noi ce l'abbiamo, è il voto (anche se non è l'attuale regime elettorale il più valido). Con quello si decreta il successo o si seppellisce un politico. E ditemi voi, a sinistra, escluso Vendola, che io voterei per i motivi di cui sopra, chi cz c'è? :/

    RispondiElimina
  10. dovrebbe esserci un punto interrogativo dopo 'e perché non cambiare idea?'… ;)

    RispondiElimina
  11. @Antonio: l'equazione sinistra=vacuità in realtà non era politica, ma mediatica. Quanto al resto, ogni stimolo per alimentare la discussione è benvenuto. Vado a leggere... ;-)

    @Petrolio: dici: "ma uno quando entra in politica non è più normale." Ecco, questo non bisogna dimenticarlo mai. La politica ha delle regole subdole. Se la vuoi fare, ti devi adattare e - dunque - cambiare. Anche se questo non significa abdicare a certi "valori" di base.

    Seconda cosa sacrosanta che dici riguarda il voto, unica arma. C'è troppa gente (anche fortemente di sinistra) che parla di non votare perché, dice, nessuno lo rappresenta. Come possono non capire che questo va a svantaggio del sistema intero? Se non sono "rivoluzioni" (intendo quelle letterali, ovvero con le armi e tutto il resto), i cambiamenti non sono mai repentini. Sono graduali. Molto. Ci vogliono generazioni. E da questo punto di vista torna in auge l'avverbio: "realisticamente" e tutto quello che implica.

    RispondiElimina
  12. Ciao grande marziano.
    Politicamente, giusto per presentarmi, mi definirei un conservatore (chissà perchè si tende a dare un'accezione negativa a questo termine). Naturalmente non posso essere contento di come vanno le cose, anzi sono abbastanza disgustato. Però, permettimi, fanno sorridere anche questi davvero poco credibili epigoni di un moralismo d'antan. Se andiamo a rileggere i loro articoli, o a riascoltare le loro dichiarazioni, sono gli stessi che fino a poco tempo fa pontificavano sul "sesso con chi vuoi e dove vuoi" e su libertà/bisogni più o meno fasulli. Ovviamente si sono ritrovati a braccetto con i chierici vaticani. Che l'Italia (mettiamo da parte la parola "Paese", per favore) meriti politici migliori è certo. Non ci vuole mica il codice penale per capire quale dovrebbe essere un comportamento di "buon senso".
    Nonostante tutto non riesco a non vedere segnali incoraggianti. Che la politica attuale non riesca nemmeno lontanamente a discutere ed affrontare le questioni cruciali che ci riguardano non deve far sorprendere. Si tratta della fine, evidente, di un ciclo. E' positivo che di tali questioni si parli, diffusamente, nella società civile. Una società civile che forse comincia a rendersi conto quanto sia importante controllare i propri eletti invece di dimenticarsene per 5 anni salvo poi ritrovarsi peggio di prima. Siamo semplicemente in una fase di passaggio, ritengo una crisi di crescita: dopotutto veniamo da 60 anni di democrazia dimezzata (inutile fare excursus storici, sarebbe troppo lungo). Inoltre piccoli segnali, come quelli di una tv spazzatura in perenne calo d'ascolti, non possono che essere incoraggianti. "Ha da passà 'a nuttata", ma ci siamo quasi.
    Saluti.

    RispondiElimina
  13. Petrolio: a sinistra io vedo qualcuno meglio di lui ma non voterei per un partito di sinistra o presunta tale. Sono pur sempre partiti legati a vecchi schemi che mi hanno stancato.

    Marziano: dimenticavo, Vendola 2 anni fa attaccò i magistrati sulla falsa riga di ciò che dice Berlusconi. In quel caso lo fece in merito a delle inchieste che poi portarono se non erro alle dimissioni di due assessori regionali (o li cacciò lui?). Insomma, questo che è ormai lo sport nazionale non è accettabile per uno che si dichiara alternativo a Berlusconi e ai vecchi dirigenti del PD.

