Punti di vista da un altro pianeta

mercoledì 21 novembre 2012

Chi è choosy alzi la mano

Basta col dare addosso alla Fornero! Avrà anche la lacrima (rettilea) facile e i modi presuntuosi e indisponenti da Signorina Rottermaier, ma stavolta aveva ragione. Almeno in parte, s'intende. C'è pieno, in giro, di giovani choosy. Come c'è pieno di fannulloni. Come c'è pieno di evasori fiscali. Come c'è pieno di elettori di Berlusconi. E ce ne fosse uno che ammette (mai) di esserlo! Quando invece sentono il fischio, tutti allargano le braccia e guardano l'arbitro con l'espressione scandalizzata: «Stai dicendo a me? Ma come ti permetti, io non ho fatto niente!» Mentre l'altro è a terra che si contorce, la gamba spaccata e le ossa di fuori, scomposte come i resti di una partita a shanghai. Del resto è facile (e psicologicamente gratificante) scagliarsi contro il rappresentante del potere di turno, tutti insieme come una testuggine di categoria, di duri e di puri, colombe bianche, irriducibili stakanovisti, col cipiglio di quelli feriti nell'orgoglio e nell'amor proprio. «Stai dicendo a me? Ma come ti permetti? Tu non sai niente di me, del culo che mi faccio o di quello che sarei disposto a farmi, pur di trovare uno straccio di lavoro!».

Invece la realtà è assai più policroma, distante dalle regole digitali dei media e della comunicazione (e della politica), diversificata dalle monografie cinguettanti a 140 caratteri o dagli stati adulativi a caccia di clic, diversa dalla retorica da microfono e podio-odio-odio, discorde dagli slogan scanditi e dalle voci gridate al cielo sulle ali della rabbia e dell'identità di gruppo, difforme dai pugni alzati e dalle bandiere e gli striscioni, tutti figli - a modo loro - della retorica (di potere o di opposizione che sia) e, soprattutto, dell'ipocrisia che tutto glassa, come un'abbondante nevicata acida sempre fuori stagione. Così, se la Fornero parla per assiomi generalizzanti da un lato, chi si sente in qualche modo chiamato in causa risponde per assiomi generalizzanti dall'altro, in un ping-pong surreale e inutile, se non a titolo di psico-punching-ball per le persone e di farcitura grassa e ricca per i media. Insomma, non illudetevi, non vi basterà fare gli struzzi, dire di non essere choosy per non esserlo: c'è pieno di choosy in giro, nascosti, chiusi nelle loro stanzette a tenersi in forma con la Wii-Fit, a dondolarsi nelle Poäng, a sgranocchiare barrette energetiche davanti al blog preferito, io lo so che ci sono e lo sapete anche voi, e mica solo tra i giovani, individui troppo choosy, discendenti diretti di un mondo troppo easy.

12 commenti:

  1. Ciao, è la prima volta che arrivo qui, anche se conoscevo "di nome" il tuo blog. E ci sono arrivato proprio per questo post, di cui condivido tutto. Anch'io, proprio qualche giorno fa avevo affrontato l'argomento per la seconda volta in breve tempo, perché mi accorgo che su certi argomenti tabù c'è molta ipocrisia, si parla spesso solo per partito (a volte politico) preso. (Se vuoi dare un'occhiata, il mio post è qui: http://ilgaragedidemetrio.blogspot.it/2012/11/tra-choosy-e-nostalgici-di-odino.html)

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    1. Ciao Tim, e bentrovato da queste parti. Ritengo che il problema dell'ipocrisia non riguardi solo "certi argomenti tabù". L'ipocrisia - nei rapporti sociali - permea tutto quanto molto più di quanto si voglia ammettere (per dire, guarda la religione...). E' uno dei peggiori flagelli dell'umanità. Farò un salto da te appena posso. Grazie del commento.

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    2. Anche sulla religione hai ragione perfettamente. Ma lì l'argomento è talmente plateale che la società non si pone neanche il problema: per la maggior parte di noi vivere in uno stato vaticanizzato e cristianizzato (ma non "cristiano"!) è la norma. Questo sarebbe un argomento da poter trattare a parte.

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  2. Io voglio molto bene alla Fornero, il mio post in cui compare lei è sempre in cima alla classifica dei più letti (tre visualizzazioni invece che una, la mia cioè): ha una capacità molto rara in Italia, quella di parlare della realtà dei fatti, e non di dichiarazioni di intenti, di sogni giuridici, di pezzi carta. Ma è una capacità che il paese non ti perdona: alle dichiarazioni di intenti è troppo affezionato...

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    1. Il problema credo si ponga nel momento in cui ti metti dietro a un pulpito a parlare al Paese con la consapevolezza di quello che stai facendo. Perché un paese intero sarà sempre una realtà molto più variegata di quanto non lo potrà mai essere qualsiasi discorso nei suoi confronti, per quanto articolato e ricco di distinzioni. E in questo, devo dire che la Fornero non è molto capace, come pure la maggioranza dei politici. Del resto quel tipo di comunicazione è molto difficile, e la Fornero a volte (sempre?) sembra che parli - pubblicamente - un po' come parlerebbe al bar, tra amici. Insomma, ci va giù un po' con l'accetta. I media ci vanno a nozze. E la "folla" - ovviamente - ci mette mezzo secondo a crocifiggerla.

