Punti di vista da un altro pianeta

lunedì 5 ottobre 2015

Dalla Polonia con amore

Ci sono due importanti aspetti da considerare nella vicenda di monsignor Krzysztof Charamsa, il prelato polacco che ha confessato di essere omosessuale e di avere una relazione (con un uomo), che sembra stiano passando un po' sotto traccia e che mi pare necessario sottolineare.

Il primo è quello della castità e del celibato previsto dal sacerdozio della Chiesa Cattolica romana. Secondo i voti che ha preso quando è stato ordinato sacerdote, Monsignor Charamsa avrebbe dovuto tenere una condotta casta e celibe, quindi non avere relazioni "sentimentali" con chiunque, uomini o donne. Quindi, da questo punto di vista, il suo comportamento è assolutamente assimilabile a quello di un sacerdote con una relazione eterosessuale. Pertanto non ha alcun senso che il medesimo monsignore abbia dichiarato, come hanno riportato l'edizione polacca di Newsweek, che "l'amore omosessuale è un amore familiare, che ha bisogno di una famiglia". Questo è vero in linea di principio, d'accordo, ma è un diritto che egli non può rivendicare per se stesso in qualità di sacerdote, perché non può rivendicare nemmeno quello eterosessuale.

Il secondo, naturalmente legato al primo, è il seguente. Se monsignor Krzysztof Charamsa avesse fatto le stesse rivelazioni e dichiarazioni pubbliche, ma nell'ambito di una relazione eterosessuale, la reazione del Vaticano sarebbe stata la stessa? Certamente no. Come non sarebbe stata la stessa la reazione dei media.

Infine va detto anche che le dichiarazioni di monsignor Krzysztof Charamsa devono essere inserite in un contesto ben più ampio, essendo state rese pubbliche a ridosso dell'inizio del Sinodo sulla Famiglia e quindi vanno intese come qualcosa che va ben oltre la sua situazione personale, e che hanno - come lui stesso ha dichiarato - l'intento di "scuotere un po' la coscienza di questa mia Chiesa". Quel che è certo, purtroppo, è che non serviranno a nulla. Probabilmente la Chiesa sarebbe maggiormente disposta a concedere la rinuncia al celibato e alla castità dei preti, che ad ammettere la possibilità di un amore omosessuale. In fondo siamo ancora ai tempi di Sodoma e Gomorra.

2 commenti:

  1. Zio Scriba dice che un omosessuale nella chiesa cattolica è come un ebreo nel partito nazista.
    Lui cade dalle nuvole per la reazione dei suoi superiori. Cosa pensava? Che gli avrebbero eretto una statua nei musei vaticani?
    La chiesa pur di non dare una soddisfazione ai sacerdoti omosessuali sarebbe disposta ad ammettere che dio non esiste !

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    1. La chiesa presenta in generale una spiccata matrice sessuofobica. Probabilmente deriva dalla sua repressione (castità e celibato), per cui il sesso è visto in linea generale come la prima tentazione del demonio ed è accettato solo in funzione procreativa. Infatti in linea teorica accetta le relazioni gay, purché "caste". La vera, grande stortura della chiesa in fondo sta tutta lì. Per ora comunque la chiesa non sembra avere molte intenzioni di dare soddisfazione ad alcun omosessuale, non solo ai sacerdoti. Però sarà interessante vedere come districheranno la complicata matassa al Sinodo della famiglia. Quale formula si inventeranno per non aprire agli omosessuali, ma non apparire neanche omofobi?

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