    RispondiElimina
  14. Finchè continueranno a muoversi tutti nello stesso campo non ci può essere nessuno che possa fare la differenza. Questa può farla solo una idea diversa del mondo (almeno quello occidentale) e del sistema di governarlo.
    Leggo di "partiti legati a vecchi schemi". Forse non ci si ferma abbastanza a riflettere che i nuovi schemi (neoliberismo) ha prodotto danni forse irreversibili e che i "vecchi schemi" sono stati avversati con ogni mezzo disponibile (e chiunque vada a rivedersi ciò che è accaduto tra i '70 e gli '80), purchè non passassero. Oggi si glorifica il superamento delle ideologie: non so se è stato un bene.

    RispondiElimina
  15. Con tutte le critiche che si possono fare, anche le più feroci, alla sinistra, al centro sinistra, al sinistra centro e chi più ne ha più ne metta, rimane il fatto che il dispotismo in corso non é più solo strisciante, ma, anche se forse (ma forse forse) al capolinea, ma ormai dilagante: si riuscirà a fermarlo o ci sarà solo un cambio di titolarità al regime?

    RispondiElimina
  16. Ho letto con molto piacere sia il post del grande Marziano, sia i commenti successivi e devo dire che se il confronto politico e sulle idee avesse, in questo paese, la stessa lucidità e la medesima educazione, non staremmo qui a discutere sul fatto di quale politico sia il meno peggio, ma, al contrario, la discussione avrebbe dei livelli senza dubbio più alti. Purtroppo i nostri politici sono intellettualmente scarsi e provengono non da quelle eccellenze che ogni nazione possiede, nel campo dell'economia, dell'imprenditoria, del sindacato, della scienza etc...., ma sono l'espressione della società degli anni 80-90: affaristi, affiliati o collegati alla malavita organizzata, corrotti dal sistema che allora lo permetteva, nullafacenti che avevano visto nella politica un'opportunità di guadagnare nel continuare a non fare nulla etc...La casta governante attuale è il frutto dei semi sparsi negli ultimi 30 anni. Non vogliono cedere al progresso, ai giovani, ad una nuova classe dirigente, perchè, qualunque faccia nuova andasse al governo, per come la cosa pubblica è stata gestita fino ad ora, avrebbe gioco facilissimo a rimettere a posto le cose o perlomeno a migliorarle. Peggio di così è onestamente difficile fare. Ben venga un Vendola che sa parlare in italiano, che si fa capire, che ha a cuore questo paese e non i suoi interessi personali. Basta con queste persone che da 30 anni sono sempre lì e pur di starci cambiano pelle, ma sempre incapaci restano.

    RispondiElimina
  17. E qui a Milano giovani del Pdl cominciano a ribellarsi a questa indecenza. Forse cominciano ad aprire gli occhi.

    RispondiElimina
  18. @Nazionalpopolare70: innanzitutto un caloroso benvenuto su Marte! Che siamo nel bel mezzo di una "crisi" è innegabile. E la cosa peggiore è che si tratta di una grave crisi "locale" (ovvero tutta italiana) innestata su un'altrettanto crisi "globale". Sul moralismo è vero che vale pur sempre il concetto del chi-è-senza-peccato-scagli-la-prima-pietra. Ma non bisogna nemmeno confondere il moralismo strumentale, dalla moralità, dall'esempio e dai valori che una società che vuole dirsi civile dovrebbe comunque farsi portatrice. Poi è inutile nascondersi che le ipocrisie ci sono sempre state, però un segno da qualche parte bisogna pur metterlo, altrimenti tutto diventa lecito. E il segno, a mio avviso, è stato superato già da un bel po'. Ed è proprio questo il punto secondo me: la mancanza di una "coscienza civile" rosicchiata da almeno due decadi (se non tre) anni di benessere e di consumismo sfrenati. Quanto al resto personalmente mi sono un po' stufato di sentire continuamente i medesimi, logori discorsi basati sempre e solo sul passato di questi e di quelli, ritorsioni dialettiche, capricci elettorali, vendette polemiche su ciò che è stato, "tu hai fatto questo!" "e tu invece hai fatto quest'altro!" Questo è sintomo della voglia di distruggere, più che di costruire, e della mancanza di un senso di futuro. Forse della stessa speranza.

    P.S. Non percepisco un'accezione particolarmente negativa nel termine "conservatore", benché a mio avviso sia un termine che caratterizza in maniera errata il campo politico che dovrebbe individuare. Ma penso la stessa cosa anche di "progressista", eh! ;-) Insomma la sinistra non vuole distruggere le tradizioni, almeno tanto quanto la destra non rifiuta il progresso sociale.