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    2. La prof. Fornero è una catastrofe comunicativa micidiale, ne convengo. Le voglio bene e nemmeno mi sta simpatica, figurati. Il fatto è che un ministro che si piazzi lì e dica "il lavoro è un diritto", oppure "ma la costituzione stabilisce..." - "ma la convenzione di Ginevra girata sul diritto del lavoro ecc ecc di cui alla supercazzola premutarata con scapellamento a destra come fosse antani" e poi lasci tutto come è (esattamente come fa lei) a me starebbe ancora di più sulle scatole. Perché non tollero le fregnacce :D Credo che sia il triste portato della mia formazione di scienziato sociale: non leggo più il libro dei sogni.
      Purtroppo per la Fornero hai ragione: sono pronti ad impiccarla per una parola, e purtroppo lei dice facilmente tutte le parole che preferiamo non sentire: gli Italiani si fanno sodomizzare violentemente e senza lamentarsi, basta che la parola "sodomizzare" non venga pronunciata.

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  3. Io in questa faccenda non sono intervenuto perché le battute easy non mi piacciono ma ammetterete che definire choosy una generazione di precari vorrebbe almeno qualche dato a supporto. Allora, in due parole che non ho tempo, questi dati dovrebbero venire fuori dalla verifica dell'eventuale scollamento tra offerta di lavoro e domanda di lavoro, credo che ad un ministro del lavoro questi dati siano comunicati. Una volta verificato che l'offerta supera la domanda allora andrebbe verificato lo scollamento tra percorsi formativi e impieghi, anche questo dovrebbe essere noto ad un ministro del lavoro. Aggiungo che se si verificano sia il primo che il secondo caso qualche domandina un ministro del lavoro dovrebbe porsela, sempre che non sia di quelli che pensa che il mercato regna sovrano. Se le verifiche che dico sono omesse allora siamo alle battute cialtrone siano esse sostenute da un ministro o da blogger.

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    1. Il tuo inizio e la tua chiosa mi fanno pensare a un tuo intento polemico o sarcastico nei confronti di questo post che - nel caso sia così - trovo francamente fuori bersaglio. Anche perché questo post è tutt'altro che una "battuta cialtrona" di un blogger, bensì vuole evidenziare una precisa connotazione della questione, quella dell'ipocrisia e del qualunquismo di opposizione, rispetto alla ragionevolezza e alla consapevolezza di una sfumata realtà delle cose. E se non te ne sei accorto, forse allora il cialtrone non sono io.

      Quanto al resto delle tue considerazioni mi paiono poco ragionevoli rispetto al tema, per lo meno. E ti spiego perché. Innanzitutto il concetto di choosy, ovvero "schizzinoso", è qualcosa che è parte della sfera individuale e pertanto difficilmente può entrare sensatamente a fare parte dei sondaggi o delle statistiche, semplicemente perché chi è choosy difficilmente riconosce di esserlo in una semplice intervista, sia nella buona fede che in quella cattiva.

      I dati che possono venire fuori, poi, analizzando domanda/offerta di lavoro, come dici tu, possono senza dubbio essere utili a molte cose, ma anche qui difficilmente potranno essere utilizzati per capire la percentuale di individui "choosy" che ci sono in giro. Quale sarebbe il ragionamento per farlo? La domanda è di 100.000 posti, ci sono 3.000.000 di giovani disoccupati, dunque questo significa che almeno 100.000 di questi 3.000.000 sono giovani choosy, perché potrebbero accettare quei 100.000 posti? Non mi pare che possa funzionare tanto facilmente in questo modo. Poi ci sarebbe la faccenda dei percorsi formativi, ovvero ma quei 100.000 posti vacanti, sono vacanti perché mancano 100.000 persone con quelle competenze lì? Anche qui non mi pare così semplice. In ogni caso penso che incrociando tutti i dati del mondo si possano avere senza dubbio indicazioni su dove sono le lacune più grosse del sistema e si possano avere ritorni su possibili azioni da intraprendere per migliorarlo e magari riuscire a innescare una spirale positiva (tipo aumento del numero di posti di lavoro). Tuttavia, nessuno studio serio e affidabile potrà mai dire, anche approssimativamente, in che misura i giovani di un Paese sono "choosy".

      La battuta cialtrona (quella sì) della Fornero è stata come una frase sputata al bar. E il suo "peccato", in questo caso, è stato generalizzare imprudentemente e anche un po' irresponsabilmente (e probabilmente anche un po' presuntuosamente) su un tema molto molto delicato.

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  4. Concordo perfettamente con il tuo ultimo capoverso ma a questo punto diventa poco chiaro il motivo di un post che sembra sostenere la battuta della Fornero. A livello individuale puoi dire quello che ti pare (se non sei un ministro) ma quando bolli con un aggettivo un intero paese (ministro o no) io do per scontato che tu abbia solide basi per farlo, riguardo alle ipocrisie di opposizione non me ne curo. Ti assicuro che i dati che cito, insieme ad altri, possono dare delle indicazioni se sai come usarli.