    @Inneres Auge: ho la sensazione che il tuo discorso non si discosti molto da quello di Cotroneo. Per questo anche nel tuo caso ho la sensazione di ravvisare un parlare (pensare) - lasciami passare il termine - per frasi (concetti) "preconfezionati". Che significa _realmente_ per te "legati a vecchi schemi"? Che cosa dovrebbe fare, secondo te, un partito per farsi stimare da te? Sul resto della tua osservazione vale quello che ho detto a Nazionalpopolare70. Se i cittadini vengono avvezzi e assuefatti alla dialettica di Ballarò, e dunque a pensare in quei termini, è difficile pensare di trovare l'uscita del labirinto.

    @Rouge: pensi davvero che ci possa essere qualcuno, ora, in grado di proporre una visione radicalmente diversa del mondo ed essere seguito (votato) dal popolo (almeno dalla maggioranza)? La gente vuole stabilità per la propria vita. Vuole tenersi Sky e l'iPhone. Andare a Sharm, a Bardonecchia. Comprarsi il SUV, anche quello taroccato, anche in 480 rate mensili, e gli stivali di vernice. Quindi sono convinto che il cambiamento debba avvenire *prima* dal basso, sapendo che se sarà dall'alto, sarà un processo molto, molto traumatico.

    RispondiElimina
  19. @Adriano Maini: il problema infatti non è l'Oggi. Presto o tardi Berlusconi non ci sarà più. Se non sarà la politica a affossarlo, se non saranno i cittadini ad abbandonarlo, sarà la biologia, cui nessuno sfugge, a metterlo da parte. E' il Domani. Quando sono particolarmente pessimista, penso che sarà il mondo a decidere al nostro posto.

    @ClaudioCamillucci: grazie e un caloroso bevenuto anche a te. Sono anch'io convinto che la deriva sia in atto da tre decadi, ma che, come dicevo sopra, l'escalation sia cominciata alla fine degli anni '90, forse in concomitanza con l'entrata in vigore dell'attuale legge elettorale che ha permesso l'ingrasso in parlamento dei più loschi figuri (magari fossero solo incompetenti!). Ma se da un lato - come dicevo anche nel post - non credo nella politica "pura" (e dunque non credo nemmeno che Vendola lo sia, anche se un limite da qualche parte bisogna pur metterlo!), sono convinto che la difficoltà dell'uscita da quest'impasse, sia direttamente proporzionale alla difficoltà che tutti quanti si ha (tutti, politici e cittadini, di dx e di sx) a mettere in pratica il verbo "rinunciare".

    @Alberto: a quel livello diventa uno scontro con le convenienze. Vedremo alla fine chi la vincerà. Ma temo che le convenienze cantino meglio della morale.

    RispondiElimina
  20. Se vogliamo una politica diversa cominciamo noi ad esprimerci con chiarezza.
    Chi sa cosa vuol dire "labirinto escheriano" senza dover andare su Wikipedia?

    RispondiElimina
  21. @Lorenzo: come accade ai cittadini con i loro politici, sono convinto che un blog finisca per "attrarre" i lettori che si merita. E a me piacciono i lettori intelligenti e curiosi, che apprezzano i "labirinti escheriani". E' una mia debolezza, che ci posso fare?

    RispondiElimina
  22. E' difficile esprimere il senso di profondo disinteresse, di non appartenenza, di distanza e decadenza che - a mio avviso - una grossa parte della popolazione vive nei confronti di questo grottesco bagaglino istituzionale che include - a livelli diversi - tutti gli schieramenti.

    Fondamentalmente penso che le cose potrebbero cambiare davvero solo con una rivoluzione, una di quelle violente, una di quelle che a noi, oggi, per motivi diversi, non appartengono.

    Optando, dunque, per una via democratica - perché la democrazia è importante, diamine, sebbene Italia e italiani da 20 anni dimostrino di non esserne all'altezza - io credo che Vendola sia una ventata d'aria nuova e non solo lo voterei, lo voterei con partecipazione.

    Lo voterei senza turarmi il naso, lo voterei con entusiasmo, che non vuol dire misticismo. Lo voterei perché è l'unico che sappia, semplicemente e forse banalmente, parlare di temi interessanti, con efficacia, con eleganza ed esprimendo posizioni che trovo perfettamente sensate e condivisibili.

    E' l'unico che sia mai riuscito a comunicare qualcosa. Con la nostra lingua. Con il nostro pensiero. A noi.

    Fosse anche solo per questa capacità dialogica di cui al momento mi pare l'unico portatore sano, fosse anche solo per il suo accorgersi che esiste un popolo con cui interloquire, Vendola merita appoggio. Magari deluderà, ma io ci proverei...per la prima volta nella mia vita con un pizzico di fiducia.

    Saluti,
    MB

    RispondiElimina
  23. @Marlene Barrett: come disse Zamjatin nel suo capolavoro "Noi": "Non c'è un'ultima rivoluzione, le rivoluzioni sono senza fine." Pertanto - parlando delle rivoluzioni violente - non credo sia la soluzione. La rivoluzione che credo sia necessaria è quella di cui parlo nel post di oggi. Una rivoluzione lenta, ma veramente "radicale", che dovrebbe coinvolgere *tutti*, non solo una fetta di popolazione (contro un'altra), come generalmente accade nelle rivoluzioni.

    Nel frattempo la democrazia dovrà comunque andare avanti e personaggi come Vendola possono senza dubbio provare a dare un contributo nella direzione giusta. O perlomeno allo stato attuale penso sia giusto dargli una chance. Il disfattismo pregiudizievole di chi dice che è come gli altri eccetera, penso non serva a nessuno. Ma temo che - come sta accadendo con Obama - non approderà a granché, senza un contemporaneo processo di aggiornamento della coscienza globale.

    RispondiElimina
  24. Legati a vecchi schemi significa che candidano gente che in un paese normale non potrebbe fare politica. Significa che sono attaccati alle poltrone, significa anche insultare i magistrati e continuare a contribuire alla distruzione dell'ambiente. Partiti nei quali non si sa come viene fatta la selezione della classe dirigente nè delle "seconde linee". Questi partiti stanno scomparendo ma i politici non l'hanno ancora capito

    RispondiElimina
  25. @Inneres Auge: quelli che tu chiami "vecchi schemi" a me sembrano invece schemi nuovissimi. L'invasione parlamentare di politici manifestamente inquisiti o dalle connivenze perlomeno dubbie è fatto molto recente. Se poi mi tiri fuori Tangentopoli e tutto il resto, ti rimando al paradigma in base al quale la politica "pura" non esiste.

    L'insulto sistematico della magistratura, e il tentativo di sua delegittimazione, è anch'esso un fatto molto recente. Altro che "vecchi schemi". Per la serie si stava meglio quando si stava peggio! ;-)

    Quanto all'attaccamento alla poltrona questo è connaturato alla politica, perché fa parte della natura umana cercare di conservare ciò che dà privilegi.

    Infine, circa la "selezione" della classe dirigente dei partiti, l'unico vero passo in avanti sono il meccanismo delle Primarie, che a sinistra esiste già da un po' e la cui partecipazione popolare conferma ogni volta la bontà. Per il resto puoi contestare il meccanismo della legge elettorale (la compilazione arbitraria delle liste e l'impossibilità di attribuire preferenze), ma non potrai mai sapere come viene fatta la selezione della classe dirigente di un partito dall'esterno, né più né meno come non puoi sapere come viene deciso il consiglio di amministrazione di un'azienda se ne sei al di fuori. Questo non è un problema di sistema "vecchio" o "nuovo" e la tua obiezione non mi sembra ancorata a una visione realistica delle cose. Se vuoi ovviare a questo puoi solo farlo dall'interno, ovvero impegnandoti *dentro* un partito e contribuendo tu stesso alla selezione della classe dirigente.

    RispondiElimina
  26. Tu pensi così ed io rispetto il tuo parere.

    RispondiElimina

Poiché vorrei evitare di attivare la moderazione, vi prego di moderarvi da soli. Grazie.

License

Creative Commons License
I testi di questo sito sono pubblicati sotto Licenza Creative Commons.

Statistiche

Blogsphere

Copyright © Il grande marziano Published By Gooyaabi Templates | Powered By Blogger

Design by Anders Noren | Blogger Theme by NewBloggerThemes.com