    Riguardo al supposto intento polemico che mi attribuisci, non ne avevo, indubbiamente il post mi ha infastidito ma mi sembra inutile citare Eraclito, mi pare piuttosto evidente che l'accusa di polemica sia un facile dispositivo per smorzare il disaccordo. Un saluto.

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    1. Il post non sostiene la battuta della Fornero. Il post invita a guardare alla questione senza ipocrisie. Perché se i giovani scendono in piazza agitando i pugni contro di lei, dicendo "Non siamo una Generazione Choosy", fanno politica, fanno opposizione, ma non stanno dicendo qualcosa che corrisponde al vero. Perché discorsi come questi sono sempre digitali, mentre la realtà è analogica.

      Quanto alla comunicazione, è evidente che la Fornero (ma molti altri come lei in posizioni di grande visibilità) ha dei grossi limiti in tal senso, e in quest'occasione ha toppato. Eppure, nel suo "bollare una generazione intera" (cosa che ovviamente non ha senso, perché semplicemente *non può* essere vera), ha detto una parte di verità, ovvero ha sollevato un problema reale.

      Purtroppo però, non credo proprio che l'incrocio dei dati statistici ti possa dare indicazioni riguardo alla "schizzinosità" degli individui. Te ne darà su un milione di altre cose, ma non sulla "schizzinosità" proprio perché si tratta di una faccenda privata e spesso perfino ignorata dai soggetti stessi che la praticano.

      Se poi mi dici che il post ti ha infastidito, ebbene, significa che ha fatto il suo dovere! DOVEVA infastidire. Qui non troverai adulazioni o conferme del pensiero più facile o dominante. Qui si cerca di dare spunti di riflessioni e prospettive il più possibile inedite.

      L'accusa di polemica, peraltro distinta da incertezza (non ero certo dei tuoi intenti, sebbene percepissi una "stonatura", quella probabilmente suscitata dal tuo fastidio per il post), nel mio caso non voleva smorzare alcunché. Infatti non era nemmeno un'accusa. Tant'è che sono qui a discutere con te, e nel migliore dei modi.

      Un saluto a te, Antonio.

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  5. Io il fastidio l'ho provato semplicemente perché parto da una posizione ben precisa. Qual è la percentuale di gente che non lavora perché schizzinosa? Sono consapevole che ce n’è ma qui bisogna avere una visione nazionale, bisogna chiedersi se la causa del problema lavoro in questo paese sia o non sia da individuare in un particolare atteggiamento individuale. Se da ministro sollevi il problema, e anche da blogger, allora pensi sia una percentuale rilevante. La verità è che non si hanno indicazioni al riguardo che non siano chiacchiere da bar dello sport. Il fastidio lo provo anche se quella posizione da bar diventa un invito a riflettere, ma su cosa? Rivolto a chi? Ad una minoranza insignificante o ad una grossa fetta della popolazione? Da parte mia ho cambiato più lavori che pelle, vivo dove non sono nato, quando leggo il mio CV a malapena mi ricordo di essere stato io ma va bene così, ho lavorato sempre e nel mio percorso ho incontrato persone che volevano lavorare e persone che non ne avevano voglia, ma di queste ultime trovavo sempre un motivo per cui erano scoraggiate, sconfitte. Nella mia esperienza rimane un’esigua minoranza di fannulloni quindi non mi interessano, se poi la Fornero frequenta dei fannulloni è chiaro che fa un “errore di campionamento”, ma questo è imperdonabile se si vuole almeno abbozzare una visione che vada al di là del proprio naso.
    Un saluto a te, Marziano

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    1. L'errore di fondo, a mio avviso, è considerare la questione solo sotto quel punto di vista. Nel senso che il "problema-lavoro" nasce da una serie innumerevole di concause, culturali, sistemiche, economiche ecc. Su alcune lo Stato ci può fare molto. Su altre lo Stato ci può fare poco. Su altre ancora lo Stato non ci può fare niente. E' da illusi credere che esista una ricetta che risolva la situazione.

      Se da Blogger sollevo il problema, allora penso che valga la pena sollevarlo, ma non perché penso sia una percentuale rilevante, bensì proprio perché penso che quello cui si è assistito è del tutto fuorviante. Da un lato la Fornero che generalizza accusando e dall'altro la piazza che generalizza difendendosi.

      So che questo non garba, perché a tutti piacerebbe poter pensare che i buoni stanno da una parte e i cattivi dall'altra, che il bene e il male fossero divisi da una cortina netta, che si possa stabilire senza difficoltà che cosa è giusto e che cosa è sbagliato. E' questo il motivo per cui l'uomo tende a ragionare per assoluti, a tagliare i problemi con l'accetta, a soffermarsi su ciò che emotivamente lo sollecita di più, facendogli dimenticare tutto il resto. Purtroppo la realtà è molto più variegata di quello che i media ci dicono e di quello che si vorrebbe credere. Perché questo implica riconoscere la difficoltà (impossibilità?) di poterla comprendere e, quindi, controllare.
      Ciao Antonio. :-)

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